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La Voce del Vangelo

La VOCE aprile 2014

Non è peccato godere i dolci! Dio ci ha dato il meraviglioso dono del gusto e dell’olfatto e ha permesso che gli uomini inventassero innumerevoli dolci per il nostro piacere e nutrimento. Certo, bisogna sapersi limitare.
Alla mia età, ho imparato che, per il mio bene, è meglio una mezza porzione del mio dolce preferito che una enorme. Però, ti svelo un segreto che mi permette di godere i dolci più di prima.
Probabilmente, da giovane, avrei mangiato un dolce in fretta e furia, ma negli anni ho imparato che mangiandolo piano piano, e assaporando la piccola quantità che ne metto sulla punta del cucchiaino, la mia mezza porzione dura molto più a lungo della porzione intera, la godo di più e ne apprezzo di più il sapore.
Però, ho imparato anche qualcos’altro, molto più importante! Qualcosa che potrà rendere la tua vita più “dolce”, più felice e più benedetta.
Per scoprirla, continua a leggere!

Definiamo le parole

Gustate e vedete quanto l’Eterno è buono! (Salmo 34:8, v. Riveduta)

Chi conosce Dio ha una fame che nessun cibo, neanche il più dolce, può soddisfare.
Molti credenti sinceri, però, vivono da frustrati e confusi, perché sebbene considerino importanti la “comunione con Dio” e “la meditazione” della sua Parola, e ne comprendano in grandi linee il significato, non riescono a capire come metterle in pratica in modo soddisfacente.
Come si fa ad andare oltre le apparenze e le abitudini per “gustare” la vera comunione con Dio? Bisogna forse essere dei credenti speciali, migliori della media, che non fanno più sbagli e che non peccano mai? No, è un pensiero ridicolo che non trova conferma nella Bibbia. Tutti sbagliano e tutti, purtroppo, possono peccare.

Intimità e onestà

La vera comunione con Dio e la vera meditazione della sua Parola hanno molto in comune: tutte e due si basano su un rapporto di intimità e di onestà con Dio, fondate sulla conoscenza di Lui e delle sue qualità attraverso la comprensione della sua Parola.
Il punto di partenza è riconoscere che Dio è davvero presente, sempre e in ogni dettaglio della nostra vita, come ha promesso, e che la sua Parola è il vero cibo che nutre, fortifica e rallegra la nostra vita, sia fisica che spirituale.

Egli comunica con noi, non tramite la vaghezza e l’incostanza dei nostri sentimenti e emozioni, ma per mezzo della precisione di parole e frasi con un significato unico, definibili dal vocabolario e, in seguito, applicabili alla nostra vita dallo Spirito Santo.

Spesso ciò che molti credenti sostengono di aver compreso dalla Parola di Dio altro non sono che farneticazioni, sogni o pii desideri senza alcun fondamento biblico, perché non hanno preso il tempo, o l’impegno, di cercare di comprendere il vero significato delle parole o frasi che hanno letto. Da errori comuni come questo, e dalla superficialità, scaturiscono false dottrine, false “scoperte” e “rivelazioni” personali e, alla fine, la delusione e l’abbandono della fede professata.

Allora, per avere comunione con Dio bisogna che Egli comunichi con noi e noi con Lui, in completa libertà, intimità e onestà. Egli comunica con noi, ovviamente, attraverso la sua Parola, la Bibbia. Ma dal momento che la Bibbia ha come contenuto la verità spirituale, celeste e divina, è fin troppo evidente che non ci è facile capirla pienamente, certamente non a prima lettura e mai in fretta.

Le nostre menti, abituate a pensare a cose materiali e passeggere, hanno bisogno di tempo, di ripetizioni, di riflessione, non solo per “capire” ciò che la Bibbia ci comunica, ma per applicarlo poi alla nostra vita e alle nostre situazioni immediate. Se siamo credenti, lo Spirito Santo che ha guidato la scrittura della Bibbia, ci aiuterà e ci illuminerà nel leggerla se trova in noi un cuore aperto e ubbidiente. Il non credente non può, dice l’Apostolo Paolo, né comprendere le cose profonde di Dio né metterle in pratica.

Per la grande maggioranza di noi, quando leggiamo la Bibbia, già il capire le parole e le frasi tradotte nella nostra lingua, non è semplice. Perciò non c’è da vergognarsi se dobbiamo ricorrere spesso a un vocabolario. La “meditazione” biblica può cominciare davvero solo quando siamo arrivati a un buon punto nella comprensione di ciò che è scritto.

È molto utile, per chiunque, avere a portata di mano un commentario biblico. Serve a comprendere le frasi e i riferimenti ad altri avvenimenti o testi biblici legati al passo che leggiamo e meditiamo.

Forse non possiedi un commentario o forse non sei abituato a usarlo. È uno strumento utilissimo quando è scritto da un fratello che ama e studia da anni la Parola di Dio. Qualcuno cioè che ne ha una buona conoscenza nel suo insieme, conosce le lingue originali in cui è stata scritta, ed è stimato per la sua fedeltà alla verità biblica. È proprio come avere accanto l’autore stesso, pronto a rispondere alle molte domande inevitabili che sorgono mentre leggiamo la Bibbia.

Allo stesso tempo, è necessario tenere bene in mente un avvertimento: il commentario non è la “parola di Dio”. È il risultato di molti anni di studio di un uomo, ma non è un libro ispirato e infallibile alla pari delle Sacre Scritture. Possiamo stimare il commentatore per i suoi studi, apprezzarlo per il lungo lavoro della scrittura e amarlo per la sua fede, ma non daremo mai la nostra fiducia senza riserve al suo libro come la diamo alla Bibbia.

Conversare con Dio

Solo quando cominciamo a comprendere il passo che desideriamo meditare, siamo pronti per quel lavoro prezioso che ci permette di “conversare” con Dio mediante la sua Parola, ascoltando, ponderando, facendoci domande da considerare più profondamente. Questa è la “meditazione”.

Nell’Antico Testamento, la parola “meditare” significa “mormorare” e si ritiene che si riferisca alla pratica di parlare sotto voce, mentre si meditava la Parola di Dio, facendo delle considerazioni e traendo conclusioni per valutare, stimolare e incoraggiare la propria ubbidienza alla volontà di Dio. In questo modo, la “meditazione” diventa un colloquio intimo, franco, privatissimo fra te e Dio: quello che Dio ti dice si fa più chiaro e prenderà forma la tua risposta a Lui, mentre impari, comprendi, accetti e prepari il tuo cuore all’ubbidienza.

Il credente sincero che partecipa a questo colloquio, non solo “medita” ma ha anche comunione con Dio nel livello più profondo e vero del suo essere e non potrà fare altro che lodare e adorare il Signore per la sua pazienza, l’amore, la misericordia e il perdono.

Se il tuo cuore ha fame e sete di Dio, se cerchi la comunione con Lui e vuoi gustare la vera meditazione, ti incoraggio a cominciare a imparare e praticare questa intima, onesta relazione con Dio.

Approfitta dell’offerta estremamente vantaggiosa che trovi seguendo questo LINK, per procurarti un insieme di commentari biblici che io uso spesso e considero esempi utilissimi di quello che ho detto sopra.
— Guglielmo Standridge


Non predicare le tue opinioni!

Avere opinioni è normale. Ma quando si parla di Dio, sia dal pulpito sia in un contesto più informale, bisogna distinguere tra la verità rivelata nella Bibbia e le opinioni personali. Le nostre idee sulle cose spirituali possono essere più o meno giuste, ma se le spacciamo come parola di Dio avranno conseguenze eterne su chi ci ascolta.
Per questo motivo è fondamentale che il nostro credo sia basato esclusivamente sulla Bibbia. È l’unico mezzo per conoscere Dio e quello che
Egli vuole da noi. Dio dice: “Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie”, dice il Signore. “Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri” (Isaia 55:8,9).Presumere di poter definire Dio o i suoi pensieri senza avere una buona comprensione delle Sacre Scritture è una follia. È dannoso per chiunque, ma è ancora più serio quando ne è colpevole chi dovrebbe insegnare ad altri la Parola di Dio. L’esortazione dell’Apostolo Paolo a Timoteo è chiara: “Sforzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità” (2 Timoteo 2:15).
Chi insegna e spiega la Bibbia ha l’obbligo solenne di curare con attenzione ciò che dice. È un lavoro che richiede impegno e serietà.

Consigli per coloro che insegnano
1.    Prega prima di affrontare lo studio di un passo.
2.    Attieniti esclusivamente a ciò dice il testo, senza farti trascinare dalle tue opinioni.
3.    Procedi con ordine seguendo il testo biblico.
4.    Usa commentari di autori reputati sani nella dottrina per proteggerti da errori.
5.    Chiedi al Signore di cambiare la tua vita attraverso ciò che studi e insegnerai.
6.    Sii chiaro e esponi con autorità, sicuro di esserti applicato con diligenza allo studio.
7.    Prega che Dio usi la sua Parola per trasformare le vite di chi ti ascolta.