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La Voce del Vangelo

La VOCE gennaio 2021

Una volta viaggiare era piuttosto facile. C’erano i controlli di sicurezza negli aeroporti, ma non erano molto rigidi. Per i viaggi intercontinentali dovevi rispondere ad alcune domande pro forma, ed era permesso anche all’accompagnatore di arrivare fino alla porta d’imbarco. Al ritorno, invece, si poteva aspettare il viaggiatore addirittura all’uscita dell’aereo. 

Tutto è cambiato dopo gli attentati dell’11 settembre. I controlli ora sono molto rigidi e scrupolosissimi, e viaggiatori e accompagnatori devono salutarsi molto prima di accedere all’area degli imbarchi. 

Per diversi anni il mio lavoro mi portava a viaggiare tra l’Italia e gli Stati Uniti anche decine di volte all’anno.

Mia moglie, che è molto organizzata, si occupa sempre lei dei nostri bagagli. Quando viaggiamo in Italia, le valigie spuntano almeno una settimana prima, per gli Stati Uniti, invece, anche con un mese di anticipo. Ogni dettaglio è pensato attentamente e preparato con cura. 

Invece io sono meno organizzato, e mi sembra una vera esagerazione, e per questo ci prendiamo in giro a vicenda anche se, in fin dei conti, sono sempre grato che sia lei a preparare le valigie con tutto l’occorrente per la nostra permanenza. Anzi (e lo scrivo sottovoce!) spesso portiamo cose che neanche ci servono.

Ora affrontiamo un altro viaggio tu e io, e stiamo per imbarcarci verso un nuovo anno. Come vanno i preparativi?

sette in valigia

Se da una parte mia moglie è una che prepara i bagagli due settimane prima, io sono quello che vuole arrivare all’aeroporto almeno due ore prima. C’è chi dice che sono esagerato, ma mi piace ricordare che in tutti i miei viaggi, con le centinaia di voli e milioni di chilometri alle spalle, non ho mai perso un volo! Certo, ammetto che questo mi ha pure fatto passare tante ore di attesa all’aeroporto. 

In una delle mie ultime partenze ho avuto la mia rivincita. Come sempre, ci eravamo mossi con il solito largo anticipo, anche perché l’aeroporto dista più di 40 minuti da casa. Appena arrivati al parcheggio Lunga Sosta, ho tirato fuori i passaporti, pronti per il controllo. Allora mia moglie, che ha la doppia cittadinanza come me, si è accorta che avevo in mano il suo passaporto italiano, non quello degli USA, ed è sbiancata! Infatti quello che avevo preso era scaduto, e io me n’ero completamente dimenticato. 

Non ci crederete, ma siamo risaliti in macchina, tornati a casa abbiamo recuperato l’altro passaporto, siamo tornati in aeroporto, e non abbiamo perso l’aereo! Abbiamo solo corso un po’ più del solito.

TUTTI IN MARCIA!

Entrare nel nuovo anno è un po’ come intraprendere un viaggio spirituale che richiede che anche il nostro “passaporto spirituale” sia a posto. 

Partire con la presunzione che “andrà tutto bene” e che “nessun male ci toccherà quest’anno”, sarebbe un atto di arroganza, perché nessuno conosce il futuro né sa quanto durerà la vita. 

Gesù ha raccontato la storia di un uomo tutto soddisfatto di sé, che pensava di avere la sua vita sotto controllo. 

Dio però ha ammonito quell’uomo dicendogli: “Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio” (Luca 12:20,21).

Vivere anche un solo giorno o un’ora sola senza essere sicuri del proprio destino eterno è da stolti. 

Davanti a questa realtà non posso evitare di chiederti se tu sei sicuro di sapere dove passerai la tua eternità.

È una domanda che devi a te stesso, perché nessun altro ci pensa al posto tuo. 

Se la tua risposta è che speri di andare in cielo, che in fondo sei una brava persona, mi dispiace ma ho l’obbligo di avvertirti con la massima serietà che non sei pronto ad affrontare l’eternità.

Solo coloro che hanno creduto in Gesù Cristo come il loro salvatore e il loro signore possono essere certi del loro destino eterno. Sanno perfettamente che le buone opere, come pure l’essere più o meno religiosi, non possono salvare nessuno né conferire alcun beneficio o merito al peccatore davanti a Dio. 

Gesù, infatti, ha affermato che solo chiunque crede in lui ha vita eterna. 

E ha spiegato come arrivare a Dio, dicendo: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6).

Il passaporto per il nostro viaggio spirituale è quindi la certezza di aver posto la nostra fiducia esclusivamente nel sacrificio di Gesù Cristo sulla croce, senza arrogarci alcun merito, ma solo per la fede!

Oltre a un documento di viaggio valido, bisogna avere pronti anche i bagagli. Una valigia mezza preparata è segno di un viaggio non ancora cominciato.

L’apostolo Giacomo scrive: “A che serve ... se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? Così è della fede; se non ha opere, è per sé stessa morta. Anzi uno piuttosto dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (Giacomo 2:14,17,18).

Ci sono persone che si definiscono cristiane, ma si illudono, perché in realtà 

Gesù non è diventato il loro Signore: non prendono sul serio quello che lui ha detto, e non lo mettono in pratica. 

Pensare di essere cristiani senza però obbedire a Cristo è come mettersi in viaggio sprovvisti dei documenti necessari e senza i bagagli appropriati, salendo su un qualunque treno scelto a caso, senza sapere dove sia diretto.

L’idea che la vita somigli a un viaggio viene dalla Parola di Dio. La Bibbia dice che nel momento della conversione, quando un peccatore si arrende a Cristo e diventa un vero credente, comincia per lui un cammino di santificazione, di progresso e cambiamento. 

Come si prospetta il tuo cammino nell’anno 2021, che per molti versi si presenta difficile e con molte incognite?

nessuno è ESCLUSo

La Parola di Dio comanda senza mezzi termini: “Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate nell’ignoranza; ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: «Siate santi, perché io sono santo»” (1 Pietro 1:14-16).

Alcune persone leggendo questo passo reagiscono male. Si rendono conto che si tratta di un comando, non di un suggerimento, ma che è umanamente impossibile da seguire. E si rassegnano a tirare avanti nel miglior modo possibile. 

In generale, molti pensano che testi come questo riguardino solo pochi supereroi cristiani del calibro di Paolo o di grandi predicatori e riformatori del passato, e che Dio si debba accontentare di noi che gli zoppichiamo dietro come possiamo. 

L’errore è che siamo noi che ci stiamo accontentando di una vita cristiana mediocre e insoddisfacente, e poi pretendiamo da Dio che, dato che ci conosce e ci capisce, si accontenti pure Lui e non ci chieda di più. È un grave errore!

Per esempio, l’apostolo Pietro, lungi dall’essere un supereroe della fede, si era dimostrato in diverse occasioni tremendamente umano e fallibile. Eppure, lui stesso testimonia: “La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù. Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza” (2 Pietro 1:3,4).

Al momento della nostra conversione Dio ci ha donato una salvezza completa ed eterna, senza alcun contributo da parte nostra. Non dobbiamo assolutamente completare l’opera salvifica di Cristo sulla croce, perché è già compiuta. E così come abbiamo ricevuto in dono la nostra salvezza, allo stesso modo ci è stato donato abbondantemente anche tutto ciò che è necessario per vivere una vita eccellente agli occhi di Dio. 

Infatti, Dio ha promesso di guidarci nel nostro cammino con Lui e per Lui. La sua Parola è piena di promesse che ci accompagneranno e ci aiuteranno in questo nuovo anno. Certo, le dobbiamo conoscere, credere e vivere.

Nessuna SCUSa

Se siamo credenti da diversi anni, e pensiamo al nostro tracciato spirituale, potremmo chiederci perché mai questo cammino di santificazione non sia chiaramente visibile, perché non vediamo miglioramenti in noi e un progresso più evidente.

In parte la risposta è tanto ovvia quanto triste: ci accontentiamo di zoppicare nella fede, ci rassegniamo a considerarci delle pecore nere, ma pur sempre pecore di Dio. E non consideriamo che l’assenza di progressi nel nostro viaggio potrebbe significare che non siamo partiti affatto. 

Gesù ha avvertito chiaramente che alcuni saranno sorpresi di scoprire che non sono mai stati figli di Dio.

“Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: «Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?» Allora dichiarerò loro: «Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!»” (Matteo 7:21-23).

Queste persone affermeranno di avere fatto cose che noi nemmeno ci sogneremmo di fare, ma resta il fatto che si erano illuse di avere seguito Gesù. 

È per questo motivo che la Parola di Dio ci esorta a esaminarci per vedere se Cristo è in noi (2 Corinzi 13:5). Dio conosce perfettamente il nostro stato spirituale, e se glielo chiediamo con sincerità certamente ce lo farà capire.

NESSUNA SCORCIATOIA

Camminare con Gesù non avviene per caso. Richiede un duro lavoro. 

Pietro spiega qual è l’impegno che spetta a noi: “Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza l’autocontrollo; all’autocontrollo la pazienza; alla pazienza la pietà; alla pietà l’affetto fraterno; e all’affetto fraterno l’amore” (2 Pietro 1:5-7).

Chi ha creduto in Cristo, ha anche ricevuto “le preziose e grandissime promesse” di Dio, e ora, diventato “partecipe della natura divina”, deve metterci ogni impegno per seguire Cristo. Ma non deve farlo per guadagnarsi qualche merito personale, semplicemente per vivere appieno la vita che Dio desidera per i suoi figli.

Tutti noi ci impegniamo in tante cose, chi nello studio, chi nel lavoro. Ci diamo da fare per mantenerci in forma, per affermarci nella vita, per ottenere quello che è importante per noi. Ma quando i nostri interessi privati vanno a scapito dell’impegno spirituale dobbiamo ammettere che le nostre priorità non sono giuste e devono essere rivalutate e assestate secondo la Parola di Dio.

È evidente quindi che questo cammino, ovvero il nostro progresso spirituale, non avviene per caso e non si ottiene senza sforzi. Ciascun credente da parte sua deve impegnarsi per il proprio bene. 

Gesù più volte ha affermato che per seguirlo bisognava abbandonare tutto, essere pronti a morire, pronti a invertire le priorità della propria vita.

Seguire Cristo non è qualcosa che si “aggiunge” a una vita già di per sé molto piena e complicata. Non si può incorporare la vecchia vita nella nuova. Le vecchie abitudini, gli atteggiamenti e le ambizioni, se non sradicate finiranno per soffocare il buon seme. La nuova vita, infatti, non è la vecchia vita riveduta e corretta, ma una vita totalmente nuova!

Chiediti se quella che chiami “la tua conversione” sia stata veramente l’inizio di una vita nuova.

Pietro va avanti e scrive: “Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai. In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l’ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo” (2 Pietro 1:10,11).

Questo cammino faticoso, fatto con impegno, è la dimostrazione che la nostra fede è reale. 

Le qualità da aggiungere alla fede nella lettera di Pietro non sono come le pietanze di un buffet, non possiamo scegliere solo quelle che ci piacciono. Sono tutte indispensabili per la nostra santificazione e la nostra conformazione a Cristo. È utile quindi esaminare più in dettaglio cosa dobbiamo aggiungere giornalmente alla nostra vita.

LA FEDE

Tutto parte da qui: la fede. Senza fede non si può piacere a Dio. 

Nessuno ha mai visto Dio, ma per fede siamo certi che esiste, che ha creato ogni cosa dal nulla con la sua parola, e che ha mandato suo figlio Gesù a morire per i peccati di coloro che credono in lui. 

Attraverso la fede diventiamo figli di Dio e cominciamo il cammino con Cristo: “È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:8,9). 

Avere fede significa essere certi che le cose spirituali sono reali, e vivere di conseguenza: “Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono” (Ebrei 11:1). 

Infatti, essere persuasi di quello che Dio dice nella Bibbia influisce su tutto il nostro modo di comportarci.

LA VIRTÙ

La virtù è l’eccellenza morale. È il terreno fertile; da qui crescono poi tutte le altre qualità che Dio vuole che coltiviamo nella nostra vita. È qui che si vede il desiderio di piacere a Dio: nelle scelte di ogni giorno.

Alcune di queste scelte richiedono delle rinunce, altre un approccio più concreto, ma scegliere bene e una cosa complicata. Ecco perché il cammino cristiano nella Bibbia è descritto come un combattimento, come la gara di un atleta e come il duro lavoro del contadino. È duro perché va contro la nostra natura umana. 

L’apostolo Giovanni descrive l’indole naturale dell’uomo così: “Tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Giovanni 2:16,17).

Il combattimento è vero, e Dio si aspetta che ognuno alla fede aggiunga un terreno fertile, una pista per l’atleta e un campo di battaglia per la nostra santificazione.

LA CONOSCENZA

Solo la Bibbia può darci le informazioni necessarie per proseguire il nostro cammino con Cristo o per cambiare direzione (Salmo 32:8; Proverbi 20:24). 

La vera saggezza e il discernimento sono doni di Dio che dà a chiunque glieli chieda (Giacomo 1:5-8). Sapere cosa Dio vuole da noi, saper distinguere il bene dal male e saper scegliere le cose eccellenti fanno parte della conoscenza.

Ogni credente ne ha bisogno. 

Si capisce dalle parole di Paolo ai credenti di Roma: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” (Romani 12:1,2).

L’AUTOCONTROLLO

Questa è la parte che risulta difficile a tutti. Dobbiamo imbrigliare, ossia tenere a freno la nostra volontà. Molti nostri desideri ci spingono in una direzione, mentre la Parola di Dio ci comanda di andare nella direzione opposta. Ma da soli è impossibile. Non c’è asceta, persona austera e rigidamente intransigente che abbia vinto la battaglia contro sé stessa. 

Ma per i figli di Dio esercitare l’autocontrollo è possibile proprio per “le preziose e grandissime promesse” di Dio che cammina accanto a noi. 

Non siamo mai soli. 

Possiamo contare sul suo aiuto nell’imparare l’autocontrollo perché, come ha detto Paolo, è Dio stesso che produce in noi il volere e l’agire: “Così, miei cari, voi che foste sempre ubbidienti, non solo come quand’ero presente, ma molto più adesso che sono assente, adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore; infatti, è Dio che produce in voi il volere e l’agire, secondo il suo disegno benevolo” (Filippesi 2:12,13).

È chiaro da questo passo che c’è un solo modo di vivere la realtà della nostra salvezza: con l’ubbidienza. 

Dio, da parte sua, produce in noi il desiderio e la forza per ubbidirgli, e noi, da parte nostra, dobbiamo adoperarci, sforzandoci di farlo.

L’autocontrollo non è difficile solo a causa della lotta interna nei nostri cuori, ma anche a causa del mondo in cui viviamo, ed è per questo che bisogna coltivare nel nostro terreno fertile un’altra qualità.

LA PAZIENZA

Un altro modo per definire questa parola è perseveranza. Abbiamo bisogno di camminare con perseveranza perché spesso cadremo e a volte ci scoraggeremo, perché il nostro cammino con il Signore non sembra portare i risultati che desideriamo.

Ma Paolo, su questo argomento scrivendo ai galati, dice: “Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo” (Galati 6:9).

Avere pazienza ed essere perseveranti nel fare la volontà di Dio porta dei benefici per noi e per le persone che Lui ci mette vicino.

Trovi a volte difficile e scoraggiante continuare a fare il bene ed essere paziente? Non demordere, il bello deve ancora venire. Ma ci sono ancora qualità da aggiungere.

LA PIETÀ

Forse questa è la qualità più difficile da capire. La parola pietà, in questo contesto, significa il modo pio di vivere, devoto a Dio. Potremmo definirla la vera religione, la vera adorazione, in altre parole divenire più simili a Cristo. Infatti, Dio vuole formare Cristo in noi, e ha ispirato Paolo a scrivere ai galati: “Figli miei, per i quali sono di nuovo in doglie, finché Cristo sia formato in voi” (Galati 4:19).

I passi biblici che parlano di questa realtà sono tantissimi. 

Per Paolo questo era possibile solo rinunciando a tutto, e dedicando sé stesso totalmente a tale scopo. D’altra parte, parlando ai credenti di Filippi ammette: “Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino ... Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti,corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù” (Filippesi 3:12-14).

Se hai pensato che questo lavoro di santificazione sia solo un aspetto, una tappa tra tante nella vita cristiana, ripensaci: l’apostolo Paolo si è dedicato a questo scopo per tutta la vita. Tutta una vita per diventare simili a Cristo e mostrare le stesse qualità che aveva lui.

L’AMORE FRATERNO e L’AMORE

Le metto insieme anche se non sono la stessa cosa. 

La prima riguarda le nostre relazioni, e la seconda è l’amore perfetto che Dio ci ha dimostrato e che noi dobbiamo avere per gli altri. Quell’amore che ama con sacrificio chi non lo merita e i nostri nemici. 

A volte ci chiediamo perché non amiamo meglio e di più. Beh, questi versetti dimostrano che l’amore va costruito su qualità su cui dobbiamo lavorare.

UN VIAGGIO CHE NON FINISCE sulla TERRA

Pietro termina questo discorso con queste parole: “Se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo. Ma colui che non ha queste cose, è cieco oppure miope, avendo dimenticato di essere stato purificato dei suoi vecchi peccati” (2 Pietro 1:8,9).

Se ci adoperiamo per aggiungere alla fede queste qualità ci saranno dei risultati, e ci renderemo conto che il nostro rapporto con il Signore diventerà più intimo e fruttuoso, e la sua Parola più chiara per noi. 

Ma se non ci impegniamo in questo senso allora rischieremo di diventare ciechi nella fede, cioè perderemo di vista le priorità spirituali, dimenticando l’importanza di stare attaccati a Gesù. Oppure potremmo diventare miopi, e non vedere al di là della nostra bolla, concentrandoci solo su noi stessi, sui nostri problemi e le nostre necessità.

I bagagli pronti

Non so cosa aspettarmi dal 2021. Sembrerebbe un altro anno difficile. Potremmo pure non arrivare a dicembre. 

Di una cosa però voglio assicurarmi, come scrive Pietro: “Fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai. In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l’ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo” (2 Pt. 1:10,11).

Voglio essere sicuro di aver messo in valigia tutto il necessario, cioè tutto quello che è mia responsabilità preparare per affrontare il viaggio nel nuovo anno. 

Al resto ci penserà il Signore.

— D.S.

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