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La Voce del Vangelo

La VOCE luglio 2023

Un articolo che parli principalmente agli uomini potrebbe non sembrare pertinente per le donne, ma non è così. Se sei una moglie scoprirai come pregare per tuo marito, se sei una mamma saprai come pregare e educare meglio i tuoi figli nella direzione giusta, e se non sei ancora sposata sarai spinta a cercarti un marito che faccia sul serio col Signore.

Quando La VOCE del Vangelo era ancora composto da otto pagine, le rubriche e gli articoli erano curati principalmente da Maria Teresa e Guglielmo, e io contribuivo con una rubrica dal titolo “Da Uomo a Uomo”.  

All’epoca mi capitava spesso di viaggiare e di visitare chiese in diverse parti d’Italia, e non di rado ricevevo feedback positivi per la mia rubrica. 

Una signora in particolare si era complimentata con me dicendo che apprezzava molto quello che scrivevo. 

Sorridendo la ringraziai, però le feci notare che non era diretto proprio a lei ma a suo marito. Lei ribatté subito: “Lo so, ma mio marito non legge, allora lascio il giornale aperto a quella pagina in bagno sperando che si incuriosisca e la legga.”

Dobbiamo ammettere che purtroppo molte volte noi uomini siamo poco propensi a riconoscere il nostro bisogno di migliorare in certe aree della nostra vita. Migliorare e agire di conseguenza. 

Sarà perché siamo preoccupati per altro, o perché non c’è nessuno che ci metta con le spalle al muro per farci prendere le nostre responsabilità. 

Mia nonna aveva una frase che mi ripeteva da ragazzino: “Davide, stai diventando un ometto, comportati bene!”

Oggi pare che si sia persa di vista l’importanza di comportarsi da uomini; la distinzione tra ruoli e comportamenti strettamente maschili o femminili si sta offuscando sempre di più. Essere uomini sembra qualcosa di antiquato, quasi da evitare. Addirittura, oggi che si vogliono affiancare a maschio e femmina altri 50 tipi di gender, suggerire a qualcuno di comportarsi da uomo susciterà sicuri dissensi.

Non deve sorprendere che il mondo abbracci ideologie sbagliate, lo fa da sempre. Paolo, più di duemila anni fa, scriveva: 

L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio, né lo hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato. 

Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Per questo Dio li ha abbandonati all’impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen.

Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento.

Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente; ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di contesa, di frode, di malignità; calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati” (Romani 1:18-31). 

Quando Dio non fa più parte dei pensieri dell’uomo, vengono meno tutti gli argini contro la depravazione umana. Il peccato è considerato la normalità, e approvarlo una necessità. L’uomo si sostituisce a Dio, e Dio lo abbandona a fare tutto ciò che è sconveniente.

C’era da aspettarselo dal mondo, ma quando ideologie inique si infiltrano anche nella chiesa le conseguenze sono nefaste per le persone coinvolte. 

Ci sono ancora chiese sane, fedeli alla Parola di Dio, che affermano che Dio ha creato il maschio e la femmina, e che non esistono altri generi, ma la società fa di tutto per influenzare il modo di pensare perfino dei credenti. 

Molti cristiani infatti considerano porzioni delle Scritture, che per loro sono controverse e scomode, come retaggio di una cultura sorpassata, invece di considerare tutta la Bibbia autorevole e valida anche per i nostri tempi. 

Tra questi argomenti scomodi ci sono il ruolo e le responsabilità dell’uomo che rischiano di essere minimizzati o addirittura accantonati.

OCCHIO! SEMPRE E COMUNQUE

Paolo scriveva ai Corinzi: “Vegliate, state fermi nella fede, comportatevi virilmente, fortificatevi. Tra voi si faccia ogni cosa con amore” (1 Corinzi 16:13,14).

Nota bene: Paolo scrive “comportatevi virilmente” cioè “fate gli uomini. Comportatevi da uomini!” Sono parole vecchie di duemila anni ma attuali come non mai.

Questi due versetti sono carichi di istruzioni per noi uomini che rischiamo di essere lavativi nelle mansioni e nei doveri che Dio ha stabilito proprio per noi. È lui che ha creato il genere umano; ha certamente le idee chiare sui ruoli che ha assegnato alle sue creature.

Il versetto comincia con un presente imperativo: vegliate. Il significato di questa forma grammaticale è ovvio: fatelo, e fatelo sempre! Non basta farlo una volta per tutte, ma è un’azione continua.

Anche il verbo “vegliare” è significativo. A quei tempi nelle città c’erano sentinelle che vegliavano giorno e notte per proteggerle. Sempre all’erta e attente contro ogni minimo pericolo che poteva minacciare il popolo.

Questo concetto di essere vigili ricorre spesso nella Bibbia. Per esempio, Paolo scrive: “Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato” (Galati 6:1). Quel “bada bene” nella seconda parte del versetto dice la stessa cosa: guardati bene, perché anche tu non corra tale pericolo. 

Spesso questo comando viene usato collegato al peccato. Pietro scrive: “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare” (1 Petro 5:8). 

Noi, che siamo credenti, dobbiamo stare attenti perché il diavolo e la società, influenzata da lui, mirano a distruggere il piano di Dio. Non a caso Giovanni avverte: “Badate a voi stessi affinché non perdiate quello per cui abbiamo lavorato, ma riceviate piena ricompensa” (2 Giovanni 8).

Ogni uomo deve fare attenzione e vegliare sulla sua vita perché Satana, con il peccato e con le distrazioni, vuole rendere vana l’opera di Dio in noi rendendoci incapaci di adempiere il nostro compito. 

Ogni uomo deve anche saper riconoscere quelle bugie che lo spingono a sminuire il ruolo che Dio gli ha dato nella famiglia e nella chiesa.

Paolo, quindi, voleva ricordare agli uomini di Corinto di vegliare e stare fermi nella fede. In pratica dovevano condurre una vita che onorasse Dio e il Signore Gesù. Essere un uomo di Dio è una priorità.

Esiste un cliché che vorrebbe il vero maschio cocciuto, duro, ostinato e autoritario. Paolo invece ricorda a noi uomini che dobbiamo fare ogni cosa con amore. I veri uomini svolgono i propri compiti spinti dall’amore per Dio e per gli altri. La vera mascolinità è personificata dal Signore Gesù, che ha fatto e detto ogni cosa motivato dall’amore.

OMETTO, È ORA CHE TU CRESCA

Paolo scrive: “Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino” (1 Corinzi 13:11).

Il progresso naturale consiste nel crescere, maturare, e smettere con certi comportamenti per acquisirne altri. Alcuni uomini credenti, invece, sembrano accontentarsi dello stato in cui si trovano: sono paghi di svolgere le loro mansioni sì ma, a guardar bene, fanno esattamente come i non credenti, solo con un atteggiamento migliore e senza compromessi. Parlo del provvedere per le necessità della famiglia. È sicuramente il dovere del maschio, infatti Dio si aspetta la stessa cosa anche dai non credenti. Ma dai capifamiglia credenti lui esige di più.

La prima responsabilità di ognuno è quella di crescere spiritualmente. Di specchiarsi regolarmente nella Parola di Dio – da solo per conto proprio, e collettivamente nella chiesa locale – e cambiare secondo le istruzioni che si trovano in essa. 

Arrivare a non confrontarsi più con le Scritture porta a illudersi che Dio sia soddisfatto, quando non lo è per niente. 

L’uomo credente deve maturare nella sua fede e imparare a rendersi utile spiritualmente per coloro che Dio ha messo nella sua vita.

Le qualifiche del diacono che troviamo in 1 Timoteo 3 non sono requisiti di pochi supercredenti. Non esistono cristiani del tipo base e poi quelli, che per le loro caratteristiche del tutto eccezionali, sono qualificati al diaconato.

“Allo stesso modo i diaconi devono essere dignitosi, non doppi nel parlare, non propensi a troppo vino, non avidi di illeciti guadagni; uomini che custodiscano il mistero della fede in una coscienza pura. Anche questi siano prima provati; poi svolgano il loro servizio se sono irreprensibili. I diaconi siano mariti di una sola moglie, e governino bene i loro figli e le loro famiglie. Perché quelli che hanno svolto bene il compito di diaconi si acquistano un grado onorabile e una grande franchezza nella fede che è in Cristo Gesù” (1 Timoteo 3:8-10,12,13).

In questa lista di qualifiche non ce n’è una che non dovrebbe essere presente in ogni credente della chiesa. La differenza sta semplicemente nella maturità di ciascun individuo.

DOMANDE CHE ESIGONO UNA RISPOSTA

Il carattere del credente è forgiato dallo studio personale della Parola e dalla prontezza a metterla in pratica. 

Leggere e studiare la Bibbia per conto proprio è fondamentale, ma lo è anche l’essere assidui nel partecipare agli incontri della chiesa. 

Una chiesa che trascura l’insegnamento fedele alle Scritture offre solo caramelle al posto di una dieta sana. Come fa un uomo ad applicare la conoscenza della Parola al suo lavoro e alle sue finanze, agli affetti e ai rapporti, alle sue mete e ambizioni se si ciba solo di frasi fatte e di nozioni superficiali sulla fede?

Paolo avverte: “Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste. Ma se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c’è legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se viviamo dello Spirito, camminiamo altresì guidati dallo Spirito” (Galati 5:16-18, 22-25).

La crescita spirituale non è casuale, e non avviene in automatico. Richiede scelte e mete chiare. È il risultato di duro lavoro, ma i suoi benefici saranno evidenti in ogni aspetto della propria vita.

Che tu sia single o sposato, con figli o senza figli, tocca a te curare consapevolmente e con attenzione il tuo progresso per la maturità.

Per il credente sposato c’è anche un altro compito fondamentale che la Parola di Dio comanda di adempiere. È triste che molti uomini non lo prendano sul serio. Provvedono forse prontamente nel mantenere la famiglia, ma trascurano di fatto il loro dovere di amare le mogli. Non sto parlando di ricordarsi degli anniversari o dei compleanni ma di amarle come dice l’apostolo Paolo in Efesini:

“Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l’acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile. Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro propria persona. Chi ama sua moglie ama se stesso. Infatti nessuno ha mai odiato la propria persona, anzi la nutre e la cura teneramente, come anche Cristo fa per la chiesa, poiché siamo membra del suo corpo” (Efesini 5:25-30).

Dio ordina al marito di amare la propria moglie curando la vita spirituale di lei, di essere coinvolto in prima persona nella sua crescita spirituale.

– Sei un esempio di crescita spirituale per tua moglie?
– Stai studiando e mettendo in pratica la Parola di Dio?
– Pregate insieme tu e lei?
– Parlate di cose spirituali insieme?
– Siete trasparenti nell’affrontare le vostre vittorie e le vostre sconfitte?
– Tua moglie trova in te un punto di riferimento per le questioni spirituali?
– Siete un esempio di assiduità nel frequentare le riunioni della chiesa, ed è una priorità per te che tua moglie possa frequentarle?

Non essere proprio tu fra quei molti uomini che non svolgono il loro ruolo di mariti in modo vigilante e amorevole! 

Non permettere alla vita di tutti i giorni di soffocare i tuoi sforzi di fare diligentemente ciò che Dio si aspetta da uno sposo credente.

Chi ha figli ha poi altre grandi responsabilità nell’allevarli. Il piano di Dio è che ogni uomo sia il punto di riferimento principale per la crescita nella fede dei figli. È proprio il padre che crea l’atmosfera cristiana nella famiglia.

Fa riflettere che molti padri s’interessano e vogliono influenzare la scelta della squadra del cuore nei figli. Spesso sento dire che tifare una squadra è una “fede”. Ma francamente a Dio non importa per quale squadra tifa tuo figlio, piuttosto gli importa se crede in Cristo o no! Per questo motivo è scritto:

Questi sono i comandamenti, le leggi e le prescrizioni che il SIGNORE, il vostro Dio, ha ordinato di insegnarvi, perché li mettiate in pratica nel paese nel quale vi preparate a entrare per prenderne possesso, così che tu tema il tuo Dio, il SIGNORE, osservando, tutti i giorni della tua vita, tu, tuo figlio e il figlio di tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandamenti che io ti do, affinché i tuoi giorni siano prolungati. 
Tu amerai dunque il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze. Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla fronte in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte della tua città (Deuteronomio 6:1,2,5-9).

In famiglia Dio si aspetta che tu sia il punto di riferimento spirituale per i tuoi.
Lui sa che non sei perfetto, ma lo stesso si aspetta e desidera, anzi comanda, che tu ti comporti da uomo, sia vigile e che svolga bene il ruolo che ti ha affidato. 
Permettimi quindi di farti ancora qualche domanda:

– Ami Dio più di ogni altra cosa?
– Cosa fai per ricordati sempre di lui?
– Osservi il comandamento di Dio di educare nella fede i tuoi figli?
– Come parli della fede ai tuoi la mattina, la sera e durante il giorno?
– In che modo la tua fede è espressa, insegnata e vissuta a casa tua? 
– La esprimi e la vivi con chiarezza e in modo amorevole?

 Tu e io abbiamo molti nemici che vogliono frenare la nostra ubbidienza e distoglierci dal nostro ruolo di mariti e padri. Il primo ostacolo siamo tu e io! 

Vegliare, dunque. Stare fermi nella fede. Comportarsi virilmente. Fortificarsi. E che si faccia ogni cosa con amore.

Se queste non sono le nostre priorità allora non ci stiamo comportando da uomini. Non siamo quel tipo di persone che Dio vuole.

Se hai letto fin qui, mettiti in discussione, e chiediti cosa puoi fare di pratico per migliorare nella tua vita personale, nella tua famiglia e nella chiesa.

E se per caso hai letto questo articolo solo perché l’hai trovato in bagno, considerati benedetto: hai una moglie che ti vuole bene e aspetta che tu possa manifestare tutto il tuo potenziale di un uomo di Dio che la aiuti a crescere nella fede. 

Davide Standridge

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”Vivere

VIVERE CRISTO IN FAMIGLIA
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La VOCE gennaio 2019

Si può sperare ancora

Come sarà il tuo 2019? 

In qualunque modo provi a immaginartelo, non puoi sapere cosa ha in serbo per te. Nessuno di noi ha il controllo su quello che accadrà. Ma, a pensarci bene, è un dono di Dio il non sapere i particolari dell’anno che sta per cominciare. Conoscere in anticipo le future difficoltà potrebbe renderci inutilmente ansiosi, depressi e infelici. E sapere quali benefici ci aspetteranno potrebbe inquinare i nostri atteggiamenti con l’orgoglio, rovinando anche le nostre relazioni.

Dio ci insegna ad affrontare la vita giorno per giorno. “Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno” (Matteo 6:34). 

C’è una saggezza indiscutibile in tutto quello che Dio dice. Invece di affannarsi per il domani che non sai come sarà, la cosa più saggia, utile e giusta è vivere bene il presente. 

Oggi è la soglia del domani: quello che pianti oggi, con parole, azioni e atteggiamenti, lo raccoglierai domani. Un futuro sereno, senza rancori e rimpianti, non ti cade giù dal cielo.

Seguendo i consigli della Bibbia possiamo preservarci da più guai del necessario. 

Chi non lo vorrebbe? 

Ma partire bene richiede riverenza, ubbidienza e rispetto per il Signore. “Il principio della saggezza è il timore del SIGNORE, e conoscere il Santo è l’intelligenza” (Proverbi 9:10).

Ti proponiamo di guardare con noi alcuni versetti tratti dal libro dei Proverbi, ispirato da Dio per il nostro bene. La saggezza di queste brevi massime può proteggerci da inutili errori e può aiutarci a “seminare” un 2019 migliore.

Benvenga il 2019

Salomone, l’uomo che Gesù ha definito il più saggio che sia mai esistito, nella sua introduzione al libro dei Proverbi mette subito in chiaro lo scopo per cui scrive: “Perché l’uomo conosca la saggezza, l’istruzione e comprenda i detti sensati; perché riceva istruzione sul buon senso, la giustizia, l’equità, la rettitudine; per dare accorgimento ai semplici e conoscenza e riflessione al giovane. Il saggio ascolterà e accrescerà il suo sapere; l’uomo intelligente ne otterrà buone direttive” (Proverbi 1:2-5).

Mica poco! Io ne ho un gran bisogno. E tu? 

La particolarità dei proverbi è che sono frasi molto concise. Anche taglienti. Non si sprecano per addolcirti la verità. 

Così, senza mezzi termini, Dio dice che trascurare le sue parole è da stolti, pura follia. “Il timore del SIGNORE è il principio della scienza; gli stolti disprezzano la saggezza e l’istruzione” (Pr. 1:7).

Egli avverte che ci saranno conseguenze se non lo si ascolta: “Poiché quando ho chiamato avete rifiutato di ascoltare, quando ho steso la mano nessuno vi ha badato, anzi, avete respinto ogni mio consiglio e della mia correzione non ne avete voluto sapere, anch’io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando lo spavento vi piomberà addosso come una tempesta, quando la sventura v’investirà come un uragano e vi cadranno addosso l’afflizione e l’angoscia. Allora mi chiameranno, ma io non risponderò; mi cercheranno con premura ma non mi troveranno. Poiché hanno odiato la scienza, non hanno scelto il timore del SIGNORE, non hanno voluto sapere i miei consigli e hanno disprezzato ogni mia correzione, si pasceranno del frutto della loro condotta, e saranno saziati dei loro propri consigli” (Pr. 1:27-31).

Seguire il Signore non solo ci guida a vivere meglio, ma previene grandi dispiaceri e calamità. 

Tutta Italia ha parlato di Desirée, una povera ragazza, drogata e stuprata a Roma. Era strano sentire i suoi famigliari descriverla come una “brava” ragazza, ma lei si drogava e non andava più a scuola. La famiglia sembrava essere totalmente impreparata a questa tragedia. 

Certo, è un caso limite, ma sarebbe ingenuo pensare che non ci sia nessun figlio di credenti fumare spinelli o fare sesso. 

Questi comportamenti non cominciano in un momento. Sono il risultato di anni di negligenza nel proprio ruolo in famiglia. Triste a dirsi, ma mariti e mogli che non si parlano più, e genitori e figli che litigano spesso esistono anche nelle famiglie di credenti. 

Cosa sia successo nella famiglia di Desirée non si sa, ma certamente i campanelli di allarme non sono stati ascoltati. O forse non sapevano quali fossero i segnali a cui prestare attenzione. 

Tutti vorrebbero prevenire tali problemi, ma chi è davvero pronto ad ascoltare i consigli antichi, le verità immutabili, per esaminare la propria vita e cambiare, o implementare quello che è necessario? 

La Parola di Dio ti dice la verità, ma tocca a te applicarla alla tua vita, per il tuo bene.

Chi ben comincia...

C’è un punto di partenza preciso dal quale scaturisce tutto il resto. È il fattore più determinante che influisce su tutta la nostra vita. Regola ogni nostra decisione, reazione, relazione e sentimento. Eccolo: “Confida nel SIGNORE con tutto il cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue vie ed egli appianerà i tuoi sentieri. Non ti stimare saggio da te stesso; temi il SIGNORE e allontanati dal male; questo sarà la salute del tuo corpo e un refrigerio alle tue ossa” (Pr. 2:5-8).

Hai notato? Sta dicendo che non siamo sufficientemente saggi per poter fare di testa nostra senza Dio, e che se non siamo diretti da Lui, siamo portati a fare il male, e a stare male. 

Le statistiche rivelano che sono sempre di più le persone depresse, anche tra i giovanissimi. È forse un comportamento che hanno in qualche modo “imparato” dai genitori o da persone intorno a loro? O la loro depressione è il frutto del loro modo sbagliato di affrontare la vita? 

Fidandosi solo dei ragionamenti umani si rimane inevitabilmente delusi: non resta che vivere le conseguenze del peccato. Perché il peccato ha sempre una conseguenza.

Per questo abbiamo bisogno di aggrapparci alla verità della Parola di Dio: “Bontà e verità non ti abbandonino; legatele al collo, scrivile sulla tavola del tuo cuore; troverai così grazia e buon senso agli occhi di Dio e degli uomini” (Pr. 2:3,4). 

Ti ricorda qualche frase di Gesù? “Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi…” Non si tratta di rispolverare dei versetti nel momento del bisogno (che è la cosa giusta da fare!), ma di lasciare che quelle parole modellino il nostro cuore giorno per giorno. E questo ci porta al prossimo proverbio.

Sempre all’erta

“Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso provengono le sorgenti della vita. Rimuovi da te la perversità della bocca, allontana da te la falsità delle labbra” (Pr. 4:22,23).

Il cuore è la sede dei nostri affetti e desideri. Ma è ingannevole e maligno. È incline al peccato e va protetto più di ogni altra cosa. 

Custodire il cuore significa stare lontani da qualunque cosa sia perversa e sbagliata. È non soffermarsi su pensieri che portano a peccare, non desiderare il male, né invidiarlo, ma riempire il cuore con la verità delle Sacre Scritture.

Vuol dire stare sempre all’erta, perché siamo ribelli e insensati per natura. E quando pecchiamo, dobbiamo essere corretti.

Le lacrime degli stupidi

A nessuno piace essere ripreso. Ma è davvero necessario.

“Chi ama la correzione ama la scienza, ma chi odia la riprensione è uno stupido” (Pr. 12:1). 

Odiare, risentirsi o arrabbiarsi quando siamo ripresi è da stupidi! Più chiaro di così!

Chi non vuole essere ripreso si crede perfetto. Chi non vuole essere corretto, pensa di non aver nulla da imparare. E diciamocela: persone così sono piuttosto insopportabili.

Molti rimpianti nascono dal non aver voluto ascoltare, per orgoglio, testardaggine o ripicca. Dio ci invita a essere malleabili, e essere pronti ad ascoltare ed evitare così tanti rimpianti inutili: “…e tu non dica: «Come ho fatto a odiare la correzione, e come ha potuto il mio cuore disprezzare la riprensione? Come ho fatto a non ascoltare la voce di chi m’insegnava, e a non porgere l’orecchio a chi m’istruiva?” (Pr. 5:12,13).

Spesso dico scherzando che vorrei tornare a scuola, al liceo, che a suo tempo detestavo. Quante cose avrei potuto imparare se fossi stato più attento… Per le nozioni si può anche rimediare più tardi studiando per conto proprio, ma trascurare le lezioni di vita potrebbe costare molto caro.

Tutti pronti dunque ad accogliere buoni consigli e propositi della Parola di Dio! Ma non solo quando ci vengono offerti: li dobbiamo ricercare attivamente. 

Fai una lista delle aree in cui riconosci di aver bisogno di consiglio: il tempo, i soldi, l’educazione dei figli, difetti caratteriali, le amicizie, la vita coniugale, il tuo rapporto con i genitori… Scoprirai che sono soggetti di cui parla la Bibbia. Salomone non era estraneo a tutto ciò. Il suo libro dei Proverbi ha 31 capitoli! Tanta saggezza a tua disposizione.

MA TI SEI VISTO?

Chiediamoci: siamo delle persone a cui si può insegnare o pensiamo di essere autosufficienti? Come reagisci quando qualcuno ti si avvicina offrendo dei consigli? Pensi subito: “Ma chi si crede di essere per venirmi a fare la predica”? 

Non saresti l’unico a pensarlo. 

È interessante notare che queste cose ci danno fastidio da giovani, ma anche da grandi è lo stesso! Sarà forse che abbiamo problemi di orgoglio?

“La superbia precede la rovina, e lo spirito altero precede la caduta” (Pr. 16:18). 

Una persona arrogante è incorreggibile. Andrà a finire male di sicuro. L’orgoglio infatti è la caratteristica del diavolo. Dio resiste gli orgogliosi.

Nella sua perfetta cura, Dio ci ha messo intorno genitori, anziani di chiesa, amici e fratelli e sorelle in fede – sono un gran dono che non dobbiamo sottovalutare. Dio si serve anche di loro per educarci. Permettiamo a loro di aiutarci a crescere nel nostro amore per il Signore. 

Ho amici a cui voglio tanto bene, vedo aspetti nella loro vita che non vanno, ma non ho il coraggio di avvicinarli, perché so come reagirebbero e ho paura di perdere la loro amicizia. Non mi va di essere travolto da una lunga lista di giustificazioni e finte ragioni. 

Mentre scrivo queste parole mi sto chiedendo: Ma io come sono? Faccio la stessa cosa? 

Le persone trovano in me una persona desiderosa di ascoltare? Sono pronto a cambiare?

Di recente un amico che mi ha ringraziato per il tempo che avevo passato con lui regolarmente per un paio di anni. Ci incontravamo alle 5 di mattina a McDonald’s per parlare della sua vita. Mi ha confidato che spesso andava via arrabbiato, non gli piaceva ascoltare le cose che dicevo. Eppure, eravamo lì perché lo aveva chiesto lui. Sapeva che quei momenti erano utili per la sua vita. Lo erano anche per me, perché dandogli consigli biblici ero continuamente spronato a rivedere e valutare la mia vita.

Zitti e mosca!

“Nella moltitudine delle parole non manca la colpa, ma chi frena le sue labbra è prudente. La lingua del giusto è argento scelto; il cuore degli empi vale poco” (Pr. 10:19,20). 

A volte sembra che Salomone abbia scritto alcuni dei suoi proverbi proprio per noi italiani. Siamo chiacchieroni, parliamo troppo e volentieri. 

Il libro dei Proverbi avverte di mordere, di frenare la lingua loquace. Imparare a stare zitti è una grande protezione.

Come vorrei tornare indietro nel tempo e non avere pronunciato delle cose che ho detto nella mia ignoranza, nel voler dare la mia opinione. A volte me ne sono reso conto subito e ho potuto rimediare, ma altre volte sono passati anni e il ricordo delle mie parole taglienti ha continuato a fare del male.

“C’è chi, parlando senza riflettere, trafigge come spada, ma la lingua dei saggi procura guarigione” (Pr. 12:18). 

Se solo imparassimo a parlare al momento giusto, potremmo fare tanto bene. Il parlare troppo ci mette nei guai, ci espone al rischio di dire qualcosa che avremmo dovuto tenere per noi.

“Chi va sparlando svela i segreti, ma chi ha lo spirito leale tiene celata la cosa” (Pr. 11:13).

“L’uomo accorto nasconde quello che sa, ma il cuore degli stolti proclama la loro follia” (Pr. 12:23).

Non dobbiamo solo stare attenti a come parliamo, ma anche a stare lontani da quelli che lo fanno troppo. “Chi va sparlando palesa i segreti; perciò non t’immischiare con chi apre troppo le labbra” (Pr. 16:19).

Se ti viene da sorridere pensando che sia un problema solo delle donne, ti sbagli. Il rischio riguarda tutti. Dovremmo stamparci questi versetti su un pezzo di carta e metterlo sullo specchio del bagno, così prima che il caffè svegli la nostra lingua ci faranno ricordare di stare in guardia.

Famiglia canaglia

Chi è sposato lo sa: mariti e mogli possono diventare molto insensibili. Certi comportamenti diventano un’abitudine, di cui non ci rendiamo neanche più conto.

Dai tempi di Adamo e Eva i coniugi hanno sempre trovato cose da ridire sugli atteggiamenti l’uno dell’altra. 

Dio però, ci spinge a riflettere sulle nostre azioni. 

“Meglio un piatto d’erbe, dov’è l’amore, che un bue ingrassato, dov’è l’odio” (Pr. 15:17). 

In famiglia, l’amore, la stima e la cura reciproca valgono molto di più che il benessere economico. 

Tanti uomini si affaticano per provvedere per la famiglia, trascurando però il loro ruolo di guide spirituali per la moglie e i figli. Il loro amore non è visibile nelle parole e nella cura dei famigliari. 

Provvedono vestiti, casa, vacanze, gadget e sport che, però, non possono compensare la discordia che regna in casa: “È meglio un tozzo di pane secco con la pace, che una casa piena di carni con la discordia” (Pr. 17:1).

Cari padri, non è indispensabile che tutti i figli abbiano un tablet o uno smartphone. Anzi forse sarebbe meglio non averli per niente. 

Avreste più tempo da passare con tuo figlio.

Le mogli hanno un ruolo importante nel portare pace e serenità in famiglia, il ché non va perso di vista. “La donna saggia costruisce la sua casa, ma la stolta l’abbatte con le proprie mani” (Pr. 14:1). 

Litigare o parlare male del marito non ha mai portato nulla di positivo, anzi allontana solo il coniuge. “Meglio abitare sul canto di un tetto, che in una gran casa con una moglie rissosa. Meglio abitare in un deserto, che con una donna rissosa e stizzosa” (Pr. 21:9,19).

La serenità della famiglia comincia proprio nella relazione tra i coniugi. Le ferite, i dolori, l’astio non sono misurabili, non si può sapere chi dei due ha sofferto di più. 

Alzare la voce, lamentarsi, criticare, ripetere all’infinito le stesse cose, è un segno di NON voler trovare una soluzione.

Vuoi un anno migliore? Una casa che sia un’oasi di pace, dove regnino il rispetto e l’amore? Comincia tutto proprio dai genitori! 

Come vi parlate in famiglia? Cosa pensi di fare per essere un agente di pace nella tua casa? Il cambiamento non sarà frutto del caso, ma delle tue decisioni e dei tuoi propositi ponderati e preparati.

Allevi un delinquente?

Provo un dispiacere misto a rabbia quando osservo alcuni genitori con i loro piccoli. La mamma che continua a vietare al bambino di fare una certa cosa, e lui che continua imperterrito a farla… Genitori che invece di disciplinare i figli, gli fanno lunghi e ripetuti discorsi inutili, che non producono cambiamenti… Padri che (se mai sono a casa!) lasciano alla mamma, o ai nonni, la gestione dell’intera famiglia, mentre loro si mettono a guardare la TV, o a leggere il giornale in mezzo al caos più totale…

Pensare che l’educazione cominci quando i figli sono grandi “abbastanza”, è il modo più sicuro di avere guai grossi: “Anche il bambino dimostra con i suoi atti se la sua condotta sarà pura e retta” (Pr. 20:11). Quante volte devi dire di no al bambino prima che ci siano delle conseguenze?

Bisogna cominciare da subito, quando sono ancora piccolissimi, cominciando con chiarezza e fermezza. “Chi risparmia la verga odia suo figlio, ma chi lo ama, lo corregge per tempo” (Pr. 13:24). Se non l’abbiamo capito, Salomone reitera: “La follia è legata al cuore del bambino, ma la verga della correzione l’allontanerà da lui” (Pr. 22:15). 

Dio raccomanda di intervenire subito, quando c’è ancora speranza. “Castiga tuo figlio, mentre c’è ancora speranza, ma non lasciarti andare sino a farlo morire” (Pr. 19:18). 

Non c’è nulla di male nell’usare la punizione appropriata. “Non risparmiare la correzione al bambino; se lo batti con la verga, non ne morrà; lo batterai con la verga, ma lo salverai dal soggiorno dei morti” (Pr. 23:13,14). 

Ami i tuoi figli? Allora sappi che amarli richiede tanto lavoro! 

Qualche volta devi ritornare sulla stessa correzione, anche nel giro di pochi minuti. Forse non ti va, forse sei stanco, ma è necessario. Nel tempo raccoglierai i benefici. “Insegna al ragazzo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà” (Pr. 22:6).

Ma la Bibbia ha qualcosa da dire anche per i figli quando diventano più grandi e cominciano a esercitare una certa autonomia: “Ascolta, figlio mio, l’istruzione di tuo padre e non rifiutare l’insegnamento di tua madre; poiché saranno un fregio di grazia sul tuo capo e monili al tuo collo” (Pr. 1:8,9).

Non so quanti adolescenti leggeranno questo articolo, ma lancio un’idea: fate leggere questo giornale ai vostri figli, e poi chiedetegli di valutare la vostra vita di famiglia! 

Avrete poi il coraggio di ascoltarli e cambiare? Sicuramente sorprendereste i vostri figli, specialmente se mostrate prontezza genuina a chiedere perdono e a cambiare.

Rivalutare regolarmente come sta andando l’educazione dei figli sin da piccoli, è una buona abitudine. Aiuta a migliorare prima che sia troppo tardi.

Il miracolo della fame

“Il pigro desidera, e non ha nulla, ma l’operoso sarà pienamente soddisfatto” (Pr. 13:4). “Il pigro non ara a causa del freddo; alla raccolta verrà a cercare, ma non ci sarà nulla” (Pr. 20:4).

Il lavoro serve per provvedere alla famiglia, e per poter donare agli altri. L’ha stabilito Dio. 

Trovare il lavoro può essere difficile, e un lavoro che ci piaccia, con la paga che pensiamo di meritare, è forse impossibile. Dio, però, non ce lo comanda solo quando ci piace: dobbiamo lavorare e basta. Il principio è valido: “La fame del lavoratore lavora per lui, perché la sua bocca lo stimola” (Pr. 16:26).

Genitori, un po’ di fame fa miracoli nei vostri figli! Conosco diverse persone che continuano a provvedere a loro anche quando questi sono ormai adulti. Non parlo di aiuti saltuari. Se ci sono delle emergenze è giusto aiutare con quello che si può, ma non è normale che i figli adulti dipendano economicamente dai genitori. 

Un sano atteggiamento verso il lavoro si impara da piccoli. 

Molti genitori invece non fanno lavorare i bambini in casa. È un danno nei confronti dei figli. 

Devono imparare a farsi il letto, apparecchiare e sparecchiare, lavare i piatti, portare fuori la spazzatura e fare le pulizie. Altrimenti diventeranno pigri. 

Quale datore di lavoro assumerebbe un pigro? 

Chi vorrebbe sposarsi un pigro?

La compagnia che fai… 

“Chi va con i saggi diventa saggio, ma il compagno degli insensati diventa cattivo” (Pr. 13:20). Le persone che ci scegliamo come consiglieri e come amici esercitano un grande ascendente su di noi.

Scegliersi amici credenti, con principi biblici solidi, è d’obbligo. Ma c’è di più. 

Devono essere anche capaci di tenere a bada i sentimenti. “L’uomo collerico fa nascere contese, ma chi è lento all’ira calma le liti” (Pr. 15:18). 

Devono saper perdonare: “Chi copre gli sbagli si procura amore, ma chi sempre vi torna su, disunisce gli amici migliori” (Pr. 17:9).

Devono essere di animo generoso: “Se il tuo nemico ha fame, dagli del pane da mangiare; se ha sete, dagli dell’acqua da bere; perché, così, radunerai dei carboni accesi sul suo capo, e il SIGNORE ti ricompenserà” (Pr. 25:21,22).

Tu sei un amico così?

Il Signore lo è.

Hai letto fino a qui; se stai facendo bene, non ti vantare. Se ci sono cose che devi cambiare, chiedi aiuto al Signore: “Non ti vantare del domani, poiché non sai quel che un giorno possa produrre. Altri ti lodi, non la tua bocca; un estraneo, non le tue labbra” (Pr. 27:1,2). 

L’anno che verrà è nelle mani di Dio. Lui ha promesso di camminare accanto a noi. Impariamo a fidarci di Lui, impariamo a chiedere perdono: “Chi copre le sue colpe non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia” (Pr. 28:13).

Quest’anno, quando qualcuno ti augura Buon Anno, fermati, rifletti e ripromettiti di seguire i principi biblici, e il suo augurio non cadrà nel vuoto! 

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Variare per imparare

Per il culto di famiglia, ci abbiamo provato, ma i bambini non stanno attenti. Sembra si annoino, sono irrequieti…” mi diceva una mamma.
“E come lo fate il culto?” ho chiesto.
“Beh, leggiamo il foglietto del calendario cristiano e, poi, mio marito e io preghiamo.”
“E quanti anni hanno i bambini?”
“Cinque e sette.”

Silenziosa, ma vincente

È possibile che olio e acqua si combinino? No. Si possono emulsionare, se si sbattono, ma l’emulsione non dura. Così è dei matrimoni chiamati, eufemisticamente, misti, cioè formati da un credente e un incredulo.

Quando si accende la miccia

La famiglia dovrebbe essere un posto in cui siamo amati e accettati e in cui esprimiamo solo gentilezza e affetto verso gli altri.
Ma, anche nelle migliori famiglie, succede di non andare d’accordo e di andare in collera verso un altro. Fra adolescenti è quasi la norma giornaliera.
Fra adulti dovrebbe essere solo un avvenimento sporadico.
Che fare quando si perdono le staffe?

I miei bambini in chiesa? Sì, ma...

I miei bambini in chiesa? Sì, ma...

di Guglielmo Standridge
ISBN 978-88-96129-29-6
Pagine 64
Euro 5,50 + spese postali

Ogni genitore desidera fare tutto il possibile per il bene dei propri figli. Ma, a volte, non è facile decidere se alcune cose sono un bene o un male.

A che età bisogna cominciare a curare il bene spirituale e morale dei figli? Nei primi anni di vita, oppure meglio solo quando saranno più grandi e capaci di capire? Come evitare che la presenza dei bambini piccoli alle riunioni di chiesa non sia una tortura per i bambini stessi e i loro genitori e un disturbo per gli altri?

Guglielmo Standridge, padre di quattro, nonno di 12, bisnonno di 2 (per ora!), ha dell’esperienza in materia di bambini e vita di chiesa che condivide con te in questo breve libro. Esperienze e metodi che aiuteranno a risolvere il problema, spesso preoccupante per i genitori, del comportamento dei figli durante il culto in mezzo a dei credenti che desiderano adorare il Signore in un atmosfera di calma.

È un problema che comincia a risolversi quando i genitori decidono che bisogna affrontarlo e sono pronti a fare i cambiamenti necessari.

È un libro da leggere e da regalare!

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


[Estratto dal capitolo UNO]

Uno degli errori più pericolosi

che un genitore possa fare è vietare o trascurare per ignoranza che i suoi figli fin da piccoli frequentino la chiesa e siano istruiti nella Parola di Dio.

Uno dei più grandi tradimenti del volere di Dio avviene quando una chiesa locale, o i suoi responsabili, scoraggiano i genitori che desiderano portare i loro figli alle riunioni, non provvedendo loro ogni agevolazione ed aiuto perché possano curare e accudire i loro bambini nell’ambiente della chiesa.

Nella vostra chiesa, come va? C’è chi si oppone alla presenza dei bambini? C’è chi critica i genitori che ce li portano? E, d’altra parte, siete sicuri di poter dire in tutta onestà che i vostri figli non abbiano causato, o non causino, disturbo a nessuno?

Ammettiamo, per prima cosa, che i problemi possono esistere e, poi, vediamo come possono essere risolti con la soddisfazione di tutti e, soprattutto, per il bene dei figli, dei genitori, della chiesa e per la gloria di Dio.

Certamente è possibile. Ci state?

I miei bambini in chiesa? Sì, ma... © Associazione Verità Evangelica

I miei bambini in chiesa? Sì, ma...

di Guglielmo Standridge
ISBN 978-88-96129-29-6
Pagine 64
Euro 5,50 + spese postali

Ogni genitore desidera fare tutto il possibile per il bene dei propri figli. Ma, a volte, non è facile decidere se alcune cose sono un bene o un male.

A che età bisogna cominciare a curare il bene spirituale e morale dei figli? Nei primi anni di vita, oppure meglio solo quando saranno più grandi e capaci di capire? Come evitare che la presenza dei bambini piccoli alle riunioni di chiesa non sia una tortura per i bambini stessi e i loro genitori e un disturbo per gli altri?

Guglielmo Standridge, padre di quattro, nonno di 12, bisnonno di 2 (per ora!), ha dell’esperienza in materia di bambini e vita di chiesa che condivide con te in questo breve libro. Esperienze e metodi che aiuteranno a risolvere il problema, spesso preoccupante per i genitori, del comportamento dei figli durante il culto in mezzo a dei credenti che desiderano adorare il Signore in un atmosfera di calma.

È un problema che comincia a risolversi quando i genitori decidono che bisogna affrontarlo e sono pronti a fare i cambiamenti necessari.

È un libro da leggere e da regalare!

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Uno degli errori più pericolosi

che un genitore possa fare è vietare o trascurare per ignoranza che i suoi figli fin da piccoli frequentino la chiesa e siano istruiti nella Parola di Dio.

Uno dei più grandi tradimenti del volere di Dio avviene quando una chiesa locale, o i suoi responsabili, scoraggiano i genitori che desiderano portare i loro figli alle riunioni, non provvedendo loro ogni agevolazione ed aiuto perché possano curare e accudire i loro bambini nell’ambiente della chiesa.

Nella vostra chiesa, come va? C’è chi si oppone alla presenza dei bambini? C’è chi critica i genitori che ce li portano? E, d’altra parte, siete sicuri di poter dire in tutta onestà che i vostri figli non abbiano causato, o non causino, disturbo a nessuno?

Ammettiamo, per prima cosa, che i problemi possono esistere e, poi, vediamo come possono essere risolti con la soddisfazione di tutti e, soprattutto, per il bene dei figli, dei genitori, della chiesa e per la gloria di Dio.

Certamente è possibile. Ci state?

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