log in

La Voce del Vangelo

La VOCE settembre 2018

Vai direttamente all'articolo successivo:  
Ivana ride, parla e sta bene


NON MI VOLEVA NESSUNO

Oggi il mondo è migliore. Almeno così sembrerebbe. La medicina ha fatto grandi progressi e tante malattie sono state praticamente debellate. 

L’ultimo caso di poliomielite risale ormai al 1982. Il vaiolo, che nel 30% dei casi era letale, dal 1979 non esiste più. E pensare che negli anni ’60 causava la morte di circa 2 milioni di persone all’anno! Anche la meningite e alcuni tipi di cancro sono ora curabilissimi.

Per queste grandi scoperte della medicina, qualcuno potrebbe pensare che l’umanità stia per conquistare il controllo assoluto non solo sulla salute delle persone, ma anche sulla vita e la morte. Nel prossimo futuro, oltre a essere in grado di allungare e migliorare significativamente l’aspettativa di vita, potremo anche determinare l’idoneità di un individuo alla vita prima che nasca, decidere cioè chi può vivere e chi deve morire. 

In un certo senso, questo “diritto” già si esercita in alcuni paesi europei. È il caso della sindrome di Down. 

Oggi con un semplice test del sangue è possibile scoprire se il feto abbia la malformazione del cromosoma 21, che ne è la causa. Se il test è positivo, per molti, la cosa più facile è abortire. 

È così che l’Islanda è riuscita praticamente a ridurre allo 0 la nascita di bambini Down. 

Ma cosa dice la Bibbia sull’aborto? Sulla fecondazione assistita? Sulla fine della vita?

L'inizio dell'eternità

Non c’è vita che esista per volontà umana. L’uomo può desiderarla, e anche procrearla, ma non ne è mai l’autore. Solo Dio lo è. 

Mentre l’interruzione di gravidanza è una triste e dolorosa realtà per molte, le statistiche dicono che sempre più donne ricorrono all’aborto con leggerezza.

“Il corpo è mio e ci faccio quello che voglio” è lo slogan di un movimento molto sonoro che promuove il diritto delle donne di abortire per qualunque motivo. È un modo di ragionare che è entrato a far parte della mentalità comune della gente. Lo sapevi che molti ormai considerano l’aborto come un metodo anticoncezionale? Guai a parlarne contro! Per alcuni è come intromettersi negli affari altrui, come violare la libertà della donna. Questi sono casi estremi.

Ma come credenti, cosa dobbiamo pensare su questo argomento? Le nostre convinzioni si stanno allineando con il senso comune del giusto e dello sbagliato? In una questione così delicata ci facciamo guidare dall’opinione pubblica? Vince chi grida di più? Oppure ci fidiamo della Legge italiana? 

Perché, allora, non della Parola di Dio la quale, più spesso che no, denuncia e condanna i ragionamenti umani?! In ultima analisi, conta solo quello che Dio pensa.

Nel Salmo 127:3 è scritto: “Ecco, i figli sono un dono che viene dal SIGNORE; il frutto del grembo materno è un premio.” Nessuno è mai nato senza che Dio l’abbia voluto. Egli è coinvolto personalmente nella vita di ogni essere umano, dal concepimento fino al suo ultimo respiro. 

Nel libro di Giobbe sono scritte queste bellissime e struggenti parole di un uomo molto provato nella sua salute: “Le tue mani mi hanno formato, m’hanno fatto tutto quanto, eppure mi distruggi! Ricordati che mi hai plasmato come argilla, e tu mi fai ritornare in polvere! Non mi hai colato forse come il latte e fatto rapprendere come il formaggio? Tu mi hai rivestito di pelle e di carne, e mi hai intessuto d’ossa e di nervi. Mi hai concesso vita e grazia, la tua provvidenza ha vegliato sul mio spirito” (Giobbe 10:8-12).

Anche nella sofferenza, ogni vita è un dono di Dio, della sua infinita grazia e provvidenza. La vita di un bambino perfettamente sano vale esattamente quanto quella di un bambino nato con gravi problemi. 

Pensare che siamo solo il frutto dell’unione fisica dei nostri genitori non solo è superficiale, ma è un affronto a Dio. 

La sua Parola smentisce con indiscutibile chiarezza l’idea che il feto nel grembo della mamma sia solo una massa di tessuto e non una persona. Il re Davide afferma: “Sì, tu m’hai tratto dal grembo materno […] tu sei il mio Dio fin dal grembo di mia madre” (Salmo 22:9,10). Il Signore era il Dio di Davide sin dal grembo della mamma.

Due mesi dopo il concepimento il feto ha già mani e piedi, ha un cuore che batte, e il suo DNA, già definito e distinto, rimarrà lo stesso per tutta la vita. Davanti a questa verità, abortire di proposito un bambino è come uccidere un figlio perché rappresenta “una seccatura” per la vita dei genitori. 

Milioni di bambini sanissimi vengono abortiti nel mondo con scuse di ogni tipo. In alcuni casi si cerca di giustificare l’omicidio di questi bambini dicendo che è per il loro bene – meglio abortire che farli nascere in una famiglia che non è pronta ad accoglierli. 

La storia umana è macchiata di violenza e di atrocità, ma in una persona normale il pensiero di uccidere bambini piccoli desta sempre orrore. Ucciderli, però, senza averli prima visti, sembra più accettabile, meno grave…

Il feto è un essere umano! Creato a immagine di Dio: “Il sangue di chiunque spargerà il sangue dell’uomo sarà sparso dall’uomo, perché Dio ha fatto l’uomo a sua immagine” (Genesi 9:6).

Nel Salmo 82, al versetto 3 Dio dice per bocca di Asaf: “Difendete la causa del debole e dell’orfano, fate giustizia all’afflitto e al povero!”

Chi è più debole e incapace di difendersi di un bambino non ancora nato? Noi siamo chiamati a difenderlo. Siamo chiamati a reagire a questa strage di milioni di bambini. A te può sembrare che non si tratti di un massacro perché solo di rado vieni a sapere di un caso di aborto, ma le statistiche dicono che gli aborti volontari in Italia sono circa 90.000 all’anno.

Ma, appunto per il grande consenso generale proaborto, c’è il pericolo che i credenti, pur essendo contrari, restino in silenzio davanti a questi omicidi. Quando, però, ci tocca da vicino, non possiamo fare finta di niente, non dobbiamo tacere. 

Cosa succede ai bambini morti?

Fino a questo punto abbiamo parlato solo dell’aborto volontario. Ma ci sono altrettanto milioni bambini nel mondo che muoiono prima del parto o poco tempo dopo, a causa di diverse complicazioni. La morte di un bambino desiderato e aspettato suscita inevitabilmente grandi emozioni e domande nelle menti e nei cuori dei genitori. Domande che richiedono una risposta esauriente e soddisfacente e, soprattutto, vera. 

Quello che possiamo affermare dalle Scritture è che Dio accoglie in cielo tutti i bambini che muoiono prima di raggiungere quella maturità che li rende moralmente responsabili davanti a Lui. Sapere che sono al sicuro in cielo col Signore è un motivo di grande gioia e conforto per i genitori nel loro dolore. 

E se sono io il colpevole?

Forse conosci qualcuno che ha avuto un aborto. Qualcuno che l’ha fatto di proposito, forse prima di convertirsi, e ora ne porta il peso sulla coscienza. Forse l’hai fatto tu. Oppure non hai dovuto ricorrere a un intervento, perché hai usato la spirale o la pillola del giorno dopo (le quali sono di fatto strumenti di aborto; un credente fedele alla Parola di Dio non dovrebbe mai usarli). Che speranza c’è per chi sente il peso del suo peccato?

La speranza c’è! Ed è l’unica realtà che guarisce e risana chi ha peccato.

Nella grazia di Dio possiamo trovare il conforto per aver perso un bambino molto desiderato, ma anche il perdono per avere abortito. Non a caso Giovanni scrive: “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Giovanni 1:9).

Se hai abortito o incoraggiato qualcuno a farlo, sappi che il perdono c’è! Il Signore Gesù è morto per tutti i peccati, il suo sangue vale anche per quelli che a noi sembrano troppo grandi. Il suo perdono è completo, gratis e irrevocabile. 

È possibile che porteremo le cicatrici del nostro peccato, ma non ne dobbiamo portare più la colpa! E possiamo essere sicuri che quel bambino a cui forse non abbiamo mai dato neanche un nome è col Signore. E un giorno lo incontreremo nella gloria del cielo.

E questo mi porta a un altro discorso…

La sterilità

Cosa dire a una coppia che ama il Signore e che vorrebbe tanto avere dei figli, ma non ne ha? Se Dio ha detto all’uomo “crescete e moltiplicatevi”, perché non glieli dà? Ci sono milioni di bambini abortiti indesiderati, e invece a loro che li desidererebbero, i figli non arrivano. Cosa fare, cosa sperare?

Ricordo una coppia di credenti che tanto tempo fa mi chiese consiglio a questo riguardo. Per anni avevano aspettato e sperato invano, poi erano arrivati al punto di voler tentare la fecondazione assistita. Stavano valutando se spendere migliaia di euro per la speranza, ma non la certezza, di avere dei figli. Sospettando che avessero difficoltà finanziarie e non fossero realmente in grado di affrontare una spesa del genere, consigliai loro di aspettare ancora, di mettersi nelle mani di Dio e di trovare pace in Lui. Lo fecero. Dopo un po’ di tempo ebbero un figlio e poi altri due. La loro è una storia a lieto fine, ma non tutte le storie finiscono così.

Chiaramente non esiste una risposta unica che valga per tutti, ma ci sono dei consigli biblici che si applicano a ogni situazione. La Bibbia racconta di diverse donne sterili che desideravano avere figli. Come Sara, che aveva aspettato contro speranza e poi aveva avuto Isacco, ma non senza qualche momento di perplessità e sfiducia in Dio.

Quando si ha a che fare con coppie che non hanno figli, bisogna avere molto tatto. Battute facili possono ferire la loro sensibilità senza che te lo facciano sapere. Mai dire “Beati voi che non avete figli!” E usare estrema delicatezza nel chiedere, se proprio lo devi sapere, perché non hanno figli. Per alcuni è un motivo di grande sofferenza, un dolore intimo e privato che dobbiamo rispettare. Se chiedono preghiere, facciamolo senza intrusioni e invadenze.

A un gruppo di studio biblico che conducevo, partecipavano quattro giovani coppie appena sposate. Nel tempo, tre delle quattro mogli rimasero incinte, mentre la quarta sembrava non poter concepire. Fu un motivo di grande dolore per lei. Oggi, grazie al Signore, è la mamma di due figli bellissimi. Ma in quegli anni bisognava avere tanta sensibilità nel gioire con quelle che erano in dolce attesa e fare cordoglio con quella che ancora aspettava una risposta alle sue preghiere.

Le coppie che non possono avere figli 

potrebbero prendere in considerazione l’adozione. Adottare un figlio è costoso e difficile, ma in questo, forse, la chiesa potrebbe dare loro una mano concreta. Un bambino adottato in una famiglia di credenti ha la possibilità di crescere ascoltando il vangelo, come forse non gli sarebbe altrimenti possibile.

Come credenti, anche noi siamo stati adottati da Dio; fare per un bambino qualcosa che Dio ha fatto per noi è un grande privilegio e una responsabilità. 

Conosco diverse coppie che hanno adottato bambini perché sembrava che non ne potessero avere, e poi il Signore gli ha dato anche dei figli propri. Non è una regola né una promessa, è solo un’ulteriore benedizione che Dio dà ad alcuni. A volte la pace che la coppia trova nell’adozione permette loro la serenità di avere anche figli naturali.

In alternativa, c’è la fecondazione in vitro che non è vietata espressamente dalle Scritture. Se fosse sbagliato avere l’assistenza professionale per risolvere un problema fisico dell’infertilità, allora anche farsi curare dai medici in generale sarebbe fuori luogo. Fidarsi di Dio non vuol dire non avvalersi della scienza per risolvere dei problemi. 

C’è, però, un aspetto da tenere in mente. Molte volte, in vista di dover ripetere il tentativo, si fecondano più ovuli del necessario. Quando la fecondazione ha avuto successo e si passa alla gravidanza, questi ovuli fecondati non vengono usati più. Se vengono distrutti, sono anche loro degli aborti a tutti gli effetti. 

Verso il tramonto della vita

Ogni giorno il nostro fisico invecchia. Oggi un po’ più di ieri. Il corpo, come una tenda, si disfa ed è una delle inevitabili conseguenze del peccato. 

Le malattie colpiscono tutte le età, anche i giovani, e possono causare grandi sofferenze che sembrano impossibili da sostenere.

Il soffrire non era una novità per l’apostolo Paolo. Tutte quelle volte che era stato battuto, lapidato e dato per morto devono aver lasciato segni sul suo corpo. Come anche tutto quel tempo passato in catene e in prigione. E quella spina nella sua carne per cui aveva pregato di essere liberato, doveva essere una prova pesante.

Dio ha risposto alle sue preghiere! 

La sua risposta è stata: “La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza” (2 Corinzi 12:9).

È Dio che decide la nascita e la morte. È un diritto esclusivo che gli appartiene sin dal primo alito vitale che Egli ha soffiato nelle narici del primo uomo (Genesi 2:7). 

“I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo, e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi erano destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora” (Salmo 139:16). Dio conosce appieno ogni singolo giorno della nostra vita e ne determina il numero. Il Salmo 139 è di grande incoraggiamento per coloro che davanti alla morte di un proprio caro continuano a chiedersi se non avrebbero potuto fare di più. Se solo fossero andati all’ospedale prima… Se avessero cambiato dottore… 

I nostri “se” e “ma” forse non avranno mai una risposta, ma possiamo calmare i nostri cuori sapendo che un Dio sovrano ha stabilito il numero dei nostri giorni.

Questi temi sono senza dubbio difficili da affrontare ed è facile che non tutti i credenti siano d’accordo su come farlo. Le guide delle chiese hanno una grande responsabilità di studiare seriamente questi argomenti nelle Scritture e di insegnarli. 

Bisogna essere sicuri che quello che si dice sia totalmente biblico, radicato nella Parola di Dio. 

Ma bisogna poi anche camminare accanto a coloro che stanno affrontando queste situazioni dolorose. Non dimentichiamo le parole di Gesù: “Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via” (Giovanni 14:1-4).

“Dio stesso ha detto: «Io non ti lascerò e non ti abbandonerò». Così noi possiamo dire con piena fiducia: «Il Signore è il mio aiuto; non temerò. Che cosa potrà farmi l’uomo?»” (Ebrei 13:5-7). 

È vero, oggi il mondo è migliore! 

Ma lo è perché Egli cammina accanto a noi, nel dolore, nella morte, nelle nostre paure. Fidiamoci di Lui. n

 


Ivana ride, parla e sta bene

Eravamo in grande attesa. Il 28 ottobre del 2003 sarebbe dovuto nascere il nostro terzo bambino.

Il 31 ottobre, sono andata per un monitoraggio del battito del cuore del nostro piccolino, ma i medici, proprio allora, non hanno sentito il battito.

Non ci potevamo credere. La gravidanza era stata ottima e tutti gli esami sempre perfetti.

È stata fatta un’ecografia, che è servita solo a confermare che il bambino era morto nella mia pancia 24 ore prima.

Mio marito Lucio era con me in ospedale. I medici ci hanno spiegato che avrebbero fatto nascere il piccolo con un parto spontaneo, per non danneggiarmi. Dopo molto camminare nei corridoi, salire scale, parlare e pregare con Lucio, sono venute le doglie. 

La mattina del 2 novembre è nata morta Ivana, il cui nome significa “Dio è misericordioso”. Pesava 4 chili ed era lunga 52 centimetri.

Abbiamo chiesto di vederla e, dopo averla lavata, ce l’hanno portata. Era bellissima, l’abbiamo tenuta in braccio e sembrava che dormisse. 

Abbiamo letto il Salmo 139, che dice che siamo stati fatti in modo meraviglioso e stupendo e che Dio sa tutto di noi e non ci lascia mai soli.

La cosa più difficile è stata doverla ridare all’infermiere, che l’ha portata via.

Nei mesi precedenti alla nascita di Ivana, Lucio e io avevamo parlato molto della sovranità di Dio. Questo ci aveva preparati, in qualche modo, a quello che è poi successo. Sapevamo che Dio guida ogni cosa, che è sovrano sulla vita e sulla morte. È buono e quello che permette è bene, anche se non lo capiamo e i nostri sentimenti vogliono farci credere il contrario. 

Perché è morta Ivana? I medici non hanno trovato una spiegazione e noi abbiamo rinunciato a fare l’autopsia. Anche nell’utero si può verificare una “morte bianca”. Quando succedono delle cose così, per forza salgono alla mente dei dubbi e vengono molte recriminazioni. Se… se… se…

Prima che Ivana nascesse, quando sapevamo già che la piccola era morta, due anziani della nostra chiesa sono venuti a trovarci in ospedale con le loro mogli. “Non avete fatto niente di male e non avete nessuna colpa. Il vostro tesoro è in cielo,” ci hanno assicurato. Le loro parole sono state importanti e ci hanno fatto del bene. 

Il dolore, la confusione e il senso di vuoto per la mancanza della nostra bambina erano, e sono, molto grandi, ma Dio ci è vicino e la sua pace “che supera ogni intelligenza” (Filippesi 4:7) custodisce i nostri cuori e i nostri pensieri.

Quando abbiamo fatto il funerale, avevamo pregato che fosse un tempo di ringraziamento e così è stato. È stato detto chiaramente che ora Ivana è in cielo, al sicuro nelle braccia del Salvatore, e che noi che abbiamo creduto in Cristo e abbiamo accettato in dono la sua salvezza la rivedremo un giorno lassù.

Anche la nostra piccola Rebecca sa che, dopo il funerale, la sua sorellina Ivana è stata messa sottoterra, ma che “la vera Ivana”, quella che ride e parla, sta ormai in cielo con Gesù e sta molto bene.

Questa è anche la nostra consolazione.

—Cristina Stanisci (Tratto dal libro "Al sicuro fra le braccia di Dio")

 

 

  • L’argomento di questo numero ti è piaciuto?
    Vuoi avere gratuitamente altre copie da distribuire?
    Telefona allo 06-700.25.59

 

Sottoscrivi questo feed RSS