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Articoli filtrati per data: Venerdì, 04 Aprile 2014

I miei bambini in chiesa? Sì, ma...

I miei bambini in chiesa? Sì, ma...

di Guglielmo Standridge
ISBN 978-88-96129-29-6
Pagine 64
Euro 5,50 + spese postali

Ogni genitore desidera fare tutto il possibile per il bene dei propri figli. Ma, a volte, non è facile decidere se alcune cose sono un bene o un male.

A che età bisogna cominciare a curare il bene spirituale e morale dei figli? Nei primi anni di vita, oppure meglio solo quando saranno più grandi e capaci di capire? Come evitare che la presenza dei bambini piccoli alle riunioni di chiesa non sia una tortura per i bambini stessi e i loro genitori e un disturbo per gli altri?

Guglielmo Standridge, padre di quattro, nonno di 12, bisnonno di 2 (per ora!), ha dell’esperienza in materia di bambini e vita di chiesa che condivide con te in questo breve libro. Esperienze e metodi che aiuteranno a risolvere il problema, spesso preoccupante per i genitori, del comportamento dei figli durante il culto in mezzo a dei credenti che desiderano adorare il Signore in un atmosfera di calma.

È un problema che comincia a risolversi quando i genitori decidono che bisogna affrontarlo e sono pronti a fare i cambiamenti necessari.

È un libro da leggere e da regalare!

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[Estratto dal capitolo UNO]

Uno degli errori più pericolosi

che un genitore possa fare è vietare o trascurare per ignoranza che i suoi figli fin da piccoli frequentino la chiesa e siano istruiti nella Parola di Dio.

Uno dei più grandi tradimenti del volere di Dio avviene quando una chiesa locale, o i suoi responsabili, scoraggiano i genitori che desiderano portare i loro figli alle riunioni, non provvedendo loro ogni agevolazione ed aiuto perché possano curare e accudire i loro bambini nell’ambiente della chiesa.

Nella vostra chiesa, come va? C’è chi si oppone alla presenza dei bambini? C’è chi critica i genitori che ce li portano? E, d’altra parte, siete sicuri di poter dire in tutta onestà che i vostri figli non abbiano causato, o non causino, disturbo a nessuno?

Ammettiamo, per prima cosa, che i problemi possono esistere e, poi, vediamo come possono essere risolti con la soddisfazione di tutti e, soprattutto, per il bene dei figli, dei genitori, della chiesa e per la gloria di Dio.

Certamente è possibile. Ci state?

I miei bambini in chiesa? Sì, ma... © Associazione Verità Evangelica

Ma dimmi un po'...

Ma dimmi un po'...

MA DIMMI UN PO'... ESISTONO ANCORA DIFFERENZE FRA CATTOLICI E PROTESTANTI?

di Maria Teresa Standridge de Giustina
Pagine 66
€ 4,50 + spese postali

Malgrado i grandi cambiamenti di cui si parla, dai tempi di Giovanni XXIII in poi, vi sono differenze profonde e importanti che sia i cattolici che i protestanti di buona volontà devono riconoscere.
Questo libro non è un libro di teologia, ma una conversazione semplice e amichevole che aiuterà tutti, uomini, donne e ragazzi, a vederci più chiaro. Poi ognuno sarà meglio preparato a decidere per conto suo.
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All'interno, uno spazio per un timbro.

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Figli piccoli, gioie grandi

Figli piccoli, gioie grandi

FIGLI PICCOLI, GIOIE GRANDI

Una guida per educare i bambini da 0 a 6 anni

di Maria Teresa Standridge de Giustina
Pagine 224
Euro 12,00 + spese postali

Per Per avere un figlio ci vuole poco. Per educarlo bene ci vogliono impegno costanza, amore e un bel po' di umorismo. FIGLI PICCOLI, GIOIE GRANDI affronta il problema dell'educazione del bambino nei suoi primi sei preziosissimi, ma spesso trascurati, anni di vita.

Partendo dai principi biblici dell'amore e della disciplina, si applica ai lati più vari della vita, come mangiare senza fare storie, andare a letto senza tragedie e imparare a conoscere Dio e amarlo.

"Quello che ho scritto è tutto veramente accaduto" dice l'autrice. E chi la conosce è pronto a crederci.

• Parte prima: Chi ben comincia...
• Parte seconda: Le basi dell'educazione del bambino: Le due facce dell'amore
• Parte terza: La vita spirituale del bambino
• Parte quarta: La vita emotiva del bambino
• Parte quinta: La vita fisica del bambino
• Parte sesta: Il bambino e gli altri

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[Estratto dal capitolo 18]

Quelle orrende giornate di pioggia!

Ve li siete mai trovati dei bambini difficili da tenere occupati e da controllare in certe giornate di pioggia? O magari in uno di quei pomeriggi in cui si è sperato di fare qualche lavoro importante e in cui sembra che i figli facciano invece una specie di congiura per fare andare tutto storto?
Io sì. E spesso, quei certi pomeriggi, li ho affrontati molto male.
A volte, ho usato la tattica dello “state-buoni-perché-mamma-ha-da-fare” oppure ho preteso che trovassero da soli il modo di tenersi occupati.
Ma ho di solito scoperto che i bambini erano capacissimi di trovare ogni scusa buona o cattiva per attirare la mia attenzione o bisticciare tra loro.

In quei casi (come sempre!) avevo davanti a me due o tre possibilità: andare avanti alla meno peggio fra interruzioni, esortazioni e sgridate, il che è per tutti estremamente frustrante; due, metterli davanti alla TV o dare loro un videogame (ah, dimenticavo, a quei tempi fortunatamente certe cose non le avevamo!) e non pensarci più.
Oppure, tre, cercare di far diventare quel pomeriggio piovoso, un pomeriggio di gioia collettiva.
Quando sceglievo quest’ultima possibilità, diventava un vero piacere per tutti.

Siccome penso che, qualche volta, piova anche dalle vostre parti, ecco qualche suggerimento su come passare bene il tempo.

Figli piccoli, gioie grandi © Associazione Verità Evangelica

Piccoli e preziosi

Piccoli e preziosi

PICCOLI E PREZIOSI

Una guida pratica per la cura spirituale dei bambini

di Maria Teresa Standridge de Giustina
ISBN: 978-88-96129-18-0
Pagine 72
€ 7,50 + spese postali

Pochi Pochi genitori si rendono conto di quanto sia importante iniziare l'educazione dei loro figli e la loro cura spirituale proprio nei primi giorni della loro vita. Pensano che i bambini piccoli non possano capire, che bisogna aspettare che crescano, che non debbano essere plagiati.
Questo libro dimostra perché questi pensieri sono sbagliati.

Un bambino può convertirsi a Cristo? E a che età può farlo?
Quando dobbiamo cominciare a parlargli di Dio e della Bibbia? Come e quando lo dobbiamo fare?
È saggio, da parte dei genitori, portarlo alle riunioni della chiesa quando è piccolo? Non si rischia di annoiarlo e di determinare in lui un rifiuto delle cose di Dio?
Le domande che genitori e educatori si pongono, e a cui cercano di rispondere, sono molte e molte sono le opinioni e le soluzioni proposte.

L’autrice di PICCOLI E PREZIOSI si basa su quello che sta scritto in un libro infallibile e ispirato da Dio, la Bibbia, che contiene verità eterne e principi importanti riguardo alla famiglia e all’educazione morale e spirituale dei figli.
Con suo marito li ha applicati nella sua esperienza di mamma di quattro figli ora adulti ed è convinta che siano validi e che portino a risultati positivi in tutti i tempi.
La sua speranza è che possano aiutare, anche oggi, molti genitori nel meraviglioso compito, affidato loro da Dio, di educatori, di esempi e guide dei loro figli.

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[Estratto dal capitolo 2]

Inculca al fanciullo la via...

Un padre una volta mi ha detto: “Non mi sento di forzare mio figlio a comportarsi in un certo modo. Se non “sente” certe cose e non ne è convinto, rischio di farne un ipocrita. È inutile imporre regole a chi non è credente”. Come discorso suonava bello e spirituale, ma faceva acqua da tutte le parti, perché, portato all’estremo, poteva essere riassunto così: lasciamo che i nostri figli diventino delinquenti, finché non sentono e capiscono che bisogna fare diversamente!

Ma, allora, nel caso disgraziato che non si convertano, non vale neppure la pena di insegnare loro almeno a diventare dei buoni cittadini? Non credo.
Anche se è vero che il cuore umano è ingannevole e insanabilmente maligno, Dio, per mezzo di Mosè, ha dato i comandamenti agli uomini per aiutarli a comprendere il loro peccato. Senza punti di riferimento, i bambini come potrebbero mai capire le esigenze di Dio? Il libro dei Proverbi dice chiaramente: “Inculca al fanciullo la via che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne dipartirà” (22:6).
Questo passo parla chiaramente di condotta, di modo di vivere.

Ai bambini, fino da piccoli o piccolissimi, bisogna insegnare come ci si deve comportare. Per esempio, dire “grazie” e “per favore”, non mentire, non dare spintoni, non rubare, non dire parole cattive, non pestare i piedi, non arraffare il pezzo di torta più grosso e non mettere la camicia del fratello, senza avergli chiesto il permesso, sono tutte buone regole da inculcare. Queste e molte altre cose non li faranno diventare credenti, ma persone civili sì.

Non ci si deve trincerare dietro al comodo: “È piccolo e non capisce!”, perché non è vero. Il tesorino capisce anche troppo e ne approfitta.
E non è giusto neppure aspettare la fantomatica “età della ragione”, che non si sa mai quando arrivi. Bisogna cominciare presto, prestissimo, a istruirlo, perché ogni bambino nasce egoista e deve imparare al più presto che il mondo non girerà mai attorno a lui. Sarà piuttosto lui che dovrà ingranarsi nella vita civile dove ci sono milioni di altre persone, che, come lui, hanno anche loro dei diritti e dei doveri.

L’importanza di una coscienza sensibile

Vorrà dire che diventerà, col nostro insegnamento, un ragazzino perfetto? Certamente no.

Piccoli e preziosi © Associazione Verità Evangelica

A che servo, se non servo?

A che servo, se non servo?

A CHE SERVO, SE NON SERVO?

Donne sulle orme del Maestro

di Maria Teresa Standridge de Giustina
ISBN 978-88-96129-28-9
Pagine 120
Euro 10,50 + spese postali

Ogni credente in Cristo, redento e salvato per grazia, riceve dal suo grande Datore di lavoro una job description, che non comprende tutti i dettagli, ma che è molto significativa nella sua semplicità. La si trova in una delle lettere dell’Apostolo Paolo, indirizzata ai credenti della città di Tessalonica: “Vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivente e vero e per aspettare dai cieli il Figlio suo, che Egli ha risuscitato dai morti, cioè Gesù che ci libera dall’ira imminente”.
Salvati non per godere una vita di agi e di privilegi, ma per servire Dio e vivere per Lui. Esattamente come aveva detto Gesù: “Sono venuto non per essere servito, ma per servire e per dare la mia vita come prezzo di riscatto per molti”.
Servire il Signore e aspettare il suo ritorno, vivendo ogni giorno come se fosse l’ultimo della propria vita. Un credente che non vive così, servendo Dio, a che serve? A nulla.
Questo libro spiega perché.

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[Estratto dal capitolo 6]

Chi serve Dio deve cercare di rappresentarlo degnamente, anche se sarà sempre un esempio imperfetto.

Oltre a questo, dovrà essere una persona che vive giornalmente in buona armonia con la sua coscienza, con le sue emozioni e con la sua mente. Lo diceva spesso uno dei miei insegnanti della Parola e aveva ragione. Non l’ho mai dimenticato.

Della coscienza non si sente parlare molto spesso nelle nostre chiese, anche se la Bibbia la considera importante.

Che cosa è la coscienza? È quel qualcosa che ti avverte se hai fatto bene o male e che Dio ha messo nell’uomo e nella donna, come una specie di campanello d’allarme, che suona quando qualcosa non va. Ha suonato la prima volta, quando Adamo e Eva hanno disubbidito all’ordine di Dio di non mangiare di un certo frutto e loro si sono andati a nascondere per paura (Genesi 3:9,10).

La loro coscienza ha cominciato a rimordere e hanno avuto timore del castigo. Perciò hanno cercato, come bambini colpevoli, di sfuggire a Dio senza riuscirvi.

Da allora, Dio parla a tutti gli uomini per mezzo della coscienza (Romani 2:14,15), a cui anche l’Ecclesiaste accenna, chiamandola “il pensiero dell’eternità” (3:11). Essa è un’innata consapevolezza dell’esistenza di Dio, di una vita dopo la morte e di un giudizio incombente, secondo che si è fatto bene o male.

Ad esempio, Dio ha fatto appello alla coscienza di Caino, quando questo ha cominciato a odiare suo fratello Abele. “Il Signore disse a Caino: Perché sei irritato? E perché hai il volto abbattuto? Se agisci bene non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo” (Genesi 4:6,7). Caino non ascoltò né Dio né la sua coscienza e uccise suo fratello, dando inizio alla catena di violenze che tormenta l’umanità anche oggi.

La coscienza è sufficiente per guidare l’uomo e aiutarlo a fare il bene? No, anche se molti lo pensano.

L’uomo naturale ha una coscienza che lo può ammonire e gli può a volte rimordere. Ma è condizionata dalla cultura, dalle usanze, dalle abitudini, dalla religione seguita. Inoltre, spesso è messa a tacere e non è ascoltata, anche se stimola nella direzione giusta. Non è una guida attendibile. È addirittura pericolosa e ingannevole.

Nel credente in Cristo, le cose sono diverse. La sua coscienza è stata purificata dal Signore, al momento della nuova nascita, come afferma l’autore della lettera agli Ebrei: “Il sangue di Cristo, che mediante lo spirito eterno offrì se stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per servire al Dio vivente” (9:14). Lo stesso autore anche esorta: “Avviciniamoci con cuore sincero e con piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi di quell’aspersione che li purifica da una cattiva coscienza…” (10:22). Nel credente, la coscienza è resa sensibile dalla presenza dello Spirito Santo ed è molto importante.

A che servo, se non servo? © Associazione Verità Evangelica

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