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Articoli filtrati per data: Mercoledì, 23 Aprile 2014

Settanta volte sette

Anche quella di perdonare è un’arte. Purtroppo è poco praticata e poco popolare. Inoltre sul perdono ci sono molte idee sbagliate.

Dillo in meno di 175 parole

I fiocchi di neve sono tutti composti della stessa sostanza, acqua gelata, ma sono tutti diversi fra loro. Le meravigliose foto, fatte con l’aiuto del microscopio, lo dimostrano.
I credenti in Cristo, nati di nuovo, sono un po’ come dei fiocchi di neve. Hanno tutti la stessa fede, ma sono arrivati alla conversione in modo diverso.
Perciò, è interessante ascoltare come il Vangelo li ha raggiunti e come lo hanno accettato. Ma è importante imparare a raccontarlo bene.

Una buona testimonianza è composta di quattro momenti.
  1. Come ero prima della conversione (che vita facevo, sentimenti, peccati).
  2. Come Dio ha cominciato a agire (strumenti o circostanze di cui si è servito)
  3. Come e quando ho risposto ai suoi stimoli (lotte, dubbi, passi biblici che mi hanno colpito, momento della resa)
  4. Cosa è cambiato dopo che ho accettato il Signore.

Il Signore onora la tua buona preparazione – È bene scrivere la propria testimonianza pensando a quello che si vuole dire o non dire.

Prega e chiedi al Signore di aiutarti a essere chiaro, preciso e umile
Alla gente piace parlare di sé. È importante essere determinati a volere solo glorificare Dio.

Sii breve
Se la tua testimonianza contiene più di 175 parole, comincia a essere troppo lunga. Potrebbe annoiare.

Non usare gergo evangelico
Frasi come “accettare Gesù”, “andare alla croce”, “essere lavato nel sangue di Cristo” non sarebbero capite da un estraneo.

Non andare fuori tema
La testimonianza non è una predica. Nomina dei particolari precisi, in cui chi ti ascolta si può identificare (paura, difficoltà finanziarie, malattia, ecc.)

Evita commenti negativi su altre religioni
Non è il caso o allontanare le persone che, forse, sentono da te il messaggio del Vangelo per la prima volta.

Usa parole semplici
I paroloni rischiano di essere interpretati male o non capiti e usati a sproposito.
Evita, per esempio, parole teologiche come “giustificazione”, “espiazione”, “salvezza”, “riconciliazione”. Parole più comuni possono esprimere gli stessi concetti. Evita la parola “cristiano”, perché in Italia tutti si considerano tali e potrebbero non capirti.
Allo stesso tempo, non usare frasi banali come “credere in Dio” o “mettersi nelle mani di Dio”, che possono ingannare l’interlocutore e annacquare il vero messaggio del Vangelo.

Non calcare troppo dettagliatamente sui tuoi peccati
Non dare l’impressione che sia necessario avere svaligiato una banca per avere bisogno della salvezza. Quello che ci condanna davanti a Dio è il nostro stato di peccato e lo Spirito Santo sta collaborando con te per portare chi ti ascolta alla salvezza. Alla convinzione di peccato ci pensa Lui!

Se dai la tua testimonianza in pubblico
Evita l’inizio, diventato di moda: “Salve! Mi chiamo…Ho tot anni e faccio…”. Sarebbe più efficace fare un bel sorriso e dire: “Sono molto contento di raccontarvi come ho trovato la tranquillità del cuore…sono diventato ricco…non ho più paura” o qualcosa  di simile.

Una testimonianza, data bene e raccontata in maniera interessante, può essere per qualcuno l’inizio della strada che lo porterà alla vita eterna.

Variare per imparare

Per il culto di famiglia, ci abbiamo provato, ma i bambini non stanno attenti. Sembra si annoino, sono irrequieti…” mi diceva una mamma.
“E come lo fate il culto?” ho chiesto.
“Beh, leggiamo il foglietto del calendario cristiano e, poi, mio marito e io preghiamo.”
“E quanti anni hanno i bambini?”
“Cinque e sette.”

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