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La Voce del Vangelo

La VOCE settembre 2020

I credenti nella nostra chiesa sono molto attivi nello scambiare parole di incoraggiamento e richieste di preghiera tramite le varie app degli smartphone. È un modo veloce e ideale per comunicare con più persone contemporaneamente. 

Tempo fa, una persona nuova al mondo evangelico, commentando questa nostra usanza, mi disse che trovava alcune richieste un po’ ridicole. 

Era d’accordo con chi chiedeva preghiere per situazioni gravi, ma farlo addirittura per un esame a scuola…?! Non sarebbe meglio studiare che pregare?

Indubbiamente sono tante le richieste di preghiera in una chat dedicata come la nostra e, a volte, alcune possono sembrare un po’ ingenue o irrilevanti. Ma quello che conta è cosa ne pensa Dio.

Come reagisce Dio alle tue preghiere?
Ci sono preghiere che non andrebbero fatte? 
O è meglio pregare per qualunque cosa e lasciare il resto al Signore? 

Ci sono delle preghiere a cui Dio risponderà sicuramente, su cui ci dovremmo concentrare?

In ogni modo, qualunque sia la nostra richiesta, sarebbe senz’altro buono che cercassimo il modo migliore per formulare la nostra preghiera a Dio. 

Le preghiere dell’apostolo Paolo possono aiutarci in questo. 

Preghiere che Dio ascolta

La preghiera è essenziale sia per la salvezza, sia per la vita cristiana, perché è il mezzo per comunicare con il Signore. Ma non sorprenderei nessuno dicendo che tante persone la trascurano. Molti la trovano un esercizio noioso, o non la capiscono. Altri hanno smesso di pregare perché non ne hanno ricevuto il beneficio che si aspettavano. 

Effettivamente Dio non risponde come vorremmo a tutte le preghiere. Faremmo meglio a scoprire quali siano quelle che Lui ascolta, perché possiamo imparare a pregare in modo efficace. 

Giacomo scrive: “Domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (Giacomo 4:3,4).

Sono parole chiare che si commentano da sole. Una preghiera motivata dall’egoismo e incentrata su noi stessi è praticamente simile, se non identica, a quelle di coloro che non conoscono Dio: preghiere mondane guidate da colui che influenza il mondo, Satana.

Giovanni, infatti, scrive: “Tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Giovanni 2:16,17).

La ricerca dei propri piaceri, del possesso o di una posizione invidiabile sono ambizioni umane che non hanno valore agli occhi di Dio.

Detto questo, esaminandoci con onestà, ci rendiamo subito conto che tante delle nostre richieste sono, o rischiano di essere, contaminate dalla nostra natura umana orgogliosa ed egoista, e dai nostri desideri personali.

Non sto dicendo che dovremmo essere in ansia per “ogni parola oziosa” (Matteo 12:36) tutte le volte che esprimiamo al Padre celeste quello che è sul nostro cuore, ma che dovremmo chiederci più spesso quali siano le richieste che realmente gli fanno piacere. Perché quando lo avremo capito e imparato, le nostre preghiere potrebbero pure sembrare simili a quelle di prima, ma saranno di sicuro guidate da principi più biblici.

Dio vuole trasformare il nostro modo di pensare e i nostri desideri (Romani 12:2). Non sappiamo pregare come si conviene, a volte riusciamo solo a gemere e sospirare, ma colui che esamina i cuori ci viene in aiuto anche in questo (8:26,27). 

In questo articolo non ho lo spazio sufficiente per citare ogni preghiera nella Bibbia, ma ne esaminerò alcune e, prendendole poi come modelli per le nostre, potremo essere sicuri di pregare in modo gradito a Dio, e avremo la certezza che Egli ci risponderà.

Ricolmi di tutta la pienezza di Dio

L’apostolo Paolo pregava molto per i credenti che conosceva. Spesso nelle sue lettere faceva anche sapere il contenuto delle sue preghiere, e invitava i suoi lettori a unirsi a lui nel farlo. Cominciamo con la sua preghiera per i credenti di Efeso.

Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende nome, affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell’amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.  —Efesini 4:14-19

È certamente una preghiera a cui il Signore risponde. E si adatta anche a diverse situazioni che affrontiamo nella vita. 

A una prima lettura può sembrare una frase lunga e complicata da comprendere, perché il pensiero principale si trova solo alla fine del ragionamento.

Ma questa preghiera affronta proprio la nostra condizione interiore, da dove nascono le nostre paure, le incertezze e i nostri dubbi. Siamo così fragili, e facilmente sballottati da vari avvenimenti. Abbiamo bisogno di essere fortificati nell’uomo interiore, per mezzo dello Spirito Santo.

Per mezzo della fede in Cristo Gesù quale nostro Salvatore abbiamo un rapporto vero con Dio, che non ha a che fare soltanto con il nostro destino eterno. Molti benefici che traiamo da questa relazione riguardano infatti la nostra vita pratica. Uno di questi è che Cristo viene ad abitare in noi e diventa il nostro Signore.

Siamo diventati figli di Dio quando abbiamo compreso e creduto che Dio ci ha amati e ha dato il suo Figlio per noi, e abbiamo chiesto il perdono dei peccati per fede. Ma l’amore di Cristo è molto più profondo ed esteso di quello che comprendiamo all’inizio del nostro cammino di fede. Ed è totalmente diverso dal nostro. 

Questo amore ci sorprende, ci confonde, ci sfida perché ribalta tanti concetti che abbiamo appreso.

Se vuoi pregare secondo la volontà di Dio, chiedigli che tu, e i credenti che conosci, possiate conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, e che è diverso da quello che pensiamo e che abbiamo mai esperimentato prima. Un amore che vuole il vero bene dei nemici, che ama anche quando non è ricambiato, che non pone condizioni o limiti. Un amore tanto sorprendente, quanto difficile da comprendere perché sappiamo di non meritarlo.

Più conosciamo questo amore, più saremo ricolmi e traboccanti di tutta la pienezza di Dio, e questo ci darà una stabilità che non abbiamo mai avuto prima, e che è impossibile avere fino a quando non ci rendiamo conto che è Dio che ci ha amati per primo. 

Quante preghiere sature di autocommiserazione e delusione cesserebbero di essere pronunciate alla luce di una comprensione migliore dell’amore di Dio!

DEGNI DELLA chiamata

Nella preghiera per i credenti di Efeso il punto principale riguardava la vita interiore del credente. In questa prossima preghiera, Paolo prega che la chiesa di Tessalonica possa vivere alla gloria di Dio.

Ed è anche a quel fine che preghiamo continuamente per voi, affinché il nostro Dio vi ritenga degni della vocazione e compia con potenza ogni vostro buon desiderio e l’opera della vostra fede, in modo che il nome del nostro Signore Gesù sia glorificato in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e Signore Gesù Cristo. —2 Tessalonicesi 1:11,12

Quella di Tessalonica era una chiesa sana. Poco prima di questi versetti Paolo l’ha encomiata per la fede dei credenti che cresceva in modo eccellente, e per l’amore che abbondava tra di loro in mezzo alle persecuzioni a causa della loro fede. 

Questa fede, Paolo ricordava loro, sarà valutata e premiata da Dio nel giorno di Cristo davanti al tribunale del gran trono bianco. È per questo motivo che Paolo pregava che la loro vita fosse vissuta in modo degno della fede che professavano. 

Può sembrare un controsenso pregare per una cosa che già c’è e funziona: la fede crescente dei credenti tessalonicesi. Ma Paolo sapeva quanto facilmente i credenti tendono ad adagiarsi nel loro cammino col Signore. 

Vale la pena notare che, malgrado questi credenti fossero perseguitati, Paolo non prega che soffrano meno o che la loro vita sia più facile, ma che non si scoraggino e che Dio li reputi degni della sua chiamata. Non sta dicendo che la chiamata di Dio possa essere meritata, ma che c’è un modo di camminare che Lui approva e, di conseguenza, anche uno che non approva. 

Se Paolo ha pregato che i credenti si comportino in modo degno della chiamata di Dio, vuol dire che è un soggetto di preghiera sempre valido anche per noi.

È straordinario il pensiero che Dio, il creatore di ogni cosa, si interessi di noi  individualmente. Paolo, scrivendo ai Romani, ricorda che siamo stati chiamati secondo un disegno preciso di Dio, un piano prestabilito (Romani 8:28). Sappiamo che Egli ha già preparato pure le opere buone per noi, in modo che le possiamo compiere (Efesini 2:10).

Paolo prega non solo che i credenti si comportino in modo degno, ma anche che Dio possa approvare, guidare e compiere i loro buoni propositi! 

Ognuno di noi prende tantissime decisioni ogni giorno, alcune ovviamente sono piccole, altre di grande portata con conseguenze più profonde e durature. Se camminiamo consapevoli di dover piacere a Dio, avremo anche il desiderio di fare quello che è buono agli occhi suoi. 

E solo allora si potrà compiere la terza richiesta di questa breve preghiera: che il nome del Signore Gesù sia glorificato in noi e noi in Lui. 

Penso che siamo tutti d’accordo che vogliamo vivere alla gloria di Dio, ma questo non succederà mai per caso; sarà piuttosto frutto dell’opera di Dio in noi come risposta a delle preghiere mirate.

ECCELLENTI NELLE DECISIONI

Spesso rischio di accontentarmi di fare solo quello che so di essere giusto e basta. Faccio attenzione a non fare nulla di sbagliato. Ma è sufficiente?

Per i credenti della chiesa di Filippi Paolo pregava così: 

Infatti Dio mi è testimone come io vi ami tutti con affetto profondo in Cristo Gesù. E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio. —Filippesi 1:8-11

La chiesa di Filippi era stata fondata da Paolo, e lui nutriva un affetto sincero per questi credenti. Il loro benessere, il progresso spirituale, era per lui una priorità. Li aveva istruiti, e adesso desiderava che vivessero una vita eccellente davanti a Dio, che non si accontentassero “dei compitini”, ma che fossero avidi di fare le cose migliori.

Nei versetti precedenti gli aveva ricordato che Dio stesso stava operando in loro per la crescita spirituale e la santificazione. Ma lui desiderava che Dio li spingesse all’eccellenza spirituale.

Ti sei mai chiesto se la tua vita spirituale è eccellente agli occhi di Dio?

Paolo pregava che il loro amore abbondasse sempre di più. Amore per chi? Per Dio? Per i fratelli? Per i non credenti? Per i famigliari? Per i nemici? 

La risposta è sì, per tutti. L’amore di Dio non si può e non si deve dividere in compartimenti. 1 Corinzi 13 afferma chiaramente che qualsiasi cosa facciamo, se non è spinta e avvolta dall’amore, e se non ha come fine l’amore, è inutile!

Questa preghiera è la richiesta che il nostro amore non sia superficiale. L’amore di cui parla è quell’amore divino che non viene in modo spontaneo, che non conosciamo naturalmente, tanto è vero che, come abbiamo visto nella prima preghiera, abbiamo bisogno dell’opera di Dio per comprenderlo. Qui il concetto è lo stesso, ma espresso con parole diverse. 

Più conosciamo e pratichiamo questo amore e più siamo capaci di capire la differenza e discernere tra le varie opzioni che abbiamo. 

Discernere vuol dire proprio questo: la capacità di valutare le cose. Sapere la differenza tra le diverse scelte possibili non è una conoscenza sterile, ma deve spingerci ad apprezzare le cose migliori.

“Apprezzare”, in questo contesto, potrebbe confonderci. Non vuol dire gradire qualcosa, ma stimarne e giudicarne il valore. In altre parole, dopo aver valutato le diverse scelte o opportunità, sceglierò le cose migliori, quelle eccellenti. Quelle migliori tra tutte le altre buone. 

Non devo accontentarmi di fare la cosa giusta, ma devo saper discernere e fare quella eccellente. È questo contribuisce a rendermi limpido e irreprensibile. 

È possibile che scegliere solo il buono, quello cioè che non è sbagliato ma neanche eccellente, non ci renda irreprensibili davanti a Dio? Alla luce di questa preghiera penso proprio di sì. 

Oltre alla capacità di scegliere le cose migliori, Paolo prega che i credenti siano colmi di frutti di giustizia nel giorno di Cristo, quando Egli valuterà le nostre azioni. Gesù stesso infatti ha detto che desidera che il credente porti molto frutto (Giovanni 15:1-8).

E la cosa straordinaria di questi frutti di giustizia è che si hanno per mezzo di Cristo, e non per merito nostro, così che tutta la gloria andrà a Dio.

Testimoni fedeli

Viviamo in mondo corrotto, in un mondo dove regna il peccato. È facile sentirsi frustrati per tutte le ingiustizie che vediamo e, a volte, subiamo. Ma spesso ci dimentichiamo che la malvagità nel mondo dovrebbe produrre in noi una preoccupazione sempre più grande per la salvezza delle persone. 

Forse siamo demoralizzati dal fatto che le persone non ci vogliono ascoltare, che perseverano imperterrite nelle loro idee e nel loro peccato. Ci sentiamo impotenti. 

Paolo ne sapeva qualcosa, ed è per questo che ha scritto ai Colossesi: 

Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con rendimento di grazie. Pregate nello stesso tempo anche per noi, affinché Dio ci apra una porta per la parola, perché possiamo annunciare il mistero di Cristo, a motivo del quale mi trovo prigioniero, e che io lo faccia conoscere, parlandone come devo. Comportatevi con saggezza verso quelli di fuori, ricuperando il tempo. Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno. —Colossesi 4:2-6

Paolo era totalmente dedito alla proclamazione della buona novella, e aveva visto grandi risultati con sua evangelizzazione. Se c’è mai stato uno che sapesse spiegare perfettamente il vangelo, quello era proprio lui. Nonostante tutto, ispirato da Dio, in questo brano invita i credenti a pregare in modo specifico per avere opportunità di parlare del vangelo.

Ci siamo rassegnati all’idea che certe persone non si convertiranno mai, che i nostri parenti, amici, colleghi e vicini di casa abbiano chiuso le orecchie al messaggio del vangelo? 

Oppure siamo talmente presi dalle nostre responsabilità giornaliere e dai nostri problemi da non testimoniare come dovremmo?

Paolo si sentiva un debitore di Dio verso quelli che non conoscevano il vangelo, per aver ricevuto da  Lui qualcosa che loro non avevano. Siamo debitori anche noi?

Questa sua preghiera è semplice: Dio, dammi delle occasioni di parlare di te, dammi il messaggio e dammi la saggezza necessaria per proclamarlo.

Dio deve aprirci le porte per portare il suo messaggio, ma mi domando se davvero desideriamo che lo faccia, se siamo davvero pronti ad entrarci, o se non stiamo cercando affatto queste porte.

È facile trascurare questa priorità. È facile ignorare l’urgenza del messaggio. È facile addormentarci davanti alla realtà della vita dopo la morte, dell’inferno e del paradiso. Ma va contro quella fede che noi professiamo.

Questa preghiera dovrebbe svegliarci! Paolo raccomanda che si preghi con perseveranza, vegliando in essa e ringraziando Dio. 

Pregare può essere stancante e difficile, tutti lo sanno. Può darsi che bisogni pregare a lungo, e per molto tempo. Vegliare nella preghiera vuol dire che dobbiamo farlo con attenzione, senza distrarci. 

La gratitudine dimostra che dipendiamo da Dio, e che è un dono sapere che ci ascolta e risponde alle nostre preghiere.

Il Signore deve darci non solo le opportunità per parlare di Lui ma anche il messaggio. E questo è fondamentale: non dobbiamo cambiarlo! Il vangelo è di Dio, e noi non abbiamo il diritto di alterarlo per renderlo più appetibile per le persone. Dobbiamo trasmetterlo così com’è. Era un mistero per coloro che lo ascoltavano ai tempi di Paolo, ed è un mistero anche per le persone d’oggi. 

I non credenti sono accecati dalle loro idee, influenzati da quello che hanno sentito e condizionati da quello che la loro religione gli ha insegnato. È molto possibile che reagiscano male al vangelo. 

Le reazioni delle persone avverse a Cristo hanno fatto sì che Paolo finisse in prigione. Noi non la rischiamo, almeno per adesso, ma rischiamo di essere presi in giro o di avere reazioni negative. La paura non deve essere un deterrente. 

Il messaggio che dobbiamo proclamare viene da Dio, il modo in cui lo presentiamo dev’essere saggio e senza compromessi. Ogni persona o gruppo di persone richiede un approccio diverso, ma mai rude, arrogante o litigioso.

Ecco perché la preghiera è così importante. Pregare secondo la volontà di Dio cambierà il nostro modo di pregare, cambierà le nostre mete e le nostre aspirazioni. Smetteremo di fare alcune preghiere, e altre dovranno allinearsi con gli scopi eterni di Dio.

Preghiamo di più! E preghiamo meglio! 

– Davide Standridge

 

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La VOCE giugno 2018

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La schermaglia vincente | Un pizzico di sale


Il tuo bene più prezioso!

È inutile girarci intorno: abbiamo un problema che ci accomuna tutti. Lo conosciamo bene, ma la verità è che non facciamo granché per risolverlo. Le sue ripercussioni sulle nostre vite sono grandi – nel bene e nel male – eppure solo poche persone sono disposte a rivedere e correggere le loro priorità per affrontarlo. 

Possono esserci molti motivi per non reagire ma forse, molto semplicemente, si tratta del non essere davvero convinti dei benefici che si hanno quando lo si affronta con la dovuta serietà. Ignorarlo c’indebolisce e ci lascia impreparati davanti alle incognite della vita. E se continuiamo a trascurarlo rischiamo di diventare anche arroganti, e forse non lo ammetteremmo mai!

È un problema grande anche perché c’è chi ha interesse a impedirci di affrontarlo, sviandoci in modi subdoli che nemmeno immaginiamo.

Di cosa stiamo parlando? Del fatto che non preghiamo abbastanza (e mi auguro che per te non sia un argomento inflazionato!). 

Senza farci venire inutili sensi di colpa, consideriamo insieme perché è saggio, anzi vitale pregare, quali sono le cose per le quali è giusto pregare e quali invece le conseguenze se non lo facciamo. 

Sempre, comunque e con ogni tenacia

Se conosci qualcuno affetto da anoressia nervosa, saprai che è un disturbo che può avere effetti devastanti su chi ne soffre. Non sono esperto in medicina e non voglio assolutamente banalizzare questa patologia; ne parlo solo perché in certi versi è molto simile a una vita di preghiera irregolare.

Tutti sanno che per stare in salute è necessario nutrirsi correttamente. Una persona colpita da anoressia nervosa invece, per qualche motivo pensa di doverne fare a meno. Si guarda allo specchio e si vede in modo distorto: sempre troppo grassa, sempre inaccettabile. Cercando di assumere un aspetto ideale per il suo fisico, in realtà comincia a deturparlo credendo di stare meglio. 

È un comportamento che senza un tempestivo intervento esterno accompagnato da una cura attenta può portare alla morte. 

Come credenti, siamo tutti d’accordo che la preghiera è vitale per noi. Non si può vivere una vita spirituale sana senza pregare. Un periodo prolungato di non preghiera danneggia il nostro senso di orientamento spirituale, distorce il modo in cui affrontiamo i problemi, mina la nostra relazione intima con il Signore e, in alcuni casi, porta alla rovina. 

Che si preghi poco è una triste realtà. Ed è triste che non si voglia veramente risolvere questo problema.

Per alcune persone la preghiera si riduce a un ringraziamento sbrigativo davanti ai pasti o la sera prima di addormentarsi.

Quelli, poi, che hanno un tempo abituale di lettura biblica durante la giornata (altro tasto dolente!) forse riescono a dedicare qualche minuto in più alla preghiera. 

Come dovrebbe invece essere il nostro atteggiamento verso la preghiera?
  • “…siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera.” (Romani 12:12)
  •  “Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con rendimento di grazie.” (Colossesi 4:2)
  • “Non cessate mai di pregare.” (1 Tessalonicesi 5:17)
  • “Io voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo, alzando mani pure, senza ira e senza dispute.” (1 Timoteo 2:8)
  •  “Pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi.” (Efesini 6:18) 

Conosciamo bene questi versetti, ma letti così in fila non possono lasciarci indifferenti. L’esortazione è chiara: pregare sempre e ovunque. 

Non sono scritti per farci sentire in colpa. Pregare è quello che il nostro amorevole Padre celeste vuole che facciamo per il nostro bene, sia fisico che spirituale. I suoi benefici li possiamo sperimentare solo... pregando!

Benefici reali per chi prega
  • Dio è attento a chi prega: “Egli ascolterà la preghiera dei desolati e non disprezzerà la loro supplica.” (Salmo 102:17)
  • Dio è vicino a chi prega: “Il SIGNORE è vicino a tutti quelli che lo invocano, a tutti quelli che lo invocano in verità.” (Salmo 145:18)
  • Dio ha promesso di esaudire chi prega: “Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1 Giovanni 5:14,15)
  • Dio dimostra il suo amore a chi prega: “Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Matteo 7:11)
  • La preghiera è la giusta reazione alla sofferenza: “C’è tra di voi qualcuno che soffre? Preghi.” (Giacomo 5:13a)

La vita non ci risparmia le difficoltà: a ognuno la sua porzione di problemi di salute, incertezze economiche, conflitti relazionali, attriti coniugali, pensieri per i figli che crescono in un mondo corrotto… Per non parlare del governo, della società, delle amicizie o dei parenti che sempre più prepotenti insinuano la loro influenza sulla nostra realtà di tutti i giorni. 

E noi che facciamo? Abbozziamo.
Ci lamentiamo e forse litighiamo pure. Ma pregare, no eh?

L’apostolo Paolo sapeva che non sarebbe stato facile per noi gestire tutto questo da soli, perciò ha dato degli ottimi strumenti, o meglio comandi, per affrontare le cose in modo equilibrato.

“Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi. La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù” (Filippesi 4:4-7).

Essere sempre gioiosi, mantenere un atteggiamento pacato e non impensierirsi mai ma essere sereni è decisamente difficile, se non impossibile, a meno che la preghiera non sia parte integrante e preminente nella nostra vita.

Paolo sta dicendo che la preghiera produce la consapevolezza che il Signore ci è vicino. Le preoccupazioni invece, nascono dalla nostra incapacità di affrontare i problemi e dal dimenticare che possiamo lasciare che se ne occupi il Signore. 

Dio desidera che dialoghiamo con Lui esponendogli consapevolmente e con fede le nostre circostanze. Non perché non le conosca o non sappia già tutto. Egli è onnisciente. Nondimeno desidera che prendiamo del tempo per raccontargli in preghiera tutto quello che ci turba, che ci fermiamo a chiedergli aiuto e saggezza e che poi ci fidiamo di Lui per i risultati.

A proposito dei risultati: la preghiera non è un mezzo per convincere Dio ad agire come vogliamo noi! Troppo spesso preghiamo avendo già stabilito nella mente in che modo Dio debba risponderci. Come se fossimo noi i padroni del nostro destino. La preghiera invece serve per allineare la nostra volontà con quella di Dio. Sottomettendoci di buon grado alla saggezza di Dio i nostri cuori, naturalmente ansiosi e facilmente agitati, saranno custoditi in Cristo.

La gratitudine è una disposizione d’animo che, nella preghiera, cambia il nostro atteggiamento verso le situazioni: produce gioia, fa svanire la lamentela e l’amarezza.

Come vedi, la preghiera è il mezzo che Dio ha stabilito per curarci, perché oltre a rispondere alle nostre richieste secondo la sua volontà, produce un cambiamento sovrannaturale dentro di noi. 

Sarebbe assurdo se un credente volesse farne a meno e lasciarsi deperire come un anoressico spirituale. 

MAI A CASO

Non lo ammetteremmo mai, ma certe volte siamo proprio arroganti. Infatti, trascurando la preghiera personale è come se pensassimo di essere migliori di Gesù che, benché fosse Dio, ne sentiva l’assoluta necessità. È assurdo!

Ma pregare non ci viene naturale. È una disciplina che deve essere imparata ed implementata. E prima che diventi quella buona abitudine che caratterizza un vero credente, deve essere ripetuta parecchie volte.

Marco scrive: “Poi, la mattina, mentre era ancora notte, Gesù si alzò, uscì e se ne andò in un luogo deserto; e là pregava” (Marco 1:35).

Durante il suo ministero, Gesù era quasi sempre circondato dalla calca. Per trovare tempo per pregare indisturbato dovette alzarsi presto la mattina e andare in un posto isolato, lontano da interruzioni e persone.

Questo significa che la preghiera non deve essere solo una reazione spontanea che facciamo sul momento davanti a un problema o un imprevisto (il che è giusto), ma anche un tempo particolare, programmato e ragionato in cui ci mettiamo faccia a faccia con il nostro Padre celeste. Nel segreto della nostra cameretta, con la porta chiusa, come ha detto Gesù (Matteo 6:6).

Quattro consigli pratici

1. Stabilisci un tempo in cui non sarai interrotto. Con molta probabilità sarà un momento la mattina presto, prima che si mettano in moto tutte le tue responsabilità. Forse dopo una buona tazza di caffè!

2. Scegli un posto solitario. È importante non solo il quando, ma anche il dove, per non essere distratti o interrotti. 

3. Stabilisci la durata. Sii ragionevole e non cercare di fare il “super spirituale”. Mezzora può essere sufficiente per cominciare. Con l’andare del tempo vedrai i benefici di questi momenti trascorsi con il Signore e potrai prolungarli a tuo piacimento.

4. Usa un quaderno di preghiera. Ti sarà utile sia per ricordare i soggetti per i quali chiedi un intervento di Dio, sia per vedere come Egli risponderà alle tue richieste. Questo farà crescere la tua gratitudine e il tuo desiderio di perseverare nella preghiera.

Una vita proficua di preghiera non sarà frutto del caso. Non lo è mai. Sarà invece il risultato di una decisione consapevole e ponderata. E uno dei suoi benefici sorprendenti è quello di trasformare la nostra presunzione in umile gratitudine. 


 

Un pizzico di sale

Mamma si alzò e sbirciò fra le persiane. La pioggia cadeva pesante, fitta e implacabile sulle foglie gialle dei platani appiccicate al marciapiede. 
“Speriamo che si fermi per quando i bambini dovranno uscire per andare all’asilo...” pensò. Ma il cielo era di piombo, senza una sfumatura. Come quando ha intenzione di piovere per ore. 
Venne l’ora di svegliare i bambini. Diluviava ancora. 

“Sveglia, bambini! La maestra vi aspetta!” 
In questo periodo, la parola “la maestra” ha l’effetto di una fucilata. Quando si nominano i suoi voleri, non si obbietta o discute: si agisce. 
Davide, Daniele e Deborah si misero a sedere sul letto. 

“Hanno già chiuso la porta della scuola?” chiese Davide. 
“Non ancora, ma dobbiamo sbrigarci. Ecco, Daniele, i tuoi pantaloni... Deborah, infilati la gonna... Davide, quella calza è rovescia... Finite di vestirvi, poi venite in cucina. Io vado a vedere Stefanino”. 

Quando Mamma tornò in camera, Daniele era ancora in mutande, Deborah era senza gonna e Davide aveva messo la calza alla rovescia... 
Quando furono tutti vestiti, Mamma li portò alla finestra. “Quante gocce! Il cielo piange. Perché piange tanto, Mamma?” chiese Deborah. 
“Forse ha il male di pancia” osservò Daniele con un sorriso birbone.
“Ma noi ci bagneremo tutti!” si preoccupò Davide. 

“Sì, piove forte, ma Dio può fermare la pioggia per quando usciremo. Ora glielo chiediamo.” 
Mamma si mise a sedere sul letto e i tre bambini le si strinsero attorno. 

Tutti chiusero gli occhi e Mamma pregò: “Padre Celeste, per favore, ferma la pioggia per quando dovremo uscire così non ci bagneremo tutti e anche gli altri bambini avranno i piedi asciutti. Grazie, nel nome di Gesù. Amen.” 

Daniele si precipitò alla finestra. “Non si è fermata” sospirò deluso. 
“Ma ora noi dobbiamo ancora fare colazione, poi quando metteremo i grembiulini, Dio vedrà che siamo pronti per uscire e chiuderà l’acqua” spiegò Davide. 
“Come in un grande vasca da bagno!” commentò Deborah. 

E quando i grembiulini furono indossati, Dio “chiuse” l’acqua. 

La fede per i bambini è molto semplice. Si chiede a Dio una cosa e ci si aspetta di riceverla. Nessuna complicazione. 
Non per nulla Gesù dice a tutti noi: “Se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Matteo 18:3). 
E anche: “Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto” (Giovanni 15:7). – Ristampa dal gennaio 1963


 

La schermaglia vincente

Dimmi la verità: hai mai avuto conflitti con qualcuno? Battibecchi, offese, battute avvelenate e risentimenti? E hai mai giurato dentro di te: “Gliela farò pagare io!”?

Purtroppo, per la maggioranza di noi, gente “normale”, la risposta è “Sì!”

Per calmare la coscienza ci siamo detti che non era nulla, solo una banale differenza di opinioni fra amici, sposi, colleghi o fratelli di chiesa. Non abbiamo fatto o detto nulla di male. Certamente nulla di cui dovremmo pentirci o chiedere perdono. E forse siamo riusciti anche a convincerci che la colpa non era nostra, ma dell’altro… 

Devo dirti due cose però.

Primo. Che tu lo voglia ammettere o no, non si tratta di una piccolezza! Sono state offese delle persone (fra cui anche tu!), si sono creati dei risentimenti e dei cuori sono stati feriti. Lo spirito che provoca e aumenta problemi non è affatto cristiano. 

I tuoi tentativi di sminuire la gravità della situazione, di giustificarti, di sentirti dalla parte della ragione, non risolvono nulla. Anche se credi di poter dimenticare e tirare avanti, non fai che illudere te stesso.

Secondo. Per quanto ti ritenessi furbo e contento per l’effetto della tua battuta, e credessi di aver vinto grazie alla tua personalità, la verità è che non ne sei uscito né contento né soddisfatto. Che sia stato un battibecco o un’offesa, o che si tratti di una situazione che va avanti nel tempo, il risultato non è la gioia nel cuore né la soddisfazione, ma la tristezza e un senso di vuoto.

Forse, in questo momento, non mi vuoi dare ragione. 

Va bene, continua a pensarci su e valuta la tua situazione con sincerità. Vuoi davvero che continui così? Se non fai niente, è molto probabile che la situazione peggiori. O, come spesso avviene, vedrai ancora sorgere simili conflitti fra te e altre persone. È questo ciò che vuoi? L’unica risposta logica e ragionevole è “No!”

“Lo stolto prende piacere non nella prudenza, ma soltanto nel manifestare ciò che ha nel cuore” (Proverbi 18:2).  

“Le labbra dello stolto causano liti, e la sua bocca attira percosse” (Proverbi 18:6). 

Il mese prossimo, a Dio piacendo, tiriamo le somme di questo discorso. 

—Guglielmo

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