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A che servo, se non servo?

A che servo, se non servo?

A CHE SERVO, SE NON SERVO?

Donne sulle orme del Maestro

di Maria Teresa Standridge de Giustina
ISBN 978-88-96129-28-9
Pagine 120
Euro 10,50 + spese postali

Ogni credente in Cristo, redento e salvato per grazia, riceve dal suo grande Datore di lavoro una job description, che non comprende tutti i dettagli, ma che è molto significativa nella sua semplicità. La si trova in una delle lettere dell’Apostolo Paolo, indirizzata ai credenti della città di Tessalonica: “Vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivente e vero e per aspettare dai cieli il Figlio suo, che Egli ha risuscitato dai morti, cioè Gesù che ci libera dall’ira imminente”.
Salvati non per godere una vita di agi e di privilegi, ma per servire Dio e vivere per Lui. Esattamente come aveva detto Gesù: “Sono venuto non per essere servito, ma per servire e per dare la mia vita come prezzo di riscatto per molti”.
Servire il Signore e aspettare il suo ritorno, vivendo ogni giorno come se fosse l’ultimo della propria vita. Un credente che non vive così, servendo Dio, a che serve? A nulla.
Questo libro spiega perché.

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[Estratto dal capitolo 6]

Chi serve Dio deve cercare di rappresentarlo degnamente, anche se sarà sempre un esempio imperfetto.

Oltre a questo, dovrà essere una persona che vive giornalmente in buona armonia con la sua coscienza, con le sue emozioni e con la sua mente. Lo diceva spesso uno dei miei insegnanti della Parola e aveva ragione. Non l’ho mai dimenticato.

Della coscienza non si sente parlare molto spesso nelle nostre chiese, anche se la Bibbia la considera importante.

Che cosa è la coscienza? È quel qualcosa che ti avverte se hai fatto bene o male e che Dio ha messo nell’uomo e nella donna, come una specie di campanello d’allarme, che suona quando qualcosa non va. Ha suonato la prima volta, quando Adamo e Eva hanno disubbidito all’ordine di Dio di non mangiare di un certo frutto e loro si sono andati a nascondere per paura (Genesi 3:9,10).

La loro coscienza ha cominciato a rimordere e hanno avuto timore del castigo. Perciò hanno cercato, come bambini colpevoli, di sfuggire a Dio senza riuscirvi.

Da allora, Dio parla a tutti gli uomini per mezzo della coscienza (Romani 2:14,15), a cui anche l’Ecclesiaste accenna, chiamandola “il pensiero dell’eternità” (3:11). Essa è un’innata consapevolezza dell’esistenza di Dio, di una vita dopo la morte e di un giudizio incombente, secondo che si è fatto bene o male.

Ad esempio, Dio ha fatto appello alla coscienza di Caino, quando questo ha cominciato a odiare suo fratello Abele. “Il Signore disse a Caino: Perché sei irritato? E perché hai il volto abbattuto? Se agisci bene non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo” (Genesi 4:6,7). Caino non ascoltò né Dio né la sua coscienza e uccise suo fratello, dando inizio alla catena di violenze che tormenta l’umanità anche oggi.

La coscienza è sufficiente per guidare l’uomo e aiutarlo a fare il bene? No, anche se molti lo pensano.

L’uomo naturale ha una coscienza che lo può ammonire e gli può a volte rimordere. Ma è condizionata dalla cultura, dalle usanze, dalle abitudini, dalla religione seguita. Inoltre, spesso è messa a tacere e non è ascoltata, anche se stimola nella direzione giusta. Non è una guida attendibile. È addirittura pericolosa e ingannevole.

Nel credente in Cristo, le cose sono diverse. La sua coscienza è stata purificata dal Signore, al momento della nuova nascita, come afferma l’autore della lettera agli Ebrei: “Il sangue di Cristo, che mediante lo spirito eterno offrì se stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per servire al Dio vivente” (9:14). Lo stesso autore anche esorta: “Avviciniamoci con cuore sincero e con piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi di quell’aspersione che li purifica da una cattiva coscienza…” (10:22). Nel credente, la coscienza è resa sensibile dalla presenza dello Spirito Santo ed è molto importante.

A che servo, se non servo? © Associazione Verità Evangelica