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La Voce del Vangelo

La VOCE novembre 2023

Negli anni ’90 quando il casco era ancora obbligatorio per tutti i motociclisti della Florida, l’avvocato Ron Smith fece una lunga e faticosa battaglia per il diritto individuale di decidere se indossarlo o meno. 

Smith era un membro di ABATE, un’associazione che per anni fece pressioni contro questa legge, finché nel 2000 questa fu modificata, consentendo ai motociclisti di circolare senza casco, a patto di avere 21 anni e di avere un’assicurazione sanitaria che garantisse la copertura di 10.000 dollari in caso di lesioni da incidente motociclistico.

L’anno scorso, Smith e la sua compagna Brenda Jeanan erano diretti a un funerale quando la loro moto si è schiantata contro un camion che proveniva da direzione opposta, uccidendoli. Avevano 66 e 62 anni, e nessuno dei due indossava il casco. 

Il casco può salvare la vita. Ma lo sapevi che per essere efficace e proteggere non bisogna mai farlo cadere? 

Un casco infatti è progettato per assorbire i colpi, ma è concepito per farlo bene una volta sola. Se subisce un urto, esaurisce la sua funzione perdendo la sua capacità di proteggere il capo in caso di incidente. 

Ebbene, c’è un altro campo in cui è importante proteggere la testa: durante le battaglie spirituali. Affrontarle senza indossare l’elmo è come sfidare il traffico delle nostre città in moto senza casco: è da incoscienti!

QUESTA È LA BATTAGLIA di Satana contro il Dio eterno, che coinvolge anche noi giorno e notte da quel giorno in cui siamo diventati figli di Dio.

Il comando del Signore è di prendere l’elmo della salvezza e indossarlo sempre. Fa parte di quell’armatura che lui ha preparato per noi e che deve essere indossata completa di tutti i suoi pezzi. È descritto perfettamente nella lettera di Paolo agli Efesini:

“Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.
“Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere.
“State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno.
“Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio; pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. 
“Pregate per tutti i santi, e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, perché lo annunci francamente, come conviene che ne parli.” —Efesini 6:10-20

Satana ha l’obbiettivo di sviare e confondere il credente proprio nei suoi ragionamenti.

L’ha fatto con Adamo ed Eva che hanno dato ascolto alle bugie del serpente, e ancora oggi tutta la razza umana ne paga le conseguenze. 

L’ha fatto con Giobbe che ha dovuto combattere contro i ragionamenti della moglie, dei suoi amici e contro i suoi stessi pensieri in mezzo alla sofferenza atroce che stava vivendo. 

Anche il Signore Gesù ha dovuto osteggiare le menzogne di Satana quando ha subito le sue tentazioni nel deserto. 

Proteggere la mente contro influenze sataniche e peccaminose non è solo logico e di buon senso, ma è una questione di vita o di morte!

E per proteggerla serve un elmo adatto.

L’elmo tipico dell’esercito romano, ai tempi del Nuovo Testamento, aveva la forma di una coppa semisferica di ferro, talvolta coperta col bronzo. Aveva un paranuca di metallo che scendeva dietro per coprire il collo arrivando fino alla corazza, e un rinforzo frontale che proteggeva la faccia. Due paragnatidi di metallo proteggevano le orecchie e le guance. L’elmo lasciava scoperti solo gli occhi, il naso e la bocca.

Con tutto questo metallo l’elmo era piuttosto pesante e scomodo da indossare, per questo veniva imbottito di cuoio e stoffa, ed era legato sotto il mento con un laccio di pelle.

Era fondamentale che fosse resistente al massimo, per reggere i colpi di grosse spade, di martelli o asce speciali da guerra, perché potesse proteggere la testa e il cervello del legionario.

LA PAROLA GRECA che nel passo in Efesini è tradotta con il termine “prendete”, è resa altrove nella Bibbia con “ricevete”, “prendete e accettate quello che è evidente”. Significa che questo elmo, come tutti i componenti dell’armatura spirituale, dato che Dio ce l’ha fornito, è sempre a nostra disposizione.

È chiamato l’elmo della salvezza per sottolineare l’opera di Cristo sulla croce.

Quest’opera, tramite la quale ci ha salvati per sempre, rappresenta:
- il più grande atto d’amore mai mostrato
- il più grande bisogno dell’uomo
- la più grande ingiustizia mai perpetrata
- l’evento più straordinario mai successo
- il momento umanamente più incomprensibile dell’universo
- l’evento più travisato dall’uomo

La salvezza è frutto del suo amore
“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).

La salvezza è una protezione abbondante e garantita
“Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall’ira. Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo anche in Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, mediante il quale abbiamo ora ottenuto la riconciliazione”
(Romani 5:8-11).

La salvezza dà chiarezza e sicurezza
“Tommaso gli disse: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?» Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche mio Padre, e fin da ora lo conoscete, e l’avete visto»”
(Giovanni 14:5-7).

Ogni essere umano ha un bisogno disperato di essere salvato, anche se la maggior parte delle persone lo nega. 
“Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza? Questa, dopo essere stata annunciata prima dal Signore, ci è stata poi confermata da quelli che lo avevano udito” (Ebrei 2:3).

Nella sua lettera agli Efesini, Paolo descrive questa salvezza che ci trasforma per sempre:

Ci vivifica 

“Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d’ira, come gli altri” (Efesini 2:1-3).

Ci mostra come Dio ci ha amati quando eravamo suoi nemici

“Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù, per mostrare nei tempi futuri l’immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù” (Efesini 2:4-7).

È una salvezza che, dall’inizio alla fine, dipende esclusivamente da Dio che ci ha salvati per vivere per lui

“Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:8-10).

Come si indossa allora questo elmo? Basta una sola volta o bisogna indossarlo sempre? 

L’elmo, la salvezza, deve proteggerci dalle bugie che facilmente si insinuano nella nostra mente. Satana vuole scoraggiarci e bloccarci in modo che non viviamo una vita appagante e gioiosa, e vuole impedirci di crescere e maturare nel nostro rapporto con Dio. E usa tutto ciò che è contrario alle verità di Dio sulla salvezza.

Certe volte attacca la nostra mente con bugie terribilmente atroci, e se non siamo protetti rischiamo di soccombere e avremo pian piano una vita spirituale sempre più sterile.

  • Sono veramente salvato?
    “Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (Romani 8:1).
  • Posso perdere la salvezza?
    “Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti, sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 8:37-39).
  • Ho veramente creduto?
    “Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo anche in Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, mediante il quale abbiamo ora ottenuto la riconciliazione” (Romani 5:10,11).

La salvezza è un dono di Dio: è lui che ci chiama, che ammorbidisce il nostro cuore, che ci apre gli occhi spirituali, che produce la fede in noi e ci mantiene salvati. 

È proprio per questo che dobbiamo continuare a tornare alle verità basilari della salvezza. Sono esse che ci proteggono dai dubbi, dalle paure che ci assalgono così facilmente. 

Infatti, la Bibbia non dice che dobbiamo sentirci salvati o che dobbiamo continuamente avere delle esperienze particolari, ma che dobbiamo vivere per fede continuamente. 

E Paolo ribadisce: “Poiché non c’è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti, chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato” (Romani 10:12,13).

Scoraggiarsi è normale, ognuno di noi davanti alla propria imperfezione e alle ripetute mancanze può chiedersi se è veramente salvato. 

L’apostolo Paolo lo sapeva, perciò ha scritto: 

“Sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato. Poiché ciò che faccio io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio. 
“Ora, se faccio quello che non voglio, ammetto che la legge è buona; allora non sono più io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me. 
“Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. 
“Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. 
“Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me. Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l’uomo interiore, ma vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra. 
“Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? 
“Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così, dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato” (Romani 7:14-25).

Quello che spicca in questo passo è la reazione di Paolo davanti al peccato che è così diversa da quella di chi non è un vero credente. Lui odia il suo peccato, lo chiama “male”, ammette che non lo vuole commettere, e che ci combatte continuamente. Non desidera altro che essere liberato per sempre da questa battaglia. Ma, nel frattempo, Paolo si mette l’elmo della salvezza e protegge la sua mente continuando a vivere in un modo che piace a Dio.

Anche Pietro spinge i credenti a valutare l’autenticità della loro fede, e parla di indossare l’elmo della salvezza: 

“La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù. Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura divina, dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza. 
“Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza l’autocontrollo, all’autocontrollo la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’affetto fraterno e all’affetto fraterno l’amore. 
“Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo. 
“Ma colui che non ha queste cose è cieco oppure miope, avendo dimenticato di essere stato purificato dei suoi vecchi peccati. 
“Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai. In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l’ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo” (2 Pietro 1:3-11).

Dobbiamo conoscere, ricordare e meditare le preziose verità e le promesse di Dio che parlano della salvezza e che sono scritte nella sua Parola. Farlo e rifarlo. Costantemente. Come Satana ci inquina i pensieri con le sue bugie insinuando il dubbio, così noi dobbiamo disintossicarli attraverso la Bibbia e mettere in pratica ciò che impariamo. 

È questo, in essenza, l’elmo della salvezza e la sua funzione. Allora vivremo  aspettando con speranza la coronazione del nostro cammino di salvezza, quando entreremo nel regno di Gesù Cristo il nostro Signore alla fine della nostra vita. E sarà un nuovo inizio!

Nessun soldato con buon senso va in guerra senza un elmo. 

E tu, ti consideri un credente in Cristo? Hai ricevuto per fede il perdono dei tuoi peccati e la salvezza eterna della tua anima? Lo hai chiesto a Dio questo perdono?

Se hai creduto in Gesù, non puoi limitare la tua fede a un evento o una tua esperienza di anni fa, ma devi indossare sempre la protezione che Dio ha preparato per te dal giorno che ti ha salvato. 

E se quel giorno ancora non c’è stato... fallo oggi!

Sappi che se pensi di non aver bisogno di proteggere la tua mente, ti esponi al pericolo di scoraggiarti, di essere vinto dai dubbi, e di non raggiungere il tuo pieno potenziale spirituale in Cristo. È ora per te di cercare l’elmo e indossarlo!

Davide Standridge

 

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La VOCE ottobre 2023

C’è una guerra che si accanisce incessantemente intorno a noi da quando siamo diventati figli di Dio. È una battaglia spirituale che ci vede tutti coinvolti. 

L’unico modo per “evitarla” sarebbe arrenderci e soccombere, ma non è un’opzione per i credenti. Al contrario, Dio ci comanda di essere sempre preparati a combatterla con l’aiuto del Signore Gesù.

Questo comando e le istruzioni del nostro Capo supremo le troviamo in Efesini 6:10-20. Non sono consigli e non sono opinabili perché la nostra incolumità dipende da questi. 

Il primo comando è di “fortificarci nel Signore e nella forza della sua potenza” perché le nostre sole forze non sono affatto sufficienti per resistere.

Il secondo è “rivestitevi della completa armatura di Dio” perché siamo attaccati da un avversario potente e tremendo.

Il terzo è “prendete la completa armatura di Dio” perché per restare in piedi nel conflitto è indispensabile indossarne ogni suo elemento.

È ovvio che senza il Signore qualsiasi battaglia è già persa in partenza. Quello che Dio ci chiede è di non sottovalutare la realtà della guerra spirituale, ma di armarci e prepararci secondo le sue istruzioni ad affrontarla.

Siamo responsabili di conoscere i mezzi di difesa che il Signore ci ha procurato, e di indossarli sempre. Ed è ciò che vogliamo ricordare con questo numero della Voce del Vangelo.

Abbiamo cominciato lo studio sulla battaglia spirituale nei numeri della Voce di gennaio, febbraio, aprile e maggio. Facciamo un breve riassunto.

Le parti dell’armatura a nostra disposizione sono sei:
CINTURA della VERITÀ
CORAZZA della GIUSTIZIA
CALZATURE dello ZELO dato dal vangelo
SCUDO della FEDE
ELMO della SALVEZZA
SPADA dello SPIRITO

  • La verità (la cintura) è vitale sotto ogni aspetto. È il punto di partenza. Ci rivela la realtà sul peccato, la giustizia e il giudizio. La verità ci guida nella conoscenza di Dio e del nostro salvatore Gesù Cristo. Ci insegna a discernere il vero dall’errore e il bene dal male, in modo che possiamo vivere una vita che onori Dio, praticando la giustizia e crescendo nel nostro rapporto con Lui.

  • Senza la giustizia che viene da Dio (la corazza) saremmo indifesi. Ma la giustizia di Cristo, imputata a noi per fede, è ancorata alla verità proprio come la corazza del soldato è tenuta ferma dalla cintura. È la nostra protezione.
    Chi ha creduto alla verità riguardo Cristo è reso giusto davanti a Dio per un atto sovrano di Lui, il che non può essere annullato dalle menzogne del diavolo né dai dubbi che lui vorrebbe insinuare nella nostra mente.
    Davanti a ogni accusa di Satana noi ci appelliamo alla perfetta giustizia di Cristo, il nostro avvocato (1 Giovanni 2:1,2).

  • Le calzature erano fondamentali per i soldati ai tempi di Paolo, ed erano studiate per aiutarli a rimanere in piedi e resistere davanti al nemico. Così la buona notizia del vangelo dà prontezza, agilità di movimenti, sicurezza e stabilità al credente, e di conseguenza una meravigliosa pace di Dio che custodisce ogni pensiero in Cristo (Filippesi 4:6,7).
Ecco l’intero passo, oggetto del nostro studio:

“Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.

“Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere.

“State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno.

“Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio; pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. 

“Pregate per tutti i santi, e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, perché lo annunci francamente, come conviene che ne parli.” —Efesini 6:10-20

IN QUESTO COMBATTIMENTO senza esclusione di colpi, la fede è uno scudo invincibile (1 Giovanni 5:4). 

Non dimentichiamoci che Satana fa di tutto per screditare e contestare la veridicità della Parola di Dio. Mente per farci diventare sospettosi e permalosi. Lo fa per scoraggiarci, per renderci paralizzati e sterili. Vuole squalificarci nel nostro servizio per il Signore.

Per questo motivo, al versetto 16, c’è il comando di Dio di rimanere costantemente riparati dalla fede: “Prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno.” 

Abbandonare la fede e aprirsi al dubbio vuol dire esporsi come facile bersaglio del nemico.

Prima dei tempi di Paolo i legionari romani usavano uno scudo rotondo, adatto al combattimento corpo a corpo, che però nell’età imperiale fu sostituito da uno più grande e rettangolare che aveva la funzione di coprire tutto il corpo del legionario. È a questo tipo di scudo, chiamato “scutum”, che Paolo si riferisce.

Lo scutum era costituito da diversi strati di assi di legno, tenuti insieme da una colla di origine organica. L’intero scudo era ricoperto di cuoio sul quale era poi incollato uno strato di tela. I bordi erano rafforzati da una lamiera di bronzo, per renderlo più resistente a lanci di pietra e colpi di spada, nonché permettevano l’appoggio a terra senza alcun danno.

In una battaglia tipica, i due eserciti si schieravano distanti l’uno di fronte all’altro, e prima di scontrarsi corpo a corpo scagliavano pietre e frecce infuocate sull’avversario. Gli scudi, quindi, erano usati principalmente prima del combattimento vero e proprio. 

Lo scopo di questa fase iniziale dell’offensiva era quello d’incutere paura, creare confusione e scompiglio, e causare qualche morte tra le schiere nemiche. 

Le truppe, sotto la copertura degli scudi, dovevano avanzare unite, in una formazione detta “a testuggine”, per cui la resistenza di ogni singolo soldato era fondamentale per tutto l’esercito. Qualunque defezione o breccia nello schieramento indeboliva l’intera truppa.

Te lo immagini come poteva essere stare lì, in prima fila, sotto una pioggia incessante di pietre e di frecce infuocate?

Le frecce erano particolari, con la punta coperta di resina perché, una volta accese e scoccate, non si spegnessero in volo. Gli storici raccontano che spesso, prima della battaglia, i soldati bagnavano i loro scudi per evitare che prendessero subito fuoco. Solo uno scudo robusto poteva offrire protezione contro una tempesta di fuoco che continuava a cadere addosso.

È famosa la frase della mamma di un soldato di Sparta che, porgendo lo scudo a suo figlio, gli disse: “Figlio mio, ritorna, o con questo o sopra questo!” Il senso era che lo scudo poteva o salvargli la vita o servire da barella se fosse morto in battaglia. 

LO SCUDO DEI LEGIONARI era un mezzo di protezione, ma anche di offesa. Per il credente, la fede è un mezzo di difesa importantissimo.

Nella sua lettera agli efesini Paolo aveva già parlato della fede: “In lui [cioè Cristo] voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso” (Efesini 1:13).

“Avendo creduto” è una forma verbale del sostantivo “fede”. Potremmo riformulare la frase di Paolo così: “Dopo aver ascoltato la parola della verità, la buona notizia della salvezza, avete messo la vostra fede in Cristo.” In altre parole, la salvezza viene attraverso la fede. 

È ciò che Paolo afferma anche poco più avanti, quando scrive: “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la FEDE, e ciò non viene da voi; è il dono di Dio” (Efesini 2:8, l’enfasi aggiunta). 

La fede è il dono di Dio che ci permette di comprendere e abbracciare la verità che abbiamo bisogno di essere salvati dalla condanna del peccato e dal giusto giudizio di Dio. 

Nessuno è capace di salvarsi da solo: per essere salvati bisogna credere in Gesù come è rivelato nelle Scritture. 

È evidente fin qui come la verità e la fede siano strettamente legate l’una all’altra, proprio come lo sono la giustizia di Dio e il vangelo. È per questo motivo che Paolo ribadisce che il credente deve indossare l’armatura completa, con ogni singolo pezzo.

La fede non è solamente il mezzo per il quale siamo salvati, ma è anche una difesa efficace contro tutti gli attacchi con cui Satana cerca di confonderci minando le nostre certezze in Cristo. 

La fede, come anche la verità alla quale è indissolubilmente legata, è il punto di partenza per la nuova vita in Cristo, ed è lo strumento necessario per progredire nell’obbedienza e nella crescita spirituale. Infatti senza fede è impossibile piacere a Dio.

Pensiamoci bene, tutti hanno fede in qualcosa. Ad esempio ogni volta che invii un messaggio a qualcuno hai fede che il destinatario lo riceverà. 

Tempo fa ero su un treno verso Torino. Nel mio vagone viaggiava una famiglia talmente numerosa che da sola occupava due scompartimenti; io ero l’unico estraneo. L’atmosfera era allegra, i bambini correvano da uno scompartimento all’altro, e gli adulti scherzavano e ridevano. Osservavo in disparte quelle scene di famiglia. 

A circa metà viaggio è arrivato il capotreno per controllare i biglietti. Io gli ho porto subito il mio, l’ha guardato, obliterato e me l’ha restituito. Poi era il turno della famiglia, e il capofamiglia ha dato i biglietti di tutti al controllore. Lui li ha esaminati per un minuto in silenzio e poi ha esclamato: “Siete sul treno sbagliato! Questi biglietti sono per Milano, ma questo treno va a Torino.”

Nello scompartimento è calato il silenzio all’improvviso. La mamma si è messa a piangere e i bambini si guardavano intorno confusi. L’aria di festa era sparita. La loro certezza di essere in viaggio verso la destinazione giusta si era scontrata con la realtà di aver preso il treno sbagliato!

Non basta essere sinceri nel credere in qualunque cosa. La fede per essere vera ed efficace deve essere posta su qualcosa di reale, altrimenti è solo una fantasia illusoria. E potrebbe costare cara. 

L’autentica fede salvifica è certezza di quello che Dio ha rivelato nella sua Parola. Ha come oggetto Dio Padre che nella sua sovranità ha pianificato la salvezza, il Signore e Salvatore Gesù che l’ha attuata, e lo Spirito Santo che è il garante di questa salvezza.

D’altra parte, ci sono tanti credenti che vivono la loro vita spirituale zoppicando, sia perché la loro fede non è viva – non prendono la Bibbia sul serio e non s’impegnano a piacere a Dio in ogni cosa – ma anche perché sono spesso ignoranti riguardo ciò che la Parola di Dio effettivamente insegna. 

Una fede viva non ha a che fare con i sentimenti, ma con l’ubbidienza. 

IL SALMISTA SCRIVE: “Tu sei il mio rifugio e il mio scudo; io spero nella tua parola” (Salmo 119:114).

Salomone testimonia: “Ogni parola di Dio è affinata con il fuoco. Egli è uno scudo per chi confida in lui” (Proverbi 30:5).

Prendere lo scudo della fede vuol dire prendere la Parola di Dio sul serio, perché “la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo” (Romani 10:17).

Siamo bombardati da centinaia di voci che vogliono influenzarci, che cercano di riempirci la mente, e di catturare gli affetti del nostro cuore. 

Lo scudo di cui Paolo parla ti protegge nella misura in cui l’oggetto della tua fede è quello giusto e le informazioni sulle quali si fonda la tua fede sono altrettanto giuste e vere.

Dobbiamo essere sicuri che stiamo credendo in ciò che è vero e non cambia. Solo così possiamo ripararci dai dardi micidiali che il diavolo scaglia costantemente contro di noi. E lui non è solo in questo suo impegno, ma è assistito da tutti i suoi servi e anche da tutti quelli che non credono in Gesù Cristo come personale salvatore. Vuole renderci deboli, innocui e inetti, insicuri nella nostra santificazione, e inefficaci nel parlare ad altri della verità del vangelo. E ce la mette tutta per adempiere il suo scopo malvagio.

Satana non si risparmia di colpire anche la vita emotiva del credente, e di derubarlo della gioia e della pace con cui Dio vuole riempire mente e cuore dei suoi. 

Il diavolo agisce alimentando la concupiscenza e il desiderio del peccato in noi, ma può riuscirci solo se noi non siamo pienamente convinti della verità della Parola di Dio.

A QUESTO PUNTO la domanda sorge spontanea: come si usa questo scudo della fede?

Pietro ce lo spiega nella sua prima lettera: “Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.

“Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo.

“Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente. A lui sia la potenza, in eterno. Amen” (1 Pietro 5:6-10).

Alcune parole saltano subito agli occhi: umiliatevi, fidatevi, resistete e vivete alla luce di ciò che è eterno.

La fede, per essere una protezione che salva, richiede che siamo pronti a riconoscere di non poterci fidare di noi stessi, delle nostre capacità o delle nostre opinioni. 

Non possiamo mai abbassare la guardia perché il desiderio del diavolo di divorarci è insaziabile. Non siamo in grado di proteggerci da soli. È Dio il nostro scudo, perciò è sua responsabilità trovare il momento e il modo in cui ci soccorrerà. 

Il fatto che questa stessa battaglia sia comune a tutti i credenti sparsi nel mondo, indipendentemente delle loro circostanze, dovrebbe spingerci a sostenerci a vicenda e pregare gli uni per gli altri, forti della promessa di Dio di perfezionarci, di renderci fermi e stabili.

In conclusione, ecco un breve promemoria:
  • Impegnati a conoscere Dio
    “Quelli che conoscono il tuo nome confideranno in te, perché, o SIGNORE, tu non abbandoni quelli che ti cercano” (Salmo 9:10). 

  • Impregna la mente di pensieri puri
    “Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri” (Filippesi 4:8).

  • Cura il tuo rapporto con quelli che hanno fede in Dio
    “Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace sarà con voi” (Filippesi 4:9).

Le frecce infuocate del diavolo continueranno ad arrivare da tutte le parti, cercando di provocare paura, ansia, dubbi e tentazioni. Da soli o in una formazione “a testuggine” in compagnia di altri credenti ripariamoci sempre sotto lo scudo della fede, perché solo Dio ci dà la pace, la fede e la sicurezza di cui abbiamo bisogno.

Davide Standridge

 

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La VOCE maggio 2023

Quando vivevo negli Stati Uniti, ho abitato in almeno tre stati dove nevicava molto d’inverno. 

Alle prime nevicate il terreno si copriva di quella neve così candida che tutto sembrava bellissimo e pulito. C’era solo un problema però: durante la notte la neve ghiacciava, e diventava molto scivolosa. Avere le scarpe con la suola di cuoio era pericolosissimo, ed era solo questione di tempo che prima o poi una bella scivolata toccava a tutti. 

Che figura! 

La caduta di stile era quella che preoccupava di più, piuttosto che il pericolo che si correva cadendo in quel modo. 

Personalmente, soprattutto da ragazzo, per non fare brutta figura cercavo di rialzarmi il più velocemente possibile, senza far vedere che mi ero fatto male. 

Con i miei amici scommettevamo su chi riusciva a restare in piedi, ma tanto prima o poi toccava a tutti, perché senza le dovute precauzioni le cadute erano cosa di tutti i giorni. 

Nella battaglia spirituale in cui ogni credente è coinvolto, è normale cadere se non si è preparati. Chi non ha le scarpe adatte al terreno scivoloso, cadrà sicuramente, e che capiti un pericoloso scivolone sarà solo questione di tempo.

Nei numeri precedenti della VOCE (gennaio, febbraio e aprile 2023) abbiamo cominciato a studiare la natura della guerra spirituale nella quale ogni credete si trova coinvolto, e quali difese gli garantiscono di uscirne illeso. In questo numero vedremo proprio le calzature che un credente preparato deve indossare. Il nostro studio si basa sulla lettera di Paolo agli Efesini 6:10-20. 

Dopo aver spiegato il ruolo indispensabile della verità e della giustizia nella nostra battaglia contro dubbi, menzogne, accuse e false dottrine che Satana ci scaglia contro per arrestare il nostro progresso e la crescita nella fede (vv. 10-14), Paolo prosegue, e ci comanda da parte di Dio di mettere come calzature lo zelo dato dal vangelo della pace.

Sebbene gli archeologi abbiano trovato reperti di antichissime calzature, sapevi che fino a non molto tempo fa tempo fa le scarpe erano considerate un lusso? La gente comune ne possedeva solo un paio. Oggi però le cose sono diverse, e tutti cambiamo le scarpe secondo il tempo, l’umore, l’abbigliamento e le situazioni. 

In Italia nel 2021 il volume del fatturato nel settore dei calzaturifici è stato di 9,5 miliardi di euro. Il prezzo medio di un paio di scarpe è stimato intorno a 42,6 euro, per un consumo pro-capite annuo di quattro paia e una spesa individuale di circa 170 euro. 

Mia mamma aveva quelle che chiamava le scarpe “sensate”. Erano brutte e vecchie, ma quanto erano comode! A lei piaceva tanto camminare, e queste le davano quella stabilità e una sicurezza che non aveva con scarpe più belle e più nuove.

Il soldato di Cristo che si trova ogni giorno a combattere nella battaglia spirituale, deve indossare pure lui le scarpe “sensate”, le uniche che gli permettono di rimanere in piedi. Infatti, in questo conflitto, l’unico nostro obiettivo è restare in piedi  e illesi (Efesini 6:13).

Tutta la vita del vero cristiano deve essere tesa verso il progresso del vangelo, a partire dalla sua vita, per proseguire nella vita degli altri. Gesù infatti non era venuto per stupire la gente con i miracoli, ma per l’avanzamento del suo regno. Era lo scopo di ogni cosa che diceva e faceva. 

Tantissima gente seguiva Gesù per i motivi sbagliati, e lui ovviamente lo sapeva potendo vedere nei loro cuori. Perciò li avvertiva, dicendo: “Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha posto il suo sigillo” (Giovanni 6:27). Mentre ai suoi discepoli insegnava a pregare: “Padre nostro,… venga il tuo regno” (Matteo 6:9-13). 

Dato che il piano della redenzione ha come scopo finale il regno di Dio e la sua gloria, è logico che l’obiettivo primario di Satana sia quello di ostacolarne a ogni costo la realizzazione. Per questo il diavolo fa di tutto per bloccare il progresso del regno di Dio dentro di noi, nei rapporti con gli altri credenti, e nella nostra testimonianza verso chi non conosce Cristo. 

Ci ha provato con Adamo ed Eva, con Caino e Abele e con il popolo d’Israele. Ha cercato di uccidere Gesù da bambino, e lo ha tentato nel deserto da adulto per impedirgli di compiere la redenzione. In diverse occasioni gli ha istigato la gente contro per ucciderlo prima del tempo stabilito da Dio. 

Ha ostacolato gli apostoli nella loro missione, e ha perseguitato la chiesa sin dai suoi inizi usando il giudaismo, le eresie e la controriforma. Ha proseguito attraverso la teologia liberale, l’ecumenismo, il modernismo, il post-modernismo, e lo fa ancora oggi col consumismo. 

Questa battaglia, però – e non lo dimentichiamo mai! – è un corpo a corpo: Satana, con le forze a lui sottoposte, attacca ogni figlio di Dio individualmente. 

E ogni credente che scivola, e non combatte né s’impegna a vivere come discepolo di Cristo è una piccola vittoria per Satana.

Per resistere e restare in piedi, Dio ci ordina di indossare dei calzari particolari. Ai tempi dei romani i calzari non erano come le scarpe moderne, ovviamente. Quelli dei soldati si chiamavano caligae.

Sebbene le caligae somigliassero ai sandali, erano più che altro degli stivali da marcia. Erano scarpe progettate per evitare il rischio di vesciche e di altre malattie dei piedi durante le lunghe marce. 

Di solito con le calighe non si usavano calze, eccetto quando il clima era freddo come quello britannico, dove i soldati portavano calze di lana.

Le caligae erano composte da una suola di cuoio e da lacci legati al centro del piede e sulla parte superiore della caviglia. All’interno della suola venivano martellati dei chiodi in ferro che avevano tre scopi strategici: rafforzare la caliga, dare al soldato maggior trazione, e permettergli di utilizzare la caliga come strumento di offesa.

Lo storico Giuseppe Flavio racconta che parte del successo di Cesare come generale era anche dovuto al fatto che aveva equipaggiato i suoi soldati di calzari. Stabilità e velocità di movimento erano determinanti in un conflitto corpo a corpo.

Il campo di battaglia della guerra spirituale tra il credente e Satana è principalmente la nostra mente. Per non vacillare dobbiamo respingere gli attacchi del maligno con le verità bibliche, come ha fatto Gesù nel deserto: è vero solo quello che “Sta scritto.”

È una lotta senza esclusione di colpi, perché il grande nemico e i suoi servi vogliono farci cadere facendo leva anche sulle nostre concupiscenze. 

Il diavolo fa guerra spietata contro il vangelo cercando di offuscare e pervertirne il messaggio. Fa in modo che le persone non salvate s’illudano che invece lo siano, mentre con i credenti agisce al contrario, affinché non siano mai sicuri di possedere già la vita eterna. 

La certezza della salvezza, che Dio stesso garantisce (Giovanni 10:27-29; Ebrei 9:12c; 13:5), è una verità contro la quale Satana si accanisce, insinuando dubbi che paralizzano il credente, cosa che blocca la sua crescita nella fede e la sua testimonianza con gli altri.

I calzari dello zelo dato dal vangelo della pace hanno, dunque, quattro caratteristiche importanti che ci aiuteranno nella nostra battaglia spirituale.

Prima di tutto danno protezione

Questa protezione è data dalla semplicità e dall’efficacia del vangelo. La semplicità del vangelo protegge il credente dal dubbio riguardo la sua posizione in Cristo. 

Credere alla buona notizia della salvezza in Cristo è semplice, e cambia radicalmente la vita e il destino eterno del peccatore. Paolo scrive: “Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati. Difatti la Scrittura dice: «Chiunque crede in lui, non sarà deluso». [...] Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato” (Romani 10:8-13).

Il messaggio non è complicato, non contiene un linguaggio incomprensibile o clausole vessatorie nascoste. Ogni persona che crede in Gesù come suo Salvatore e Signore è salvata per sempre. 

La vita eterna, che inizia al momento della nuova nascita, non ha fine, altrimenti… non sarebbe eterna. 

Questa gloriosa verità è basata su ciò che Gesù ha fatto, non su quello che l’uomo può fare. È basata sulle promesse di Dio, non su promesse e proponimenti fallaci dell’uomo.

I dubbi possono sorgere per i motivi più disparati. Per questo ognuno di noi dovrebbe interrogarsi: Io ho creduto al vangelo? Quando ho messo la mia fiducia in Cristo? L’ho fatto solo per essere salvato? Desidero veramente vivere per Gesù? Cerco di farlo con coscienza? 

La seconda caratteristica dei calzari: danno sicurezza

La parola zelo usata nella traduzione italiana può confonderci, perché potrebbe dare l’impressione che bisogna essere sempre su di giri. Nell’originale greco quella parola in realtà esprime il concetto di prontezza. 

C’è un passo molto bello nel libro di Isaia che parla proprio di questo tipo di zelo, ossia la prontezza a portare buone notizie: “Quanto sono belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone notizie, che annuncia la pace, che è araldo di notizie liete, che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Il tuo Dio regna!»” (Isaia 52:7).

È una profezia su Gesù, il portatore del messaggio di salvezza e di sicurezza per coloro che erano pronti ad ascoltarlo. E ci sarà un secondo adempimento di questa profezia, quando lui tornerà a Sion per stabilire il suo regno (v. 8).

Davanti alle incertezze della vita, la verità del vangelo ci dona una prospettiva nuova e diversa: la nostra sicurezza è nel Messia Gesù Cristo, il Figlio di Dio, venuto in terra per salvare i peccatori, spinto dall’amore del Padre. La sicurezza si fonda sull’onnipotenza e sull’immutabilità di Dio. Nulla può impedire che il suo piano si realizzi alla perfezione.

Il fatto che Satana cerchi di insinuare dubbi sul vangelo non è un problema solo di oggi. L’apostolo Paolo scriveva ai credenti del primo secolo: “Mi meraviglio che così presto voi passiate da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo a un altro vangelo; ché poi non c’è un altro vangelo, però ci sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema. Come abbiamo già detto, lo ripeto di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema” (Galati 1:6-10).

Maledetto chi predica un vangelo falso, maledetto chi confonde le persone! Il vangelo è uno solo, e solo il vangelo dà una sicurezza eterna al credente. Tutto il resto non è la buona notizia di Dio, e non offre nessuna garanzia di protezione.

Terzo punto: questi calzari danno stabilità

Paolo, parlando ai Romani, scrive: “Non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com’è scritto: «Il giusto per fede vivrà»” (Romani 1:16,17).

Paolo spiega che malgrado gli attacchi violenti subiti e le pesanti conseguenze della sua prontezza a parlare di Cristo, non aveva nulla di cui vergognarsi. Le autorità religiose lo volevano morto, le forze politiche gli erano contrarie, e anche tra i credenti c’erano quelli che lo criticavano, ma lui non si dava per vinto. Dio ha mostrato la sua giustizia attraverso il messaggio del vangelo (e la giustizia di Dio per Paolo era la corazza dell’armatura spirituale).

Non importa chi lo contrastasse e con quale veemenza, perché Paolo era sicuro del messaggio del vangelo.

Giacomo scrive: “O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi, dunque, vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio. Oppure pensate che la Scrittura dichiari invano che: «Lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia»? Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili». Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Giacomo 4:4-7).

Quando il discepolo di Cristo pianta i suoi piedi nella veridicità del vangelo, non solo rimarrà in piedi, ma Satana fuggirà da lui.

Il vangelo, ossia la buona notizia, nella sua bellezza e semplicità esprime il meraviglioso amore di Dio per le sue creature ribelli, peccatrici e tanto confuse, perché sono come pecore senza pastore.

Paolo pregava: “Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende nome, affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell’amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Efesini 3:14-19).

Forse dovremmo gridare:
Il vangelo è vero! Io ci ho creduto!
Il vangelo è vero! Io non mi vergogno!
Il vangelo è vero! Io ne devo parlare!

La quarta caratteristica di questi calzari è meravigliosa: danno pace

La buona notizia di Cristo infatti è chiamata il vangelo della pace.

Paolo scrive ai Romani: “Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza, esperienza, e l’esperienza, speranza. Or la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato” (Romani 5:1-5, il grassetto aggiunto in questi e nei successivi versetti è mio).

Ai Colossesi scrive che Cristo “è il capo del corpo, cioè della chiesa; egli che è il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato. Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli” (Colossesi 1:18-20).

Agli Efesini scrive ancora di Gesù: Lui, infatti, è la nostra pace; lui, che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione, abolendo nel suo corpo terreno la causa dell’inimicizia,la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la croce, sulla quale fece morire l’inimicizia. Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui abbiamo gli uni e gli altri accesso al Padre in un medesimo Spirito” (Efesini 2:14-18).

Questi calzari ci danno pace, lo aveva detto anche Gesù: “Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo»” (Giovanni 16:33).

Non siamo sotto l’ira di Dio, e non dobbiamo temere né Satana né il mondo. 

Come le scarpe “sensate” di mia mamma, la cosa più sensata che possiamo fare è armare, ossia riempire, la nostra mente, bocca e cuore della verità eterna del vangelo. È questo lo zelo dato dal vangelo che offre protezione, sicurezza, stabilità e pace al credente contro dubbi, bugie e inganni di questo mondo nemico di Dio e dei suoi. 

Ci sono ancora tre parti dell’armatura che il Signore ci ha fornito per fortificarci nella nostra vita sulla terra. Continueremo a studiarle. 

Davide Standridge

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La VOCE aprile 2023

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Un pizzico di sale... "Sia Dio riconosciuto giusto" 

Il mio liceo scientifico era tra i più prestigiosi di Roma. La materia che trovavo più odiosa era latino. Non riuscivo a capire l’utilità di questa lingua morta, che non si parla più in nessun paese del mondo. È vero, le lingue romanze (o neolatine) come l’italiano, derivano proprio dal latino, ma sono praticamente tutte diverse.

Comunque, a casa nostra, ogni volta che riportavo un brutto voto nella lingua “morta” si ripeteva sempre la stessa storia: mio padre mi riprendeva perché non avevo studiato come avrei dovuto, e mia mamma, laureata in lettere classiche (!), mi dava le ripetizioni.

Quanti scappellotti ho preso dietro la testa perché mi rifiutavo di studiare quella materia “inutile”! Anni dopo, scherzandoci su, dicevo a mia mamma che se oggi ero diventato meno intelligente era per i troppi scappellotti che mi aveva dato, e lei rideva.

Poi, però, il valore del latino l’ho capito, ed è un peccato che non sia successo ai tempi del liceo. Sembra che andiamo a scuola quando non siamo abbastanza maturi per capirne il valore. Potessi tornare indietro, m’impegnerei a studiare di più tutte le materie, non solo il latino.

Purtroppo facciamo lo stesso anche nel campo spirituale. Troppi credenti si accontentano di una comprensione superficiale degli insegnamenti della Bibbia, e solo quando sono passati anni se ne rendono conto, e ammettono che se potessero tornare indietro si impegnerebbero di più per capire meglio le Scritture.

Ma non c’è giorno migliore di oggi per cominciare a fare sul serio. Ogni cristiano è coinvolto in una battaglia spirituale che dura per tutta la vita, senza dare tregua. Per restare in piedi è indispensabile essere preparati e avere l’attrezzatura adatta. 

Come ti sei preparato per la tua battaglia spirituale oggi?

È guerra ma pochi ci credono

Nei numeri di gennaio e febbraio della Voce abbiamo cominciato a parlare della battaglia spirituale in cui, volenti o nolenti, si trovano coinvolti tutti i credenti. Il nostro testo di partenza lo ha scritto l’apostolo Paolo nella sua lettera agli Efesini.

“Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere. State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno. Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio” (Efesini 6:10-17).

Abbiamo constatato che i versetti contengono tre comandi specifici:
– Fortificatevi nel Signore
– Rivestitevi della completa armatura di Dio
– Prendete la completa armatura di Dio

È vitale che ogni cristiano capisca che è in guerra, che il suo avversario è terribile, e che conosca bene ciascun elemento di quell’armatura spirituale che Dio stesso ha provveduto per ogni suo figlio. Ed è necessario indossarla.

L’armatura ha sei componenti, tutti ugualmente importanti e necessari:
CINTURA della VERITÀ
CORAZZA della GIUSTIZIA
CALZATURE dello ZELO dato dal vangelo
SCUDO della FEDE
ELMO della SALVEZZA
SPADA dello SPIRITO

Il primo di questi, la cintura della verità, l’abbiamo esaminato nel numero di febbraio. Se non hai potuto leggere i numeri di gennaio e febbraio, ce li puoi chiedere e saremo felici di mandarteli gratuitamente. Oggi conosceremo la corazza della giustizia.

Negligenza e ignoranza possono costare caro

Le forze armate e le forze dell’ordine di tutto il mondo portano, durante il servizio attivo, il giubbotto antiproiettile. Ma anche chi non è un militare, se vuole può acquistarlo e indossarlo.

Su internet si trovano tanti modelli diversi di gilet, giubbotti e altri indumenti antiproiettile che vanno, secondo la tipologia, da 100 a oltre 1000 euro per quelli professionali. Dubito comunque che la gente comune reputi di averne realmente bisogno. 

I giubbotti antiproiettile sono realizzati in materiali particolarmente resistenti come il kevlar, il dyneema e il twaron. Quelli più protettivi sono a struttura dura, con piastre di metallo o di materiali ceramici molto resistenti. Il proiettile non riesce a penetrarli, ma rimbalza sulla loro superficie. 

I giubbotti di questo tipo sono i migliori in termini di protezione, anche se peso e ingombro sono notevoli: la polizia e l’esercito li indossano di solito in situazioni ad alto rischio, ma non per attività di routine.

Un secondo tipo di veste protettiva ha una struttura morbida. In questo caso non vengono utilizzate placche di materiali duri ma alcuni tessuti. 

Questi tessuti a struttura morbida sono realizzati con una fitta rete di fibre sintetiche intrecciate. Il kevlar infatti è una fibra sintetica leggera, ma più resistente di una placca d’acciaio dello stesso peso. Quando viene intrecciata dà vita a una rete capace di assorbire grandi quantità di energia. Ma nemmeno questi sono leggeri, possono pesare fino a 11 Kg.

È sorprendente però che tutti questi giubbotti antiproiettile, che costano così tanto, abbiano una data di scadenza: durano solamente circa cinque anni.

È ovvio che chi deve indossare per lavoro questi indumenti deve essere consapevole sia del pericolo a cui si espone, che del tipo di protezione che i vari indumenti offrono contro proiettili o bombe.

L’industria bellica mira a produrre armi e proiettili sempre più efficaci, e questo significa che pure i giubbotti devono migliorare per garantire l’incolumità di chi li indossa. 

Negli Stati Uniti stanno sperimentando un giubbotto fatto di un liquido particolare, formato da un olio di silicone con particelle di ferro. Questo liquido all’impatto col proiettile, in un millesimo di secondo diventa durissimo attraverso cariche elettriche. 

I giubbotti di nuova generazione sarebbero dotati anche di un radar particolare che, in caso di pericolo, attiverebbe dei sensori all’interno dell’indumento.

Tutto questo potrebbe sembrare fantascienza, ma per coloro che vivono e lavorano in situazioni di pericolo reale, è un discorso importantissimo.

Per la nostra battaglia spirituale, noi cristiani abbiamo a disposizione un giubbotto antiproiettile che è stato progettato da Dio stesso. Non scade, né diventa obsoleto o inefficace contro le sofisticate e tecnicamente avanzate armi del nemico. È la corazza della giustizia, ed è sempre a disposizione del credente.

Spesso però, per la nostra stessa negligenza – forse perché non crediamo di essere veramente in guerra – non ci preoccupiamo di capire com’è fatta, e tantomeno di indossarla. 

Ai tempi di Paolo la corazza era diversa da quelle di oggi, ma aveva lo stesso scopo. Copriva il petto ed era fatta di materiale duro, come il cuoio o il metallo. Era modellata per seguire la forma del corpo. Il metallo poteva essere intrecciato o a segmenti. E la corazza poteva essere fatta anche a strati.

La sua funzione era quella di proteggere gli organi vitali del soldato, particolarmente il cuore. 

Il cuore non è soltanto un organo vitale, ma rappresenta la parte centrale della vita stessa, essendo la sede dei pensieri, degli affetti e delle emozioni.

Satana attacca principalmente i pensieri e gli affetti del credente. Lui mira alla mente e al cuore. Con la mente, vuole farci credere alle sue bugie, agitando e minando le nostre convinzioni e certezze spirituali. Attaccando il cuore, vuole rovinare i nostri affetti – tutto ciò che ci è caro, e che amiamo e ammiriamo nelle altre persone. 

Non dimentichiamoci mai che Satana si accanisce contro tutto quello che è vero, eterno e importante, le mete e i desideri santi della nostra vita in quanto figli di Dio. Tutto quello che è vero, puro, santo e onorevole lui vuole pervertirlo, e lo vuole rimpiazzare con menzogne, impurità, vergogna e peccato.

Paolo dice che la corazza, la protezione del credente, è la giustizia. Come la corazza era ancorata alla cintura, anche la giustizia è ancorata alla verità. Per capire cosa voglia dire esaminiamo quello che dice la Parola di Dio.

Per prima cosa dobbiamo ricordare che Paolo non sta parlando di una giustizia umana. Infatti, lui scrive: 

“Che dire dunque? Noi siamo forse superiori? No affatto! Perché abbiamo già dimostrato che tutti, Giudei e Greci, sono sottoposti al peccato, com’è scritto:
Non c’è nessun giusto, neppure uno.
Non c’è nessuno che capisca,
non c’è nessuno che cerchi Dio.
Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c’è nessuno che pratichi la bontà, no, neppure uno.
La loro gola è un sepolcro aperto;
con le loro lingue hanno tramato frode.
Sotto le loro labbra c’è un veleno di serpenti. La loro bocca è piena di maledizione e di amarezza.
I loro piedi sono veloci a spargere il sangue. Rovina e calamità sono sul loro cammino e non conoscono la via della pace.
Non c’è timor di Dio davanti ai loro occhi.
Or noi sappiamo che tutto quel che la legge dice, lo dice a quelli che sono sotto la legge, affinché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio; perché mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà la conoscenza del peccato” (Romani 3:9-20).

Alla luce di questo passo è evidente che nessuna persona non credente è al sicuro da Satana, essendo in balia del diavolo e delle sue bugie. Per natura l’uomo non è giusto, nessuno escluso. Non cerca la giustizia perché non gli appartiene, né opera secondo giustizia. Il non credente, però, pensa di essere giusto, e pensa di saper fare azioni giuste. 

La Bibbia invece attesta che solo Gesù è giusto: “Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; affinché, com’è scritto: «Chi si vanta, si vanti nel Signore»” (1 Corinzi 1:30,31).

È impossibile per l’uomo essere giusto e agire secondo la giustizia, a meno che Dio non intervenga e lo renda giusto e, di conseguenza, lo protegga dalle insidie di Satana.

Nella sua lettera ai Romani Paolo spiega come Dio aveva messo la fede di Abraamo e di Davide in conto per ognuno di loro come giustizia, indipendentemente dalle loro opere, e poi aggiunge: “Or non per lui soltanto sta scritto che questo [l’avere fede nella promessa di Dio] gli fu messo in conto come giustizia, ma anche per noi, ai quali sarà pure messo in conto; per noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti gesù, nostro signore, il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione” (Romani 4:9,22-25, enfasi aggiunta).

La Bibbia afferma che chi crede in Gesù come suo Salvatore e Signore, viene dichiarato giusto. È una dichiarazione legale. Il credente non diventa giusto in sé stesso, ma Dio lo riveste della giustizia di Cristo, e lo dichiara giusto attraverso i meriti di Gesù – tali meriti sono la sua vita moralmente perfetta e senza peccato, la sua morte per i peccati di coloro che credono in lui, la sua resurrezione che ha sancito l’accettazione da parte di Dio del suo sacrificio – tutto questo protegge il credente dalla condanna della morte eterna.

Satana cerca sempre di insinuare un dubbio nel nostro cuore e nella nostra mente: Dio mi accetta o no? Sono abbastanza giusto per essere salvato e per rimanere salvato? Ci fa mettere in dubbio se siamo degni di servire il Signore o anche di testimoniare. 

Proprio sull’argomento della giustizia di Dio, si è insinuata la falsa dottrina che insegna che si può perdere la salvezza. È come se il credente, dopo che Dio l’ha dichiarato giusto esclusivamente in base ai meriti di Gesù, dovesse cercare di rimanere giusto con le proprie forze insufficienti e destinate a fallire. Molti si lasciano accecare da questa bugia e sono sempre afflitti dal dubbio di essere veramente giustificati o no.

Solo Dio può dichiarare una persona giusta. L’uomo non si può arrogare questo diritto, perché la Bibbia dichiara che nessun uomo che non sia stato dichiarato giusto può praticare la giustizia.

“In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello” (1 Giovanni 3:10).

Questa conoscenza di ciò che è giusto, e la capacità di farlo, è un dono di Dio, e ci dà sicurezza: “Se sapete che egli è giusto, sappiate che anche tutti quelli che praticano la giustizia sono nati da lui” (1 Giovanni 2:29).

Questo era il sentimento profondo di Paolo mentre rifletteva sul suo passato e su quello che davvero conta davanti a Dio:

“Ma ciò che per me era un guadagno, l’ho considerato come un danno, a causa di Cristo. Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede. Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte” (Filippesi 3:7-10).

Poi, nella sua lettera agli Efesini, esorta i credenti a rivestirsi di giustizia: “a rivestire l’uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità” (Efesini 4:24).

Ecco come la corazza della giustizia e la cintura della verità sono collegate insieme. La nostra nuova vita consiste nel camminare nella giustizia conosciuta attraverso la verità.

Mettersi la corazza della giustizia vuol dire prima di tutto essere consapevoli che siamo stati dichiarati giusti. È vero che cadiamo ancora nel peccato, ma è altrettanto vero che Dio ci reputa giusti perché non facciamo affidamento sulla nostra bontà o bravura per essere salvati, ma crediamo in Cristo che ha pienamente compiuto ogni cosa per la nostra eterna salvezza. 

A causa del cambiamento che Dio ha fatto in noi, siamo ora resi capaci di fare azioni giuste che onorano Dio, mentre quelle di prima erano solo panni sporchi ai suoi occhi.

La corazza della giustizia è una protezione attiva anche per il fatto che, vivere con un comportamento che segue la giustizia di Dio, ci rende sempre più capaci di capire chiaramente la differenza tra il bene e il male, il giusto e lo sbagliato. Questo ci fa maturare nella nostra fede, e contribuisce a proteggerci contro le insidie e le menzogne del diavolo. Chi invece si adagia senza impegnarsi nel ricercare la giustizia di Cristo, si rende facile preda di dubbi, menzogne e false dottrine.

La battaglia in cui siamo coinvolti è reale! L’obiettivo del nemico è quello di frenare la nostra crescita spirituale, la nostra vita attiva nella chiesa e la nostra testimonianza. Senza la cintura della verità e la corazza della giustizia siamo destinati a cadere miseramente. 

In confronto, un esame fallito in latino è una passeggiata.

Davide Standridge 

Sia Dio riconosciuto giusto

" Un pizzico di sale..." Ristampa della VOCE, maggio 1965

“Così portarono Acan in una valle, lo lapidarono insieme con la sua famiglia e poi lo coprirono con un mucchio di pietre per ricordare a tutti quanto è terribile il peccato della disubbidienza a Dio.” 

Mamma finì di raccontare la storia dell’Israelita ribelle che aveva portato l’interdetto nel campo ebreo (Giosuè 7) e i bambini rimasero assorti e pensierosi. 

“Ma perchè Dio non uccide anche noi quando disubbidiamo?” chiese Davide mettendosi a sedere sul letto. Deborah lo guardò preoccupata.

“Dio fa le cose diversamente, ora. Invece di punire subito, mostra pazienza e aspetta che le persone si pentano e chiedano perdono” spiegò Mamma. 

“Ma, allora, Dio non è giusto. Se si punisce una volta, si deve punire sempre.” 

“No, questo non è vero” continuò Mamma. “Anche Papà e io certe volte abbiamo pazienza e diciamo che vi daremo il castigo solo se rifarete una certa cosa cattiva. Ora state molto attenti, perchè sono cose difficili a capire, ma cercherò di spiegarvele bene.” 

Tutti si misero con le orecchie dritte per non perdere niente, salvo Stefanino che di problemi di alta teologia non si preoccupa ancora. 

“Dio è sempre lo stesso. È buono, cioè ci vuole bene, è giusto, cioè non fa sbagli, ed è santo.”

“Cioè non ha peccato” concluse Daniele. 

“Allora: Dio ha sempre voluto bene al suo popolo, e non ha mai approvato il peccato e non ha mai fatto sbagli nel punirlo. Nei tempi antichi ha scelto gli Ebrei perchè fossero un esempio per i pagani. Li curava, li aiutava e li puniva quando facevano male. Se avesse lasciato che Acan rubasse senza punirlo, gli altri avrebbero detto: «Allora, vuol dire che si può rubare se Dio non ci castiga!» e sarebbero diventati un popolo di ladri, anziché essere il popolo di Dio. Così Dio doveva punire appena qualche cosa di brutto succedeva. Sapete che anche i figli ribelli dovevano essere uccisi a pietrate?” 

Gli occhi di Daniele quasi cascarono fuori dalle orbite. 

“Poi, però, siccome la gente brava e santa non ci sapeva stare, Dio ha deciso di fare in un altro modo: ha mandato Gesù per salvare gli uomini e ha deciso di avere pazienza e di aspettare che la gente si convertisse a Lui. Però dice chiaramente che quelli che non credono in Cristo in questa vita dovranno andare all’inferno.”

“Tu spieghi molto bene” commentò Deborah. 

“Ma io non capisco ancora una cosa. Perchè Acan è dovuto andare all’inferno e ora la gente può avere il tempo di chiedere perdono. Non è mica giusto, vero?” chiese Davide. 

“La Bibbia ci fa capire che Acan ha riconosciuto il suo peccato ed è possibile che abbia chiesto perdono a Dio mentre camminava verso la valle per essere ucciso. Se lo ha fatto, la sua anima è stata salvata. Ed è la cosa che importa di più.” 

“Se è così, va bene” disse Davide rassicurato. 

“Ma a me piace di più come Dio fa adesso” sbadigliò Daniele, infilandosi sotto le coperte. 

“Buona notte, Mamma.” 

Mamma spense la luce e si allontanò per il corridoio lasciando la porta socchiusa. 

“E poi dicono che i bambini di sette anni non si pongono dei problemi...” pensò. “Chissà se anche l’apostolo Pietro non ci ha pensato quando scrisse che dobbiamo sempre essere pronti a rendere ragione della nostra fede a chiunque ce lo chiede?”

Maria Teresa Standridge

La VOCE febbraio 2023

Leonard Knight aveva solo 17 anni nel 1915 quando fu colpito al petto da una pallottola nemica durante la Prima guerra mondiale.

Il giovane scampò provvidenzialmente alla morte grazie a una Bibbia tascabile che zia Minnie Yates gli aveva regalato prima che lui partisse, e che il giovane portava sempre nel taschino della sua giacca militare.

La copertina di quella Bibbia aveva fermato il proiettile a sole 50 pagine dalla fine, e a pochi centimetri dal cuore del ragazzo. Senza dubbio è stato Dio nella sua sovranità a proteggerlo. Quel giovane sapeva di essere in guerra, e Dio si era preso cura di lui.

Anche noi siamo in guerra!

Il diavolo ha dichiarato guerra a tutti i veri credenti. La battaglia comincia il giorno in cui un peccatore diventa per grazia di Dio un suo figlio, credendo in Cristo come suo Salvatore e Signore.

Nel numero di gennaio della VOCE abbiamo parlato della realtà e della serietà di questa guerra. Ora vogliamo scoprire nella Bibbia come dobbiamo prepararci alla battaglia, e qual è l’armatura che Dio ci ha fornito, indispensabile per resistere agli attacchi del diavolo e restare in piedi.  

Non so se ti è mai capitato di essere colto da una pioggia improvvisa senza ombrello, senza impermeabile e senza un posto dove ripararti. Ne sarai uscito inzuppato e infreddolito, ma praticamente indenne. Farsi cogliere impreparati in piena guerra, però, non è la stessa cosa, e apre la strada a grandi disastri!

Nella sua lettera alla chiesa di Efeso Paolo ha scritto: 

Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. 
Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento, infatti, non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere.
State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno. 
Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio; pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi, e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, perché lo annunci francamente, come conviene che ne parli. 
—Efesini 6:10-20

 Tu e io dobbiamo fortificarci nel Signore Gesù, perché come lui è stato attaccato da Satana lo siamo anche noi. 

Satana è un avversario potente: può contare sull’aiuto dei suoi demoni, che lo seguono ciecamente, ma anche di tutte le persone che non sono nate di nuovo. 

Lo scopo di Satana è quello di fermare l’avanzata del regno di Dio in te, nella chiesa e nel mondo. 

In passato non ha potuto impedire che il piano salvifico di Dio si compisse in Cristo che, dopo aver vissuto una vita perfetta senza peccato, è morto sulla croce per riscattare i peccatori. Risuscitando Cristo dai morti Dio ha dato prova di aver accettato il sacrificio di lui e gli ha dato il nome di “Signore”. 

Oggi la battaglia del diavolo consiste nel cercare di frenare l’avanzata del regno di Dio attaccando i credenti e schiavizzando i non credenti. 

Ci sono tre sfere in cui il credente è attaccato dal nemico: nella sua vita privata, nei suoi rapporti con gli altri credenti e nel suo ruolo di testimone di Cristo verso coloro che non conoscono Dio.

Per difenderci dai suoi attacchi Dio ha a disposizione per noi sei mezzi specifici e potenti che funzionano come l’armatura di un soldato romano dell’epoca:

CINTURA della VERITÀ
CORAZZA della GIUSTIZIA
CALZATURE dello ZELO dato dal vangelo
SCUDO della FEDE
ELMO della SALVEZZA
SPADA dello SPIRITO

Quest’armatura serve principalmente per protezione, perché possiamo resistere a ogni attacco e rimanere in piedi. Non è affatto nostra responsabilità attaccare Satana e cercare di sconfiggerlo, quello è compito di Cristo. A noi è richiesto di opporre resistenza e venirne fuori illesi. 

In questo conflitto non basta che tu abbia resistito fino a ieri: oggi hai una nuova battaglia da affrontare, nuovi attacchi da schivare, nuove insidie da evitare. 

Il nostro nemico non è onnipotente né onnisciente, ma ci conosce bene, perché prima di convertirci eravamo suoi schiavi, provavamo addirittura piacere nel fare quello che voleva lui.

CINTURA della verità

Il primo pezzo dell’armatura menzionato da Paolo è la CINTURA della VERITÀ.

Mio nonno era un uomo di campagna, alto e magro, coltivava la terra, e con le mani sue ha costruito la sua casa. Aveva frequentato solo le prime classi elementari, ma quando si era convertito la sua vita era cambiata radicalmente: aveva cominciato a studiare la Bibbia ed era diventato il pastore di una piccola chiesa rurale nel nord degli Stati Uniti. Predicava con grande zelo la Parola di Dio. Un vero esempio per mio padre, che ha deciso anche lui di servire il Signore a pieno tempo. Ma un esempio anche per me.

Alto e magro com’era, ho trovato buffo che odiasse indossare vestiti stretti. I suoi jeans per lavorare la terra, come anche i pantaloni del suo vestito della domenica, erano sempre larghissimi. Doveva tirare la cintura stretta stretta per evitare gli calassero. Per lui la cintura era un accessorio essenziale.

Ai tempi di Paolo tutti gli uomini portavano una tunica. La forma era simile a un sacco con un buco per la testa e due per le braccia, e poteva arrivare fino alle caviglie. Quella dei soldati arrivava fino a sotto le ginocchia. Quando c’era da lavorare o da camminare speditamente si tiravano su i lembi legandoli alla cintura. 

La cintura dei soldati era di cuoio, talvolta ornata in modo da mostrare a quante battaglie avevano partecipato, e non la si portava per bellezza ma per necessità. Impediva al soldato di inciampare in battaglia. In più serviva per ancorare la corazza, fissata a essa con una bretella che passava sulla spalla del soldato.

I destinatari della lettera agli Efesini sapevano esattamente cosa fosse e a cosa servisse la cintura. Infatti “cingersi i fianchi” era una locuzione comune che significava prepararsi ad agire. Gesù l’ha citata per descrivere l’atteggiamento che dobbiamo avere mentre aspettiamo il suo ritorno: “I vostri fianchi siano cinti, e le vostre lampade accese” (Luca 12:35, vedi anche 1 Pietro 1:13).

La cintura dunque era fondamentale per il soldato, ed era sempre il primo elemento per prepararsi a combattere, a soffrire, a resistere. 

La cintura di cui Paolo parla in Efesini 6 è la verità, e si riferisce alla Parola di Dio: “In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso” (Efesini 1:13).

Nella battaglia spirituale la verità ha un ruolo imprescindibile

  • La verità è il punto di partenza per diventare figli di Dio. Ascoltare e credere alla verità su noi stessi, sul peccato e sulla condanna, su Cristo e sulla grazia che lui offre salva l’uomo, che da nemico di Dio diventa suo figlio.

  • La verità deve anche guidarci nella crescita nella fede e nella conoscenza di Dio
    “affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore; ma, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare sé stesso nell’amore.
    Questo dunque io dico e attesto nel Signore: non comportatevi più come si comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri,con l’intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell’ignoranza che è in loro, a motivo dell’indurimento del loro cuore.
    Essi, avendo perduto ogni sentimento, si sono abbandonati alla dissolutezza, fino a commettere ogni specie di impurità con avidità insaziabile.
    Ma voi non è così che avete imparato a conoscere Cristo. Se pure gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti secondo la verità che è in Gesù, avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità” (Efesini 4:14-24).
  • La verità fa conoscere quale deve essere il comportamento del credente, insegna come vivere per piacere a Dio. Istruisce, informa e indottrina il credente, così che impari a distinguere il bene dal male, il vero dal falso e la realtà dalla menzogna. 
  • La verità guida il credente verso l’ubbidienza alla Parola di Dio, lontano dalle scelte peccaminose di prima, quando viveva nell’ignoranza, e schiavo di Satana.

La battaglia tra Cristo e Satana verte tutta sulla verità.

Il vangelo afferma di Gesù: “E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre” (Giovanni 1:14).

Lui stesso ha detto di sé: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6).

Ha pregato anche che i suoi fossero santificati dalla verità (Giovanni 17:17).

Al contrario di Gesù, Satana è il padre della menzogna. A quelli che si rifiutavano di credere in lui, Gesù ha dichiarato: “Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo, perché è bugiardo e padre della menzogna. A me, perché io dico la verità, voi non credete” (Giovanni 8:44,45).

Le bugie e le mezze verità – che sono mezze menzogne – hanno fatto parte della strategia di Satana sin dal principio. Nel giardino di Eden, con astuzia ha insinuato a Eva il dubbio che Dio avesse mentito. Eva e Adamo sono caduti perché non si sono aggrappati alla verità (Genesi 3).

Tu e io, per non essere ingannati, abbiamo bisogno di essere radicati nella verità. Gesù ha promesso a chi crede in lui: “Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Giovanni 8:31,32).

E Paolo esorta: “Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore, così camminate in lui; radicati ed edificati in lui, saldi nella fede, come vi è stata insegnata” (Colossesi 2:6,7).

Il credente superficiale, che non conosce la verità biblica, è facile preda di bugie, filosofie e vani raggiri di tradizioni umane (Colossesi 2:8). 

La chiesa è costantemente sotto attacco da false dottrine e ideologie antibibliche, quali l’abolizione degli assoluti, l’evoluzionismo, la teoria del gender ecc. 

Anche le guide stesse della chiesa possono essere sedotte da nuove tendenze pseudo evangeliche se non sono radicate nella verità delle Scritture. 

Questo pericolo si profilava già ai tempi di Paolo. Infatti nel suo discorso di commiato lui dichiarò agli anziani della chiesa di Efeso “di essere puro del sangue di tutti; perché non mi sono tirato indietro dall’annunciarvi tutto il consiglio di Dio. Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue. Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli. Perciò vegliate, ricordandovi che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime” (Atti 20:26-31).

L’attacco satanico contro la verità è destinato a inasprirsi con il tempo mentre si avvicina il ritorno di Cristo. Perciò Paolo ha scritto a Timoteo: “Ti scongiuro, davanti a Dio e a Cristo Gesù che deve giudicare i vivi e i morti, per la sua apparizione e il suo regno: predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza. Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole. Ma tu sii vigilante in ogni cosa, sopporta le sofferenze, svolgi il compito di evangelista, adempi fedelmente il tuo ministero” (2 Timoteo 4:1-5).

Sotto questa luce è evidente quanto sia fondamentale per il credente cingersi con la cintura della verità. 

Ogni cristiano deve saper riconoscere la verità, deve saper smascherare i falsi insegnanti (2 Pietro 2:1-3;).

Ma bisogna anche capire che la verità non è insita nell’uomo; essa è rivelata esclusivamente da Dio – la Fonte della verità – nella sua Parola, e deve essere conosciuta, studiata e applicata con cura da chi crede in lui. 

Oggi ci sono alcuni che credono che Dio stia ancora rivelando nuove verità, quando la Bibbia vieta categoricamente di aggiungere o togliere qualcosa dalle Scritture. Chi lo fa è maledetto (Deuteronomio 4:2; 12:32; Proverbi 30:6; Apocalisse 22:18,19).

Altri costruiscono la loro verità sulle loro esperienze. Non importa cosa dice la Bibbia, per loro quello che “sentono”  e che hanno “esperimentato” vale più della Parola di Dio. 

Ma i ragionamenti umani non sono verità, Isaia lo dice con chiarezza quando attesta che i pensieri di Dio sono diversi dai pensieri umani (Isaia 55:6-9). Il vero credente non interpreta le Scritture alla luce delle sue esperienze, ma permette alle Scritture di giudicare ogni suo pensiero e ragionamento (Ebrei 4:12,13).

Vuoi sapere come non soccombere agli attacchi di Satana? Fai come Leonard Knight e proteggi il tuo cuore e la tua mente con la verità della Parola di Dio. Leggila, studiala, meditala e mettila in pratica. 

Torneremo ancora a parlare del resto dell’armatura di Dio.        

Davide Standridge

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La VOCE gennaio 2023

Il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria, ed entrò ufficialmente nella Prima guerra mondiale. E nei quattro anni successivi avrebbe visti impegnati cinque milioni di soldati italiani, fra i quali ci sarebbero stati circa 620.000 morti, 600.000 fra prigionieri e dispersi, e quasi un milione di feriti.

Venticinque anni dopo, il 10 giugno 1940, con un celebre discorso dal balcone di Palazzo Venezia, Mussolini annunciò l’entrata in un’altra guerra, la Seconda guerra mondiale. Anche questo conflitto sarebbe durato circa quattro anni, e avrebbe mietuto circa 130.000 vittime civili, 313.000 militari e 15.000 ebrei.

La maggior parte di noi all’epoca non era ancora nata, e non può ricordare nulla di queste guerre – personalmente ne ho sentito parlare da mia mamma che aveva vissuto la Seconda guerra, e quando mi raccontava le sue esperienze io potevo solo lavorare d’immaginazione. Noi non l’abbiamo vissuta, e nemmeno vorremmo farlo. Ma noi credenti in Cristo viviamo un altro tipo di combattimento: è una guerra spirituale in cui siamo coinvolti tutto il tempo, anche se a volte tendiamo a ignorarla. Ma perché?  

La guerra a cui pochi credono

È un fatto triste che, nonostante la Bibbia parli chiaro della battaglia spirituale che coinvolge ogni credente, pochi ci credono e ancora meno si preparano a combatterla. Qualcuno addirittura pensa di poterla evitare, cosa però impossibile. Ma chi non è addestrato a questo combattimento ne cade vittima. 

In questa guerra si entra nel giorno in cui si diventa figli di Dio. È il giorno in cui ti sei riconosciuto un peccatore, e hai capito di non poterti salvare da solo con le tue buone opere, e hai creduto in Gesù Cristo come tuo Salvatore e Signore. 

Ebbene, in quel momento Dio ha perdonato i tuoi peccati grazie ai meriti di Gesù, morto sulla croce, sei nato di nuovo ed è cominciata la tua nuova realtà spirituale: la crescita nella fede e nella conoscenza di Dio, e un avanzamento nell’obbedienza a Lui, ma anche una costante lotta contro il peccato e contro il male che dominava la tua vita di prima. Tutto spirituale e tutto reale allo stesso tempo.

Infatti, dicendo che la guerra è spirituale, non vogliamo dire che sia astratta o che non tocchi in alcun modo la vita fisica. Durante tutto il suo tempo terreno anche Gesù aveva affrontato la stessa battaglia. I suoi nemici umani, quali Erode e i capi religiosi dei Giudei, erano manovrati e influenzati (inconsapevolmente forse, ma non senza colpa) dal suo nemico principale, Satana. 

Il Maligno aveva cercato di far uccidere Gesù da bambino attraverso l’editto raccapricciante di Erode, che ordinava di massacrare tutti i maschi a Betlemme dai due anni in giù. 

In seguito, quando Gesù era diventato adulto, aveva cercato di farlo cadere nel peccato,  tentandolo nel deserto per quaranta giorni. Ma il Signore Gesù non è mai caduto, anzi ha trionfato su Satana, però ha messo in guardia anche noi, suoi discepoli, sulle prove che ci toccheranno.

“Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; siccome non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detta: «Il servo non è più grande del suo signore.» Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato” (Giovanni 15:18-21).

Entrare in una relazione con Gesù implica l’entrata in guerra contro i suoi nemici, e questo lo aveva detto chiaramente sin dall’inizio: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

“Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa per vedere se ha abbastanza per poterla finire? Perché non succeda che, quando ne abbia posto le fondamenta e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno comincino a beffarsi di lui, dicendo: «Quest’uomo ha cominciato a costruire e non ha potuto terminare.» 

“Oppure, qual è il re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si sieda prima a esaminare se con diecimila uomini può affrontare colui che gli viene contro con ventimila? Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un’ambasciata e chiede di trattare la pace.

“Così dunque ognuno di voi, che non rinuncia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo” (Luca 12:26-33).

È chiaro, Gesù voleva che ognuno si rendesse conto subito di quanto sarebbe costato seguirlo. La vita di chi andava dietro a Lui sarebbe stata esposta al pericolo, le relazioni compromesse, e le prospettive cambiate per sempre. Molti amici sarebbero diventati nemici, e sarebbero sorti nuovi compiti e doveri, nuove mete e priorità. 

Uno dei motivi principali per cui i credenti non si rendono conto di essere in guerra è per il fatto che in molte chiese evangeliche le predicazioni presentano la fede cristiana come una vita rosea, piena di promesse che Dio però non ha mai fatto. Questo perché predicare sul pentimento e ravvedimento, sul giudizio, parlare del costo del discepolato, della giustizia, della costanza e della santità svuoterebbe le sale di culto… Sono cose “pesanti” che alla gente non piace ascoltare!

Ma omettendo dalle prediche tutti gli avvertimenti di Gesù si fanno gravi danni ai nuovi credenti. Infatti, se nessuno gli insegna come prepararsi per la guerra, rimarranno sprovveduti e vulnerabili a qualunque attacco di una battaglia che comunque durerà tutta la vita sulla terra.

Ogni cristiano ha tre sfere principali d’influenza e di responsabilità. La prima sfera riguarda il suo rapporto con Dio, la sua crescita spirituale e la santificazione. La seconda riguarda la chiesa visibile, dove deve servire e usare i doni che Cristo gli ha dato per il bene degli altri credenti. E infine la terza sfera è la società nella quale deve vivere come ambasciatore di Cristo, invitando le persone a essere riconciliate con Dio.

Tutte e tre le sfere sono anche dei veri e propri campi di battaglia. Molti credenti riconoscono la difficoltà nello svolgere le proprie mansioni in ogni area, ma non si rendono conto che è difficile proprio perché si è in guerra.

Alcuni cercano di evitare i conflitti a tutti i costi. Davanti alle difficoltà scelgono la strada più facile, trascurano la lettura, lo studio della Bibbia e la preghiera personale. Non crescendo nella conoscenza del Signore, non sanno mettere in pratica la sua Parola, restando così facili prede dei falsi insegnamenti dottrinali. Il loro impegno nella vita della chiesa è suscettibile a sbalzi di umore. E quando i non credenti fanno anche una minima obiezione  al vangelo si azzittiscono per non urtare la sensibilità di nessuno. 

Altri credenti non hanno capito cosa sia la guerra spirituale. Pensano che il diavolo attacchi il loro benessere e la loro comodità. 

Hanno abbracciato l’idea che i credenti dovrebbero vivere una vita tranquilla, senza problemi nelle loro relazioni, senza malattie, senza difficoltà sul lavoro e senza problemi finanziari. Ma non si rendono conto che così facendo stanno solo imitando le aspirazioni “degli uomini del mondo, il cui compenso è solo in questa vita” (Salmo 17:14). La lotta per il massimo benessere e agio in questa vita è una battaglia terrena, effimera, che non tiene conto dei piani di Dio.

Si sono dimenticati dell’avvertimento del Signore: “Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Giovanni 2:15-17).

L’apostolo Paolo ha parlato della guerra spirituale nella sua lettera alla chiesa di Efeso. Ha scritto:

“Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento, infatti, non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere. State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno. Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio; pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi, e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, perché lo annunci francamente, come conviene che ne parli” (Efesini 6:10-20).

Questo è il combattimento che nessun credente deve sottovalutare, che nessun credente può evitare né affrontare senza l’aiuto di Dio, del Signore Gesù e dello Spirito Santo.

All’inizio della sua lettera, infatti, Paolo aveva parlato del ruolo che il Padre ha avuto nel pianificare la salvezza, e di come questa salvezza è stata compiuta dal Figlio e sigillata dallo Spirito Santo nella vita del credente. Poi aveva spiegato che la salvezza non è per opere, ma è il dono di Dio. Nessuno può vantarsi di averla meritata. 

L’apostolo aveva anche scritto che gli Ebrei e gli stranieri sono salvati nello stesso modo, e hanno il privilegio di conoscere la potenza di Dio e l’amore di Cristo, dopodiché ogni credente deve crescere nella chiesa, sotto l’insegnamento delle sue guide. Ogni credente diventa quindi parte integrante della chiesa visibile, dove eserciterà i suoi doni e farà molta attenzione a non creare divisioni, ma a preservare l’unità che Dio costruisce attraverso la trasformazione di ogni credente. 

Uso l’espressione “la chiesa visibile” per distinguerla dalla chiesa universale, in cui è inserito ogni credente che si è convertito di qualsiasi periodo storico e luogo. La “chiesa visibile” è la chiesa locale, di cui ogni credente deve far parte fisicamente. 

Ancora nella sua lettera agli Efesini Paolo, dopo aver parlato di come Dio opera nell’intimo del credente, affronta anche le responsabilità che questi ha, particolarmente il suo relazionarsi nella chiesa, in famiglia e al lavoro. 

Arrivando al capito 6 della lettera, il lettore ha un quadro chiaro di quanto sia difficile la vita cristiana e quanto sia incapace di gestirla con le sue forze. È proprio per questo motivo che Paolo, ispirato da Dio, vuole farci capire che siamo in battaglia. Quante volte avrai costatato che anche tu fallisci, malgrado i tuoi sforzi e la volontà! Hai capito che sei in battaglia, ma forse non ti sei preparato bene.

Il credente è chiamato a essere luce e sale, e a comportarsi come una nuova creatura, ma si cade così facilmente. La nostra battaglia è reale, e abbiamo un nemico cattivo e potente.

Nel passo di Efesini ci sono tre imperativi, ovvero tre comandi, che Dio vuole che mettiamo in pratica.

  • Il primo comando è “fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza”, perché voi non avete le forze per combattere questa terribile battaglia.
  • Il secondo è “rivestitevi della completa armatura di Dio”, perché l’avversario che dobbiamo affrontare è potente.
  • Il terzo comando è “prendete la completa armatura di Dio”, perché ogni sua parte è fondamentale.

Il primo ordine ci mette davanti alla nostra incapacità di combattere la dura battaglia con le nostre forze. Dio ci dà le forze, ma le riceviamo dal Signore Gesù.

FORTIFICARSI NELLA FORZA DELLA SUA POTENZA 

All’inizio della sua lettera, Paolo pregava per i credenti di Efeso con queste parole:

“Perciò anch’io, avendo udito parlare della vostra fede nel Signore Gesù e del vostro amore per tutti i santi, non smetto mai di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione perché possiate conoscerlo pienamente; egli illumini gli occhi del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza vi ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che vi riserva tra i santi, e qual è verso di noi che crediamo l’immensità della sua potenza. Questa potente efficacia della sua forza egli l’ha mostrata in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nei luoghi celesti, al di sopra di ogni principato, autorità, potenza, signoria e di ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello futuro. Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo alla chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti” (Efesini 1:15-23).

Abbiamo bisogno di capire la grandezza della potenza di Dio in Cristo Gesù. È fondamentale fidarsi di lui, e trovare in lui la forza per affrontare questa guerra. 

La forza di Cristo è unica: oggi lui è seduto alla destra del Padre da dove regna sovrano su tutto, operando in modo perfetto nella vita di ogni credente.

Nella sua seconda preghiera in questa lettera Paolo dice: “…affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore.” Questa forza viene dal conoscere intimamente e profondamente l’estensione dell’amore di Cristo per i suoi figli. 

Ogni credente che si affida alla signoria di Cristo e alla sua potenza deve sapere che Dio opererà al di là di qualsiasi aspettativa. Paolo scrive: “Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen” (Efesini 3:20,21).

Nessun credente deve essere spaventato davanti alla battaglia, davanti alle circostanze che deve affrontare, perché Cristo opera con potenza in lui.

Ma noi dobbiamo fortificarci in Gesù, non dimenticando che lui è il nostro Signore! Ci fortifichiamo in lui man mano che riconosciamo la sua signoria, e lo seguiamo con umiltà, dipendenza e obbedienza. Non sottovalutiamo il primo comando, perché il secondo comando ci presenta il nemico che dobbiamo affrontare.

UN AVVERSARIO POTENTE 

Il nostro nemico, Satana, è potente. Affrontarlo senza prepararci è da stolti. È un nemico astuto, sempre in agguato.

Pensare al diavolo come a un personaggio rosso con la coda, le corna e il forcone rischia di ridurre il nostro nemico a una caricatura da fumetto anziché mostrare il potentissimo nemico che è. 

Il suo dominio è grande, basta ricordare la nostra relazione con lui prima di essere credenti: “Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d’ira, come gli altri” (Efesini 2:1-3).

Noi eravamo suoi seguaci, egli ci incoraggiava e spronava a vivere come tutti gli altri che lo seguono, guidati dalle voglie e dalle concupiscenze.

La sua arma principale è la menzogna. Gesù lo ha descritto così: “Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo, perché è bugiardo e padre della menzogna” (Giovanni 8:44).

Le bugie sataniche minano la nostra fiducia nella Parola di Dio, nelle sue promesse, nei suoi comandamenti. 

Il diavolo, i demoni e ogni persona che è sotto il suo dominio (tutte le persone che non sono credenti) sono attivi ogni momento per frenare la nostra crescita spirituale, incitandoci a peccare e portandoci a sottovalutare l’importanza della santificazione. Sono impegnati ad allontanarci dalla nostra vita di chiesa, distruggendo l’unità fra i credenti, e sono fissati nel rovinare la nostra testimonianza e nel tenere in schiavitù i non credenti.

Infatti, Pietro ci ricorda: “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo” (1 Pietro 1:5:8,9).

Anche Paolo mette i credenti in guardia contro le insidie di Satana, e ci avverte che non dobbiamo soccombere alle arti seduttrici dell’errore (Efesini 4:14).

Satana sa esattamente come farci cadere, conosce i nostri punti deboli. Convince alcuni che lui non esiste, altri invece li attira a sé apertamente.

In Italia il mondo dell’occulto è molto forte, un “giro di affari” di circa sei miliardi di Euro all’anno. Ci sono circa 100.000 maghi e streghe, con circa 40.000 satanisti solo nella zona di Torino. I tarocchi, le fatture, la magia bianca e nera, il malocchio, l’oroscopo, le tavole Ouija, i porta fortuna, i chiromanti e l’astrologia sono segni di quanto sia pervasivo l’occulto intorno a noi.

La Scrittura ci comanda di rivestirci dell’armatura di Dio per rimanere in piedi, e non per sconfiggere Satana da soli, dato che è il compito di Cristo. Dobbiamo piuttosto rimanere in piedi, fermi, resistendo e perseverando. Se non sei preparato, di certo non rimarrai in piedi.

Nei prossimi numeri parleremo ancora di questa guerra e di come ci dobbiamo preparare per affrontarla, di quali strategie Satana usa per attaccarci e quali sono i mezzi che Dio ci ha dato per uscirne vittoriosi.

Davide Standridge

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