La VOCE maggio 2023
Quando vivevo negli Stati Uniti, ho abitato in almeno tre stati dove nevicava molto d’inverno.
Alle prime nevicate il terreno si copriva di quella neve così candida che tutto sembrava bellissimo e pulito. C’era solo un problema però: durante la notte la neve ghiacciava, e diventava molto scivolosa. Avere le scarpe con la suola di cuoio era pericolosissimo, ed era solo questione di tempo che prima o poi una bella scivolata toccava a tutti.
Che figura!
La caduta di stile era quella che preoccupava di più, piuttosto che il pericolo che si correva cadendo in quel modo.
Personalmente, soprattutto da ragazzo, per non fare brutta figura cercavo di rialzarmi il più velocemente possibile, senza far vedere che mi ero fatto male.
Con i miei amici scommettevamo su chi riusciva a restare in piedi, ma tanto prima o poi toccava a tutti, perché senza le dovute precauzioni le cadute erano cosa di tutti i giorni.
Nella battaglia spirituale in cui ogni credente è coinvolto, è normale cadere se non si è preparati. Chi non ha le scarpe adatte al terreno scivoloso, cadrà sicuramente, e che capiti un pericoloso scivolone sarà solo questione di tempo.
Nei numeri precedenti della VOCE (gennaio, febbraio e aprile 2023) abbiamo cominciato a studiare la natura della guerra spirituale nella quale ogni credete si trova coinvolto, e quali difese gli garantiscono di uscirne illeso. In questo numero vedremo proprio le calzature che un credente preparato deve indossare. Il nostro studio si basa sulla lettera di Paolo agli Efesini 6:10-20.
Dopo aver spiegato il ruolo indispensabile della verità e della giustizia nella nostra battaglia contro dubbi, menzogne, accuse e false dottrine che Satana ci scaglia contro per arrestare il nostro progresso e la crescita nella fede (vv. 10-14), Paolo prosegue, e ci comanda da parte di Dio di mettere come calzature lo zelo dato dal vangelo della pace.
Sebbene gli archeologi abbiano trovato reperti di antichissime calzature, sapevi che fino a non molto tempo fa tempo fa le scarpe erano considerate un lusso? La gente comune ne possedeva solo un paio. Oggi però le cose sono diverse, e tutti cambiamo le scarpe secondo il tempo, l’umore, l’abbigliamento e le situazioni.
In Italia nel 2021 il volume del fatturato nel settore dei calzaturifici è stato di 9,5 miliardi di euro. Il prezzo medio di un paio di scarpe è stimato intorno a 42,6 euro, per un consumo pro-capite annuo di quattro paia e una spesa individuale di circa 170 euro.
Mia mamma aveva quelle che chiamava le scarpe “sensate”. Erano brutte e vecchie, ma quanto erano comode! A lei piaceva tanto camminare, e queste le davano quella stabilità e una sicurezza che non aveva con scarpe più belle e più nuove.
Il soldato di Cristo che si trova ogni giorno a combattere nella battaglia spirituale, deve indossare pure lui le scarpe “sensate”, le uniche che gli permettono di rimanere in piedi. Infatti, in questo conflitto, l’unico nostro obiettivo è restare in piedi e illesi (Efesini 6:13).
Tutta la vita del vero cristiano deve essere tesa verso il progresso del vangelo, a partire dalla sua vita, per proseguire nella vita degli altri. Gesù infatti non era venuto per stupire la gente con i miracoli, ma per l’avanzamento del suo regno. Era lo scopo di ogni cosa che diceva e faceva.
Tantissima gente seguiva Gesù per i motivi sbagliati, e lui ovviamente lo sapeva potendo vedere nei loro cuori. Perciò li avvertiva, dicendo: “Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha posto il suo sigillo” (Giovanni 6:27). Mentre ai suoi discepoli insegnava a pregare: “Padre nostro,… venga il tuo regno” (Matteo 6:9-13).
Dato che il piano della redenzione ha come scopo finale il regno di Dio e la sua gloria, è logico che l’obiettivo primario di Satana sia quello di ostacolarne a ogni costo la realizzazione. Per questo il diavolo fa di tutto per bloccare il progresso del regno di Dio dentro di noi, nei rapporti con gli altri credenti, e nella nostra testimonianza verso chi non conosce Cristo.
Ci ha provato con Adamo ed Eva, con Caino e Abele e con il popolo d’Israele. Ha cercato di uccidere Gesù da bambino, e lo ha tentato nel deserto da adulto per impedirgli di compiere la redenzione. In diverse occasioni gli ha istigato la gente contro per ucciderlo prima del tempo stabilito da Dio.
Ha ostacolato gli apostoli nella loro missione, e ha perseguitato la chiesa sin dai suoi inizi usando il giudaismo, le eresie e la controriforma. Ha proseguito attraverso la teologia liberale, l’ecumenismo, il modernismo, il post-modernismo, e lo fa ancora oggi col consumismo.
Questa battaglia, però – e non lo dimentichiamo mai! – è un corpo a corpo: Satana, con le forze a lui sottoposte, attacca ogni figlio di Dio individualmente.
E ogni credente che scivola, e non combatte né s’impegna a vivere come discepolo di Cristo è una piccola vittoria per Satana.
Per resistere e restare in piedi, Dio ci ordina di indossare dei calzari particolari. Ai tempi dei romani i calzari non erano come le scarpe moderne, ovviamente. Quelli dei soldati si chiamavano caligae.
Sebbene le caligae somigliassero ai sandali, erano più che altro degli stivali da marcia. Erano scarpe progettate per evitare il rischio di vesciche e di altre malattie dei piedi durante le lunghe marce.
Di solito con le calighe non si usavano calze, eccetto quando il clima era freddo come quello britannico, dove i soldati portavano calze di lana.
Le caligae erano composte da una suola di cuoio e da lacci legati al centro del piede e sulla parte superiore della caviglia. All’interno della suola venivano martellati dei chiodi in ferro che avevano tre scopi strategici: rafforzare la caliga, dare al soldato maggior trazione, e permettergli di utilizzare la caliga come strumento di offesa.
Lo storico Giuseppe Flavio racconta che parte del successo di Cesare come generale era anche dovuto al fatto che aveva equipaggiato i suoi soldati di calzari. Stabilità e velocità di movimento erano determinanti in un conflitto corpo a corpo.
Il campo di battaglia della guerra spirituale tra il credente e Satana è principalmente la nostra mente. Per non vacillare dobbiamo respingere gli attacchi del maligno con le verità bibliche, come ha fatto Gesù nel deserto: è vero solo quello che “Sta scritto.”
È una lotta senza esclusione di colpi, perché il grande nemico e i suoi servi vogliono farci cadere facendo leva anche sulle nostre concupiscenze.
Il diavolo fa guerra spietata contro il vangelo cercando di offuscare e pervertirne il messaggio. Fa in modo che le persone non salvate s’illudano che invece lo siano, mentre con i credenti agisce al contrario, affinché non siano mai sicuri di possedere già la vita eterna.
La certezza della salvezza, che Dio stesso garantisce (Giovanni 10:27-29; Ebrei 9:12c; 13:5), è una verità contro la quale Satana si accanisce, insinuando dubbi che paralizzano il credente, cosa che blocca la sua crescita nella fede e la sua testimonianza con gli altri.
I calzari dello zelo dato dal vangelo della pace hanno, dunque, quattro caratteristiche importanti che ci aiuteranno nella nostra battaglia spirituale.
Prima di tutto danno protezione
Questa protezione è data dalla semplicità e dall’efficacia del vangelo. La semplicità del vangelo protegge il credente dal dubbio riguardo la sua posizione in Cristo.
Credere alla buona notizia della salvezza in Cristo è semplice, e cambia radicalmente la vita e il destino eterno del peccatore. Paolo scrive: “Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati. Difatti la Scrittura dice: «Chiunque crede in lui, non sarà deluso». [...] Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato” (Romani 10:8-13).
Il messaggio non è complicato, non contiene un linguaggio incomprensibile o clausole vessatorie nascoste. Ogni persona che crede in Gesù come suo Salvatore e Signore è salvata per sempre.
La vita eterna, che inizia al momento della nuova nascita, non ha fine, altrimenti… non sarebbe eterna.
Questa gloriosa verità è basata su ciò che Gesù ha fatto, non su quello che l’uomo può fare. È basata sulle promesse di Dio, non su promesse e proponimenti fallaci dell’uomo.
I dubbi possono sorgere per i motivi più disparati. Per questo ognuno di noi dovrebbe interrogarsi: Io ho creduto al vangelo? Quando ho messo la mia fiducia in Cristo? L’ho fatto solo per essere salvato? Desidero veramente vivere per Gesù? Cerco di farlo con coscienza?
La seconda caratteristica dei calzari: danno sicurezza
La parola zelo usata nella traduzione italiana può confonderci, perché potrebbe dare l’impressione che bisogna essere sempre su di giri. Nell’originale greco quella parola in realtà esprime il concetto di prontezza.
C’è un passo molto bello nel libro di Isaia che parla proprio di questo tipo di zelo, ossia la prontezza a portare buone notizie: “Quanto sono belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone notizie, che annuncia la pace, che è araldo di notizie liete, che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Il tuo Dio regna!»” (Isaia 52:7).
È una profezia su Gesù, il portatore del messaggio di salvezza e di sicurezza per coloro che erano pronti ad ascoltarlo. E ci sarà un secondo adempimento di questa profezia, quando lui tornerà a Sion per stabilire il suo regno (v. 8).
Davanti alle incertezze della vita, la verità del vangelo ci dona una prospettiva nuova e diversa: la nostra sicurezza è nel Messia Gesù Cristo, il Figlio di Dio, venuto in terra per salvare i peccatori, spinto dall’amore del Padre. La sicurezza si fonda sull’onnipotenza e sull’immutabilità di Dio. Nulla può impedire che il suo piano si realizzi alla perfezione.
Il fatto che Satana cerchi di insinuare dubbi sul vangelo non è un problema solo di oggi. L’apostolo Paolo scriveva ai credenti del primo secolo: “Mi meraviglio che così presto voi passiate da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo a un altro vangelo; ché poi non c’è un altro vangelo, però ci sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema. Come abbiamo già detto, lo ripeto di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema” (Galati 1:6-10).
Maledetto chi predica un vangelo falso, maledetto chi confonde le persone! Il vangelo è uno solo, e solo il vangelo dà una sicurezza eterna al credente. Tutto il resto non è la buona notizia di Dio, e non offre nessuna garanzia di protezione.
Terzo punto: questi calzari danno stabilità
Paolo, parlando ai Romani, scrive: “Non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com’è scritto: «Il giusto per fede vivrà»” (Romani 1:16,17).
Paolo spiega che malgrado gli attacchi violenti subiti e le pesanti conseguenze della sua prontezza a parlare di Cristo, non aveva nulla di cui vergognarsi. Le autorità religiose lo volevano morto, le forze politiche gli erano contrarie, e anche tra i credenti c’erano quelli che lo criticavano, ma lui non si dava per vinto. Dio ha mostrato la sua giustizia attraverso il messaggio del vangelo (e la giustizia di Dio per Paolo era la corazza dell’armatura spirituale).
Non importa chi lo contrastasse e con quale veemenza, perché Paolo era sicuro del messaggio del vangelo.
Giacomo scrive: “O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi, dunque, vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio. Oppure pensate che la Scrittura dichiari invano che: «Lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia»? Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili». Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Giacomo 4:4-7).
Quando il discepolo di Cristo pianta i suoi piedi nella veridicità del vangelo, non solo rimarrà in piedi, ma Satana fuggirà da lui.
Il vangelo, ossia la buona notizia, nella sua bellezza e semplicità esprime il meraviglioso amore di Dio per le sue creature ribelli, peccatrici e tanto confuse, perché sono come pecore senza pastore.
Paolo pregava: “Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende nome, affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell’amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Efesini 3:14-19).
Forse dovremmo gridare:
Il vangelo è vero! Io ci ho creduto!
Il vangelo è vero! Io non mi vergogno!
Il vangelo è vero! Io ne devo parlare!
La quarta caratteristica di questi calzari è meravigliosa: danno pace
La buona notizia di Cristo infatti è chiamata il vangelo della pace.
Paolo scrive ai Romani: “Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza, esperienza, e l’esperienza, speranza. Or la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato” (Romani 5:1-5, il grassetto aggiunto in questi e nei successivi versetti è mio).
Ai Colossesi scrive che Cristo “è il capo del corpo, cioè della chiesa; egli che è il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato. Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli” (Colossesi 1:18-20).
Agli Efesini scrive ancora di Gesù: “Lui, infatti, è la nostra pace; lui, che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione, abolendo nel suo corpo terreno la causa dell’inimicizia,la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la croce, sulla quale fece morire l’inimicizia. Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui abbiamo gli uni e gli altri accesso al Padre in un medesimo Spirito” (Efesini 2:14-18).
Questi calzari ci danno pace, lo aveva detto anche Gesù: “Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo»” (Giovanni 16:33).
Non siamo sotto l’ira di Dio, e non dobbiamo temere né Satana né il mondo.
Come le scarpe “sensate” di mia mamma, la cosa più sensata che possiamo fare è armare, ossia riempire, la nostra mente, bocca e cuore della verità eterna del vangelo. È questo lo zelo dato dal vangelo che offre protezione, sicurezza, stabilità e pace al credente contro dubbi, bugie e inganni di questo mondo nemico di Dio e dei suoi.
Ci sono ancora tre parti dell’armatura che il Signore ci ha fornito per fortificarci nella nostra vita sulla terra. Continueremo a studiarle.
—Davide Standridge
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