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La Voce del Vangelo

La VOCE settembre 2021

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A casa nostra 


All’uscita dell’asilo il nonno offre la mano alla piccola e si incamminano verso casa.

“Ma tu chi sei?... Non ti conosco!” dice il nonno guardando la nipotina. 

“E tu, chi sei? Io non ti conosco!” gli fa eco la piccola.

Arrivati a casa il nonno si rende conto che aveva preso la bambina sbagliata alla scuola materna! 

Il tutto si è poi risolto in poco tempo riportando a scuola la “nipotina” sbagliata e ritirando quella giusta.

È successo davvero in un asilo nido di Arezzo. Posso immaginare l’apprensione del papà della bimba sparita e l’affannosa ricerca dello sconosciuto che l’aveva presa!

Il nonno si è giustificato dicendo che era entrato dal portone sbagliato e che la bambina era omonima della sua nipotina. Sarà stato sovrappensiero o magari era distratto o forse sarà stata l’età…

Questo episodio mi ricorda quello che era successo a un  missionario straniero in Italia, con la nomea di essere uno sbadato cronico. Un giorno aveva preso per mano la figlia per accompagnarla a scuola a piedi, ma arrivato sul posto si era accorto di aver preso la pattumiera lasciando invece la figlia a casa. Raccontarlo suscitava sempre grande ilarità in chi lo conosceva.

Sono due storie vere finite bene, ma che fanno capire che figli e nipoti sono una grande responsabilità. Parliamone.

Una bella sorpresa

Da quando sono diventato papà ho ricevuto sette telefonate particolari che mi hanno sorpreso e reso felicissimo ma, allo stesso tempo, spinto a serie riflessioni. 

L’ultima di queste è arrivata poco tempo fa da mio figlio che vive negli Stati Uniti. Mi ha passato subito sua figlia e ho sentito grande eccitazione nella voce della mia nipotina che diceva: “Nonno, la mamma ha un fratellino nella sua pancia!”

Avevo già ricevuto sei annunci dello stesso tipo dai miei figli, e anche questa volta ho ringraziato il Signore per la nuova vita che Egli ha aggiunto alla nostra famiglia.

“Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra»” (Genesi 1:27,28).

Queste parole di Dio agli inizi della storia umana sono ricche di significato: Egli ha dato all’uomo il desiderio di procreare, e gli ha affidato anche i privilegi e i doveri che ne conseguono. Infatti, la nascita di ogni bambino comporta tante nuove responsabilità. E noi, come affrontiamo queste realtà delle nostre famiglie?

Sono preoccupato!

Da alcuni anni ormai si può notare in diverse famiglie, particolarmente nei paesi occidentali, come si stiano perdendo di vista ruolo e responsabilità dei genitori. Non mi faccio  illusioni che questo articolo possa risolvere i problemi di tutti sull’essere genitori e nonni, ma mi auguro che per lo meno i genitori credenti si fermino a riflettere bene cosa richieda effettivamente il ruolo di padri e madri.

Dopo il congedo di maternità molti neogenitori si trovano catapultati in nuove situazioni da dover affrontare sulle quali, forse, non hanno ragionato a sufficienza né preso decisioni insieme. Con ogni figlio, per esempio, aumentano le pressioni finanziarie, e ogni anno saranno sempre un po’ più onerose. Come preventivarle?

Cambiano anche le dinamiche di lavoro, fuori e dentro casa, che necessitano decisioni ponderate e lungimiranti. 

Chi dei due continuerà a lavorare, e chi si dedicherà principalmente alle faccende domestiche? 

E ancora: chi saranno, oltre i genitori stessi, le persone che contribuiranno alla cura del bambino, alla sua educazione e disciplina, e in quale misura?

Sono questioni che non possono essere affrontate con superficialità.

Spesso si ricorre a soluzioni che sono dettate più dall’urgenza o dai mezzi di cui si dispongono in quel preciso momento, piuttosto che dal cercare di capire quali siano i principi biblici da seguire per una famiglia cristiana che vuole onorare Dio. È utile fare un po’ di chiarezza su questo.

Ruoli ben definiti

La responsabilità di educare i figli è dei genitori, verità inconfutabile! Ma è curioso invece constatare che, in pratica, questo compito ricada spesso principalmente sulla mamma.

È vero che in numerosi versetti Dio illustra la sua cura per le sue creature servendosi dell’immagine familiare di una mamma che si prende cura dei suoi figli.

Nei Proverbi c’è la descrizione della donna virtuosa secondo Dio. Dice che “I suoi figli si alzano e la proclamano beata, e suo marito la loda, dicendo: «Molte donne si sono comportate da virtuose, ma tu le superi tutte!»” (Proverbi 31:28,29).

Nello stesso capitolo, al versetto 26 è scritto che lei “apre la bocca con saggezza, e ha sulla lingua insegnamenti di bontà.”

Passi come questi fanno capire quanto sia fondamentale la cura e l’educazione che il bambino riceve dalla mamma, da quando nasce al raggiungimento della maggiore età. Per questo motivo la Bibbia avverte anche che “La verga e la riprensione danno saggezza; ma il ragazzo lasciato a se stesso, fa vergogna a sua madre” (Proverbi 29:15).

Il concetto è chiaro: il comportamento di un figlio è il risultato della cura e dell’attenzione che ha ricevuto dalla mamma.

D’altra parte, anche i padri hanno ricevuto da Dio istruzioni ben precise su come comportarsi con i figli: “Tu amerai dunque il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze. Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla fronte in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte della tua città” (Deuteronomio 6:5-9).

Papà e mamma hanno quindi il grande dovere davanti a Dio di educare i propri figli non solo trasmettendo loro il giusto comportamento nei vari contesti sociali, ma nutrendoli dei sani valori spirituali eterni (in Proverbi 3:1-26 ce ne sono in abbondanza; sarebbero da approfondire uno a uno). 

Ogni credente serve Dio ed è responsabile delle proprie azioni direttamente davanti a Lui. “Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo, sia in bene sia in male” (2 Corinzi 5:10). Sarebbe sciocco pensare che a causa delle circostanze del mondo di oggi o della mentalità moderna queste esplicite responsabilità siano cambiate o diventate antiquate agli occhi di Dio.

Chi cura i figli oggi?

Ogni giorno cerco di fare un po’ di esercizio fisico e ho preso l’abitudine di fare una bella camminata nel mio quartiere. Così mi capita di incrociare tanti nonni che portano i nipotini a spasso in carrozzina o accompagnano i più grandi a giocare al parco. Sono nonno anch’io, e so bene il piacere che si ha nello stare con questi piccoli.

Ma poi mi capita di parlare con genitori frustrati che si lamentano che i nonni sono troppo indulgenti e permissivi con i nipoti. 

E d’altra parte, parlando coi nonni li vedo sopraffatti dalla crescente responsabilità che i figli gli delegano di crescere i nipotini.

Torneremo a parlare dei nonni più avanti, ma per ora dico solo che non sono loro ad aver messo al mondo questi bambini; il loro dovere ormai, nel bene o nel male, l’hanno già fatto coi propri figli. Perché mai dovrebbero subire adesso questa pressione di allevare anche i nipoti?

Certo, esistono casi in cui i nonni devono sopperire alla mancanza dei genitori, ma sono eccezioni. O meglio dovrebbero esserlo. Mi sembra di notare invece che sempre più genitori si aspettano un maggiore impegno dai nonni, come se fosse un loro dovere indiscusso.

Allora ripeto: finito il tempo del congedo di maternità, questi bambini chi li curerà?

Oggi come oggi, molti bambini fin dalla più tenera età vanno al nido. Passano diverse ore nelle mani di persone esperte ma estranee che li accudiscono. Spesso tocca ai nonni accompagnarceli, facendo la spola tra casa, asilo, scuola e le varie attività per l’infanzia, fino alla sera quando i genitori rientrano a casa.

Ovviamente, dopo tante ore fuori casa, i bambini sono stanchi e i genitori esausti da una giornata stressante al lavoro. E allora una cena veloce insieme e poi via, tutti a letto!

Se questa è una tua normalità, quello su cui bisogna riflettere oggi è capire chi ha passato i momenti più formativi con i tuoi figli: tu o altre persone? Chi ha avuto un impatto spirituale efficace fino a oggi nella vita di tuoi bambini?

Sarebbe utile che i genitori si sedessero per affrontare seriamente questo problema, e per cercare di capire insieme cosa si aspetti Dio da loro.

Una prima reazione quando si discutono situazioni del genere è che economicamente la famiglia non può andare avanti senza che tutti e due i genitori lavorino. È possibile che sia vero. Ma allora, a maggior ragione bisogna valutare attentamente il quadro generale della famiglia. 

Quanto sono attinenti e importanti allora le parole dell’Apostolo Paolo: “E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio” (Filippesi 1:9-11).

La parte che voglio far notare in questa frase è “apprezzare le cose migliori”. Non solo attribuire il giusto valore a ogni cosa, ma saper discernere, valutando con attenzione, quello che è eccellente. Se leggi bene la frase, tutto nasce dall’amore che deve imparare sempre più a saper discernere. La scelta è dettata dall’amore che si basa sulla conoscenza.

È chiaro che l’amore in questione è quello per Dio, e di riflesso per i nostri coniugi, figli e il resto della famiglia.

La conoscenza, invece, si riferisce alla Parola di Dio. È la Bibbia quella che deve guidarci nella gestione delle nostre responsabilità. Conoscere le Scritture ci aiuta a definire una giusta, precisa scala di priorità da seguire senza dover improvvisare ogni volta, e sperare di aver fatto bene.

Calcoli scrupolosi

Le finanze della famiglia ovviamente fanno parte della scala di priorità che ciascuna coppia deve stabilire e seguire. Sorgono spesso situazioni che richiedono una rivalutazione di entrate e uscite. A volte una risposta sbrigativa sembra farci comodo, ma davanti all’importanza della cura dei figli non possiamo permetterci di essere superficiali. Ogni coppia deve valutare bene se sia proprio necessario che tutti e due lavorino.

Prima di rassegnarci alla situazione familiare attuale dobbiamo domandarci se quello per cui ci servono maggiori entrate sia davvero necessario.

È una priorità giusta far praticare ai bambini uno sport che richieda un impegno economico oneroso? Avere una seconda casa è strettamente necessario? Quali sono quelle spese che facciamo non per una vera necessità e di cui potremmo fare a meno? E dirò di più: è saggio spendere cifre esorbitanti per vacanze “da urlo” se esistono alternative più economiche ma altrettanto divertenti? 

Spetta a ogni coppia completare la lista di domande da porsi e trovare insieme soluzioni di buon senso, dettate dall’amore, che rispecchino la propria situazione.

Ma, a parte l’aspetto economico che certamente inciderà sulle decisioni, mai sottovalutare l’importanza che siano i genitori i primi a dover esercitare influenza sui figli per la loro crescita. Questa consapevolezza deve spingerci a valutare ogni decisione che li riguarda. 

Bisogna chiedersi anche se la moglie non si senta più realizzata con un lavoro fuori casa, piuttosto che l’essere una mamma a tempo pieno. La società e la cultura moderna hanno contribuito molto al pensiero che una donna, per avere valore, è necessario che sia apprezzata nel mondo del lavoro. Una carriera importante è la soddisfazione che manca a tante mogli e madri.

Non è sbagliato che una donna desideri essere riconosciuta e apprezzata per quello che fa o che cerchi un impiego fuori casa. Anzi, tutti i mariti in generale rischiano di svalutare il lavoro delle mogli con il loro atteggiamento poco riconoscente e le critiche facili. Ma la necessità che ambedue i genitori lavorino deve essere valutata insieme dalla coppia.

FACCIAMO A CAMBIO?

Alcuni oggi obiettano al ruolo classico della mamma e promuovono un capovolgimento, l’inversione nelle mansioni della mamma e del papà. Trovano molti sostenitori alle loro idee tra le famiglie non tradizionali.

A prima vista potrebbe anche sembrare una proposta legittima. Ma bisogna tenere conto di quello che Dio, l’inventore e l’istitutore della coppia e della famiglia, dice sul ruolo della mamma e del papà. Ecco le sue parole al primo uomo e alla prima donna, subito dopo che questi si erano ribellati al suo comando peccando:

“Alla donna disse: «Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli; i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te». Ad Adamo disse: «Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall’albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l’erba dei campi; mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai»” (Genesi 3:16-19).

Il testo esprime in modo chiaro i ruoli distinti dell’uomo e della donna, ma emerge anche il fatto che svolgerli sarebbe stato faticoso, e a volte spiacevole. L’essere mamma avrebbe portato dolore alla donna, e all’uomo il lavoro avrebbe procurato difficoltà. In più, il rapporto tra moglie e marito avrebbe prodotto attrito e astio. Ogni coppia al mondo, credente e non, può attestare per esperienza che è così.

Ricchezza da preservare

Essere genitori è una delle gioie più complete e ricche nella vita. I figli infatti sono una benedizione e un dono personale di Dio (Salmo 127:3-5). Un aspetto della benedizione, a cui non si pensa spesso, è proprio il dover affrontare tante nuove difficoltà e responsabilità. Nella visione di Dio la maternità e la paternità devono spingere a essere meno egoisti, a crescere nella dipendenza reciproca, a ricercare quello che veramente vale nella vita per poterlo trasmettere ai figli, a essere il riflesso dell’amore di Dio verso i suoi.

Per fare tutto ciò l’uomo e la donna devono riconoscere il loro bisogno di Dio e la necessità di dipendere da Lui. La coppia deve capire come adempiere alle responsabilità di ognuno in un modo che piaccia al Signore. Avere “frutti di giustizia alla gloria di Dio” comincia proprio in famiglia. La cura del proprio nucleo familiare è il punto di partenza per portare gloria a Dio.

Mamme e papà, prima di parcheggiare i vostri bambini dai nonni, a scuola o dai babysitter chiedetevi sinceramente cosa voglia Dio da voi!

Una parola ai nonni

Con tutto il bene che volete ai vostri nipotini, ricordatevi che non siete voi i loro genitori. Allevare i nipoti non è un compito stabilito da Dio per voi! Non permettete quindi che i vostri figli, o chiunque altro, vi facciano sentire in colpa perché non fate i sostituti genitori.

La vostra prima responsabilità è l’uno verso l’altra come coppia, del marito verso la moglie, del nonno verso la nonna. 

Ho visto nonni litigare tra loro e trascurare il loro rapporto a causa delle richieste esagerate dei figli di assumersi la cura dei nipoti. Cari nonni, anche voi avete una scala di priorità che non bisogna perdere di vista.

Questo non toglie nulla al vostro piacere di aiutare con i bambini, di stargli vicino, di coccolarli. 

È solo un anno che quattro nostri nipotini vivono in Italia, ed è una gioia immensa vederli crescere. Il più piccolo di loro ha quattro anni, il più grande ne ha undici. 

Ogni volta che ci vediamo si mettono subito in fila con lo sguardo speranzoso e ci chiedono cosa gli abbiamo portato. Cerco di essere sempre preparato con qualcosa da dargli pronta in tasca: una caramella, un cioccolatino, un pensierino. 

Mi piace viziarli con questi piccoli gesti, ma gli ricordo ogni volta che devono chiedere ai genitori il permesso di mangiare quello che gli ho portato, e che devono essere sempre grati. 

Può sembrare una piccolezza, ma anche questo fa parte dell’educazione.

Noi nonni, non essendo i loro genitori, non possiamo assecondare tutte le richieste dei nostri figli adulti riguardo ai loro bambini, perché oltre a essere sbagliato, rischiamo di diventare loro complici nel mancare alle loro responsabilità.

D’altra parte, non posso fare a meno di ricordare le circostanze di Timoteo di cui parla l’Apostolo Paolo: “Ricordo infatti la fede sincera che è in te, la quale abitò prima in tua nonna Loide e in tua madre Eunice, e, sono convinto, abita pure in te” (2 Timoteo 1:5).

La nonna di Timoteo aveva avuto un grande effetto sulla sua vita attraverso l’educazione della figlia prima e del nipote poi. Probabilmente il padre di Timoteo non era credente, ma quella nonna aveva portato la luce di Dio nella vita di quel giovane, che poi ha servito con fedeltà accanto a Paolo.

Questo dimostra che come nonni possiamo esercitare un’influenza, anche decisiva, per il vangelo nella vita dei nostri nipoti, anche se i nostri figli non sono credenti. Dobbiamo pregare che Dio usi il nostro ascendente per la sua gloria.

Dio vuole servirsi di noi, del nostro bagaglio di vita e di conoscenza della sua Parola, per aiutare i più giovani a orientarsi verso tutto ciò che onora il Signore. Paolo ne parla scrivendo a Tito: “I vecchi siano sobri, dignitosi, assennati, sani nella fede, nell’amore, nella pazienza; anche le donne anziane abbiano un comportamento conforme a santità, non siano maldicenti né dedite a molto vino, siano maestre nel bene, per incoraggiare le giovani ad amare i mariti, ad amare i figli, a essere sagge, caste, diligenti nei lavori domestici, buone, sottomesse ai loro mariti, perché la parola di Dio non sia disprezzata” (Tito 2:2-5).

Nell’ambito di una chiesa locale è possibile fare da nonni anche ai bambini che non sono nostri nipoti. Quando ero piccolo, nell’assemblea che frequentavo con la mia famiglia, c’era una signora anziana che aveva sempre una caramella Rossana per noi bambini. Nel suo piccolo era un tassello in più di cui Dio si è servito per farmi amare la chiesa anche da piccolino.

Allora, siate creativi, pregate per i vostri nipotini, chiedete al Signore che via dia l’opportunità di essere nonni che lasceranno un’impronta spirituale nella loro vita. Ci vorrà tempo, sforzo e amore, tutti aspetti che Dio vuole darci e sviluppare sempre più in noi.

E se vi capita di ricevere anche voi una telefonata speciale, come quelle sette che ho ricevuto dai miei figli, lasciate che la gioia e la sorpresa vi spingano a riflettere sulle vostre nuove responsabilità. Genitori, prendete seriamente il vostro compito di… genitori. E voi nonni, fate bene i nonni, seguendo l’esempio della nonna Loide.

– D.S.


A casa nostra

A casa nostra, quando i figli crescevano, avevamo appesa in cucina una lista dei vari compiti assegnati a ognuno. Chi doveva lavare i piatti, sparecchiare o portare a spasso il cane vedeva il suo nome in una certa colonna e sapeva quello che doveva fare. 

Mio marito era il grande coordinatore e con pazienza valutava la durata dei lavori, teneva conto di attività scolastiche e sportive e cercava di giostrare impegni, diritti e doveri per accontentare tutti. Io una pazienza simile non credo che l'avrei mai avuta. 

Ai ragazzi piace sapere quali siano le loro responsabilità e i limiti in cui devono funzionare. Si sentono sicuri e sanno esattamente che cosa ci si aspetta da loro. E più si sbrigano e più contenti sono. Senza darsi altri pensieri. 

Per i genitori le cose sono diverse. Il tempo che si passa coi figli non può essere codificato e regolato come un appuntamento dal dentista. Tipo: “Oggi, dalle tre alle tre e trenta, ti ascolto. Alle tre e trentuno mi faccio i fatti miei.” 

Ed è importante che sia così, perché le occasioni di ascoltare e di parlare si presentano quando meno te le aspetti. Un ginocchio sbucciato da medicare, un momento di scoraggiamento per un compito che non riesce, un passerotto trovato con l’ala rotta da curare, non sono momenti che si possono pianificare. Succedono. E sono momenti importanti, di grande valore, per costruire amicizia, fiducia, affetto. 

Io ammiro molto le mie nuore e mia figlia. Sembrano trovare per i loro figli sempre più tempo di quello che trovavo io. Leggono loro dei libri, fanno passeggiate, li ascoltano, portano avanti dei piccoli progetti. E, soprattutto, non sembrano avere mai troppa fretta. 

Come fanno? Probabilmente si fanno delle liste di lavori meno lunghe di quelle che mi facevo io, e si rendono conto che i figli oggi li abbiamo con noi e che, molto presto, ci lasceranno. 

La fretta di una vita troppo piena produce stanchezza e la stanchezza produce irritabilità e indifferenza. Una indifferenza e una irritabilità che il bambino può interpretare come una mancanza di amore e di interesse. E che, soprattutto, riempiono le mamme di sensi di colpa. 

Che fare, allora? Rallentare e mettersi un freno. E non rinunciare a quei momenti di calore, in cui i figli si aprono e mostrano di avere bisogno di noi, considerandoli poco importanti. 

E se si aprono la sera tardi, quando moriamo di sonno? Lasciamoli aprire. Dormiremo quando non avranno più bisogno di noi.

Maria Teresa Standridge, La VOCE, ristampa del gennaio 1997 

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