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Impara l'arte

Code, che pizza!

Gli inglesi sono un popolo eccezionale per quello che riguarda le code. Si mettono in fila pazientemente per prendere l’autobus, anziché buttarsi a grappolo, come facciamo noi. Fanno file compostissime per comprarsi una tazza di tè o un giornale.

Una volta, ero in un paesino sperduto in Inghilterra, e dovevo aspettare un autobus che si sarebbe fermato in una strada deserta. Cominciavo a pensare di stare aspettando nel punto sbagliato, quando, con grande piacere, ho visto arrivare una donna di mezza età con una valigetta. Evidentemente doveva partire anche lei e, semmai, a sbagliare saremmo state in due.
La donna si è avvicinata e, con occhi un po’ smarriti, mi ha chiesto: “Da che parte è la coda?”.
“Sono io la coda” le ho risposto.
“Jolly good. Molto bene” ha commentato. E si è messa dietro di me, senza più dire una parola.

Le code mi fanno spazientire, soprattutto davanti agli sportelli degli uffici, nei supermercati e nelle stazioni. E ai caselli delle autostrade. Mi sembrano una terribile perdita di tempo e un inutile ostacolo per la mia santificazione. Non parliamo poi di quando chi è davanti a me ha problemi, non trova gli spiccioli richiesti o pianta una grana.
Oppure l’impiegato allo sportello se ne va perché è venuta l’ora del suo cappuccino.
D’altra parte, le code fanno parte della vita moderna e perciò ho trovato qualche piccolo accorgimento per renderle meno pesanti e frustranti.

Portare con sé qualcosa da leggere

Un libro, un giornale, una rivista possono essere un toccasana. Ti fanno sentire che non stai perdendo il tuo tempo e ti possono avvantaggiare per qualche progetto o lavoro che hai in cantiere.

Ripassare con la mente le conversazioni

fatte recentemente e pregare per le persone che si sono nominate. Troppo spesso qualcuno ti dice: “Prega per questo soggetto.... Ho conosciuto una persona che ha bisogno di aiuto... Un mio parente ha problemi”. Con tutta onestà ci ripromettiamo di pregare e poi dimentichiamo di farlo. Il tempo che si perde facendo la coda è ben usato, se si occupa pregando. E al Signore probabilmente non importa quanto a lungo si prega; l’importante è pregare con fede e la certezza che il Signore ci ascolta. Non ci si pensa, ma Lui è anche alla posta.

Trascorrere i minuti di attesa nella lode

Ci sono sempre mille motivi per ringraziare. Per esempio, perché siamo vivi, perché abbiamo avuto la colazione o il pranzo da mangiare, un letto in cui dormire, la salute per uscire di casa, le gambe per camminare, gli occhi per vedere... Quando si cominciano a contare le benedizioni, si dimentica la noia.

Offrire un libretto a chi è vicino a noi

e cercare di dire una parola utile, evitando la terribile tentazione di parlare male del governo o dei prezzi.
Purtroppo, non sempre mi ricordo di usare questi accorgimenti. Ma se lo faccio, la coda diventa meno lunga.