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La Voce del Vangelo

La VOCE novembre 2021

La nuova governatrice dello stato di New York, Kathy Hochul, in un suo discorso su coronavirus e vaccino, ha detto ai suoi sostenitori: 

“Indosso tutto il tempo la mia collana di persona vaccinata per affermare che ho fatto il vaccino. E voi tutti – lo so che siete vaccinati, voi siete quelli intelligenti – sapete che ci sono altri là fuori che non danno ascolto a Dio. Non fanno ciò che Dio vuole, e voi lo sapete e li conoscete. 
“Ho bisogno di voi, ho bisogno che voi siate i miei discepoli, che andiate a parlare [del vaccino], e che diciate che lo dobbiamo l’uno all’altro. Noi ci amiamo a vicenda. Gesù ci ha insegnato ad amarci gli uni gli altri. E in che altro modo possiamo mostrare questo amore se non prendendoci cura gli uni degli altri, al punto di dire: «Per favore, fatti vaccinare perché ti amo e voglio che tu viva!»?”

Tutt’altra cosa il governatore della Florida, Ron de Santis, che si è scagliato contro ogni imposizione sul vaccino, dicendo che sancirà multe fino a 5.000 dollari contro qualsiasi impresa e altra entità lavorativa, governativa e non, che impone il vaccino ai suoi impiegati.

La governatrice Hochul è cresciuta in una famiglia cattolica ed è a favore dell’aborto, mentre Ron de Santis, cattolico anche lui, si schiera invece contro l’aborto. Due persone di “fede”, ma con opinioni diametralmente opposte.

Questi due esempi dimostrano che anche dall’altra parte dell’oceano si acuiscono posizioni divergenti sul Covid e sui vaccini che, portate all’estremo, possono sfociare in violenza. 

L’opinione pubblica è fortemente divisa su questo argomento, ma lo sono anche le chiese e i credenti. 

Cosa sta succedendo? Come abbiamo fatto a farci trascinare in litigi e divisioni? E cosa dobbiamo fare per uscirne fuori?

LA MASCHERINA COPRE LA BOCCA MA NON FERMA LA LINGUA

“SIGNORE, poni una guardia davanti alla mia bocca, sorveglia l’uscio delle mie labbra.” Salmo 141:3

Davide, che ha scritto questo salmo, era consapevole che senza l’aiuto di Dio, dalla sua bocca potevano facilmente uscire parole e frasi che avrebbero fatto del male e offeso Dio. 

Anche Giacomo avverte del pericolo di parlare in modo avventato che porta conseguenze disastrose. Nella sua lettera dice che “la lingua è un piccolo membro, eppure si vanta di grandi cose. Osservate: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta! Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità. Posta com’è fra le nostre membra, contamina tutto il corpo e, infiammata dalla geenna, dà fuoco al ciclo della vita” (3:5,6).

Adesso che le opinioni sul coronavirus stanno infiammando gli animi di tutti, perfino i credenti stanno permettendo alle loro lingue di incendiare e rovinare rapporti coi fratelli in fede, con giudizi reciproci, provocando addirittura spaccature nelle chiese.

In effetti, la pandemia ha palesato quanto siano fragili l’unità e l’amore fra i credenti nelle chiese evangeliche.

Non è stato il coronavirus ad aver introdotto i dissensi nelle chiese, che purtroppo ci sono da sempre, ha solo contribuito a riportare alla luce problemi non affrontati e irrisolti. È triste dover ammettere che i litigi nelle chiese non sono una novità, e temo che non cesseranno finché saremo su questa terra.

DISTINTAMENTE DISCEPOLI 

Molti sono pronti a difendere le loro posizioni nelle controversie, citando versetti biblici come se fossero armi. 

Anche se alcune divisioni sono legittime, perché basate su chiare indicazioni delle Scritture, molte altre non lo sono affatto, anche perché è raro che una spaccatura sia dettata dall’amore. Le scissioni sono piuttosto eventi senza espressioni di affetto.

Ma l’amore nella chiesa non è un’opzione, come un’ideale da ricercare “quando possibile”. Al contrario, è un elemento fondamentale per la vita in comune dei veri cristiani.

Proprio perché Gesù lo sapeva ha dichiarato: “Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri (Giovanni 13:34,35). 

Quando l’amore è manifestato e vissuto in modo pratico nella chiesa locale, si ha la dimostrazione che i veri cristiani sono anche veri discepoli. Non professano la fede soltanto a parole, ma la vivono in pratica nei rapporti. 

“Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:18-20).

Il piano di Dio è che chi crede in Cristo sia anche suo discepolo, e che, mettendo in pratica la sua Parola, evangelizzi altre persone invitando anche loro a diventare discepoli di Gesù. 

Ma non tutti quelli che fanno una professione di fede diventano automaticamente discepoli. Forse bisognerebbe spiegare bene che chiamarsi cristiano implica l’essere un discepolo di Cristo. Magari parliamo della salvezza senza menzionare che è strettamente legata al concetto di discepolato.

Fare di qualcuno un discepolo di Cristo vuol dire “insegnargli a osservare tutte quante le cose che Cristo ha comandate”. Il Signore ne ha comandate tante che fanno sì che la vita cristiana sia un cammino vero e proprio, ossia un progredire durante tutta la vita. Ma cosa dimostra che un cristiano è anche vero discepolo? L’amore fra i credenti ne è la prova. 

Non si tratta di un amore fatto di parole vuote, ma di fatti e gesti concreti che lo esprimono e lo fanno vivere. Ma troppo spesso le nostre parole tradiscono quello che cova effettivamente il nostro cuore, e così demoliamo con la nostra bocca rapporti che abbiamo costruito in anni.

Parliamo di evangelizzazione, altra prova di amore. Se nemmeno i bollettini dei morti per Covid, quotidianamente aggiornati, ci spingono a riflettere sulla realtà della morte, mi domando che cosa mai potrà farlo allora. 

Non si tratta solo di numeri. I morti sono morti davvero, e quelli che non erano diventati figli di Dio credendo in Cristo Gesù sono realmente andati all’inferno, indipendentemente dalla causa della loro morte. Davanti a tutto questo, il vero credente è impossibile che rimanga insensibile. 

La comunione tra i credenti è una testimonianza importante quanto la nostra vita privata. Per questo Gesù ha detto: “Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Giovanni 17:20,21).

L’unità tra i veri cristiani è un mezzo che Dio ha stabilito per invitare le persone nel mondo a credere che Gesù è il Figlio di Dio, e che è venuto per salvare coloro che credono in lui.

L’unità nella chiesa e l’amore tra veri credenti riguardano te personalmente, e cominciano da te. 

Sono l’espressione visibile che Dio ci ha salvati. Ecco le parole dell’Apostolo Pietro chiare e solenni: 

“E se invocate come Padre colui che giudica senza favoritismi, secondo l’opera di ciascuno, comportatevi con timore durante il tempo del vostro soggiorno terreno; sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia. Già designato prima della fondazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi; per mezzo di lui credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria affinché la vostra fede e la vostra speranza siano in Dio.
“Avendo purificato le anime vostre con l’ubbidienza alla verità per giungere a un sincero amor fraterno, amatevi intensamente a vicenda di vero cuore, perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio” (1 Pietro 1:17-23).

Avere conosciuto Cristo, essere quindi stati acquistati da lui e rigenerati, produce in ogni vero credente un intenso amore sincero, non forzato. L’ascolto della Parola di Dio e la sua applicazione pratica alla nostra vita dovrebbe spingerci ad amare gli altri proprio in questo modo. 

Ma il nostro amore deve anche essere messo alla prova, perché l’unità tra i credenti è minata dal fatto che siamo fallibili e difficili da amare. Proprio per questo motivo Pietro scrive: “Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri, perché l’amore copre una gran quantità di peccati” (1 Pietro 4:8). 

Sapevi che la parola “intenso” nella lingua originale significa amare “con la mano tesa”? Una mano tesa invita fratelli e sorelle ad avvicinarsi a te. 

Ami con le braccia tese o conserte? 
Il tuo braccio è teso per accogliere o per tenere lontano? 
Ami in modo discriminatorio, dimenticando che se non fosse per Cristo saremmo tutti odiosi e difficili da amare (Tito 3:1-7)?

I dissidi fra credenti e fra chiese per opinioni diverse sul Covid stanno influenzando anche i veri credenti a vivere con il braccio teso pieno di giudizio, in aperto conflitto gli uni contro gli altri. 
È possibile che abbiamo dimenticato cosa ci unisca e cosa Dio abbia fatto in noi?

L’ORIGINE DELL’UNITÀ

Da dove proviene l’unità di cui abbiamo parlato, e cosa si aspetta Dio da noi? 

L’Apostolo Paolo lo spiega alla chiesa di Efeso così: 

“Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, sforzandovi di conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace. Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione. V’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti” (Efesini 4:1-6).

Leggendo questo passo alcune verità basilari devono rimanere impresse nella nostra mente.

Prima di tutto, con il nostro comportamento possiamo onorare Cristo e ciò che ha fatto per noi, oppure possiamo comportarci in modo indegno e irrispettoso verso di lui. Un discepolo, ovviamente, desidera solo seguire il Maestro, ed evitare qualunque cosa possa diffamarlo. 

Non siamo degni della salvezza (“vocazione”) e non lo saremo mai, perché più volte la Parola di Dio ribadisce che non possiamo meritare il favore di Dio. La salvezza è un dono (Efesini 2:1-10). È poco ma sicuro, però, che possiamo essere incoerenti col nostro comportamento rispetto al nostro rapporto con Dio.

Una seconda verità, sottintesa nelle parole di Paolo, è che il credente non è risparmiato dalle difficoltà. Lui scriveva dalla prigione, infatti da quando si era convertito a Cristo la sua vita era stata segnata da momenti di grande sofferenza, spesso a causa della sua testimonianza e dell’ostilità dei capi religiosi e delle autorità politiche del suo tempo. 

Alcuni pensano che l’assenza di problemi sia una conferma che Dio approvi il nostro comportamento, ma non è così! L’unico modo per valutare e capire senza errori se Dio sia soddisfatto del nostro comportamento oppure no, è confrontarci con la sua Parola.

La terza verità è che siamo chiamati a conservare l’unità, e non a produrla. Non possiamo creare l’unità, ma possiamo rovinarla e siamo anche bravi nel farlo!

Umiltà, mansuetudine, pazienza e sopportazione amorevole sono gli atteggiamenti necessari nella vita di coloro che non vogliono essere un ostacolo all’unità nella chiesa.

La mancanza di umiltà non è solo un problema tra un credente e l’altro, ma anche tra il credente e Dio. 
Dio resiste ai superbi, quelli che si confrontano in prima persona con sé stessi. L’orgoglio dell’uomo, il voler diventare come Dio, è stato il motivo principale della sua caduta e continua a essere il suo tallone d’Achille. 

L’orgoglio ci spinge a credere che le nostre opinioni siano le migliori, e che debbano prevalere nei confronti degli altri. 

L’orgoglio distrugge qualsiasi possibilità di unità nella chiesa. 

Per orgoglio lasciamo le nostre convinzioni soggettive fermentare incontrollate dentro di noi fino a che, in un attimo, traboccano producendo astio e disprezzo quando ci confrontiamo con gli altri. 

Avere idee diverse e fare valutazioni differenti è normale, ma con la mansuetudine è possibile prevenire le reazioni sbagliate. Quando manca la mansuetudine, che è la forza sotto controllo, le reazioni rischiano di essere peccaminose, portando anche divisione. 

La pazienza è la capacità di non reagire quando si è sotto stress. 
Ci vuole pazienza nelle situazioni che non ci piacciono, davanti a opinioni o comportamenti che ci urtano e che ci sembrano sbagliati. 

Il fatto che Paolo menzioni la pazienza, dimostra che ci saranno sempre motivi per potenziali conflitti. Cosa sceglieremo di fare in quei momenti? Sceglieremo la sopportazione pacifica? Fino a che punto siamo pronti a spingerci per proteggere la pace? 

Giacomo scrive: 

“Chi fra voi è saggio e intelligente? Mostri con la buona condotta le sue opere compiute con mansuetudine e saggezza.
Ma se avete nel vostro cuore amara gelosia e spirito di contesa, non vi vantate e non mentite contro la verità. Questa non è la saggezza che scende dall’alto; ma è terrena, animale e diabolica. Infatti dove c’è invidia e contesa, c’è disordine e ogni cattiva azione. 
La saggezza che viene dall’alto, anzitutto è pura; poi pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia. Il frutto della giustizia si semina nella pace per coloro che si adoperano per la pace” (Giacomo 3:13-18).

Pensi di poter difendere il tono aspro delle tue parole e legittimare l’atteggiamento con cui le dici, solamente citando le Scritture? 
Tendi a giustificare la durezza dei termini che usi ostentando la tua spiritualità? 

È difficile conciliare le parole di Giacomo con l’atteggiamento intollerante sempre più comune tra le persone.

PRESERVARE L’UNITÀ 

L’unità dei credenti non nasce per sforzi, patti e alleanze umane. È Dio che la produce tra i suoi figli. Nessun credente è capace di crearla. Il Signore stesso la stabilisce in modo sovrannaturale, in un modo inimmaginabile per l’uomo. 

Dio ha già compiuto delle azioni per il vero cristiano che lo hanno unito realmente a tutti coloro che Egli ha salvato nei secoli, in tutto il mondo (Efesini 2:11-18).

I veri cristiani del 2021 sono uniti da un vincolo sovrannaturale a tutti i cristiani del primo secolo. E sono uniti anche ai credenti dell’anno 500 e del 1500. Sono uniti perché Dio li ha uniti.

Questa unità continua a esistere attraverso tutte le epoche, e si estende anche geograficamente, arrivando a ogni credente ovunque nel mondo. Noi che siamo in Italia siamo uniti ai nostri fratelli islandesi, i credenti francesi sono uniti con i credenti brasiliani, come i fratelli giapponesi sono uniti ai fratelli canadesi e quelli americani con quelli afgani. Uniti di fatto!

Ma attenzione! Dato che non richiede nessuno sforzo particolare mantenere l’unità con chi non ho mai visto e non conosco (non può mica pestarmi i piedi né i miei modi possono offenderlo!) serve una prova del nove.

Per questo l’unità deve manifestarsi nella chiesa locale, dove chiunque potrebbe dire e fare cose che mi irritano, avere convinzioni diverse dalle mie, educare i figli in modo diverso da me… 

Per non parlare del fatto che a volte veniamo da culture diverse, forse qualcuno parla troppo o troppo poco, c’è chi è puntuale mentre io fatico ad arrivare in orario alle riunioni... C’è chi serve con gioia e chi schiva qualsiasi responsabilità. Forse si cantano i canti che ci piacciono o si preferiscono gli inni che ci addormentano, c’è chi prega a lungo e chi non prega in pubblico… 

L’unità è messa sotto pressione e provata proprio nella comunità!

I PARAMETRI DELL’UNITÀ

Un corpo, uno Spirito, una speranza, un Signore, una fede, un battesimo, un Dio e Padre. 
Sette realtà singolari che solo un vero cristiano può avere. 

Dio non ci ha chiamato a unirci con tutte le persone religiose, morali o sincere. Vuole piuttosto che ci impegniamo a preservare l’unità con tutti coloro che Lui sovranamente ha deciso di unire a noi in un solo corpo.

Solo i veri cristiani fanno parte del corpo di Cristo, e noi abbiamo la responsabilità di curarli e accettare tutti senza reputarci superiori o considerarli inutili. Questo Dio vuole da noi.

Lo Spirito Santo ha convinto loro come ha fatto con noi di peccato, di giustizia e di giudizio, e continua a camminare accanto a loro nel processo di santificazione. 

Tutti i veri cristiani trascorreranno certamente l’eternità con noi, quindi sarà meglio che impariamo ad andare d’accordo già da ora. 

Ogni vero credente ha un solo Signore: appartiene a Gesù Cristo, è suo schiavo e suo servitore. Come noi, anche lui deve rispondere delle sue azioni direttamente a Cristo. 

La chiesa è un gruppo esclusivo perché c’è solo una fede che permettere di entrarvi, ed è la fede in Gesù Cristo. 

C’è un solo vangelo che salva, un solo mediatore fra Dio e gli uomini. Gesù è il Signore e Salvatore di ogni vero cristiano. 

C’è un solo battesimo biblico che esprime visibilmente quello che Dio ha fatto interiormente nei suoi figli, ed è il battesimo per immersione che ci accomuna a Cristo: siamo morti al peccato, rinati come nuove creature, desideriamo camminare in santità, e Dio è il nostro Padre perché ci ha fatti rinascere quando abbiamo creduto in Cristo Gesù. Egli è sovrano e attento alle nostre vite.

Sono realtà che non possiamo contraffare né produrre per noi stessi o per un’altra persona. Possiamo solo pregare che Dio lo faccia.

PROTETTORI DELL’UNITÀ

Tu e io abbiamo il compito importante di proteggere l’unità nella chiesa prevenendo le spaccature, vaccino o non vaccino, mascherine o non mascherine. 

Per quanto le nostre opinioni possano essere ragionate e radicate, la responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri è più importante. 

Nessuno si aspettava una pandemia come il coronavirus. Nessuno di noi la poteva immaginare né aveva mai vissuto prima un evento di tale portata. 

Ma è anche proprio in vista di tempi come questi, quando la chiesa è messa sotto pressione da eventi politici o catastrofici, che Dio ha stabilito delle guide in ogni chiesa con il compito di pascere il gregge, che è difficile da guidare. Lo devono fare con l’atteggiamento giusto, con attenzione e sottomissione al Signore.

Le istruzioni molto pratiche di Paolo a  Timoteo valgono ancora: “Evita inoltre le dispute stolte e insensate, sapendo che generano contese. Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente” (2 Timoteo 2:23,24).

Piangiamo per il nostro peccato di permettere o provocare divisioni! Piangiamo perché le moltitudini muoiono senza Cristo. Piangiamo se nelle nostre chiese non c’è amore e unità. 

Ma se invece nella tua chiesa l’amore e l’unità regnano, allora ringrazia Dio, e sii pronto e sveglio per proteggerla contro qualsiasi nemico voglia minarla.

Comportiamoci da figli di Dio!

– D.S.

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