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La Voce del Vangelo

La VOCE marzo 2023

La parola cristiano nel linguaggio popolare è per molti sinonimo di uomo: se non sei un animale sei un cristiano. 

C’è chi addirittura si offende se dici che non tutti sono cristiani. 

Ma la maggior parte delle religioni professate nel mondo non hanno nulla a che fare con il cristianesimo, ed è quindi un errore chiamare cristiana una persona che non lo sia per propria scelta e convinzione. Infatti cristiano non si nasce, ma si diventa.   

Nel Nuovo Testamento, che definisce il cristiano, esiste anche un altro termine riferito ai credenti in Cristo, la parola discepolo. Avendo una connotazione particolare, è molto meno usata e meno familiare del termine cristiano.

Siamo cristiani o siamo discepoli?
Esistono cristiani che non sono discepoli?
Essere discepoli è diverso dall’essere cristiani?

Tu come ti definiresti? 

Cercare di capire se esiste una distinzione tra un discepolo e un cristiano per gli studiosi di teologia non è affatto un arido esercizio accademico. Il Signore Gesù stesso, che all’apice del suo ministero terreno di seguaci ne aveva un’infinità, considerava fondamentale che le persone capissero bene che non tutti erano discepoli. Di seguaci ne aveva tanti, ma di discepoli?

Per Dio non è un problema riconoscere chi sono i suoi discepoli, perché lui vede nei cuori. Invece chi è solo un seguace spesso s’illude di essere discepolo quando non lo è. E quest’illusione costerà cara a tantissime persone, perché è una questione di vita o di morte!

A volte si confondono anche i discepoli con gli apostoli. Ma gli apostoli erano i dodici uomini che Gesù aveva scelto tra tutti i suoi discepoli. Perciò quando parlo di discepoli non mi riferisco agli apostoli. Gesù aveva molti seguaci e molti discepoli. 

Migliaia di persone erano attirate da Gesù, dalle sue parole e dai suoi miracoli. 

Le folle lo seguivano da un villaggio a un altro, ma non capivano che il Signore richiedeva loro qualcosa in più del semplice corrergli dietro per vedere o ricevere un suo miracolo. Infatti Gesù dovette spesso mettere in guardia le persone, con affermazioni chiare e senza mezzi termini, dicendo loro:

“Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. 
Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa per vedere se ha abbastanza per poterla finire? Perché non succeda che, quando ne abbia posto le fondamenta e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno comincino a beffarsi di lui, dicendo: «Quest’uomo ha cominciato a costruire e non ha potuto terminare».
Oppure, qual è il re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si sieda prima a esaminare se con diecimila uomini può affrontare colui che gli viene contro con ventimila? Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un’ambasciata e chiede di trattare la pace.
Così dunque ognuno di voi, che non rinuncia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo” (Luca 14:25-33).

Molti andavano dietro a Gesù, ma non tutti erano suoi discepoli. 

La parola discepolo significa colui che impara da un maestro, seguendolo e ubbidendogli.

C’era una differenza (ed esiste ancora) tra chi seguiva il Signore Gesù e chi invece era suo discepolo: al discepolo era richiesto uno standard molto alto di impegno e dedizione.

Essere discepolo esigeva una scelta radicale: rinunciare a tutto. 

Nulla poteva essere più importante di seguire Cristo Gesù, imparare da lui, imitarlo e obbedirgli a qualsiasi costo. Una simile decisione non era da prendere alla leggera. Il costo da pagare era molto alto, infatti, molti discepoli sarebbero stati uccisi per la loro fede, così come sarebbe stato ucciso il loro Maestro.

Essere discepolo vuol dire identificarsi con il Maestro, nel bene e nel male. “Basti al discepolo essere come il suo maestro e al servo essere come il suo signore. Se hanno chiamato Belzebù il padrone, quanto più chiameranno così quelli di casa sua” (Matteo 10:25).

La vera persecuzione contro i discepoli sarebbe cominciata dopo l’ascesa al cielo del Signore Gesù. Lui li aveva avvisati dicendo: “Io vi ho detto queste cose, affinché non siate sviati. Vi espelleranno dalle sinagoghe; anzi, l’ora viene che chiunque vi ucciderà, crederà di rendere un culto a Dio. Faranno questo perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose affinché, quando sia giunta la loro ora, vi ricordiate che ve le ho dette. Non ve le dissi da principio perché ero con voi” (Giovanni 16:1-4).

Essere discepoli non era per i deboli di cuore: avrebbero perso le famiglie, gli amici e spesso anche la vita. E i loro uccisori sarebbero stati fieri, credendosi per queste azioni veri seguaci di Dio.

Essere discepoli era un cammino arduo e senza scorciatoie, da cui non si tornava indietro, ma anche un cammino di grandi benedizioni. Infatti a quei Giudei che avevano creduto in lui, Gesù disse: “Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Giovanni 8:31,32). 

Il discepolo conosce bene quello che ha detto Gesù, si aggrappa a ogni suo insegnamento, e lo mette in pratica senza compromessi.

Il discepolo è amato da Dio, e Cristo si manifesterà a lui: “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Giovanni 14:21).

Al discepolo Cristo ha promesso la sua pace, la sua presenza, la gioia completa e lo Spirito Santo (Giovanni 14:25-27). 

I discepoli sarebbero diventati una comunità; era questo, infatti, il disegno di Cristo per la sua chiesa: “Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 13:34,35). La chiesa è una comunità unica e sorprendente, dove i discepoli si amano in modo genuino, avendo imparato ad amare da Gesù in persona.

Al discepolo è riservato un futuro glorioso: “Padre, io voglio che dovo sono io, siano con me anche quelli che mi hai dati, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai data; poiché mi hai amato prima della fondazione del mondo” (Gesù, in Giovanni 17:24). 

È significativo che nel Nuovo Testamento la parola discepolo (in tutte le sue varie forme) si trovi più di 200 volte. In alcuni casi si riferisce ai seguaci in generale, altre volte ai veri discepoli. Solo più tardi, come attesta Luca: “ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani” (Atti 11:26).

In altre parole, c’è un solo modo di essere cristiani: essere discepoli.

Oggi, con l’abuso della parola cristiano, rischiamo di dimenticare che un credente in Cristo è anzitutto un discepolo. Quindi, secondo quello che la Bibbia insegna, solo una persona che ubbidisce a Cristo e che s’impegna per diventare come lui può essere chiamato cristiano. 

A questo punto è logico domandarsi se siamo davvero dei discepoli o solo dei seguaci di una religione. 

La Bibbia è chiara su chi è un cristiano: chi crede in Gesù come unico e personale Salvatore e lo serve come indiscusso Signore della propria vita. 

Forse il desiderio di riempire le nostre sale di culto con nuove persone ci ha fatto trascurare di spiegare bene che seguire Cristo ha un costo. Quando una persona dichiara di voler credere in Cristo, in qualunque modo lo faccia, sia con una preghiera, sia per alzata di mano, la sua decisione deve portarla a vivere una vita da discepolo.

Dopo la sua resurrezione Gesù incontrò i suoi discepoli per l’ultima volta in Galilea, e gli disse: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:18-20).

Ai discepoli è comandato di fare discepoli! Non avrebbero potuto farlo con le loro forze, ma tramite il potere che Dio ha dato a Gesù come Signore assoluto di ogni cosa. E lui avrebbe accompagnato i discepoli nel loro arduo compito fino alla fine.

Noi spesso perdiamo di vista la nostra prima responsabilità di essere discepoli e poi di fare discepoli insegnando loro a osservare tutte le cose che Gesù ha insegnate. 

Questo vuol dire che dovremmo tutti esaminare le nostre vite, osservare con più attenzione coloro che sono seguaci e non ancora discepoli, ed essere saggi nel presentare il vangelo alle persone intorno a noi.

Davide Standridge 

A.A.A. CERCASI AMORE

Come tutti gli anni, anche questa volta abbiamo preparato un opuscolo evangelistico dal titolo A.A.A. CERCASI AMORE, che puoi leggere CLICCANDO QUI. La nostra preghiera è che sia uno strumento che tu possa usare per portare il messaggio del vangelo alle persone intorno a te.

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Ormai facciamo tutti parte di chat e gruppi sui nostri smart-phone, e questo potrebbe essere un ottimo strumento per aiutarti a parlare della tua fede. Non costa nulla, se non un po’ di tempo.

Che il Signore ci usi per diffondere il vangelo della sua grazia a chi non lo conosce.

 

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