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La Voce del Vangelo

La VOCE febbraio 2024

Il nostro modo di pensare ha un’influenza determinante sulla nostra vita. Ciò che crediamo su Dio e sul ruolo di Gesù nelle nostre circostanze incide su come le affrontiamo.

Questo è vero anche per i teologi: lo si evince dai loro scritti e dalle loro affermazioni.

Una cinquantina d’anni fa si parlava molto della Teologia della Liberazione, per la quale Gesù era una figura più politica che spirituale. Veniva presentato come un rivoluzionario che dava un esempio ai “cristiani” su come gestire e reagire a qualsiasi tipo di oppressione. Nell’era moderna molti ancora vedono Gesù in questo modo.

Oggi la teologia della prosperità è quella che attira maggiormente le persone. 

Secondo questo modo di approcciare le Scritture Gesù non solo salva l’uomo spiritualmente, ma ha anche promesso di guarirlo, mentre vive sulla terra, da tutte le malattie e dalle conseguenze del peccato. Gli esponenti di questo pensiero sostengono che Dio non si limita soltanto a provvedere per il credente ciò che gli serve, ma vuole anche che abbia una vita agiata e prospera sotto l’aspetto materiale. 

La teologia della prosperità spesso arricchisce più coloro che la insegnano che coloro che la seguono.

Io la reputo una “teologia della comodità”, un atteggiamento che mira a evitare il più possibile tutto ciò che è scomodo e reca sofferenza. Mettendola così, però, mi pare che rischiamo di cadere un po’ tutti in questo modo di pensare.

Sia come sia, ogni corrente tende a interpretare il rapporto tra Dio e l’uomo dal punto di vista più antropocentrico che teocentrico. 

Qual è allora la verità? Cosa vuole Dio da noi, e cosa dobbiamo aspettarci dal nostro rapporto con lui su questa terra?

 

Sin dall’inizio Dio è stato molto chiaro su quello che si aspetta da noi:

“Ascolta, Israele: Il SIGNORE, il nostro Dio, è l’unico SIGNORE. Tu amerai dunque il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze. 
Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla fronte in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte della tua città” (Deuteronomio 6:4-9).

Sono parole reiterate anche dal Signore Gesù nel Nuovo Testamento. 

Dio vuole che il nostro amore per lui sia totale. Questo implica che dobbiamo conoscerlo, non soltanto per apprezzare le sue promesse e quello che ha fatto per noi, ma anche per capire cosa esige da noi, e poi farlo.

Amare Dio vuol dire studiare Gesù cercando, con l’aiuto dello Spirito Santo, di imitarlo.

Vuol dire anche amare la Parola di Dio, ascoltarla e studiarla per capirla, assimilarla, metterla in pratica noi stessi e poi insegnare le sue verità anche agli altri. 

Cominciando da coloro che sono nella nostra sfera d’influenza, fino a raggiungere chiunque il Signore metta sulla nostra strada, soprattutto quelli nella nostra chiesa locale.

Infatti, ogni credente deve rendersi conto del ruolo che Dio gli ha affidato nell’ambito della propria chiesa di appartenenza, per servire gli altri con il dono spirituale che ha ricevuto da lui.

Amare Dio vuol dire inoltre amare i non credenti parlandogli della salvezza in Cristo con zelo e passione.

 

Il grande problema di oggi è che si crede che si possa essere cristiani senza troppi sforzi e senza soffrire. Si sente dire, addirittura, che la sofferenza sia un chiaro segno della disapprovazione di Dio.

Dicono, per esempio, che parlando ai non credenti di Gesù non si deve mai accennare alle possibili ripercussioni negative della conversione sui rapporti familiari, sul lavoro, su quello che si possiede e su tutta la nostra vita perché è una cattiva “strategia di marketing”.

Bisognerebbe piuttosto cercare di mettere in risalto tutti i vantaggi che si hanno nel diventare cristiano, trasmettendo, anche se non intenzionalmente, l’idea che subito dopo la conversione tutto andrà per il meglio, che i rapporti con gli altri, la condizione economica e la salute miglioreranno automaticamente.

Gesù invece aveva affermato che diventare suoi discepoli avrebbe portato tensione e attrito nei rapporti familiari, e che seguirlo è una decisione seria che dev’essere ben ponderata, perché le conseguenze saranno significative. Le persone devono rendersi conto del costo che comporterà seguire Cristo.

“Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa per vedere se ha abbastanza per poterla finire? Perché non succeda che, quando ne abbia posto le fondamenta e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno comincino a beffarsi di lui, dicendo: «Quest’uomo ha cominciato a costruire e non ha potuto terminare.»
Oppure, qual è il re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si sieda prima a esaminare se con diecimila uomini può affrontare colui che gli viene contro con ventimila? Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un’ambasciata e chiede di trattare la pace.
Così dunque ognuno di voi, che non rinuncia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo. Il sale, certo, è buono; ma se anche il sale diventa insipido, con che cosa gli si darà sapore? Non serve né per il terreno, né per il concime; lo si butta via. Chi ha orecchi per udire oda” (Luca 14:26-35).

A quelli che poi sono diventati suoi discepoli Gesù diceva anche:

“Un discepolo non è superiore al maestro, né un servo superiore al suo signore. Basti al discepolo essere come il suo maestro e al servo essere come il suo signore. Se hanno chiamato Belzebù il padrone, quanto più chiameranno così quelli di casa sua! 
Non li temete dunque; perché non c’è niente di nascosto che non debba essere scoperto, né di occulto che non debba essere conosciuto. 
Quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e quello che udite dettovi all’orecchio, predicatelo sui tetti. 
E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può far perire l’anima e il corpo nella geenna. 
Due passeri non si vendono per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi valete più di molti passeri.
Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli. Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io rinnegherò lui davanti al Padre mio che è nei cieli” (Matteo 10:24-33).

Queste parole di Gesù non erano indirizzate solo ai credenti di quel momento storico particolare, con circostanze sociali del tutto eccezionali, ma sono ancora valide per noi oggi. 

Nel benessere generale dei nostri tempi è facile sottovalutare la possibilità di soffrire. D’altra parte, si sa che in altri paesi non “cristiani” ci sono credenti che soffrono per la loro fede. E non è troppo lontano il tempo in cui gli evangelici erano perseguitati anche in Italia.

La Bibbia dice chiaramente che i veri discepoli devono aspettarsi di soffrire. Ogni cristiano è chiamato a essere pronto a tutto quello che Dio permetterà nella sua vita. 

 

Gesù voleva che i suoi discepoli sapessero che la loro eventuale sofferenza non era il risultato della mancanza di attenzione e cura da parte di Dio, ma che, al contrario, lui è sempre attento ai minimi particolari della vita dei suoi.

Non è saggio pensare che i tempi di oggi siano migliori, e che le parole di Gesù abbiano solo un valore simbolico per prepararci a un ipotetico futuro.

Se Gesù fosse nel mondo adesso avrebbe una vita più facile di quella che ha avuto? Sarebbe celebrato e acclamato come un grande benefattore dell’umanità? Le sue guarigioni, i suoi miracoli lo farebbero un eroe di tutti, e lui sarebbe l’invitato principale di tutti i talk show?

Mentre era sulla terra ha fatto molti miracoli, ha amato come nessuno ha mai amato, ma sono state le sue parole a creare i dissensi con le autorità religiose del suo tempo. Lui non era per niente accomodante, era troppo radicale. 

Cosa direbbe dei capi religiosi dell’era moderna? Cosa direbbe dell’omosessualità, dell’aborto, della convivenza tra persone non sposate? Il suo parlare così estremista del peccato e della necessità del ravvedimento creerebbe problemi a chi lo ascolta?

Sapendo quello che il mondo pensa di chi parla apertamente contro il peccato, ha avvertito i suoi con questo discorso: “Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; siccome non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detta: «Il servo non è più grande del suo signore.» Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato” (Giovanni 15:18-21).

 

Il Signore è stato molto chiaro: se affermiamo quello che lui ha affermato il mondo ci odierà, e di conseguenza saremo perseguitati.

Come stanno le cose per noi oggi? Siamo odiati? Siamo perseguitati? 

Se non lo siamo, è perché siamo in qualche modo l’eccezione alla regola? 

Come interpretiamo la vita quando non arrivano difficoltà? Crediamo che Dio ci stia particolarmente benedicendo?

Alcuni credenti scambiano le normali difficoltà della vita con le sofferenze e la persecuzione di cui parlava Gesù in questi passi. Ma non sono la stessa cosa.

Tutti gli uomini soffrono, chi per malattia, chi per le conseguenze del peccato proprio o di quello di qualcun altro, e chi per altri motivi – il mondo è pieno di dolore. La Bibbia ne parla, e Dio vuole insegnarci come affrontare la sofferenza. 

Ma la sofferenza di cui stiamo parlando non è quella che prima o poi tutti viviamo, perché conseguenza di un mondo decaduto. È piuttosto il risultato di una vita vissuta alla gloria di Dio.

Paolo scrivendo a Timoteo dice: “Tu invece hai seguito da vicino il mio insegnamento, la mia condotta, i miei propositi, la mia fede, la mia pazienza, il mio amore, la mia costanza, le mie persecuzioni, le mie sofferenze, quello che mi accadde ad Antiochia, a Iconio e a Listra. Sai quali persecuzioni ho sopportate; e il Signore mi ha liberato da tutte. Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati” (2 Timoteo 3:10-13).

L’intento di Paolo era quello di incitare Timoteo a essere coraggioso nel suo ministero, ma conclude con parole inequivocabili: tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.

È questa la mia realtà? 
Sto vivendo la mia vita di discepolo in modo palese a tutti e con totale sottomissione a Dio? 
Sto cercando di evitare le sofferenze, anche le più piccole, con un comportamento ambiguo? 
Sono poco chiaro nel parlare della mia fede perché non voglio soffrire?

A volte, anche tra credenti si parla poco di quello che Dio insegna perché non si vuole offendere nessuno. Preferiamo stare zitti e non denunciare né rimproverare un certo peccato. Scegliamo di non esprimerci su alcuni argomenti per “non chiudere le porte della testimonianza”. Tacciamo per non rovinare i rapporti con parenti e amici.

Certo, essere espliciti non è una licenza per essere sgarbati e odiosi, trasgredendo altri comandamenti di Dio.

Con questo non voglio giudicare nessuno, ma spingere ognuno di noi a riflettere sulla propria vita. È possibile che dietro al nostro poco coraggio di mostrare la nostra fede e di parlare agli altri di Gesù si nasconda la volontà di non avere problemi, non soffrire, non essere perseguitati?

Non siamo tanto diversi dai credenti del primo secolo; abbiamo i loro stessi timori. Paolo scrive ai Filippesi: “Soltanto, comportatevi in modo degno del vangelo di Cristo, affinché, sia che io venga a vedervi sia che io resti lontano, senta dire di voi che state fermi in uno stesso spirito, combattendo insieme con un medesimo animo per la fede del vangelo, per nulla spaventati dagli avversari. Questo per loro è una prova evidente di perdizione; ma per voi di salvezza; e ciò da parte di Dio. Perché vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo voi pure la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e nella quale ora sentite dire che io mi trovo” (Filippesi 1:27-30).

I credenti di Filippi avevano paura. Erano spaventati dagli oppositori del vangelo. Ma queste emozioni (normali) non dovevano essere un freno per una vita degna dell’evangelo di Cristo! 

Al contrario, loro dovevano farsi riconoscere come cristiani, ed essere coraggiosi e chiari nel parlare del vangelo. 

Dio vuole che i credenti sappiano che un discepolo di Gesù non ha solo il beneficio della grazia, cioè della salvezza, ma anche la grazia di soffrire proprio a causa della sua testimonianza personale.

Come abbiamo visto, studiando nei mesi precedenti l’armatura di Dio, la vita cristiana è caratterizzata dalla lotta non soltanto contro la carne, il diavolo e i suoi emissari, ma anche contro tutti coloro che non sono figli di Dio.

È da notare che Paolo scrive che i credenti devono combattere insieme. Le chiese locali dovrebbero essere un posto dove si viene istruiti su come parlare con coraggio, chiarezza e amore della propria fede, ma anche un luogo dove i fratelli pregano l’uno per l’altro e si incoraggiano a vicenda.

Attenzione a non prendere i periodi di tranquillità come segni della benedizione e approvazione di Dio! 

Pietro scriveva ai cristiani che stavano soffrendo a causa della loro fede: “Carissimi, non vi stupite per l’incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.

“Se siete insultati per il nome di Cristo, beati voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida, o ladro, o malfattore, o perché si immischia nei fatti altrui; ma se uno soffre come cristiano non se ne vergogni, anzi glorifichi Dio, portando questo nome.
Infatti è giunto il tempo in cui il giudizio deve cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al vangelo di Dio? E se il giusto è salvato a stento, dove finiranno l’empio e il peccatore? Perciò anche quelli che soffrono secondo la volontà di Dio affidino le anime loro al fedele Creatore, facendo il bene” (1 Pietro 4:12-14).

È possibile che i credenti debbano rivalutare come stanno vivendo la loro fede sia come individui che come assemblea? Che debbano fare un esame del loro modo di evangelizzare? O delle scelte che fanno ogni giorno? Che debbano verificare quale teologia hanno abbracciato? Che debbano rivalutare quale chiesa stanno frequentando, magari per comodità invece che per l’insegnamento biblico?

Il fatto che ci siano delle chiese che incoraggiano il credente a evitare la sofferenza non ci dovrebbe sorprendere. 

Paolo infatti scrive: “Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole” (2 Timoteo 4:3,4).

Queste chiese non devono dimenticare quello che è scritto nella Parola di Dio.

Gesù ha avvertito: “Il sale, certo, è buono; ma se anche il sale diventa insipido, con che cosa gli si darà sapore? Non serve né per il terreno, né per il concime; lo si butta via. Chi ha orecchi per udire oda.”

Esiste la possibilità che i credenti e pure la chiesa siano diventati insipidi?

La teologia della “comodità” Gesù non l’ha mai insegnata, e non dobbiamo abbracciarla neanche noi, perché sarebbe un inganno molto pericoloso!

Davide Standridge

 

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La VOCE gennaio 2024

Al tempo di Gesù nessun Ebreo aveva una copia dell’Antico Testamento in casa. Le Sacre Scritture erano custodite con grande attenzione nelle sinagoghe dove venivano maneggiate da inservienti incaricati e lette solo da coloro che le insegnavano commentandole. 

Il compito di preservare e ricopiare questi preziosi testi della legge e dei profeti era affidato agli scribi. 

In realtà, fino al 1500 praticamente nessuno possedeva una copia della Bibbia. Solo dopo che fu tradotta interamente da Tyndale in inglese, da Lutero in tedesco e da Diodati in italiano cominciarono a circolare porzioni delle Scritture per uso personale grazie all’invenzione della stampa. 

In quei tempi la maggior parte delle persone era analfabeta, e se anche avessero avuto una copia della Bibbia non avrebbero saputo leggerla.

Quell’epoca era caratterizzata da grande ostilità verso la diffusione della Parola di Dio. Il diavolo e i suoi servi hanno fatto del tutto per impedire che la Bibbia finisse nelle mani del popolo ma non ci riuscirono. Molti morirono per renderla accessibile a tutti. 

Tuttora, in certi Paesi è vietato possedere una copia della Parola di Dio.

Oggi siamo benedetti perché possiamo avere una copia personale della Sacra Bibbia e siamo in grado di leggerla! Molti di noi ne hanno più di una.

Ricordo la prima volta che l’ho ricevuta in regalo dai miei genitori, insieme alla grande responsabilità di portarla sempre in chiesa. Prima di uscire di casa papà lanciava il suo grido di guerra: “Vi siete messi le scarpe? Vi siete messi il cappotto? Avete preso le vostre Bibbie?”

Sarà che i tempi sono cambiati, ma trovo triste che oggi pochi si rendono conto del privilegio di venire in chiesa portando con sé la propria Bibbia. Dispositivi digitali hanno preso il posto della Bibbia fisica, ma dubito che leggerla sul telefonino sia efficace quanto leggerla su carta. 

Con la Bibbia tra le mani non sei tentato di continuare scorrere il dito sullo schermo per trovare nuovi stimoli. Puoi concentrarti su quello che leggi, sottolineare le parole chiave e segnare qualche appunto a margine della pagina. 

Sapere cosa dice e conoscere i passi più importanti sembra allettante per pochi ma, per restare in piedi nella battaglia spirituale che stiamo studiando, è fondamentale saperla anche applicare alle nostre circostanze. 

La Parola di Dio, la spada dello Spirito è infatti l’ultimo componente dell’armatura di Dio che dobbiamo indossare per essere vittoriosi in questa guerra senza esclusioni di colpi, in cui pochi credono e molti sottovalutano.

“Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. 
“Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere.
“State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno.
“Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio; pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. 
“Pregate per tutti i santi, e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, perché lo annunci francamente, come conviene che ne parli.” —Efesini 6:10-20

Nei mesi passati abbiamo parlato delle seguenti parti:

CINTURA della VERITÀ
CORAZZA della GIUSTIZIA
CALZATURE dello ZELO dato dal vangelo
SCUDO della FEDE
ELMO della SALVEZZA

In questo numero concludiamo lo studio parlando della SPADA dello SPIRITO. 

I soldati romani avevano due tipi di spada. Quella grande veniva usata dai soldati a cavallo perché con essa potevano colpire i nemici anche a piedi.

La spada piccola, detta il gladio e usata dalla maggior parte dei soldati, era più adatta per il combattimento corpo a corpo. 

Era lunga tra i 15 e i 60 centimetri, aveva una lama di circa 3 centimetri affilata da ambo i lati in modo che potesse tagliare da qualunque parte. La punta triangolare, ben affilata, era progettata per penetrare facilmente le carni del nemico. Il manico era di cuoio o di osso.

Di solito la battaglia cominciava con il lancio delle frecce infuocate mentre gli schieramenti, uno di fronte all’altro e protetti da scudi che schermavano tutto il corpo del soldato, si avvicinavano piano piano. Dopo le frecce, a distanza più ravvicinata, si lanciavano i giavellotti. L’obbiettivo era quello di creare scompiglio e i presupposti per la battaglia corpo a corpo. I giavellotti che penetravano gli scudi erano difficili da togliere rendendoli inutilizzabili, e così cominciava il corpo a corpo.

Bastava infilzare il nemico di circa 3 o 4 centimetri con la punta della spada per ferirlo a morte. Se si fosse protetto con lo scudo, si doveva cercare di colpirlo al ginocchio o alle caviglie per farlo cadere, e poi ucciderlo.

I destinatari originali della lettera di Paolo avevano ben chiaro cosa fosse un gladio, e a cosa servisse. 

Il compito del credente è quello di rimanere in piedi, di difendersi dagli attacchi di Satana, dei suoi demoni e dei suoi seguaci.

Ognuno di noi sa che il diavolo usa qualsiasi mezzo possibile per tentarci e per farci cadere. Si serve dei nostri punti deboli, del modo sbagliato di ragionare, delle abitudini errate e dei nostri appetiti carnali. 

Spesso non ci ricordiamo del comando del Signore di indossare sempre la sua armatura, e allora combattiamo con armi umane, ma non funzionano contro gli attacchi satanici.

Le armi umane insufficienti e inefficaci sono
  • i ragionamenti su cosa conviene fare
  • la forza di volontà
  • cercare di distrarsi o trovare alternative
  • formule religiose quali “legare satana”, “riprendere satana” o “coprirsi col sangue di Gesù Cristo” e simili

Le armi umane non funzionano, ma questo non vuol dire che siamo senza difesa; torniamo al versetto in Efesini 6:17. Paolo dice: “Prendete la spada dello Spirito, che è la parola di Dio.”

La spada ce lo dà lo Spirito, ma la spada non è lo Spirito, perché Paolo dice chiaramente che è la Parola di Dio!

La Parola di Dio è ispirata dallo Spirito di Dio, rivelata dallo Spirito, e lo Spirito Santo illumina la nostra mente perché sia compresa.

Infatti, il ruolo dello Spirito Santo nella vita del credente è fondamentale. 

1. Nessuno si converte senza l’opera dello Spirito

“Eppure, io vi dico la verità: è utile per voi che io me ne vada; perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò. Quando sarà venuto, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio” (Giovanni 16:7,8). 

2. Nessuno comprende le cose spirituali se non per opera della Spirito

Paolo scrive: “Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.”
“A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Infatti chi, tra gli uomini, conosce le cose dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio. Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali. 
“Ma l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente” (1 Corinzi 2:3-5,10-14). 

3. L’opera dello Spirito è spirituale, utile per distruggere i ragionamenti errati che Satana vuole che facciamo

“In realtà, sebbene viviamo nella carne, non combattiamo secondo la carne; infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo” (2 Corinzi 10:3-5).

Cos’è la SPADA dello SPIRITO?

Uno dei componenti dell’armatura di Dio è la cintura della verità. La cintura e la spada sono quindi la stessa cosa? 

Per capire la differenza fra le due dobbiamo sapere che nel testo greco del Nuovo Testamento esistono due parole distinte tradotte ambedue in italiano con “parola”, e sono “logos” e “rhema”. 

LOGOS

- Gesù è logos – “nel principio era la Parola” (Giovanni 1)
- La logos di Gesù è verità (Giovanni 17)
- La logos di Gesù aveva potenza e autorità (Luca 4:32)
- La logos di Gesù quando è creduta dà vita eterna (Giovanni 5:24)
- La logos è tradotta a volte con “predicazione” (1 Corinzi 1:18)
- La logos di Cristo deve abitare in noi (Colossesi 3:16)

RHEMA 

- “L’uomo non vive di pane soltanto ma di ogni rhema che procede dalla bocca di Dio” (Matteo 4:4)
- Maria ha detto: “Mi sia fatto secondo la tua rhema” (Luca 1:38)
- “Solo tu hai rhema di vita eterna” (Giovanni 6:68)
- La fede viene dall’udire la rhema di Dio (Romani 10:17)
- “La rhema di Dio rimane in eterno” (1 Pietro 1:25) 

Perché questa distinzione è importante? Quando il NT usa la parola logos riferendosi alla Parola di Dio, sta parlando principalmente di tutta la rivelazione divina. 

“Infatti, la parola logos di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore” (Ebrei 4:12).

“Ti scongiuro, davanti a Dio e a Cristo Gesù che deve giudicare i vivi e i morti, per la sua apparizione e il suo regno: predica la parola logos, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza” (2 Timoteo 4:1,2). 

Quando invece la Bibbia usa rhema si riferisce all’uso specifico di porzioni di Scrittura, di parole di Dio. Nei Vangeli, per esempio, si parla del fatto che Maria e i discepoli si ricordavano le rhema di Dio.

In questo versetto di Efesini 6, oggetto del nostro studio sull’armatura di Dio, Paolo usa la parola rhema perché vuole insegnare un aspetto diverso della cintura della verità che aveva menzionato al principio dell’armatura.

La cintura è tutta la verità di Dio che è la nostra protezione contro il diavolo e i suoi servi, e la spada dello Spirito è l’uso e l’applicazione specifica, attenta e meticolosa della Parola di Dio.

Quando Gesù è stato tentato ha usato dei versetti non come se fossero parole magiche contro Satana, ma come protezione dei propri pensieri e desideri, come aiuto a confutare quello che Satana stava dicendo. Ha ricordato delle parole specifiche di Dio. Ecco la differenza! 

Quando siamo tentati e tendiamo a pensare che non ci possiamo fare nulla, una rhema, una verità biblica viene in nostro soccorso: “Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare” (1 Corinzi 10:13).

La cintura della verità è l’istruzione e la conoscenza necessarie della Parola di Dio, mentre la spada dello Spirito è l’uso appropriato e specifico della Parola di Dio.

Per esempio, quando siamo tentati di peccare dobbiamo ricordare che:
- non è Dio che ci tenta, ma Satana e le nostre passioni (Giacomo 1:13,14)
- nessuna tentazione viene da Dio
- Satana è bugiardo e il padre della menzogna (Giovanni 8:44)
- ogni tentazione è legata a una bugia

Se qualcuno obietta dicendo che peccare è normale o che in certi casi addirittura giustificabile o necessario, la spada dello Spirito ci difende ricordandoci delle verità rhema che ci aiutano a rimanere in piedi senza vacillare.

Il ruolo dello Spirito è di aiutarci a ricordare e ad applicare la cintura della verità alla nostra vita in modo specifico, utile e appropriato, garantendo la vittoria.

“Sottomettetevi dunque a Dio, ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Giacomo 4:7).

Ogni tentazione e ogni problema, quindi, va affrontato con la Parola di Dio. 

Come si usa la spada dello Spirito?

Qual è l’uso adeguato e attento della Parola di Dio?

  • Dobbiamo crederla
  • Dobbiamo ascoltarla con attenzione per praticarla
  • Dobbiamo leggerla per conoscerla
  • Dobbiamo conoscerla per ricordarla
  • Dobbiamo studiarla per comprenderla
  • Dobbiamo applicarla per agire e parlare da saggi

Ogni volta che ascoltiamo un messaggio o uno studio dobbiamo fare tutto il possibile per ritenere quello che ascoltiamo. E quando leggiamo la Bibbia dobbiamo essere sicuri di comprenderla.

Usare la spada dello Spirito non è qualcosa di mistico o miracoloso ma è piuttosto la decisione di applicare praticamente la Parola di Dio alla nostra vita.

Possono esserci vari aspetti della nostra vita in cui siamo vulnerabili. 

L’addestramento della spada contro gli attacchi di Satana consiste nel prepararsi studiando e imparando a memoria passi biblici.

È sempre saggio farsi consigliare da chi “ha una spada più grande” (conoscenza più accurata delle Scritture), e non è mai saggio dare consigli che non siano chiaramente affermati dalla Parola di Dio.

Dio ci ha dato un’armatura completa per stare saldi nella fede. 

Rivestiamocene!

Davide Standridge

 

PER APPROFONDIRE 

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”Il

CAPISCI QUELLO CHE CREDI?
di Maria Teresa Standridge de Giustina 
Pagine 52 
€ 5,00 + spese postali

Dieci lezioni per avviarsi sul sentiero della comprensione delle dottrine bibliche.
Un corso fondamentale per chi desidera cominciare a conoscere e capire i fondamenti della sua fede biblica.
Il corso è particolarmente adatto allo studio in famiglia o in piccoli gruppi.

 ”DifferenziazioniDIFFERENZIAZIONI BIBLICHE
di C.I. Scofield
Pagine 106 
€ 8,00 + spese postali

Un importante studio che permette di comprendere il significato del messaggio biblico nel suo insieme, e nei vari periodi della storia umana, dalla creazione al giudizio finale. 
Il mondo religioso è pieno di persone che spesso interpretano in modo distorto le sacre Scritture. Ci sono, per esempio, le sette che ne approfittano per conquistare nuovi seguaci, insegnando tra l'atro che la Bibbia contiene errori e proponendo dottrine fantasiose. È possibile che la Parola di Dio sia sbagliata? Qual è il giusto modo per interpretarla? Quali sono i principi per farlo correttamente?
Quattordici lezioni per un approccio sicuro e fruttuoso all'interpretazione della Bibbia, per comprenderla ed esporla in modo chiaro e logico.

 ””DioFRUTTI VELENOSI DA RADICI ANTICHE
Come riconoscere le eresie moderne

di Phil Johnson 
Pagine 114 
Euro 8,00 + spese postali

Le maggiori eresie del passato sono ancora fra noi. È importante che il credente evangelico oggi le conosca e sia preparato per rispondere agli attacchi alla sua fede. Uno sguardo alla storia dei primi secoli della chiesa rivela che le eresie maggiori sono state affrontate e scartate molto tempo fa dai nostri fratelli. Ora quelle stesse eresie si presentano, spesso in veste e forme nuove, come la soluzione moderna ai problemi del Cristianesimo.

 ””DioLA BATTAGLIA PER LE ORIGINI
Creazione, Evoluzione e la Bibbia

di John MacArthur 
Pagine 304 
Euro 13,00 + spese postali

Creazione o evoluzione?
Per molti cristiani, la teoria dell'evoluzione sembra ormai una verità acquisita dalla scienza e diventa, perciò, assolutamente essenziale scoprire come conciliare questa teoria con i primi tre capitoli della Genesi, senza negare né l'una o l'altra.
Ma MacArthur dimostra che ciò non è necessario.
In questo libro di analisi e esposizione biblica, si scopre che si può, e si deve, accettare il testo biblico per ciò che dice, e che alcune tesi basilari della scienza sono compatibili solo con la Bibbia, ma non con la teoria dell'evoluzione.


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La VOCE dicembre 2023

Il 2023 termina con un mondo turbato da guerre e da un’insicurezza politica ed economica globale.

Gli effetti della guerra tra Russia e Ucraina sono evidenti. Centinaia di migliaia di morti e feriti, e ripercussioni sull’economia di tutti i paesi occidentali.

Poi c’è la guerra tra Hamas e Israele. Ormai conta anche qui tantissimi morti, e ha creato grande instabilità sia nei paesi circostanti che in molti paesi Europei.

I credenti si chiedono se non siamo al principio della fine del mondo. È questo il preludio del rapimento della chiesa e del millennio? Quanto siamo vicini al ritorno del Signore?

Di certo non si può restare indifferenti davanti alla morte di migliaia di persone che dovranno affrontare il giudizio di Dio e che, con molta probabilità, saranno condannate all’inferno per l’eternità a causa del loro peccato.

Queste due guerre hanno dominato i notiziari lasciando nell’ombra gli altri conflitti che si combattono nel mondo in questo momento (circa una trentina), tra guerre per la supremazia sul commercio della droga, insurrezioni terroristiche, conflitti etnici e guerre civili.

Ogni guerra e ogni catastrofe dovrebbe ricordarci la domanda dei discepoli sugli ultimi tempi e la risposta di Gesù. 

Mentre egli era seduto sul monte degli Ulivi, i discepoli gli si avvicinarono in disparte, dicendo: “Dicci, quando avverranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell’età presente?”
Gesù rispose loro: “Guardate che nessuno vi seduca. Poiché molti verranno nel mio nome, dicendo: «Io sono il Cristo». E ne sedurranno molti. 
Voi udrete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, infatti bisogna che questo avvenga, ma non sarà ancora la fine. Perché insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; ci saranno carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo non sarà che principio di dolori. 
Allora vi abbandoneranno all’oppressione e vi uccideranno e sarete odiati da tutte le genti a motivo del mio nome. Allora molti si svieranno, si tradiranno e si odieranno a vicenda.
Molti falsi profeti sorgeranno e sedurranno molti. 
Poiché l’iniquità aumenterà, l’amore dei più si raffredderà. Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. 
E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine.” —Matteo 24:3-14

In passato ci sono stati molti eventi interpretati come la prova che si stava vivendo negli ultimi tempi. E tanto di tutto ciò che oggi sta accadendo nel mondo sembra rispecchiare la fine dei tempi descritta da Gesù. 

È innegabile e ovvio che la fine del mondo è più vicina oggi di quanto non lo fosse al tempo degli apostoli. Ed è altrettanto sicuro che oggi, come duemila anni fa, ogni credente deve vivere alla luce dell’imminente ritorno di Cristo. 

Infatti, è l’evento più atteso da ogni figlio di Dio da oltre 2000 anni, ed è proprio il prossimo che la chiesa deve aspettare e a cui deve assolutamente prepararsi. 

Paolo spiegava ai Tessalonicesi che “il Signore stesso, con un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre con il Signore” (1 Tessalonicesi 4:16,17).

Ai credenti di Corinto diceva: “Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati” (1 Corinzi 15:51,52).

Un discepolo di Gesù osserva sicuramente quello che accade nel mondo, ma soprattutto crede alla Parola di Dio che gli dà quelle certezze che chi non conosce Dio non ha, e nemmeno può avere.

È importante ricordare che gli eventi mondiali di questi giorni non sono frutto del caso, ma sono preordinati e controllati da Dio. Il Signore non è sorpreso da nessun accadimento e da nessun capo di governo, anzi, ogni autorità che esiste è stabilita da lui e sotto il suo potere totale e assoluto.

Per questo Paolo esorta: “Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è autorità se non da Dio; e quelle che esistono sono stabilite da Dio” (Romani 13:1). 

Dio non deve mai rimediare alle catastrofi che succedono nel mondo, ma ha un piano chiaro e predeterminato per ogni situazione. 

Il credente che ha il cuore a posto davanti al Signore non ha bisogno di vivere nella paura, e nemmeno deve farlo. Al contrario, la sicurezza certa del ritorno di Cristo dovrebbe essere per lui motivo d’incoraggiamento e spunto di conversazione, come ha scritto Paolo: “Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole” (1 Tessalonicesi 4:18).

D’altra parte, sarebbe sbagliato e non sano se gli avvenimenti tragici nel mondo ci lasciassero indifferenti, perché comunque devono produrre delle reazioni.

Prima di tutto dovrebbero aumentare in noi il desiderio del ritorno di Cristo: “Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, mediante il potere che egli ha di sottomettere a sé ogni cosa” (Filippesi 3:20,21).

Il mondo è bacato dal peccato, e noi pure pecchiamo con sconcertante facilità. Questa consapevolezza ci fa desiderare sempre più la trasformazione del cuore che vuole Dio. È un desiderio di purezza e santità che deve permeare il nostro modo di vivere e di pensare.

Paolo ne ha parlato a Tito, scrivendogli: “Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, e ci insegna a rinunciare all’empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo, aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù” (Tito 2:11-13).

È questa la realtà che trasforma la vita!

Tutto ciò che succede intorno a noi deve ricordarci, inoltre, che non siamo legati a questo mondo. Siamo cittadini del cielo, e ogni nostra azione, ogni nostro proposito e ogni nostro desiderio devono essere vissuti alla luce di ciò che è eterno.

“Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra; poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria” (Colossesi 3:1-4).

Non voglio negare né sminuire le difficoltà che dobbiamo gestire ogni giorno, dico solo che troppo facilmente ci preoccupiamo di più (o troppo) per ciò che è terreno e temporaneo.

Una terza verità che gli eventi mondiali devono continuamente ricordarci è questa: noi viviamo grazie alla misericordia di Dio. Siamo profondamente amati e curati da lui: “Conservatevi nell’amore di Dio, aspettando la misericordia del nostro Signore Gesù Cristo, a vita eterna” (Giuda 1:21).

Il credente considera tutto ciò che gli accade intorno con la certezza che non dovrà mai affrontare l’ira di Dio, e vive ogni giorno servendolo mentre aspetta “dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè Gesù, che ci libera dall’ira imminente” (1 Tessalonicesi 1:10).

Al tempo stesso, è fondamentale che non dimentichiamo di pregare per tutte le autorità, come Paolo ha ricordato a Timoteo: “Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità. Questo è buono e gradito davanti a Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità. Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti; questa è la testimonianza resa a suo tempo” (1 Timoteo 2:1-6).

Dobbiamo pregare che il Signore ci dia l’opportunità di parlare alle persone che incontriamo e ai nostri amici, colleghi e parenti del bisogno di essere salvati per mezzo dell’unico mediatore tra Dio e gli uomini, Gesù Cristo.

Il prossimo evento sul “calendario spirituale” del credente sarà il ritorno del Signore. Gli avvenimenti mondiali che osserviamo lo sottolineano, come lo deve sottolineare anche il nostro modo di vivere agli occhi del mondo.

  • Dobbiamo vivere una vita pia, cioè santa e timorata di Dio.
  • Dobbiamo parlare agli altri di Cristo.
  • Dobbiamo tenere sempre in mente il ritorno imminente del Signore, e ricordarcelo l’un l’altro ci incoraggerà.
  • Dobbiamo fondare la nostra pace e la nostra sicurezza sulla sovranità di Dio.

Molti seguono le vicende in Israele con attenzione per cercare di capire ciò che sta per succedere. Dio ha certamente promesso di prendersi cura del suo popolo. Ci sono diverse promesse che lui ha fatto a Israele che devono ancora avverarsi. Ci sono alcune scuole di pensiero teologico in merito, e la mia convinzione è che avverranno nel periodo della tribolazione e del millennio. Nel frattempo la Parola di Dio esorta i credenti a pregare per una serie di cose specifiche.

Dobbiamo pregare:
  • Che il popolo di Dio sia salvato. Oggi sono ciechi alla realtà del Messia, ma anche loro hanno solo un mezzo per essere salvati: la fede nel Messia, Gesù Cristo, l’unico Salvatore e Signore.
  • Che il popolo palestinese possa rinnegare la fede all’Islam e riconoscere invece in Cristo l’unico Re degno della loro fede e adorazione.
  • Per le famiglie di coloro che muoiono in tutte le guerre attuali: che qualcuno gli possa parlare del Vangelo.
  • Che le aggressioni non producano più odio e vendetta, ma un desiderio di trovare la pace nel vero Dio.
  • Che il vangelo possa raggiungere tutti coloro che rischiano la vita in guerra e che possano conoscere la meraviglia della fede in Cristo.
  • Che i credenti possano vivere la loro vita con coerenza e con un peso profondo per la salvezza di ogni persona.
  • Per i credenti che oggi soffrono a causa delle guerre: che Dio possa incoraggiarli e tenerli saldi nella fede.

Noi tutti rischiamo di lasciarci assorbire da preoccupazioni e obbiettivi terreni e temporanei, ed è per questo motivo che Gesù ha detto: “Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6:19-21).

Una piccola parentesi necessaria e che in questo periodo dell’anno ci fa bene riflettere anche su un aspetto in merito a ciò che è temporaneo: quante spese vengono fatte per cose superflue, che non portano un vero beneficio? Alla luce di quello che sta succedendo intorno a noi dovremmo essere più attenti a come spendiamo i nostri soldi; forse il Signore vuole che destiniamo una parte di essi per la sua opera.

“Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne” (2 Corinzi 4:16-18).

Che Dio possa darci un peso sempre più grande per ciò che è eterno. 

La Parola di Dio termina con queste parole: “Colui che attesta queste cose, dice: «Sì, vengo presto!» Amen! Vieni, Signore Gesù!” (Apocalisse 22:20).

Davide Standridge

 

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”Il

IL PIANO DI DIO PER ISRAELE
di Steven A. Kreloff 
ISBN 978-88-96129-02-9
Pagine 104 
Euro 7,50 + spese postali

DIO HA RIPUDIATO IL SUO POPOLO?
La chiesa del primo secolo era composta quasi esclusivamente da Giudei. I suoi membri erano Giudei convertiti a Cristo. La sua fede era nel Messia giudeo. Credeva al messaggio predicato in Israele e esaminava le Scritture dell’Antico Testamento, per comprendere le verità del Nuovo Testamento.

Poi il quadro è cambiato. Venne una forte persecuzione che fece disperdere i nuovi credenti in tutto l’Impero romano. Molti Giudei si opposero rabbiosamente al Cristianesimo nascente, mentre moltitudini di pagani credevano in Cristo per ottenere la salvezza.
Vari credenti giudei, perplessi davanti agli avvenimenti della storia, cominciarono a domandarsi: “Che n'è stato delle promesse speciali fatte da Dio a Israele? Il popolo di Dio è stato ripudiato in favore di una chiesa composta largamente da pagani?”

L’apostolo Paolo aveva in mente queste domande preoccupate quando scrisse ai credenti di Roma. Perciò ne parlò e rispose a esse nei capitoli 9-11 della sua lettera. Egli difende appassionatamente la giustizia di Dio, e spiega il piano che restaurerà Israele e le ridarà in futuro il suo posto privilegiato.

 ””DioDIO HA DAVVERO IL CONTROLLO?
di Jerry Bridges 
Pagine 136
Euro 10,00 + spese postali

Quando un disastro naturale colpisce vicino a casa nostra o un incidente porta via un nostro caro o un bambino nasce con una malformazione grave che influenzerà tutta la sua vita, come reagiamo? 
Pensiamo che Dio abbia guardato incurante da un’altra parte? O che sia, in ogni modo, così lontano per cui poco gli importa di ciò che succede ai mortali? Dov’è Dio quando le cose vanno male?

Jerry Bridges affronta questi interrogativi e li esamina alla luce delle Sacre Scritture. Non pretende di capire a fondo e di spiegare i pensieri e i piani di Dio, né si erge a giudice di chi si chiede “perché?” 
Cerca solo con grande onestà di esporre nella maniera più semplice e piana ciò che lui stesso ha compreso. 

Ne risulta un quadro equilibrato e estremamente consolante di un Dio amorevole, saggio e sovrano, che non perde il controllo delle circostanze mondiali e nostre personali. Anzi le usa per il bene temporale e eterno di chi si fida di Lui.


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La VOCE novembre 2023

Negli anni ’90 quando il casco era ancora obbligatorio per tutti i motociclisti della Florida, l’avvocato Ron Smith fece una lunga e faticosa battaglia per il diritto individuale di decidere se indossarlo o meno. 

Smith era un membro di ABATE, un’associazione che per anni fece pressioni contro questa legge, finché nel 2000 questa fu modificata, consentendo ai motociclisti di circolare senza casco, a patto di avere 21 anni e di avere un’assicurazione sanitaria che garantisse la copertura di 10.000 dollari in caso di lesioni da incidente motociclistico.

L’anno scorso, Smith e la sua compagna Brenda Jeanan erano diretti a un funerale quando la loro moto si è schiantata contro un camion che proveniva da direzione opposta, uccidendoli. Avevano 66 e 62 anni, e nessuno dei due indossava il casco. 

Il casco può salvare la vita. Ma lo sapevi che per essere efficace e proteggere non bisogna mai farlo cadere? 

Un casco infatti è progettato per assorbire i colpi, ma è concepito per farlo bene una volta sola. Se subisce un urto, esaurisce la sua funzione perdendo la sua capacità di proteggere il capo in caso di incidente. 

Ebbene, c’è un altro campo in cui è importante proteggere la testa: durante le battaglie spirituali. Affrontarle senza indossare l’elmo è come sfidare il traffico delle nostre città in moto senza casco: è da incoscienti!

QUESTA È LA BATTAGLIA di Satana contro il Dio eterno, che coinvolge anche noi giorno e notte da quel giorno in cui siamo diventati figli di Dio.

Il comando del Signore è di prendere l’elmo della salvezza e indossarlo sempre. Fa parte di quell’armatura che lui ha preparato per noi e che deve essere indossata completa di tutti i suoi pezzi. È descritto perfettamente nella lettera di Paolo agli Efesini:

“Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.
“Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere.
“State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno.
“Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio; pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. 
“Pregate per tutti i santi, e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, perché lo annunci francamente, come conviene che ne parli.” —Efesini 6:10-20

Satana ha l’obbiettivo di sviare e confondere il credente proprio nei suoi ragionamenti.

L’ha fatto con Adamo ed Eva che hanno dato ascolto alle bugie del serpente, e ancora oggi tutta la razza umana ne paga le conseguenze. 

L’ha fatto con Giobbe che ha dovuto combattere contro i ragionamenti della moglie, dei suoi amici e contro i suoi stessi pensieri in mezzo alla sofferenza atroce che stava vivendo. 

Anche il Signore Gesù ha dovuto osteggiare le menzogne di Satana quando ha subito le sue tentazioni nel deserto. 

Proteggere la mente contro influenze sataniche e peccaminose non è solo logico e di buon senso, ma è una questione di vita o di morte!

E per proteggerla serve un elmo adatto.

L’elmo tipico dell’esercito romano, ai tempi del Nuovo Testamento, aveva la forma di una coppa semisferica di ferro, talvolta coperta col bronzo. Aveva un paranuca di metallo che scendeva dietro per coprire il collo arrivando fino alla corazza, e un rinforzo frontale che proteggeva la faccia. Due paragnatidi di metallo proteggevano le orecchie e le guance. L’elmo lasciava scoperti solo gli occhi, il naso e la bocca.

Con tutto questo metallo l’elmo era piuttosto pesante e scomodo da indossare, per questo veniva imbottito di cuoio e stoffa, ed era legato sotto il mento con un laccio di pelle.

Era fondamentale che fosse resistente al massimo, per reggere i colpi di grosse spade, di martelli o asce speciali da guerra, perché potesse proteggere la testa e il cervello del legionario.

LA PAROLA GRECA che nel passo in Efesini è tradotta con il termine “prendete”, è resa altrove nella Bibbia con “ricevete”, “prendete e accettate quello che è evidente”. Significa che questo elmo, come tutti i componenti dell’armatura spirituale, dato che Dio ce l’ha fornito, è sempre a nostra disposizione.

È chiamato l’elmo della salvezza per sottolineare l’opera di Cristo sulla croce.

Quest’opera, tramite la quale ci ha salvati per sempre, rappresenta:
- il più grande atto d’amore mai mostrato
- il più grande bisogno dell’uomo
- la più grande ingiustizia mai perpetrata
- l’evento più straordinario mai successo
- il momento umanamente più incomprensibile dell’universo
- l’evento più travisato dall’uomo

La salvezza è frutto del suo amore
“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).

La salvezza è una protezione abbondante e garantita
“Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall’ira. Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo anche in Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, mediante il quale abbiamo ora ottenuto la riconciliazione”
(Romani 5:8-11).

La salvezza dà chiarezza e sicurezza
“Tommaso gli disse: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?» Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche mio Padre, e fin da ora lo conoscete, e l’avete visto»”
(Giovanni 14:5-7).

Ogni essere umano ha un bisogno disperato di essere salvato, anche se la maggior parte delle persone lo nega. 
“Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza? Questa, dopo essere stata annunciata prima dal Signore, ci è stata poi confermata da quelli che lo avevano udito” (Ebrei 2:3).

Nella sua lettera agli Efesini, Paolo descrive questa salvezza che ci trasforma per sempre:

Ci vivifica 

“Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d’ira, come gli altri” (Efesini 2:1-3).

Ci mostra come Dio ci ha amati quando eravamo suoi nemici

“Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù, per mostrare nei tempi futuri l’immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù” (Efesini 2:4-7).

È una salvezza che, dall’inizio alla fine, dipende esclusivamente da Dio che ci ha salvati per vivere per lui

“Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:8-10).

Come si indossa allora questo elmo? Basta una sola volta o bisogna indossarlo sempre? 

L’elmo, la salvezza, deve proteggerci dalle bugie che facilmente si insinuano nella nostra mente. Satana vuole scoraggiarci e bloccarci in modo che non viviamo una vita appagante e gioiosa, e vuole impedirci di crescere e maturare nel nostro rapporto con Dio. E usa tutto ciò che è contrario alle verità di Dio sulla salvezza.

Certe volte attacca la nostra mente con bugie terribilmente atroci, e se non siamo protetti rischiamo di soccombere e avremo pian piano una vita spirituale sempre più sterile.

  • Sono veramente salvato?
    “Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (Romani 8:1).
  • Posso perdere la salvezza?
    “Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti, sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 8:37-39).
  • Ho veramente creduto?
    “Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo anche in Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, mediante il quale abbiamo ora ottenuto la riconciliazione” (Romani 5:10,11).

La salvezza è un dono di Dio: è lui che ci chiama, che ammorbidisce il nostro cuore, che ci apre gli occhi spirituali, che produce la fede in noi e ci mantiene salvati. 

È proprio per questo che dobbiamo continuare a tornare alle verità basilari della salvezza. Sono esse che ci proteggono dai dubbi, dalle paure che ci assalgono così facilmente. 

Infatti, la Bibbia non dice che dobbiamo sentirci salvati o che dobbiamo continuamente avere delle esperienze particolari, ma che dobbiamo vivere per fede continuamente. 

E Paolo ribadisce: “Poiché non c’è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti, chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato” (Romani 10:12,13).

Scoraggiarsi è normale, ognuno di noi davanti alla propria imperfezione e alle ripetute mancanze può chiedersi se è veramente salvato. 

L’apostolo Paolo lo sapeva, perciò ha scritto: 

“Sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato. Poiché ciò che faccio io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio. 
“Ora, se faccio quello che non voglio, ammetto che la legge è buona; allora non sono più io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me. 
“Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. 
“Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. 
“Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me. Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l’uomo interiore, ma vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra. 
“Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? 
“Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così, dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato” (Romani 7:14-25).

Quello che spicca in questo passo è la reazione di Paolo davanti al peccato che è così diversa da quella di chi non è un vero credente. Lui odia il suo peccato, lo chiama “male”, ammette che non lo vuole commettere, e che ci combatte continuamente. Non desidera altro che essere liberato per sempre da questa battaglia. Ma, nel frattempo, Paolo si mette l’elmo della salvezza e protegge la sua mente continuando a vivere in un modo che piace a Dio.

Anche Pietro spinge i credenti a valutare l’autenticità della loro fede, e parla di indossare l’elmo della salvezza: 

“La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù. Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura divina, dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza. 
“Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza l’autocontrollo, all’autocontrollo la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’affetto fraterno e all’affetto fraterno l’amore. 
“Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo. 
“Ma colui che non ha queste cose è cieco oppure miope, avendo dimenticato di essere stato purificato dei suoi vecchi peccati. 
“Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai. In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l’ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo” (2 Pietro 1:3-11).

Dobbiamo conoscere, ricordare e meditare le preziose verità e le promesse di Dio che parlano della salvezza e che sono scritte nella sua Parola. Farlo e rifarlo. Costantemente. Come Satana ci inquina i pensieri con le sue bugie insinuando il dubbio, così noi dobbiamo disintossicarli attraverso la Bibbia e mettere in pratica ciò che impariamo. 

È questo, in essenza, l’elmo della salvezza e la sua funzione. Allora vivremo  aspettando con speranza la coronazione del nostro cammino di salvezza, quando entreremo nel regno di Gesù Cristo il nostro Signore alla fine della nostra vita. E sarà un nuovo inizio!

Nessun soldato con buon senso va in guerra senza un elmo. 

E tu, ti consideri un credente in Cristo? Hai ricevuto per fede il perdono dei tuoi peccati e la salvezza eterna della tua anima? Lo hai chiesto a Dio questo perdono?

Se hai creduto in Gesù, non puoi limitare la tua fede a un evento o una tua esperienza di anni fa, ma devi indossare sempre la protezione che Dio ha preparato per te dal giorno che ti ha salvato. 

E se quel giorno ancora non c’è stato... fallo oggi!

Sappi che se pensi di non aver bisogno di proteggere la tua mente, ti esponi al pericolo di scoraggiarti, di essere vinto dai dubbi, e di non raggiungere il tuo pieno potenziale spirituale in Cristo. È ora per te di cercare l’elmo e indossarlo!

Davide Standridge

 

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”Ecclesiaste"

L’ECCLESIASTE: DALLA VANITA’ ALLA VERITA’
Le confessioni di un edonista
di Maria Teresa Standridge  
Pagine 128 (libro) + 71 (Guida allo studio). Il libro e la guida sono venduti insieme. 
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 ”IDonneDiIeril"DONNE DI IERI CON PROBLEMI DI OGGI
di Maria Teresa Standridge 
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La VOCE ottobre 2023

C’è una guerra che si accanisce incessantemente intorno a noi da quando siamo diventati figli di Dio. È una battaglia spirituale che ci vede tutti coinvolti. 

L’unico modo per “evitarla” sarebbe arrenderci e soccombere, ma non è un’opzione per i credenti. Al contrario, Dio ci comanda di essere sempre preparati a combatterla con l’aiuto del Signore Gesù.

Questo comando e le istruzioni del nostro Capo supremo le troviamo in Efesini 6:10-20. Non sono consigli e non sono opinabili perché la nostra incolumità dipende da questi. 

Il primo comando è di “fortificarci nel Signore e nella forza della sua potenza” perché le nostre sole forze non sono affatto sufficienti per resistere.

Il secondo è “rivestitevi della completa armatura di Dio” perché siamo attaccati da un avversario potente e tremendo.

Il terzo è “prendete la completa armatura di Dio” perché per restare in piedi nel conflitto è indispensabile indossarne ogni suo elemento.

È ovvio che senza il Signore qualsiasi battaglia è già persa in partenza. Quello che Dio ci chiede è di non sottovalutare la realtà della guerra spirituale, ma di armarci e prepararci secondo le sue istruzioni ad affrontarla.

Siamo responsabili di conoscere i mezzi di difesa che il Signore ci ha procurato, e di indossarli sempre. Ed è ciò che vogliamo ricordare con questo numero della Voce del Vangelo.

Abbiamo cominciato lo studio sulla battaglia spirituale nei numeri della Voce di gennaio, febbraio, aprile e maggio. Facciamo un breve riassunto.

Le parti dell’armatura a nostra disposizione sono sei:
CINTURA della VERITÀ
CORAZZA della GIUSTIZIA
CALZATURE dello ZELO dato dal vangelo
SCUDO della FEDE
ELMO della SALVEZZA
SPADA dello SPIRITO

  • La verità (la cintura) è vitale sotto ogni aspetto. È il punto di partenza. Ci rivela la realtà sul peccato, la giustizia e il giudizio. La verità ci guida nella conoscenza di Dio e del nostro salvatore Gesù Cristo. Ci insegna a discernere il vero dall’errore e il bene dal male, in modo che possiamo vivere una vita che onori Dio, praticando la giustizia e crescendo nel nostro rapporto con Lui.

  • Senza la giustizia che viene da Dio (la corazza) saremmo indifesi. Ma la giustizia di Cristo, imputata a noi per fede, è ancorata alla verità proprio come la corazza del soldato è tenuta ferma dalla cintura. È la nostra protezione.
    Chi ha creduto alla verità riguardo Cristo è reso giusto davanti a Dio per un atto sovrano di Lui, il che non può essere annullato dalle menzogne del diavolo né dai dubbi che lui vorrebbe insinuare nella nostra mente.
    Davanti a ogni accusa di Satana noi ci appelliamo alla perfetta giustizia di Cristo, il nostro avvocato (1 Giovanni 2:1,2).

  • Le calzature erano fondamentali per i soldati ai tempi di Paolo, ed erano studiate per aiutarli a rimanere in piedi e resistere davanti al nemico. Così la buona notizia del vangelo dà prontezza, agilità di movimenti, sicurezza e stabilità al credente, e di conseguenza una meravigliosa pace di Dio che custodisce ogni pensiero in Cristo (Filippesi 4:6,7).
Ecco l’intero passo, oggetto del nostro studio:

“Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.

“Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere.

“State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno.

“Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio; pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. 

“Pregate per tutti i santi, e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, perché lo annunci francamente, come conviene che ne parli.” —Efesini 6:10-20

IN QUESTO COMBATTIMENTO senza esclusione di colpi, la fede è uno scudo invincibile (1 Giovanni 5:4). 

Non dimentichiamoci che Satana fa di tutto per screditare e contestare la veridicità della Parola di Dio. Mente per farci diventare sospettosi e permalosi. Lo fa per scoraggiarci, per renderci paralizzati e sterili. Vuole squalificarci nel nostro servizio per il Signore.

Per questo motivo, al versetto 16, c’è il comando di Dio di rimanere costantemente riparati dalla fede: “Prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno.” 

Abbandonare la fede e aprirsi al dubbio vuol dire esporsi come facile bersaglio del nemico.

Prima dei tempi di Paolo i legionari romani usavano uno scudo rotondo, adatto al combattimento corpo a corpo, che però nell’età imperiale fu sostituito da uno più grande e rettangolare che aveva la funzione di coprire tutto il corpo del legionario. È a questo tipo di scudo, chiamato “scutum”, che Paolo si riferisce.

Lo scutum era costituito da diversi strati di assi di legno, tenuti insieme da una colla di origine organica. L’intero scudo era ricoperto di cuoio sul quale era poi incollato uno strato di tela. I bordi erano rafforzati da una lamiera di bronzo, per renderlo più resistente a lanci di pietra e colpi di spada, nonché permettevano l’appoggio a terra senza alcun danno.

In una battaglia tipica, i due eserciti si schieravano distanti l’uno di fronte all’altro, e prima di scontrarsi corpo a corpo scagliavano pietre e frecce infuocate sull’avversario. Gli scudi, quindi, erano usati principalmente prima del combattimento vero e proprio. 

Lo scopo di questa fase iniziale dell’offensiva era quello d’incutere paura, creare confusione e scompiglio, e causare qualche morte tra le schiere nemiche. 

Le truppe, sotto la copertura degli scudi, dovevano avanzare unite, in una formazione detta “a testuggine”, per cui la resistenza di ogni singolo soldato era fondamentale per tutto l’esercito. Qualunque defezione o breccia nello schieramento indeboliva l’intera truppa.

Te lo immagini come poteva essere stare lì, in prima fila, sotto una pioggia incessante di pietre e di frecce infuocate?

Le frecce erano particolari, con la punta coperta di resina perché, una volta accese e scoccate, non si spegnessero in volo. Gli storici raccontano che spesso, prima della battaglia, i soldati bagnavano i loro scudi per evitare che prendessero subito fuoco. Solo uno scudo robusto poteva offrire protezione contro una tempesta di fuoco che continuava a cadere addosso.

È famosa la frase della mamma di un soldato di Sparta che, porgendo lo scudo a suo figlio, gli disse: “Figlio mio, ritorna, o con questo o sopra questo!” Il senso era che lo scudo poteva o salvargli la vita o servire da barella se fosse morto in battaglia. 

LO SCUDO DEI LEGIONARI era un mezzo di protezione, ma anche di offesa. Per il credente, la fede è un mezzo di difesa importantissimo.

Nella sua lettera agli efesini Paolo aveva già parlato della fede: “In lui [cioè Cristo] voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso” (Efesini 1:13).

“Avendo creduto” è una forma verbale del sostantivo “fede”. Potremmo riformulare la frase di Paolo così: “Dopo aver ascoltato la parola della verità, la buona notizia della salvezza, avete messo la vostra fede in Cristo.” In altre parole, la salvezza viene attraverso la fede. 

È ciò che Paolo afferma anche poco più avanti, quando scrive: “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la FEDE, e ciò non viene da voi; è il dono di Dio” (Efesini 2:8, l’enfasi aggiunta). 

La fede è il dono di Dio che ci permette di comprendere e abbracciare la verità che abbiamo bisogno di essere salvati dalla condanna del peccato e dal giusto giudizio di Dio. 

Nessuno è capace di salvarsi da solo: per essere salvati bisogna credere in Gesù come è rivelato nelle Scritture. 

È evidente fin qui come la verità e la fede siano strettamente legate l’una all’altra, proprio come lo sono la giustizia di Dio e il vangelo. È per questo motivo che Paolo ribadisce che il credente deve indossare l’armatura completa, con ogni singolo pezzo.

La fede non è solamente il mezzo per il quale siamo salvati, ma è anche una difesa efficace contro tutti gli attacchi con cui Satana cerca di confonderci minando le nostre certezze in Cristo. 

La fede, come anche la verità alla quale è indissolubilmente legata, è il punto di partenza per la nuova vita in Cristo, ed è lo strumento necessario per progredire nell’obbedienza e nella crescita spirituale. Infatti senza fede è impossibile piacere a Dio.

Pensiamoci bene, tutti hanno fede in qualcosa. Ad esempio ogni volta che invii un messaggio a qualcuno hai fede che il destinatario lo riceverà. 

Tempo fa ero su un treno verso Torino. Nel mio vagone viaggiava una famiglia talmente numerosa che da sola occupava due scompartimenti; io ero l’unico estraneo. L’atmosfera era allegra, i bambini correvano da uno scompartimento all’altro, e gli adulti scherzavano e ridevano. Osservavo in disparte quelle scene di famiglia. 

A circa metà viaggio è arrivato il capotreno per controllare i biglietti. Io gli ho porto subito il mio, l’ha guardato, obliterato e me l’ha restituito. Poi era il turno della famiglia, e il capofamiglia ha dato i biglietti di tutti al controllore. Lui li ha esaminati per un minuto in silenzio e poi ha esclamato: “Siete sul treno sbagliato! Questi biglietti sono per Milano, ma questo treno va a Torino.”

Nello scompartimento è calato il silenzio all’improvviso. La mamma si è messa a piangere e i bambini si guardavano intorno confusi. L’aria di festa era sparita. La loro certezza di essere in viaggio verso la destinazione giusta si era scontrata con la realtà di aver preso il treno sbagliato!

Non basta essere sinceri nel credere in qualunque cosa. La fede per essere vera ed efficace deve essere posta su qualcosa di reale, altrimenti è solo una fantasia illusoria. E potrebbe costare cara. 

L’autentica fede salvifica è certezza di quello che Dio ha rivelato nella sua Parola. Ha come oggetto Dio Padre che nella sua sovranità ha pianificato la salvezza, il Signore e Salvatore Gesù che l’ha attuata, e lo Spirito Santo che è il garante di questa salvezza.

D’altra parte, ci sono tanti credenti che vivono la loro vita spirituale zoppicando, sia perché la loro fede non è viva – non prendono la Bibbia sul serio e non s’impegnano a piacere a Dio in ogni cosa – ma anche perché sono spesso ignoranti riguardo ciò che la Parola di Dio effettivamente insegna. 

Una fede viva non ha a che fare con i sentimenti, ma con l’ubbidienza. 

IL SALMISTA SCRIVE: “Tu sei il mio rifugio e il mio scudo; io spero nella tua parola” (Salmo 119:114).

Salomone testimonia: “Ogni parola di Dio è affinata con il fuoco. Egli è uno scudo per chi confida in lui” (Proverbi 30:5).

Prendere lo scudo della fede vuol dire prendere la Parola di Dio sul serio, perché “la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo” (Romani 10:17).

Siamo bombardati da centinaia di voci che vogliono influenzarci, che cercano di riempirci la mente, e di catturare gli affetti del nostro cuore. 

Lo scudo di cui Paolo parla ti protegge nella misura in cui l’oggetto della tua fede è quello giusto e le informazioni sulle quali si fonda la tua fede sono altrettanto giuste e vere.

Dobbiamo essere sicuri che stiamo credendo in ciò che è vero e non cambia. Solo così possiamo ripararci dai dardi micidiali che il diavolo scaglia costantemente contro di noi. E lui non è solo in questo suo impegno, ma è assistito da tutti i suoi servi e anche da tutti quelli che non credono in Gesù Cristo come personale salvatore. Vuole renderci deboli, innocui e inetti, insicuri nella nostra santificazione, e inefficaci nel parlare ad altri della verità del vangelo. E ce la mette tutta per adempiere il suo scopo malvagio.

Satana non si risparmia di colpire anche la vita emotiva del credente, e di derubarlo della gioia e della pace con cui Dio vuole riempire mente e cuore dei suoi. 

Il diavolo agisce alimentando la concupiscenza e il desiderio del peccato in noi, ma può riuscirci solo se noi non siamo pienamente convinti della verità della Parola di Dio.

A QUESTO PUNTO la domanda sorge spontanea: come si usa questo scudo della fede?

Pietro ce lo spiega nella sua prima lettera: “Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.

“Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo.

“Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente. A lui sia la potenza, in eterno. Amen” (1 Pietro 5:6-10).

Alcune parole saltano subito agli occhi: umiliatevi, fidatevi, resistete e vivete alla luce di ciò che è eterno.

La fede, per essere una protezione che salva, richiede che siamo pronti a riconoscere di non poterci fidare di noi stessi, delle nostre capacità o delle nostre opinioni. 

Non possiamo mai abbassare la guardia perché il desiderio del diavolo di divorarci è insaziabile. Non siamo in grado di proteggerci da soli. È Dio il nostro scudo, perciò è sua responsabilità trovare il momento e il modo in cui ci soccorrerà. 

Il fatto che questa stessa battaglia sia comune a tutti i credenti sparsi nel mondo, indipendentemente delle loro circostanze, dovrebbe spingerci a sostenerci a vicenda e pregare gli uni per gli altri, forti della promessa di Dio di perfezionarci, di renderci fermi e stabili.

In conclusione, ecco un breve promemoria:
  • Impegnati a conoscere Dio
    “Quelli che conoscono il tuo nome confideranno in te, perché, o SIGNORE, tu non abbandoni quelli che ti cercano” (Salmo 9:10). 

  • Impregna la mente di pensieri puri
    “Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri” (Filippesi 4:8).

  • Cura il tuo rapporto con quelli che hanno fede in Dio
    “Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace sarà con voi” (Filippesi 4:9).

Le frecce infuocate del diavolo continueranno ad arrivare da tutte le parti, cercando di provocare paura, ansia, dubbi e tentazioni. Da soli o in una formazione “a testuggine” in compagnia di altri credenti ripariamoci sempre sotto lo scudo della fede, perché solo Dio ci dà la pace, la fede e la sicurezza di cui abbiamo bisogno.

Davide Standridge

 

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31ITA

31 GIORNI NEI SALMI
Scoprire il carattere, la saggezza, la potenza e l'amore di Dio
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La VOCE settembre 2023

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Ristampa del febbraio 1992 ”Il coraggio di guarire" 

Ci sono persone che detestano ingoiare le pillole. Fanno fatica anche con le compresse piccole. C’è chi invece riesce a mandarne giù addirittura una manciata. 

Conosco alcuni trucchi che aiutano a deglutire senza fastidio. Metti, per esempio, la medicina in un cucchiaio di miele e… la pillola va giù, dixit la Poppins. 

Oppure prendi un pezzettino di pane e lo mastichi per qualche secondo e poi, prima d’ingoiarlo, metti in bocca anche la pillola, ed ecco fatto. 

Potresti anche provare a mettere la compressa sulla parte posteriore della lingua e bere usando una cannuccia. 

Il metodo più comune è senz’altro quello di mandar giù la pillola con un sorso d’acqua perché d’istinto incliniamo la testa all’indietro e il farmaco scivola giù più facilmente.

Sicuramente, è qualcosa che se si fa spesso diventa talmente facile che neanche ci fai più caso. 

Ma… è possibile che, nello stesso modo, ci stiamo abituando anche a ingoiare cose dannose per la nostra salute? 

E più ne mandiamo giù, più facile diventa, e più mettiamo a repentaglio il nostro benessere? 

E non parlo solo di ciò che scende nel nostro stomaco.

La Bibbia afferma chiaramente che il mondo è il regno di Satana, e che la società in cui viviamo è sotto il controllo dei suoi schemi e delle sue bugie.

A quelli che volevano solo contendere con lui, Gesù ha detto: “Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo, perché è bugiardo e padre della menzogna. A me, perché io dico la verità, voi non credete. Chi di voi mi convince di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non le ascoltate; perché non siete da Dio»” (Giovanni 8:44-47).

Satana odia la verità, perché per lui dire il falso è la norma. 

Gesù invece afferma che i veri credenti non danno retta alle menzogne, bensì hanno le orecchie attente alla Parola di Dio.

Stando così le cose, dovremmo chiederci a chi e a che cosa diamo ascolto e, soprattutto, a cosa crediamo.

Gesù ha proseguito il suo discorso, rivolgendosi stavolta a chi voleva seguirlo sinceramente, dicendo: “Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Giovanni 8:31,32).

Prima di diventare dei figli di Dio, era normale per noi mentire e credere alle bugie. La Bibbia descrive così lo stato disperato in cui eravamo e in cui versa pure tutta l’umanità: “Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d’ira, come gli altri” (Efesini 2:1-3).

Tutto il nostro essere – ogni azione e pensiero – era immerso nella falsità, a motivo delle bugie inventate da Satana e diffuse dalla società accecata dalla sua influenza. Ciò che ci dominava era il desiderio irrefrenabile di soddisfare noi stessi.

La Parola di Dio in questi versetti dipinge un ritratto iperrealista del genere umano, è accurato nei minimi dettagli e spiega il motivo per cui siamo così attratti dalle bugie, e perché ci è così facile “ingoiarle” senza pensarci due volte. Le persone senza Dio sono spiritualmente morte, si abbandonano a una vita di peccato dietro Satana che opera in loro impedendogli di vedere la realtà. 

Da ragazzini, mio fratello e io quando andavamo al cinema ci chiedevamo stupiti come facessero a reclutare attori per dei film in cui dovevano morire! Nella nostra ingenuità eravamo convinti che morissero davvero. Pensavamo addirittura che si trattasse di condannati a morte giustiziati nel corso del film. 

Eh già, eravamo proprio sciocchi. La nostra convinzione si basava sull’immaginazione e non sulla conoscenza dei fatti. 

In uno di questi film ricordo molto bene una scena da incubo che non vorrei mai dover vivere in prima persona: ritrovarmi nelle sabbie mobili. Sentirsi sprofondare inesorabilmente e rendersi conto che più ti agiti e più vieni inghiottito deve essere terrificante! 

Quest’immagine evoca tristemente certi credenti che piano piano si lasciano conformare dai ragionamenti della società e dal suo modo di agire. E la società, si sa, non teme né onora Dio, così questi poveri cristiani sprofondano in pericolosi compromessi col peccato, che li risucchiano giù come nelle sabbie mobili senza scampo.

Tanti di loro sembrano accettare i compromessi con naturalezza, non rendendosi conto che la Bibbia comanda, chiaro e forte, di stare attenti al subdolo canto della sirena del mondo, con tantissime esortazioni a “fuggire il male”.

“Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Giovanni 2:15-17).

Il peccato è attraente perché fa leva sui nostri desideri che vogliono essere appagati. Se diamo retta a certi appetiti carnali significa che ignoriamo che dietro ogni tentazione c’è un inganno nascosto, su cui Dio ci mette in guardia. Ciò che sembra lecito e attraente è in realtà effimero e nocivo, e ci pone in netto contrasto con Dio.

Il dilemma è questo: come distinguere ciò fa parte della nostra vecchia natura che deve essere messa a morte (Romani 6:1-14) e ciò che invece è lecito per un credente (1 Corinzi 6:12)? 

PENSIERI CHE AFFONDANO

Un campo in cui spesso si creano tensioni è quello dei rapporti interpersonali, soprattutto con i famigliari non credenti. A volte dobbiamo prendere decisioni che loro non condividono. 

A nessuno piace mettersi contro gli altri, specialmente se si tratta di amici o parenti. Tutti vogliono sentirsi accettati e approvati. 

Ma i non credenti sono immersi nelle sabbie mobili del mondo, ed è l’unica realtà che conoscono. 

Il credente, al contrario, è stato salvato e strappato via dall’abitudine di seguire il mondo, e i suoi piedi poggiano sulla roccia solida della Parola di Dio che lo istruisce e guida i suoi passi. 

Due immagini con un contrasto evidente, e saper reagire può risultare difficile. Ci preoccupa il rischio di rovinare le nostre relazioni, minando così la possibilità di testimoniare ai nostri cari. Ma chiediamoci: è meglio prendere una posizione impopolare ma coerente con la Parola di Dio e quindi che Dio approva, oppure tentare una testimonianza contaminata da compromessi?

Gesù da parte sua ci aveva messo in guardia: “Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; siccome non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detta: «Il servo non è più grande del suo signore». Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato” (Giovanni 15:18-21).

Che sai, infatti, se salverai i tuoi cari? Ma puoi essere sicuro che il Signore premierà la tua fedeltà a lui. E ha promesso di insegnarti quello che devi fare: “Io ti istruirò e ti insegnerò la via per la quale devi camminare, io ti consiglierò e avrò gli occhi su di te” (Salmo 32:8. Leggi anche Tito 2:11-14).

PENSIERI CHE INNALZANO

Paolo scrive: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” (Romani 12:1,2).

Abbiamo bisogno che Dio trasformi il nostro modo di pensare, e che spinga anche a voler cambiare e a ricercare la santità in tutta la nostra condotta.

Il Signore ci chiede un cambiamento drastico, umanamente impossibile e agli occhi del mondo inaccettabile.

La società invece vuole che il peccato diventi normale e, demolendo ogni restrizione di pudore, insiste che ciò che anni fa era inaccettabile sia adesso considerato “naturale”.

Che facciamo, allora, delle pillole che il mondo ci propina continuamente, sotto ogni forma e in ogni ambito? 

Ce le confeziona ben bene insinuandole dentro quello che leggiamo, quello che guardiamo in televisione o in quello che amici e parenti ci presentano come la normalità. 

Una di queste sono i rapporti prematrimoniali che, sostengono molti, sono necessari per capire la compatibilità della coppia. Dal rapporto sessuale prematrimoniale si passa presto alla convivenza, dalla convivenza alla procreazione che, se ritenuta sconveniente, porta all’aborto senza rimorsi. Non è questo il piano di Dio per la coppia.

Oggi, sebbene l’articolo 16 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dichiari “La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto a essere protetta dalla società e dallo Stato” la famiglia è sotto attacco. Si insistono sulle nuove definizioni della famiglia per includere gruppi di persone che nel corso della storia umana non hanno mai costituito agli occhi della società una famiglia. 

Per tante persone i legami di parentela sono ormai considerati temporanei, durando fino a che non intralciano la propria felicità.

Sono sempre più numerosi i figli che vivono senza la sicurezza di un rapporto stabile tra i loro genitori. Crescono facendo la spola tra l’uno e l’altro, spesso mollati ai nonni o affidati agli estranei. 

La bugia che i genitori si raccontano per giustificare questo tipo di situazioni è che tutto sommato è la scelta migliore: meglio questo che vivere in una famiglia dove non ci si vuole più bene!

Ecco una grande bugia. Infatti è tutto il contrario: la verità che deve guidare ogni credente è che Dio ha costituito il matrimonio, dove le difficoltà devono essere affrontate e superate amandosi a vicenda. Il marito deve curare la vita spirituale della famiglia. Deve amare la moglie. 

Lo standard fissato da Dio è altissimo: il marito deve amare la moglie come Cristo ha amato la chiesa, e la moglie deve sottomettersi al marito come la chiesa a Cristo. Deve essere l’aiuto convenevole per suo marito. I figli devono essere amati, istruiti, disciplinati e curati e devono potersi sentire al sicuro nella loro famiglia. 

A proposito di figli: chi decide di che sesso dovranno essere? Esistono davvero 50 gender diversi? 

Ormai praticamente tutti i nuovi programmi televisivi, i film e molto di ciò che gira in rete spacciano come normale uno stile di vita promiscuo e trasgressivo, specialmente quello omosessuale. Lo stesso si dica della letteratura per i ragazzi e dei fumetti. 

Come aiuteremo le nuove generazioni a discernere la verità e a proteggersi da questi influssi maligni? 

I nostri figli passano molto tempo fuori casa, subendo l’influenza dei compagni di scuola, degli insegnati e di altre persone estranee che non condividono i valori della fede cristiana. 

A casa i figli sono incollati ai cellulari e assorbono tutto ciò che gira su internet. 
Chi metterà ordine in quella valanga di stimoli e smaschererà le menzogne a cui sono esposti continuamente? 

Quanto è difficile per un genitore credente intervenire quando i figli, lasciati crescere senza paletti, cominciano a comportarsi in modo immorale e contrario agli insegnamenti biblici! 

Difficile o impossibile, il genitore ha comunque la responsabilità, che il Signore gli ha dato, di riprendere il figlio quando sbaglia. E se si vuole avere risultati duraturi si deve cominciare in tenerissima età.

Gioire per i nipotini nati fuori dal vincolo matrimoniale o avere in visita figli che portano a casa la convivente sono cose che lasciano un retrogusto amaro. 

Sono realtà pesanti da gestire da soli, e a volte sono doppiamente gravi se le guide della chiesa reagiscono in modo inappropriato, con superficialità o al contrario con una durezza senza compassione. 

Dio desidera che chi ha un ruolo di guida spirituale nella chiesa locale sappia rispondere biblicamente alle domande difficili. Cos’è la verità? Come riconoscere una menzogna? Come deve essere la vita della chiesa secondo quello che Dio dice? Donne pastore, sì o no? Cosa dire a coppie che convivono? Come aiutare una coppia che sta pensando al divorzio? Come affrontare una gravidanza extramatrimoniale? Come gestire i figli ribelli?

Se le pillole di bugie, che una volta ti saresti rifiutato di mettere in bocca, ora vanno giù come l’acqua, fermati! Il rimedio c’è, è efficace e porta benefici concreti da subito se apri il tuo cuore. Solo la Parola di Dio deve essere il nostro unico punto di riferimento. E saremo al sicuro.

Il salmista ha scritto:

La legge del SIGNORE è perfetta, essa ristora l’anima;
la testimonianza del SIGNORE è veritiera, rende saggio il semplice.

I precetti del SIGNORE sono giusti, rallegrano il cuore;
il comandamento del SIGNORE è limpido, illumina gli occhi.

Il timore del SIGNORE è puro, sussiste per sempre;
i giudizi del SIGNORE sono verità, tutti quanti sono giusti, 
sono più desiderabili dell’oro, anzi, più di molto oro finissimo; 
sono più dolci del miele, anzi, di quello che stilla dai favi. 

Anche il tuo servo è da essi ammaestrato; 
v’è gran ricompensa a osservarli. 

Chi conosce i suoi errori? 
Purificami da quelli che mi sono occulti.
–Salmo 19:7-12

Il cuore che segue la Parola di Dio è rafforzato, incoraggiato, rallegrato, soddisfatto, istruito e benedetto. Lascia allora che l’eterna e giusta Parola di Dio faccia il suo lavoro in te, essa è la tua salvezza. 

Lascia che ti rimproveri, accetta la sua correzione e mettila in pratica.
Questo è l’antidoto più efficace contro l’avvelenamento da pillole di menzogna. 
Se ne accorgeranno anche i nostri amici e parenti.

Davide Standridge


Il coraggio di guarire

Un matrimonio che non funziona bene fra marito e moglie rovina i figli, che diventano alleati, messaggeri e pedine dei genitori. Le mamme fanno dei sotterfugi e dicono ai figli: “Non lo dire a papà.” I padri si alleano con un figlio a scapito degli altri o della moglie. 

Questo era proprio il caso di Isacco e Rebecca. Risultato: inganno e disarmonia, al posto dell’accordo e della trasparenza. I buoni inizi andarono sommersi col passare degli anni. 
 
Oggi le coppie moderne, troppe volte, si parlano, ma non condividono i loro pensieri. Sentono quello che l’altro dice, ma non si ascoltano. Si toccano, ma non si amano. Guardano, ma non vedono. Pregano, ma lo fanno di rado insieme. Parlano di persone, di fatti e del tempo, ma non di Dio, del loro amore e dei loro sentimenti. 
 
Conoscono gli amici più del loro coniuge, fanno più confidenze agli estranei che al loro caro. Lavorano forte, ma non per migliorare la loro unione. Nei loro discorsi non trovano vera rispondenza l’uno con l’altro. 
 
Se sono credenti, amano Dio, ma in modo personale e individuale. Non come coppia. Stanno uno a fianco dell’altro, ma non camminano insieme. 
 
C’è una grande tristezza in una unione di questo tipo: due persone, che abitano sotto lo stesso tetto, ma vivono vite solitarie e separate. Per alcuni, il problema dura da tanti anni che non se ne rendono più conto. Anzi, forse, non vorrebbero neppure che le cose cambiassero. 
 
Altri ne soffrono, ma non sanno che fare. 
 
Per risolvere il problema, bisogna avere il coraggio di andare indietro negli anni e capire quando la cosa è cominciata. 
 
Forse c’è un problema lontano che non è stato mai risolto, qualcosa che è accaduto perfino prima delle nozze? 
 
Uno dei due sposi è troppo indipendente? 
Qualche cosa non è mai stata perdonata? 
 
Sarà un processo penoso per tutti e due. Penoso perché andrà a rivangare il passato e penoso perché richiederà dei cambiamenti. Ma a questo punto sarà un grosso guaio se uno dei due coniugi dirà all’altro: “Cambierò se tu cambi.” “Tu fai il primo passo e io ti verrò dietro.”
 
Una guarigione sarà possibile solo se tutti e due saranno molto onesti e sinceri fra loro. E non sarà facile, perché una separazione psicologica rovina fisicamente, mentalmente e spiritualmente. 
 
Ho conosciuto dei credenti che hanno rifiutato questo processo di guarigione, perché lo hanno trovato troppo difficile e ne avevano paura. Allora si sono buttati nel lavoro, passando il minor tempo possibile a casa. O seppellendosi in mille attività “spirituali” e dando l’impressione di essere dei mostri di spiritualità, ma essendo dentro vuoti e frustrati. 
 
È importante, fra marito e moglie, confrontarsi continuamente con la Parola di Dio, correggere la rotta, smussare gli angoli, evitare il comune e l’abitudinario. 
 
Solo allora si realizzerà la verità del versetto “e i due diverranno una sola carne.” Cioè saranno due persone che, col passare degli anni, impareranno a funzionare veramente come coppia, pur restando due individui ben definiti.
 
R.W. (La VOCE del Vangelo, ristampa del 1991)
 

 

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La VOCE luglio 2023

Un articolo che parli principalmente agli uomini potrebbe non sembrare pertinente per le donne, ma non è così. Se sei una moglie scoprirai come pregare per tuo marito, se sei una mamma saprai come pregare e educare meglio i tuoi figli nella direzione giusta, e se non sei ancora sposata sarai spinta a cercarti un marito che faccia sul serio col Signore.

Quando La VOCE del Vangelo era ancora composto da otto pagine, le rubriche e gli articoli erano curati principalmente da Maria Teresa e Guglielmo, e io contribuivo con una rubrica dal titolo “Da Uomo a Uomo”.  

All’epoca mi capitava spesso di viaggiare e di visitare chiese in diverse parti d’Italia, e non di rado ricevevo feedback positivi per la mia rubrica. 

Una signora in particolare si era complimentata con me dicendo che apprezzava molto quello che scrivevo. 

Sorridendo la ringraziai, però le feci notare che non era diretto proprio a lei ma a suo marito. Lei ribatté subito: “Lo so, ma mio marito non legge, allora lascio il giornale aperto a quella pagina in bagno sperando che si incuriosisca e la legga.”

Dobbiamo ammettere che purtroppo molte volte noi uomini siamo poco propensi a riconoscere il nostro bisogno di migliorare in certe aree della nostra vita. Migliorare e agire di conseguenza. 

Sarà perché siamo preoccupati per altro, o perché non c’è nessuno che ci metta con le spalle al muro per farci prendere le nostre responsabilità. 

Mia nonna aveva una frase che mi ripeteva da ragazzino: “Davide, stai diventando un ometto, comportati bene!”

Oggi pare che si sia persa di vista l’importanza di comportarsi da uomini; la distinzione tra ruoli e comportamenti strettamente maschili o femminili si sta offuscando sempre di più. Essere uomini sembra qualcosa di antiquato, quasi da evitare. Addirittura, oggi che si vogliono affiancare a maschio e femmina altri 50 tipi di gender, suggerire a qualcuno di comportarsi da uomo susciterà sicuri dissensi.

Non deve sorprendere che il mondo abbracci ideologie sbagliate, lo fa da sempre. Paolo, più di duemila anni fa, scriveva: 

L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio, né lo hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato. 

Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Per questo Dio li ha abbandonati all’impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen.

Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento.

Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente; ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di contesa, di frode, di malignità; calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati” (Romani 1:18-31). 

Quando Dio non fa più parte dei pensieri dell’uomo, vengono meno tutti gli argini contro la depravazione umana. Il peccato è considerato la normalità, e approvarlo una necessità. L’uomo si sostituisce a Dio, e Dio lo abbandona a fare tutto ciò che è sconveniente.

C’era da aspettarselo dal mondo, ma quando ideologie inique si infiltrano anche nella chiesa le conseguenze sono nefaste per le persone coinvolte. 

Ci sono ancora chiese sane, fedeli alla Parola di Dio, che affermano che Dio ha creato il maschio e la femmina, e che non esistono altri generi, ma la società fa di tutto per influenzare il modo di pensare perfino dei credenti. 

Molti cristiani infatti considerano porzioni delle Scritture, che per loro sono controverse e scomode, come retaggio di una cultura sorpassata, invece di considerare tutta la Bibbia autorevole e valida anche per i nostri tempi. 

Tra questi argomenti scomodi ci sono il ruolo e le responsabilità dell’uomo che rischiano di essere minimizzati o addirittura accantonati.

OCCHIO! SEMPRE E COMUNQUE

Paolo scriveva ai Corinzi: “Vegliate, state fermi nella fede, comportatevi virilmente, fortificatevi. Tra voi si faccia ogni cosa con amore” (1 Corinzi 16:13,14).

Nota bene: Paolo scrive “comportatevi virilmente” cioè “fate gli uomini. Comportatevi da uomini!” Sono parole vecchie di duemila anni ma attuali come non mai.

Questi due versetti sono carichi di istruzioni per noi uomini che rischiamo di essere lavativi nelle mansioni e nei doveri che Dio ha stabilito proprio per noi. È lui che ha creato il genere umano; ha certamente le idee chiare sui ruoli che ha assegnato alle sue creature.

Il versetto comincia con un presente imperativo: vegliate. Il significato di questa forma grammaticale è ovvio: fatelo, e fatelo sempre! Non basta farlo una volta per tutte, ma è un’azione continua.

Anche il verbo “vegliare” è significativo. A quei tempi nelle città c’erano sentinelle che vegliavano giorno e notte per proteggerle. Sempre all’erta e attente contro ogni minimo pericolo che poteva minacciare il popolo.

Questo concetto di essere vigili ricorre spesso nella Bibbia. Per esempio, Paolo scrive: “Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato” (Galati 6:1). Quel “bada bene” nella seconda parte del versetto dice la stessa cosa: guardati bene, perché anche tu non corra tale pericolo. 

Spesso questo comando viene usato collegato al peccato. Pietro scrive: “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare” (1 Petro 5:8). 

Noi, che siamo credenti, dobbiamo stare attenti perché il diavolo e la società, influenzata da lui, mirano a distruggere il piano di Dio. Non a caso Giovanni avverte: “Badate a voi stessi affinché non perdiate quello per cui abbiamo lavorato, ma riceviate piena ricompensa” (2 Giovanni 8).

Ogni uomo deve fare attenzione e vegliare sulla sua vita perché Satana, con il peccato e con le distrazioni, vuole rendere vana l’opera di Dio in noi rendendoci incapaci di adempiere il nostro compito. 

Ogni uomo deve anche saper riconoscere quelle bugie che lo spingono a sminuire il ruolo che Dio gli ha dato nella famiglia e nella chiesa.

Paolo, quindi, voleva ricordare agli uomini di Corinto di vegliare e stare fermi nella fede. In pratica dovevano condurre una vita che onorasse Dio e il Signore Gesù. Essere un uomo di Dio è una priorità.

Esiste un cliché che vorrebbe il vero maschio cocciuto, duro, ostinato e autoritario. Paolo invece ricorda a noi uomini che dobbiamo fare ogni cosa con amore. I veri uomini svolgono i propri compiti spinti dall’amore per Dio e per gli altri. La vera mascolinità è personificata dal Signore Gesù, che ha fatto e detto ogni cosa motivato dall’amore.

OMETTO, È ORA CHE TU CRESCA

Paolo scrive: “Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino” (1 Corinzi 13:11).

Il progresso naturale consiste nel crescere, maturare, e smettere con certi comportamenti per acquisirne altri. Alcuni uomini credenti, invece, sembrano accontentarsi dello stato in cui si trovano: sono paghi di svolgere le loro mansioni sì ma, a guardar bene, fanno esattamente come i non credenti, solo con un atteggiamento migliore e senza compromessi. Parlo del provvedere per le necessità della famiglia. È sicuramente il dovere del maschio, infatti Dio si aspetta la stessa cosa anche dai non credenti. Ma dai capifamiglia credenti lui esige di più.

La prima responsabilità di ognuno è quella di crescere spiritualmente. Di specchiarsi regolarmente nella Parola di Dio – da solo per conto proprio, e collettivamente nella chiesa locale – e cambiare secondo le istruzioni che si trovano in essa. 

Arrivare a non confrontarsi più con le Scritture porta a illudersi che Dio sia soddisfatto, quando non lo è per niente. 

L’uomo credente deve maturare nella sua fede e imparare a rendersi utile spiritualmente per coloro che Dio ha messo nella sua vita.

Le qualifiche del diacono che troviamo in 1 Timoteo 3 non sono requisiti di pochi supercredenti. Non esistono cristiani del tipo base e poi quelli, che per le loro caratteristiche del tutto eccezionali, sono qualificati al diaconato.

“Allo stesso modo i diaconi devono essere dignitosi, non doppi nel parlare, non propensi a troppo vino, non avidi di illeciti guadagni; uomini che custodiscano il mistero della fede in una coscienza pura. Anche questi siano prima provati; poi svolgano il loro servizio se sono irreprensibili. I diaconi siano mariti di una sola moglie, e governino bene i loro figli e le loro famiglie. Perché quelli che hanno svolto bene il compito di diaconi si acquistano un grado onorabile e una grande franchezza nella fede che è in Cristo Gesù” (1 Timoteo 3:8-10,12,13).

In questa lista di qualifiche non ce n’è una che non dovrebbe essere presente in ogni credente della chiesa. La differenza sta semplicemente nella maturità di ciascun individuo.

DOMANDE CHE ESIGONO UNA RISPOSTA

Il carattere del credente è forgiato dallo studio personale della Parola e dalla prontezza a metterla in pratica. 

Leggere e studiare la Bibbia per conto proprio è fondamentale, ma lo è anche l’essere assidui nel partecipare agli incontri della chiesa. 

Una chiesa che trascura l’insegnamento fedele alle Scritture offre solo caramelle al posto di una dieta sana. Come fa un uomo ad applicare la conoscenza della Parola al suo lavoro e alle sue finanze, agli affetti e ai rapporti, alle sue mete e ambizioni se si ciba solo di frasi fatte e di nozioni superficiali sulla fede?

Paolo avverte: “Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste. Ma se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c’è legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se viviamo dello Spirito, camminiamo altresì guidati dallo Spirito” (Galati 5:16-18, 22-25).

La crescita spirituale non è casuale, e non avviene in automatico. Richiede scelte e mete chiare. È il risultato di duro lavoro, ma i suoi benefici saranno evidenti in ogni aspetto della propria vita.

Che tu sia single o sposato, con figli o senza figli, tocca a te curare consapevolmente e con attenzione il tuo progresso per la maturità.

Per il credente sposato c’è anche un altro compito fondamentale che la Parola di Dio comanda di adempiere. È triste che molti uomini non lo prendano sul serio. Provvedono forse prontamente nel mantenere la famiglia, ma trascurano di fatto il loro dovere di amare le mogli. Non sto parlando di ricordarsi degli anniversari o dei compleanni ma di amarle come dice l’apostolo Paolo in Efesini:

“Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l’acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile. Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro propria persona. Chi ama sua moglie ama se stesso. Infatti nessuno ha mai odiato la propria persona, anzi la nutre e la cura teneramente, come anche Cristo fa per la chiesa, poiché siamo membra del suo corpo” (Efesini 5:25-30).

Dio ordina al marito di amare la propria moglie curando la vita spirituale di lei, di essere coinvolto in prima persona nella sua crescita spirituale.

– Sei un esempio di crescita spirituale per tua moglie?
– Stai studiando e mettendo in pratica la Parola di Dio?
– Pregate insieme tu e lei?
– Parlate di cose spirituali insieme?
– Siete trasparenti nell’affrontare le vostre vittorie e le vostre sconfitte?
– Tua moglie trova in te un punto di riferimento per le questioni spirituali?
– Siete un esempio di assiduità nel frequentare le riunioni della chiesa, ed è una priorità per te che tua moglie possa frequentarle?

Non essere proprio tu fra quei molti uomini che non svolgono il loro ruolo di mariti in modo vigilante e amorevole! 

Non permettere alla vita di tutti i giorni di soffocare i tuoi sforzi di fare diligentemente ciò che Dio si aspetta da uno sposo credente.

Chi ha figli ha poi altre grandi responsabilità nell’allevarli. Il piano di Dio è che ogni uomo sia il punto di riferimento principale per la crescita nella fede dei figli. È proprio il padre che crea l’atmosfera cristiana nella famiglia.

Fa riflettere che molti padri s’interessano e vogliono influenzare la scelta della squadra del cuore nei figli. Spesso sento dire che tifare una squadra è una “fede”. Ma francamente a Dio non importa per quale squadra tifa tuo figlio, piuttosto gli importa se crede in Cristo o no! Per questo motivo è scritto:

Questi sono i comandamenti, le leggi e le prescrizioni che il SIGNORE, il vostro Dio, ha ordinato di insegnarvi, perché li mettiate in pratica nel paese nel quale vi preparate a entrare per prenderne possesso, così che tu tema il tuo Dio, il SIGNORE, osservando, tutti i giorni della tua vita, tu, tuo figlio e il figlio di tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandamenti che io ti do, affinché i tuoi giorni siano prolungati. 
Tu amerai dunque il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze. Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla fronte in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte della tua città (Deuteronomio 6:1,2,5-9).

In famiglia Dio si aspetta che tu sia il punto di riferimento spirituale per i tuoi.
Lui sa che non sei perfetto, ma lo stesso si aspetta e desidera, anzi comanda, che tu ti comporti da uomo, sia vigile e che svolga bene il ruolo che ti ha affidato. 
Permettimi quindi di farti ancora qualche domanda:

– Ami Dio più di ogni altra cosa?
– Cosa fai per ricordati sempre di lui?
– Osservi il comandamento di Dio di educare nella fede i tuoi figli?
– Come parli della fede ai tuoi la mattina, la sera e durante il giorno?
– In che modo la tua fede è espressa, insegnata e vissuta a casa tua? 
– La esprimi e la vivi con chiarezza e in modo amorevole?

 Tu e io abbiamo molti nemici che vogliono frenare la nostra ubbidienza e distoglierci dal nostro ruolo di mariti e padri. Il primo ostacolo siamo tu e io! 

Vegliare, dunque. Stare fermi nella fede. Comportarsi virilmente. Fortificarsi. E che si faccia ogni cosa con amore.

Se queste non sono le nostre priorità allora non ci stiamo comportando da uomini. Non siamo quel tipo di persone che Dio vuole.

Se hai letto fin qui, mettiti in discussione, e chiediti cosa puoi fare di pratico per migliorare nella tua vita personale, nella tua famiglia e nella chiesa.

E se per caso hai letto questo articolo solo perché l’hai trovato in bagno, considerati benedetto: hai una moglie che ti vuole bene e aspetta che tu possa manifestare tutto il tuo potenziale di un uomo di Dio che la aiuti a crescere nella fede. 

Davide Standridge

PER APPRFONDIRE 

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”Vivere

VIVERE CRISTO IN FAMIGLIA
di Jay E. Adams  
Pagine 144 
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 ”IlDODICI UOMINI ORDINARI
di John MacArthur 
Pagine 236 
Euro 12,00 + spese postali


 

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La VOCE giugno 2023

Ai tempi del Nuovo Testamento Tessalonica era sotto il controllo dell’Impero romano, ma come città libera godeva di privilegi particolari. Tessalonica è l’odierna Salonicco in Macedonia. 

L’apostolo Paolo portò il vangelo in quella regione, motivo per cui fu anche perseguitato. I primi convertiti, quindi, ricevettero il messaggio in mezzo a molte difficoltà, e divennero presto un vero esempio da imitare in tutta la zona circostante. 

Un piccolo gruppo che, se ci confrontiamo con le sue caratteristiche, mette in luce la nostra identità di credenti del XXI secolo.

Spicca la prima caratteristica: una reputazione stellare

“Noi ringraziamo sempre Dio per voi tutti, nominandovi nelle nostre preghiere, ricordandoci continuamente, davanti al nostro Dio e Padre, dell’opera della vostra fede, delle fatiche del vostro amore e della costanza della vostra speranza nel nostro Signore Gesù Cristo” (1 Tessalonicesi 1:2,3).

Dalle parole di Paolo si evince che “l’opera della loro fede”, “le fatiche del loro amore” e “la costanza della speranza nel Signore Gesù Cristo” erano le tre qualità rilevanti dei primi credenti tessalonicesi, che li rendeva visibilmente “cristiani”.

Nonostante Paolo fosse rimasto in quella città solo qualche settimana, la loro vita era radicalmente cambiata dall’incontro con la verità del vangelo.

Da subito la loro fede in Cristo fu vera e operante. In altre parole, conoscere Cristo aveva prodotto un comportamento cambiato nella loro vita. 

Uno spunto di riflessione: se qualcuno dovesse descrivere la nostra cristianità di oggi, cosa direbbe? Penserebbe che siamo persone morali? Religiose?

Le opere della fede 

“Le opere della loro fede” che Paolo menziona, non servivano per guadagnarsi la salvezza o qualche merito davanti a Dio, perché la salvezza è per grazia e non per opere (Efesini 2:8,9). “Nessuna possibilità di vantarsi” come Paolo aveva insegnato ai credenti di Roma (Romani 3:21-28). In effetti, i tessalonicesi avevano creduto alle parole di Gesù, e perciò si comportavano di conseguenza. La loro fede era un dono di Dio che cresceva in relazione alla loro conoscenza e ubbidienza alla sua parola.

La fede, nella Bibbia, non è descritta come una cosa mistica, ma motore di azioni che vengono da un modo di pensare rinnovato, e i suoi effetti possono essere visti dagli altri. 

Diverse volte il Signore Gesù aveva dovuto rimproverare i discepoli per il loro comportamento sbagliato: “Gente di poca fede… Dov’è la vostra fede?... Non avete ancora fede?” Perciò, è la nostra fede a determinare il nostro comportamento.

Giacomo lo spiega così: “Così è della fede; se non ha opere, è per sé stessa morta. Anzi uno piuttosto dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede». Tu credi che c’è un solo Dio, e fai bene; anche i demoni lo credono e tremano” (Giacomo 2:17-19).

Chi dice di credere, ma non è sottomesso a Dio dà piuttosto prova della sua incredulità. Dimostra di essere incosciente e ribelle, ma anche beffardo perché si prende gioco di Dio.

Le fatiche dell’amore 

I credenti di Tessalonica, avevano un amore che non si fermava davanti alla fatica e ai tempi difficili che stavano vivendo. 

L’espressione “le fatiche del loro amore” descrive un modo di amarsi senza riserve, fino a essere esausti. 

Oggi troppi credenti sembrano soffrire della sindrome da stanchezza cronica. Tra la famiglia, il lavoro, lo sport, i corsi e le mete che vogliono raggiungere sono svuotati di tempo e energie, indispensabili per dedicarsi agli altri credenti. 

Si sono dimenticati che la vera fede si traduce in amore pratico verso coloro che sono di Cristo. 

Le parole di Giovanni sono un campanello d’allarme: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. ... Carissimi, se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1 Giovanni 4:7-11,19).

I credenti di Tessalonica erano pronti a faticare per amarsi, perché avevano creduto e conosciuto l’amore di Gesù. 

Ancora oggi amare gli altri è difficile. Richiede fatica e sacrificio. Eppure, la fama del loro amore si era sparsa in tutta la Macedonia, perché avevano capito che essere cristiani significa amare, e amare ha un costo. 

Che i nostri vicini di casa, i colleghi e tutti i nostri conoscenti sappiano che siamo credenti in Cristo, non soltanto perché parliamo di lui, ma soprattutto per le nostre vite piene di amore pratico e infaticabile verso gli altri!

Rincorrere obiettivi terreni ci consumerà senza portare frutto, ma se siamo pronti a dare il nostro tempo e le nostre risorse per il bene dei fratelli in Cristo, quello sì che porterà un frutto per l’eternità.

La costanza della speranza

Infine, i tessalonicesi erano conosciuti per la loro viva attesa del ritorno di Gesù: “la costanza della vostra speranza nel nostro Signore Gesù Cristo”.

La parola “costanza” evidenzia le difficoltà dell’attesa. Pietro ne parla dicendo: 

Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi, che siete custoditi dalla potenza di Dio mediante la fede, per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi.
Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell’oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo. 
Benché non lo abbiate visto, voi lo amate; credendo in lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa, ottenendo il fine della vostra fede: la salvezza delle anime. 
—1 Pietro 1:3-9 (l’enfasi aggiunta, qui e di seguito, è mia).

Non possiamo negare, ignorare o sminuire le difficoltà che Dio permette nella nostra vita, ma dobbiamo affrontarle con pazienza, ricordando le sue promesse. Questo dimostrerà che la nostra fede è vera.

Seconda caratteristica: l’insegnamento sano

Paolo scrive: “Infatti il nostro vangelo non vi è stato annunciato soltanto con parole, ma anche con potenza, con lo Spirito Santo e con piena convinzione; infatti, sapete come ci siamo comportati fra voi, per il vostro bene. Voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo, tanto da diventare un esempio per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia. Infatti, da voi la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell’Acaia, ma anzi la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo, di modo che non abbiamo bisogno di parlarne” (1Tessalonicesi 1:5-8). 

La verità del vangelo aveva trasformato i tessalonicesi. Era penetrata nei loro cuori cambiando il loro modo di pensare e di comportarsi.

Avevano ascoltato il vangelo predicato con parole giuste, approvate da Dio, con la potenza dello Spirito Santo attraverso uomini che vivevano secondo quello che insegnavano, perché volevano piacere a Dio e non agli uomini (1 Tessalonicesi 2:2-4).

Il predicatore fedele alle Scritture non manipola il messaggio per i propri interessi, ma si assicura di parlare da parte di Dio. Non predica le proprie opinioni, né cerca di far colpo sull’uditorio con discorsi appetibili, ma si attiene all’esposizione del testo biblico. In questo modo lo Spirito Santo opera nelle vite degli uditori, servendosi della verità eterna rivelata nelle Scritture e predicata dal pulpito.

Parlando ai credenti di Corinto, Paolo esprime lo stesso concetto: “Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio (1 Corinzi 2:3-5).

Paolo era coerente con quello che insegnava. Annunciava il vangelo con precisione, e lo Spirito Santo si è servito di questa scrupolosità per trasformare lui per primo, e poi il cuore dei credenti di Tessalonica. 

Nonostante le sofferenze a causa delle persecuzioni, i tessalonicesi si erano sottomessi all’insegnamento ricevuto. Infatti Paolo scrive: “Per questa ragione anche noi ringraziamo sempre Dio: perché quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l’accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete” (1 Tessalonicesi 2:13).

Il fatto che alcuni credenti non cambino mai e non ci sia una trasformazione visibile della loro vita, sarà forse dovuto anche alla predicazione poco biblica e “annacquata” delle loro chiese? O perché, magari, hanno sottovalutato l’importanza di ascoltare messaggi sani per poter crescere? 

Solo la parola di Dio opera efficacemente nei credenti – non è l’intrattenimento né altre attività pseudo spirituali – ed è fondamentale che la mente e il cuore siano esposti a essa. Ignorare il ruolo essenziale dell’insegnamento biblico vanifica lo scopo e la funzione della chiesa.

Terza caratteristica: una conversione reale

Le chiese di oggi sono piene di persone che simpatizzano con vari aspetti del “cristianesimo” senza essersi mai convertite a Gesù. Possono anche essere assidue e partecipare a tante attività, ma non conoscono Cristo personalmente.

Come si fa a riconoscere una vera conversione? Come dovremmo presentare l’evangelo affinché a chi ci ascolta sia chiaro come si diventa cristiani?

Per rispondere, esaminiamo proprio ciò che è successo ai tessalonicesi. 

La notizia della loro conversione si era sparsa per tutta la Macedonia e l’Acaia, dice Paolo, e aggiunge: “Essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl’idoli a Dio per servire il Dio vivente e veroe per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall’ira imminente” (1 Tessalonicesi 1:9,10).

La parola “conversione” descrive un cambiamento radicale a 180 gradi: se prima si andava in una direzione adesso si va nella direzione opposta. È una parola che ricorre spesso nel libro degli Atti, dove si narra come è nata la chiesa, e come delle persone di diverse etnie abbiano abbandonato le false religioni per convertirsi al Dio vero ed eterno.

Non si può diventare cristiani senza una vera conversione che sia accompagnata dal ravvedimento. È ciò che hanno predicato Giovanni Battista, il Signore Gesù e i suoi apostoli. Senza la conversione e senza un ravvedimento il vangelo non è una buona notizia.

Solo un cuore che riconosce le proprie colpe davanti alla giustizia di Dio, e chiede “Cosa devo fare per essere salvato?” è pronto per ricevere la buona notizia della salvezza in Cristo. 

I tessalonicesi si erano convertiti dagli idoli a Dio. Avevano riconosciuto l’inutilità e l’inganno della loro religione e si sono rifugiati in Cristo per essere salvati. 

Se prima si ritenevano delle brave persone, moralmente buone, ora comprendevano che non esistono opere sufficientemente buone per ottenere il favore di Dio, e che non c’è altro mezzo per arrivare a lui se non attraverso il ravvedimento e la totale resa. 

“Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati. Difatti la Scrittura dice: «Chiunque crede in lui, non sarà deluso»” (Romani 10:9-11).

La conversione autentica è un cambiamento radicale nel modo di ragionare, di credere e di scegliere che influenza tutta la vita. I tessalonicesi erano un esempio anche in questo perché si erano convertiti per servire il Dio vivente e vero.

Nel greco originale “servire” è la forma verbale della parola “schiavo”. Adesso erano legati a un nuovo padrone, un Signore a cui dovevano ubbidienza.

È un concetto che trova tanta resistenza anche tra molti di quelli che si definiscono evangelici. Si preferisce l’idea di aver scelto noi di credere, di aver deciso noi di seguire Cristo, e di servirlo quando ci fa comodo, ma non  quella di essere schiavi.

Le Scritture affermano chiaramente che Dio ci ha eletti e ci ha scelti. Ci ha chiamati per appartenere totalmente a lui per obbedirgli in ogni cosa. 

Pietro scrive: Comportatevi con timore durante il tempo del vostro soggiorno terreno; sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vostro vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia” (1 Pietro 1:17b-19).

E Paolo ammonisce: “Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1 Corinzi 6:19,20).

In realtà non siamo mai stati senza un padrone. Ogni essere umano è schiavo di sé stesso, delle proprie concupiscenze (1 Giovanni 2:16), e di conseguenza schiavo del diavolo (Efesini 2:1-3). Dopo la conversione, però, abbiamo un nuovo padrone: Cristo!

Se sei un credente e ti rendi conto di aver vissuto fino a ora per te stesso, per la tua famiglia, per il lavoro o per le tue mete umane, ravvediti! Riconosci che hai bisogno di sottomettere ogni cosa che riguarda la tua vita alla signoria di Cristo. “Il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Giovanni 2:17).

Un’attesa paziente ma sicura 

I veri cristiani comprendono che questo mondo non è altro che un passaggio, e che c’è una realtà molto più grande e concreta che ci attende dopo la vita. Per questo hanno priorità, prospettive e mete molto diverse da chi non conosce Cristo.

Un giorno Dio porrà fine alla follia degli uomini e spargerà la sua giusta ira sui peccatori. Quest’ira tocca ogni uomo che non si sottomette alla signoria di Cristo. I tessalonicesi lo avevano saputo da Paolo, e si erano convertiti a Gesù, perciò Paolo gli aveva scritto che “sono liberati dall’ira imminente”.

“Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:36).

È una tragica realtà che moltissime persone si illudono pensando sinceramente di essere cristiane quando non lo sono affatto. Un giorno alcuni si presenteranno davanti a Dio dicendo di essere “cristiani”, ma la sua risposta sarà categorica: “Io non vi ho mai conosciuti!”

Ognuno di noi deve a se stesso un attento esame, fatto col cuore, alla luce della Parola di Dio, per capire quanto siamo attaccati a Cristo, quanto sia vera la nostra fede, e quanto siamo pronti a ubbidire a Dio. 

Poniamoci l’obiettivo di imitare i tessalonicesi, perché Gesù non è alla ricerca di fans, ma di discepoli! 

Davide Standridge

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