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La Voce del Vangelo

La VOCE dicembre 2019

A giudicare dal trambusto doveva essere scoppiata una guerra mondiale! 
La colpa era mia, avevo scatenato un putiferio nel nostro vicinato. 
No, non avevo litigato o fatto a botte con nessuno, ma senza dubbio avevo infranto i sogni e le credenze dei bambini del quartiere.

Erano le vacanze di Natale. I miei fratelli ed io eravamo in giardino e stavamo giocando con i nostri amichetti. Naturalmente si è cominciato a parlare dei regali che ognuno aveva ricevuto. Nella mia ingenuità, però, avevo candidamente detto, e con una certa insistenza, che Babbo Natale e la Befana non esistono, ma che erano i genitori e i parenti a farci tutti quei regali. 

Corpo di mille balene! Uno sciame di mamme si precipitò a dire a mia mamma che avevo fatto molto male. Mi ero reso colpevole di un crimine, di avere, di fatto, ucciso Babbo Natale.

Oggi come oggi, direi piuttosto che il Natale ha obliterato Gesù! 

Si dice che questa sia la stagione in cui si ricorda la sua nascita, ma di fatto, i regali, il cibo, le tombolate, le vacanze, le luci e tutto il resto non fanno altro che sopprimere Cristo.

Il diavolo si da un gran daffare per distogliere l’attenzione delle persone da Dio e da Gesù. 
Ha cominciato nel giardino di Eden e non ha mai smesso. 
Fa guerra contro Cristo sin dalla sua nascita, prima per mezzo di Erode che ha fatto una strage di bambini nella speranza di uccidere il Re dei Giudei, poi servendosi degli scribi e farisei. 

Ora porta avanti la sua lotta cercando di svuotare ogni ricorrenza considerata “sacra” di possibili contenuti e connotazioni spirituali. 

Sappiamo che Gesù non è nato a dicembre, ma perché non cogliere quest’occasione per parlare di Lui quando ancora lo possiamo fare?

Da questo miracolo dipende la tua salvezza!

Perché è importante credere che Gesù sia nato miracolosamente da Maria vergine? Quello che è importante, si dice, è piuttosto quello che ha fatto e detto e l’esempio che ci ha lasciato! 

Perché mai avvolgere il suo concepimento in una tale aura di mistero e di soprannaturale? 
Come si può credere a un racconto così impossibile e mai ripetuto nella storia e nel campo del dimostrabile? 

Così si esprimono oggi molti teologi (ovviamente con discorsi assai più complessi e apparentemente profondi). E molta gente, sotto sotto, anche se il cattolicesimo ha innalzato l’incarnazione per mezzo di Maria e quindi anche la figura di Maria stessa ad altezze di divinità che la Scrittura non le attribuisce affatto, dà loro ragione. Dopo tutto, nel XXI secolo a certe cose non si può credere più! 

È un po’ l’atteggiamento scettico dei farisei che, per offendere Gesù, gli dicevano che loro non erano nati da fornicazione! 

Ma non è così. Credere alla nascita miracolosa di Gesù è importante per molte ragioni. 

Ne va della veridicità dei Vangeli 

I Vangeli di Matteo e di Luca parlano di questo avvenimento con assoluta certezza. “Maria… era stata promessa sposa a Giuseppe e, prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo” (Matteo 1:18).

“Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù... Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio” (Luca 1:30,31,35). 

I due evangelisti hanno scritto indipendentemente l’uno dall’altro, e hanno descritto la nascita di Gesù con tanti particolari precisi. Se non avessero detto il vero, ci obbligherebbero a dubitare di tutta la veridicità del loro racconto. Infatti, se avessero mentito sul concepimento e sulla nascita, perché non avrebbero potuto farlo anche su qualsiasi altro punto? 

Ma i manoscritti originali di Matteo e Luca sono stati riconosciuti autentici, e la chiesa primitiva li ha accettati come veri. Nulla permette di dubitare che le parti che riguardano la nascita miracolosa non ne facciano parte integrante. Inoltre tutti e due i Vangeli sono densi di racconti di altri eventi miracolosi che culminano con quello della resurrezione, per la quale esistono prove e ragioni inconfutabili. 

Perché non credere, allora, al miracolo della concezione soprannaturale se si crede a quello della resurrezione? 

I Vangeli di Matteo e Luca, per coerenza, sono veri o sono falsi nel loro insieme. 

La nascita miracolosa avalla la dottrina dell’incarnazione 

Essa è, infatti, l’unica spiegazione logica dell’ingresso dell’eterno Figlio di Dio nel mondo. 

Era essenziale che il Figlio di Dio venisse nel mondo e vivesse una vita umana completa e reale sulla terra. Per essere uomo doveva iniziare la sua esistenza con un concepimento, prima, e poi formandosi nell’utero di una donna. 

Non si possono perciò accettare, per esempio, la teoria degli gnostici che affermavano che l’uomo Gesù si era unito con lo Spirito del Figlio al momento del battesimo, o la teoria che insegna che Gesù gradualmente si sia dimostrato o sia divenuto Figlio di Dio. 

“Ma perché agitarsi tanto?” chiedono i teologi liberali. “Anche se fosse nato da Maria e Giuseppe, non potrebbe essere ugualmente rispettato e onorato? Non ha Dio stesso istituito la santità del matrimonio e della procreazione dei figli?” 

In questo caso, è piuttosto vero il contrario. Quando un essere umano è concepito è l’inizio di una nuova creatura, di una personalità che prima non esisteva. Invece, Gesù esisteva già. Non aveva quindi bisogno di ricevere una personalità sua per mezzo dell’unione di due esseri umani (anzi, semmai, avrebbe dovuto essere miracolosamente preservato dai risultati di una simile unione, per potere conservare la sua essenza di Figlio di Dio!) 

Chi crede alla preesistenza di Cristo, come un essere personale, deve per forza credere in un miracolo che gli ha permesso di entrare a far parte dell’umanità senza essere contaminato dalle tare della razza umana stessa. 

Il miracolo dell’incarnazione è, in questo senso, la cosa più ragionevole, perché, con un atto speciale creativo, la personalità preesistente del Figlio di Dio è stata preservata e si è rivestita della natura umana nel seno di una donna ancora vergine. 

I teologi che negano la nascita miracolosa di Cristo, di solito ne respingono anche la deità. Se anche parlano di incarnazione, intendono dire che Dio e l’uomo sono praticamente la stessa cosa. Il Nuovo Testamento afferma, invece, esattamente il contrario. Quando Giovanni dice “la parola è stata fatta carne” vuol dire che l’eterno Figlio di Dio è diventato uomo, ha assunto la nostra natura, per mezzo di un miracolo straordinario, per poter morire e redimerci dal nostro peccato. 

La nascita miracolosa fu essenziale perché Gesù possedesse una natura senza peccato

La Bibbia insegna che tutta la razza umana è contaminata dal peccato di Adamo. Ogni persona che viene al mondo eredita una natura tendente a peccare e, per sua scelta, poi commette dei peccati e sceglie di peccare. 

Ogni genitore umano pecca e mette al mondo figli che peccano. Se Gesù fosse venuto al mondo per mezzo di un concepimento umano normale, come si spiegherebbe il fatto che non ha mai peccato, che ha potuto guardare in faccia i suoi nemici che lo accusavano e sfidarli a trovare in Lui il benché minimo sbaglio? Come mai non ha mai dovuto chiedere perdono, né a Dio né agli uomini? 

Il fatto sta che Egli non aveva una natura che lo spingeva a peccare. E questo poteva essere solo risultato di un concepimento miracoloso, non toccato da influenza umana. 

La nascita miracolosa è essenziale per ogni altro aspetto della dottrina di Cristo 

Come si è detto, la validità dei Vangeli di Matteo e di Luca regge nel loro insieme. Se gli evangelisti avessero mentito su un punto non sarebbero degni di essere creduti su altri punti. 

Lo stesso principio si applica alla persona di Cristo. Se la sua concezione non fosse stata miracolosa, cadrebbe anche tutto il resto che è detto su di Lui. Tutto ciò che lo riguarda deve essere visto globalmente e deve essere perfettamente coerente. 

Egli è nato a Betlemme, ma era anche preesistente. Era Dio, ma era anche uomo. Aveva una forma e un aspetto umani, ma non la natura peccaminosa degli uomini. È morto come un malfattore, ma non aveva mai peccato. Non è morto a causa dei suoi peccati, ma per pagare le colpe dell’umanità. È risuscitato, è salito in gloria, ha promesso di tornare. 

Ma come avrebbe potuto esistere da tutta l’eternità se fosse stato il prodotto di un concepimento umano (nessun essere umano esiste prima del concepimento e dell’unione di un uomo con una donna!)? Se Gesù non fosse stato concepito miracolosamente non sarebbe stato Dio. E allora la sua morte non avrebbe valore per espiare i nostri peccati, la sua resurrezione non sarebbe mai avvenuta e tutti i credenti in Lui vivrebbero in una tragica illusione. 

La nascita miracolosa è legata all’infallibilità e all’autorevolezza della Bibbia 

Oggi in molte chiese si insegna che la Bibbia contiene la testimonianza dei profeti e dei primi credenti in Cristo ed esprime ciò che essi hanno capito su Dio e messo per iscritto, filtrandolo attraverso la loro mentalità e conoscenze. 

La Bibbia, perciò, sarebbe un libro utile e buono, ma non certo infallibile e senza sbagli. Quindi non sarebbe autorevole. 

Perciò poco importa se Cristo sia nato miracolosamente o no, se abbia compiuto dei miracoli, se sia morto e risuscitato. Quello che importa è ciò che io posso recepire dall’insieme dell’insegnamento morale e spirituale della Bibbia! 

Una veduta simile è totalmente estranea alla fede cristiana, la quale non è basata su concetti o pensieri umani, ma su fatti storici realmente accaduti, oltre che su concetti teologici. 

Il concepimento miracoloso è realmente avvenuto, i miracoli si sono verificati, le parole di Cristo sono state realmente pronunciate, la morte di Cristo è stata davvero una cessazione di vita fisica e ha avuto il significato che Egli le ha dato (Marco 10:45), la risurrezione è stata reale e l’ascensione anche. 

 Tutto ciò è scritto nella Bibbia. Se un fatto cade o è dimostrato falso (il concepimento per mezzo dello Spirito Santo, per esempio), cade anche tutto il resto della Scrittura. 

E se cade la Scrittura, su cosa poggiamo la nostra fede? 

La nascita miracolosa è parte essenziale di ciò che un vero credente deve credere 

Quanta dottrina bisogna conoscere prima di poter accettare il dono della salvezza in Cristo? È impossibile dirlo. C’è chi fa il passo della fede conoscendo pochissimo e c’è chi lo fa conoscendo moltissimo. 

Chi non è salvato, per esserlo, deve comprendere e riconoscere di essere un peccatore perduto, morto nei suoi falli e nei suoi peccati, deve capire che Cristo è l’unico mezzo di salvezza, che la sua morte ha espiato ogni peccato che sia mai stato commesso, che la salvezza è un dono che deve essere ricevuto da chi vuole essere salvato. 

Per fare ciò non è certo necessario sapere tutto su Cristo. 

Però, dopo avere accettato la salvezza, perché uno possa considerarsi un vero credente in Cristo, deve conoscere e accettare le dottrine fondamentali riguardanti la Persona di Cristo e, fra queste, vi è certo il concepimento miracoloso che lo ha introdotto nel mondo. 

“Voi sapete” scriveva Giovanni nella sua prima lettera (3:5), “che egli è stato manifestato per togliere i peccati; e in lui non c’è peccato.” 

“Quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge” (Galati 4:4,5) . 

“Da questo conoscete lo Spirito di Dio: ogni spirito, il quale riconosce pubblicamente che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; e ogni spirito che non riconosce pubblicamente Gesù, non è da Dio, ma è lo spirito dell’anticristo” (1 Giovanni 4:2,3). 

“Molti seduttori sono usciti per il mondo, i quali non riconoscono pubblicamente che Gesù Cristo è venuto in carne. Quello è il seduttore e l’anticristo... Chiunque va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo, non ha Dio. Chi rimane nella dottrina, ha il Padre e il Figlio” (2 Giovanni 7,9). 

Questi passi non potrebbero essere più chiari per sottolineare l’importanza della fede nell’incarnazione del Signore Gesù. 

In questo mese di dicembre, nelle chiese, sui giornali e social, in TV e nella pubblicità, si parlerà molto del Bambino, nato povero e infreddolito, che giace in una mangiatoia. Ma se ne parlerà distorcendo il significato della sua venuta e come spunto per incitare al consumismo. 

È normale perciò che i credenti prendano le distanze da ciò che non è biblico, ma è importante che ricordino e raccontino ad altri ciò che l’incarnazione di Cristo significa, ciò che ha comportato e ha iniziato.  

 


GUGLIELMO RISPONDE — Ristampa dal 1991

Natale in festa?

Caro Guglielmo, 
Ho letto sulla Voce di dicembre scorso un riferimento alla nascita di Gesù in cui si diceva che è avvenuta “probabilmente di primavera”. 
Ciò mi ha molto sorpreso, in quanto io ho sempre letto o sentito dire che Gesù è nato il 25 dicembre. Ora, se non si tratta di un errore o di una svista, ti chiedo in base a quali testi, a quali ragionamenti o scoperte, siete arrivati ad una simile conclusione. 
—Lettera firmata (Correggio, RE)

È vero che lo scoprire che Gesù molto probabilmente non soltanto non è nato il 25 dicembre, ma neanche di inverno, può sorprendere più di una persona. 

Comunque, non dovrebbe essere così per chi desidera basare la sua fede e le sue certezze soltanto su ciò che è scritto nelle Sacre Scritture, considerate come unica infallibile Parola di Dio. 

Né i Vangeli né altri libri biblici parlano della stagione in cui Gesù è nato. In ogni modo, dato che anche in Israele ai tempi di Gesù, come ora, il clima invernale può essere piuttosto inclemente, con freddo e perfino neve, è improbabile che il governo avrebbe indetto un censimento, che poteva comportare la necessità di sottoporsi a dei viaggi più o meno lunghi, come quello di Giuseppe e Maria, proprio di inverno. 

E neanche sembra essere stata abitudine dei pastori israeliti tenere le loro greggi all’aperto di notte durante l’inverno. 

Per quanto riguarda la pratica religiosa o popolare di celebrare il 25 dicembre il Natale, l’autorevole Enciclopedia Britannica dice: “Il Natale non fu fra le prime feste della Chiesa e, prima del quinto secolo, non vi fu accordo generale su dove collocarla nel calendario liturgico; se il 6 gennaio, il 25 marzo o il 25 dicembre”. La decisione finale di fissarla al 25 dicembre non ebbe nessun legame con la ricerca del giorno preciso in cui Gesù nacque, ma sì basò piuttosto su tradizioni non cristiane. 

Ciò ci porta a domandarci come mai i cristiani celebrino il Natale il 25 dicembre. La risposta è che non tutti lo fanno. 

Prima di tutto, non vi è nessuna indicazione che i cristiani dei primi secoli lo celebrassero. Infatti, non esisteva. 

Comunque, ora che il Natale è diventato per alcuni una festa religiosa e per altri una festa solo tradizionale e folcloristica, vi sono delle differenze profonde nel modo in cui viene considerato. 

Da una parte, le chiese istituzionali (cattolica romana, ortodossa e le più grandi denominazioni protestanti) hanno inserito il Natale nei loro calendari liturgici e lo considerano una festa cristiana. 

Altri credenti, e diverse sette pseudocristiane, ricordando le sue origini basate su tradizioni pagane, rifiutano di avere niente a che fare con la festa o con le tradizioni popolari. 

Un terzo gruppo di credenti prende una posizione intermedia. Non considerano il Natale una “festa religiosa”, non stabiliscono dei riti o delle liturgie per “osservarla religiosamente”, come, tanto per intenderci, fa la Chiesa romana con la Messa di mezzanotte, il 24 dicembre. 

Approfittano, comunque, della stagione e delle usanze tradizionali, per ricordare a credenti e particolarmente a non credenti le verità bibliche che circondano la nascita di Gesù e il significato dell’incarnazione. 

Così la stagione delle feste diventa un tempo particolare per gioire del fatto che Cristo il Salvatore è venuto nel mondo, e che il piano di Dio ha avuto un compimento perfetto (senza attaccarsi al 25 dicembre come se avesse un significato particolare). E diventa un periodo particolarmente utile per l’evangelizzazione di chi “celebra” il Natale senza conoscere personalmente, per fede, il Salvatore che è nato. 

Guglielmo Standridge

  

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