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La Voce del Vangelo

La VOCE febbraio 2018

Secondo i dati pubblicati dall’ISTAT in Italia ci si sposa sempre meno mentre aumentano le convivenze, così come aumentano anche le unioni civili tra i gay. È un triste quadro della società, a conferma di quello che la Bibbia dice riguardo la natura umana.

Conoscendo le Scritture, è una tendenza che non ci sorprende affatto, ma d’altra parte questa statistica dovrebbe spingerci, sia individualmente che come chiese, ad avere le idee chiare sull’importanza del matrimonio cristiano e della famiglia.

La società, con le sue teorie antibibliche e i ragionamenti che non tengono conto di Dio, cerca in tutti i modi di imporsi sulla nostra morale. C’è da domandarsi se le guide delle nostre chiese stiano all’erta facendo tutto il possibile. Il possibile per istruire e preparare i credenti a essere un punto di riferimento di eccellenza morale e di coerenza di fede per un mondo in cui le relazioni basilari vanno sempre più alla deriva a causa dei valori tradizionali messi in discussione.

Come sono i matrimoni oggi? Funzionano davvero come dovrebbero?
In che modo stiamo aiutando i nostri giovani a essere preparati a cercarsi un marito o una moglie?

A che età dovremmo cominciare a istruire i ragazzi sul matrimonio, il rapporto più importante e duraturo della loro vita? Ci stiamo pensando? Stiamo adempiendo il nostro dovere adeguatamente?

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I privilegiati | Lezioni d'amore | Il peccato imperdonabile



Adorare chi?

Ogni credente adori il Signore! È un comando che suscita diverse reazioni.

Gesù ha detto: “Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori” (Giovanni 4:23).

Ovviamente adoriamo Dio quando ci riuniamo come chiesa. Alcuni pensano che sia il momento del canto. Altri dicono che l’adorazione comprende anche la cena del Signore. Ma allora l’offerta non ne farebbe parte? E la predicazione?

A guardare bene, l’affermazione di Gesù va ben oltre questi momenti speciali durante il culto.
L’adorazione, infatti, non è solo un singolo atto. Agli occhi di Dio, lo si fa per tutta l’eternità. L’uomo è stato creato per adorare Dio ogni momento della sua esistenza.

Adorare, in essenza, significa prostrarsi davanti a Dio, in senso proprio o figurativo, riconoscendo che Egli è il sovrano a cui dobbiamo la nostra gioiosa sottomissione e che siamo tenuti a onorare con ogni cosa che facciamo.

Il primo capitolo della lettera ai Romani descrive lo stato naturale di ogni persona non convertita. L’uomo ha mutato l’oggetto della sua adorazione: invece del suo Creatore, adora le cose create. Per questo, tutta l’umanità è sotto la condanna di Dio. Adorare cose sbagliate porta l’uomo a pervertire l’ordine divino delle relazioni tra uomo e donna: non solo abbraccia l’omosessualità come un comportamento naturale, ma travia anche il concetto del matrimonio stesso.

Dio ci avverte di non essere il punto di riferimento a noi stessi: “Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo” (1 Giovanni 2:15,16).

Per chi ama il mondo, appagare i propri desideri, lottare per avere quello che non si ha e inseguire posizioni prestigiose è il tutto della vita. Ogni sua scelta rispecchia queste priorità. È il modus operandi che guida il non credente.

Tuttavia è un atteggiamento che troppo spesso si insinua anche nelle scelte dei credenti. Certo, sappiamo impacchettare bene le nostre intenzioni con una bella parvenza di spiritualità; preghiamo di essere guidati dal Signore, ma poi prendiamo le decisioni seguendo le concupiscenze umane.

I credenti, però, non possono e non devono adorare se stessi, ma solo Dio!

HAI MAI PENSATO CHE DEVI ADORARE DIO NEL TUO MATRIMONIO?

La delusione nella vita coniugale, in molti casi, nasce proprio dall’idea sbagliata che dev’essere il coniuge a soddisfare i nostri desideri. Così, nel migliore dei casi, finiremo per piangerci addosso, e, nel peggiore, diventeremo amareggiati e pieni di rabbia. In ogni caso è adorare se stessi.

Adorare Dio, invece, vuol dire riconoscerlo in ogni cosa (vedi Proverbi 3:5-8), arrendersi a Lui e sottomettergli ogni aspetto della propria esperienza matrimoniale.

Ecco cinque verità da tener sempre presenti se vogliamo adorare Dio, anziché noi stessi, nel nostro matrimonio.

1.    Il marito o la moglie che abbiamo è il dono personale di Dio
“Chi ha trovato moglie ha trovato un bene e ha ottenuto un favore dal Signore” (Proverbi 18:22). Dio non aveva creato l’uomo per vivere da solo. Gli ha dato la donna per essere la sua compagna e l’aiuto ideale.

2.    Tutto ciò che Dio dona è buono
“Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c’è variazione né ombra di mutamento” (Giacomo 1:17). Dio è intrinsecamente buono, perciò tutto ciò che fa e permette è sempre per il nostro bene e per la sua gloria.

3.    Dio ha promesso di provvedere a tutto quello di cui abbiamo bisogno
“Il mio Dio provvederà a ogni vostro bisogno, secondo la sua gloriosa ricchezza, in Cristo Gesù” (Filippesi 4:19). Vuol dire che lo farà anche nei momenti più bui del nostro matrimonio. Ma ricordiamoci che è Lui a definire di che cosa abbiamo bisogno, non noi con i nostri desideri e concupiscenze.

4.    Essere governati dai nostri desideri umani condurrà sempre al peccato
“…ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte” (Giacomo 1:14,15). Vivere da frustrati fa diventare lamentosi, rende la vita amara e produrrà sempre il peccato, mai l’adorazione a Dio.

5.    La gratitudine produce soddisfazione e sottomissione
“…in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Tessalonicesi 5:18).
Accettare la nostra posizione di totale dipendenza da Dio, riconoscendogli l’assoluta signoria sulla nostra vita, produce un benefico frutto di pace, gioia e amore nei confronti suoi e del nostro coniuge.

La vita coniugale cristiana non sarà mai perfetta, perché siamo sempre peccatori. Dio desidera, però, che nel matrimonio, la nostra adorazione per Lui sia completa, ininterrotta e visibile agli altri. La nostra testimonianza sarà influenzata dal modo in cui conduciamo il nostro matrimonio.


 

I PRIVILEGIATI

C’è un gruppo particolare di persone nella chiesa che non sappiamo sempre come prendere.

I bambini saranno difficili, ma a loro ci pensano i genitori. Le giovani coppie forse arrancano nell’educare i figli, ma glielo stiamo insegnando negli incontri mirati per loro. Le persone anziane sono degli enigmi, specialmente se vedove, ma trovano la loro nicchia nella vita della chiesa.

I single, però, arrivati a una certa età, sono difficili da collocare.

Ad un certo punto, continuare a far parte del gruppo dei giovani diventa senza senso per loro. Hanno interessi e esigenze diversi, poco conciliabili con quelli dei giovani ancora immaturi e spensierati. Il problema più grande per un adolescente è la scuola o la ricerca del primo lavoro. Gli adulti non sposati vivono ormai realtà diverse.

I loro coetanei sposati sono presi dalle mille responsabilità di famiglia. Hanno le mani piene con i figli. I single rimangono un po’ in una terra di nessuno se non hanno parenti vicino. E nelle chiese non ce ne sono molti così. Vorrebbero pure sposarsi, ma manca la materia prima. Sono pesci fuor d’acqua e faticano a integrarsi con il resto della comunità.

Rosa, durante le feste, si offre sempre volontaria al lavoro, tanto rimanere da sola a casa è una malinconia infinita. Così almeno dà l’opportunità ai suoi colleghi di festeggiare in famiglia. Beati loro!
Carlo è deluso. Avrebbe potuto frequentare delle amiche al lavoro e iniziare una relazione con loro, ma non l’ha fatto. Sapeva come sarebbe andato a finire e non voleva rischiare. I loro princìpi e i modi di fare sono contrari a Dio. Sapeva che fidanzarsi con una non credente allo scopo di evangelizzarla è una trappola bella e buona.
Tina ormai ha la reputazione di essere una zitella senza speranza. Non è più “da sposare”. Ma se c’è qualcosa da fare in chiesa si può sempre contare su di lei; il tempo ne ha. Ne ha sempre avuto. È sempre stato così.
Marco non lo ammette, ma si sente tremendamente solo. E ne soffre. Ma questa sua solitudine lo ha fatto diventare sempre più egoista e meno socievole, al punto che chi lo conosce non lo augurerebbe come marito neanche alla peggiore nemica.

Rosa, Carlo, Tina e Marco non sono casi limite. Nel silenzio, molti credenti vivono con difficoltà il loro essere single e faticano a trovare il loro posto, il loro ruolo nella chiesa.

Sembra scontato, ma dovremmo pregare per le persone sole. Non soffermiamoci a considerarle in modo superficiale. Preghiamo per la loro solitudine, per la tentazione che hanno di intraprendere relazioni sbagliate, per il loro scoraggiamento e per la loro ricerca di un marito o una moglie.

Coinvolgiamoli nelle nostre famiglie, invitiamoli a pranzo, specialmente la domenica, e facciamoli partecipi nelle feste di famiglia.

Pietro descrive il bellissimo modo in cui dobbiamo amarci: “Avendo purificato le anime vostre con l’ubbidienza alla verità per giungere a un sincero amore fraterno, amatevi intensamente a vicenda di cuore” (1 Pietro 1:22)

Proprio perché Dio ci ha trasformati dobbiamo amarci intensamente. La parola intensamente contiene l’idea di una mano tesa, di andare incontro a coloro che hanno bisogno di essere amati.

Questo non vuol dire che tutte le persone sole siano facili da amare. Alcuni, forse per protezione, sembrano essersi costruiti un’armatura addosso per dimostrare che non hanno bisogno di nessuno. Per molti versi sono autosufficienti – lo sono dovuti diventare – ma hanno bisogno di essere amati! E vanno protetti dal diventare persone “difficili da sposare”.

È fondamentale che la chiesa sia un posto dove i nostri single, anche con l’avanzare degli anni, possano continuare a sviluppare quelle qualità che faranno di loro mariti e mogli secondo il cuore di Dio.

Se come chiesa dobbiamo essere un posto di gioia e progresso spirituale per i single, anche loro hanno cose a cui fare attenzione. Paolo diceva che i credenti single avrebbero avuto più tempo per servire il Signore. Che spreco allora se, essendo soli, diventano sempre più concentrati su se stessi, gelosi del loro tempo e meno disponibili verso gli altri. Così non solo servono meno il Signore, ma diventano anche meno adatti a una vita in coppia.

Se sei single, valuta la tua vita, forse con l’aiuto di un credente maturo, per vedere se non stai diventando troppo possessivo del tuo tempo libero. Perché vivere per se stessi produce anche un altro effetto negativo. Quello di essere poco flessibili e poco pronti a confrontarsi con gli altri. Zitellona o zitellone non descrivono solo uno stato civile, ma connotano purtroppo degli atteggiamenti tristi.

Voglia il Signore portare persone sole nelle nostre chiese! E possano loro trovare la chiesa un posto dove essere amate e dove servire. E dove, presto o tardi, poter trovare un marito o una moglie credenti. È la chiesa il luogo dove godere i privilegi dell’essere single e affrontare le difficoltà da non sposati. È dove il Signore si prende cura dei suoi e dove si sviluppano le qualità che faranno diventare credenti maturi che, a loro volta, aiuteranno i single che li seguiranno.

Essere single è un’opportunità per tutti, preghiamo che il Signore benedica ognuno.


 

Lezioni d'amore

Mi ricordo quando mio figlio più grande è tornato a casa dicendo che suo fratello si era sposato. Avevano 8 anni l’uno e 6 l’altro. Tutto gasato raccontava che era stato lui a sposarli, officiando al matrimonio con tanto di promesse, ma senza il bacio della sposa.

Oggi Giordano è sposato per davvero con una bravissima donna ed è padre di quattro figli. Chissà quando uno di loro un giorno si “sposerà” per gioco...

Quando sono ancora piccoli, i bambini giocano a genitori e figli. Poi, a scuola, vengono ben presto esposti ad altri tipi di relazioni: tra ragazzi e ragazze. L’età in cui gli adolescenti cominciano ad avere rapporti sessuali si è oramai abbassata tanto dai tempi dei nostri genitori. Grazie anche ai telefonini e computer, i bambini di oggi sono facilmente esposti a pornografia e relazioni impensabili solo pochi anni fa.

Pur sapendo questo, molti genitori sembrano avere paura di cominciare a parlare ai loro figli delle relazioni tra ragazzi e ragazze. Temono che sia troppo presto, che li incoraggerebbero solo a esplorare le relazioni prematuramente.

Sicuramente bisogna tener conto di ogni fase di sviluppo del bambino per educarlo in modo appropriato, ma nascondere la testa sotto la sabbia è controproducente, se non dannoso.

Il miglior modo per i genitori di cominciare a preparare i figli al matrimonio è predicando loro il vangelo. Non è mai troppo presto! Anzi, prima lo cominci, meglio è.

Quando insegni al tuo bambino cosa è giusto e cosa è sbagliato, e che le sue azioni sbagliate hanno delle conseguenze, lo stai già preparando a comprendere il peccato e il vangelo.

“Insegna al ragazzo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà” (Proverbi 22:6). La condotta giusta, anche nel matrimonio, si impara dalla Parola di Dio. Devi insegnare a tuo figlio la Bibbia.

Bisogna cominciare da subito a insegnare loro quali siano i comportamenti dei maschi e quali delle femmine, previsti da Dio. Oggi la società sta facendo tutto il possibile per confondere e sopprimere le distinzioni e i ruoli naturali che Dio ha creato facendoci uomini e donne.

Ovviamente, preparare i nostri figli per un matrimonio felice richiede anche molto altro. Insegnare a svolgere coscienziosamente i compiti in casa, a servire con gioia, a sacrificarsi, a sottomettersi di buon grado, a cedere per andare d’accordo, a chiedere perdono e perdonare, sono tutti atteggiamenti fondamentali per un matrimonio che funzioni davvero.

Non servirà a molto dire che il futuro coniuge di tuo figlio deve essere credente (cosa fondamentale e imprescindibile!) se trascuri tutto questo. Sin da piccolissimo, hai bisogno di inculcargli tutti gli aspetti che lo prepareranno per una vita sana. Ed è qui che l’esempio dei genitori diventa insostituibile. Come vi trattate in coppia? Come vi parlate?

In che modo dimostrate di essere una moglie e un marito cristiani?

Giocare al matrimonio o al fidanzamento all’asilo può essere buffo e carino da raccontare, ma un giorno il tuo bambino si sposerà davvero. State facendo come genitori tutto il possibile per prepararlo? Pregate per i vostri figli e poi agite di conseguenza.


 

Il peccato imperdonabile

– Guglilelmo risponde, 2018

Caro Guglielmo,
ti scrivo per conto di una mia cara sorella che desidera sapere cos'è la bestemmia contro lo Spirito Santo. Lei teme di aver commesso questo peccato e non si dà pace, questo pensiero la tormenta.
Ti ringrazio per una tua risposta, che Dio ti benedica,  
(C.R.)

Hai forse commesso, coscientemente o no, un peccato che non potrà mai essere perdonato? È possibile essere respinti da Dio, anche se si prega sinceramente per il suo perdono? Sei tu, senza volerlo, destinato immancabilmente all’inferno?

A volte, certe affermazioni bibliche sembrano difficili da capire. Ma tre semplici domande possono rivelare il vero significato di un passo apparentemente oscuro e aprire il nostro cuore alla gioia del perdono divino e alla sua incommensurabile grazia.

1.    Chi, per l’esattezza, ha fatto l’affermazione in questione?
2.    A chi di preciso è rivolta l’affermazione?
3.    Qual era l’argomento di cui si parlava, a cui la dichiarazione si riferisce?

Nel vangelo di Matteo 12:31, Gesù, il Figlio di Dio, colui che ha dichiarato di essere “la via, la verità e la vita”, affermava con massima serietà: “Ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata.”

L’ha detto Gesù! Ciò che Gesù dice deve essere creduto come verità.

A chi, precisamente, Gesù fece questa sua affermazione?

Sempre in Matteo 12, cominciando dal versetto 23, vediamo Gesù coinvolto in una lunga conversazione con i farisei che comprende anche il versetto 31. Egli ha fatto la sua dichiarazione riguardo alla bestemmia contro lo Spirito dopo che questi, le autorità religiose, avevano attribuito i suoi miracoli non a Dio ma alla figura di “Belzebù, principe dei demòni”, cioè a Satana (v. 24).

Gesù attestò con molta chiarezza che quelle autorità religiose, invece di riconoscere l’indubbia opera di Dio, agivano perversamente e che deliberatamente, contrario a ogni evidenza, insistevano nel dire che Gesù lavorava per conto di Satana. Egli dichiarava quindi che questa falsità dei farisei era una vera bestemmia contro Dio stesso, perché travisava l’opera dello Spirito di Dio.

Questa affermazione che qualcuno forse trova complicata è, invece, chiarissima. Gesù dichiarava ai farisei ciò che era vero nel loro caso: attribuendo l’opera di guarigione e salvezza di cui erano stati testimoni oculari a Satana piuttosto che a Dio, non gli restava nessun altro a cui rivolgersi per la salvezza o il perdono. Rifiutando e bestemmiando Dio, hanno peccato contro la grazia, contro il perdono stesso, rendendo impossibile trovare alcun perdono.

Concludiamo il discorso. Il credente in Cristo che teme di avere commesso “il peccato imperdonabile” si sbaglia, forse ingannato da Satana stesso così che non osi chiedere il perdono dei suoi peccati e dubiti che Dio voglia o possa perdonarlo.

Gesù quella sua dichiarazione, così chiara e secca, l’ha fatta agli uomini che lo contraddicevano pubblicamente e lo offendevano, ma non a te che credi in Lui, né alla gente che ti circonda.

A tutti gli altri Egli ha detto, come riportato nel Vangelo di Matteo 11:28: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo.” Chiunque abbia problemi, che affronti il dolore, che non sappia dove cercare aiuto, è invitato calorosamente dal Salvatore stesso a venire a Lui.

Non ti senti degno? Non sei della “sua religione”? Ti sei comportato male? Gesù stesso ha promesso: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete” e “Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori” (Giovanni 6:35,37).

Ti risulta che Gesù abbia mai cercato scuse per respingere qualcuno che lo voleva conoscere e vivere vicino a Lui? No di certo. Piuttosto, invitava le grandi folle a venire a Lui, ad ascoltarlo e a credere in Lui. E quando avevano fame, provvedeva Lui stesso cibo per migliaia di affamati.

Chi desidera davvero conoscere Dio, il suo perdono e la sua grazia nelle prove della vita, non deve nascondersi per paura, ma correre subito verso di Lui e il suo amore. Come ha scritto l’apostolo Giovanni: “Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunciamo: Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1:5-7).

Chi mai vorrebbe, per scelta propria, evitare Dio e perciò patire i dolori, i pesi, le sconfitte della vita quotidiana da solo?! Sarebbe una scelta assurda, basata su informazioni sbagliate, dettata casomai dall’essere delusi dalla religione o dai religiosi, certamente dovuta a una confusione accecante e assordante.

Se non conosci l’amore, la potenza, il conforto di Dio nella tua vita, non indugiare! Non rimanere bloccato dalla paura di sbagliare o dalla convinzione malinformata che “la fede” non fa per te. La religione, di sicuro no, ma Dio, sì!

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